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giovedì 22 febbraio 2018

I PFAS DIMEZZANO IL TESTOSTERONE.




Infertilità e lesioni al sistema riproduttivo

Sconcertante conferma dell’università di Padova
Dopo la bomba dei dati sugli operai Miteni imboscati dallo SPISAL di Arzignano (i dirigenti sono ancora là però), scoppia la seconda bomba certificata dall’Università di Padova che conferma i danni all’apparato riproduttivo dei bambini e degli adulti da parte dei PFAS.

 Adesso il procuratore generale Cappelleri non potrà più dichiarare di non sapere e dovrà procedere nei confronti di quanti sono responsabili del più grande inquinamento avvenuto nel Veneto.
Ne deriva che anche il sindaco Giorgio Gentilin non potrà più nascondersi dietro i limiti (altalenanti) fissati da Zaia per negare ancora una volta l’acqua non contaminata ai bambini e alle gravide, come chiediamo già dal 2015.


 I limiti non hanno senso di fronte al fatto che queste sostanze si accumulano nell’organismo per anni senza potere esserne espulse, come ha dichiarato la dottoressa Francesca Russo, Responsabile regionale del Dipartimento di Prevenzione, al convegno sui PFAS tenutosi a Venezia nel febbraio del 2017 “per smaltire le sostanze dall’organismo ci vogliono 20 anni e non i 3-5 previsti”
Nella stessa occasione sia lei che il dott. Mantoan Direttore generale della sanità denunciarono gravi problemi per le gravidanze e per i feti.

 Adesso la ricerca di Padova conferma che le lesioni all’apparato riproduttivo cominciano già nel feto.

Un altro punto che non si potrà ignorare è quello della necessità di un monitoraggio nella popolazione di Arzignano e una ricerca dei PFAS nel sangue degli operai del comparto conciario
Finora gli arzignanesi sono stati esclusi da tutte le misure di prevenzione adottate per tutte le altre cittadine dell’area inquinata e, guarda caso, la città di Arzignano è a pochi passi dalla Miteni e dal distretto conciario.

E’ anche venuto il momento, dopo le rilevazione dell’Università di Padova, che le mamme di Arzignano, come hanno già fatto le mamme degli altri comuni, capiscano che i loro bambini non fanno parte di una razza speciale, indenne da tutte le contaminazioni, e si muovano prima che sia troppo tardi.

Non possiamo lasciare che un velo di omertà nasconda ai cittadini di Arzignano lo stato reale della situazione sanitaria.





SABATO 24 FEBBRAIO ALLE 10.30 SAREMO DAVANTI AL TRIBUNALE DI VICENZA PER SOLLECITARE I GIUSTI PROVVEDIMENTI GIUDIZIARI DI FRONTE A UNA SITUAZIONE CHE DI GIORNO IN GIORNO SI RIVELA SEMPRE PIU’ DRAMMATICA.

La CiLLSA e il Comitato ZERO PFAS Agno Chiampo invitano tutti i cittadini responsabili a partecipare.

Giovanni Fazio





lunedì 19 febbraio 2018

PFAS: la ULSS di ARZIGNANO (SPISAL) SAPEVA TUTTO DA ANNI.


Riporto un breve stralcio della relazione della COMMISSIONE PARLAMENTARE DI INCHIESTA (PAG. 16 E 17)


Altro aspetto della vicenda è quello della sicurezza dei lavoratori.
 Su questo fronte il Tagliaferri, addetto al Nucleo ecologico dei Carabinieri di Treviso, nell’audizione del 14 settembre 2017, ha riferito che, a seguito del sopralluogo effettuato in data 25 giugno 2017, erano in corso dei controlli mirati, con l’ausilio dello Spisal di Venezia, che in realtà si chiama ULSS 3 Serenissima (ha cambiato da poco dicitura). 

Gli accertamenti non erano conclusi, Mercoledì 14 febbraio 2018 – 22 – Commissione di inchiesta 17 in quanto, sempre secondo quanto riferito dal Tagliaferri, dalla documentazione rinvenuta presso l’azienda era emerso che gli operai hanno valori di PFOA (acido perfluoroottanoico) nel siero “a livelli stellari”, pari a 90.000 nanogrammi per litro, “i più alti del mondo”, come rilevati dallo stesso professor Giovanni Costa della Clinica del lavoro di Milano, medico storico della società Miteni, in quanto lo è stato per circa trent’anni fino al 31 dicembre 2016.

 Tali dati, nel corso degli anni, erano stati puntualmente trasmessi, con tanto di ricevuta di ritorno, da Miteni allo Spisal competente, che è quello di Arzignano.

 Tuttavia, il professor Costa aveva sempre circoscritto il problema e, a sua volta, lo Spisal di Arzignano ne aveva avallato la teoria sulla mancanza di pericolosità delle elevate presenze di PFAS nel sangue (90.000 ng/l); il professor Costa infatti aveva sempre cercato di sminuire la gravità della situazione sanitaria dei lavoratori della Miteni, sostenendo che, a parte un po’ di colesterolo, grossi problemi non ve ne erano.”

Malgrado tutti i tentativi messi in atto da chi tenta di oscurare la attenzione pubblica su Arzignano, la commissione di Inchiesta parlamentare la rimette nell’occhio del ciclone.

Si tratta, come ognuno di voi può capire leggendo questo stralcio della relazione della commissione parlamentare, di affermazioni gravissime che coinvolgono direttamente lo SPISAL della ULSS di Arzignano e i massimi dirigenti dello stesso e della stessa ULSS.

Nella relazione parlamentare tuttavia non si fa accenno a eventuali dati su contaminazione da PFAS relativi agli operai che lavorano nel distretto conciario.

 È presumibile che tutte le aziende che usano gli spruzzi per impermeabilizzare e rendere antimacchia le pelli usino prodotti
perfluoroalchilici.

È stata effettuata la ricerca dei PFAS nel sangue dei lavoratori di Arzignano? Chi esercita la vigilanza sulla salute di questi lavoratori? Sono gli stessi che asserivano e certificavano che 90.000 nanogrammi di PFOA nel sangue non costituivano alcun pericolo per la salute?
 Dopo quanto emerso è legittimo porsi queste domande.

Chiediamo chiarezza e controlli:
Vogliamo che sia reso noto quali sostanze si usano nelle aziende arzignanesi e nel distretto conciario e quali reali controlli in merito si fanno sugli operai per non dovere piangere in futuro la stessa sorte degli operai della Miteni.

Giovanni Fazio






domenica 18 febbraio 2018

Pfas, Cristina Guarda (Amp): "il quadro è allarmante.


Si proceda subito con il monitoraggio sui nati tra 2002 e 2015"

"Ancora una volta la Giunta regionale, pur confermando l'intenzione di monitorare i Pfas nel sangue di bambini e ragazzi già annunciata a inizio dello scorso anno, cerca di prendere tempo e rinvia in modo indefinito un intervento che, alla luce della relazione della commissione parlamentare sulle ecomafie, si sta riconfermando urgente e non più dilazionabile."
 Lo dice la consigliera regionale Cristina Guarda (Amp), commentando la risposta ad un'interrogazione che chiedeva conto dell'attivazione di uno screening sui bambini nati dal 2013 nella zona rossa, maggiormente esposta ai Pfas.
















L'esponente vicentina stigmatizza il "comportamento dell'esecutivo veneto che invece di dare certezze in merito alle richieste avanzate dal territorio contaminato già dalla scorsa primavera, stride sia con il richiamo della Commissione parlamentare, sia con la necessità di stabilire una volta per tutte, scientificamente, il nesso di causalità tra Pfas e le 4 patologie della maternità e neonatalità che il coordinamento Regionale per le Malattie Rare ha identificato appunto come conseguenza dell'esposizione alle sostanze perfluoroalchiliche."

Guarda, nell'annunciare la presentazione di un nuovo atto da presentare al Consiglio, ricorda i dati diffusi dal Coordinamento che confermano lo studio reso noto alla fine del 2016:
 "le donne in gravidanza nella zona contaminata dai Pfas ha avuto il 49% di probabilità in più di avere una preeclampsia, patologia che può causare anche la morte, e il 69% in più di contrarre diabete gestazionale.
 Oltre a questo si conferma il rischio maggiore per i neonati di contrarre patologie SGA (piccoli per età gestazionale) e malformazioni neurologiche.
Queste osservazioni, datate aprile 2017, non possono che confermare l'urgenza di estendere un monitoraggio a ragazzi e bambini nati dal 2002 al 2015, proprio quelli nati nel periodo preso in considerazione dallo studio che associa le 4 patologie
con la contaminazione del sangue da Pfas, così da studiare l'evoluzione dello stato di salute dei soggetti di cui possiamo tracciare la storia sanitaria
."
"Un monitoraggio dunque - conclude la consigliera - indispensabile sia per evitare che la gravità della contaminazione venga derubricata, sia per individuare precisamente chi assistere con urgenza, sia per consentire una gestione ottimale della contaminazione."
Cristina Guarda, Consigliera della Regione Veneto (Amp)

Ma non esiste solo la Zona Rossa.

I BAMBINI DI ARZIGNANO HANNO GLI STESSI DIRITTI DEGLI ALTRI.
CHIEDIAMO ANCHE PER LORO UN MONITORAGGIO CON ANALISI DEL SANGUE, ACQUA INCONTAMINATA NELLE MENSE SCOLASTICHE, NEGLI ASILI E ALLE GRAVIDE.  
Giovanni Fazio



giovedì 15 febbraio 2018

MITENI INQUINA: CHI HA CONSENTITO E CONSENTE CHE CIO' AVVENGA?





La commissione parlamentare di inchiesta ha documentato nei minimi particolari le responsabilità di Miteni per quanto concerne la fonte primaria dell’inquinamento da PFAS di una vastissima area di territorio veneto. 

Apprezzo e condivido totalmente fino in fondo quanto scritto da Alberto Peruffo e aggiungo che la responsabilità di quanto accaduto e di quanto avviene si estende a chi avrebbe dovuto e dovrebbe tutelare cittadini e territorio e non lo ha fatto. 

Chiedetevi chi è corso a Roma al ministero dell’ambiente per ottenere livelli di scarico per i PFAS più permissivi, chiedetevi chi tuttora propone, come misura risolutiva, l’allungamento di qualche chilometro del dotto ARICA. 

Chiedetevi chi ha tollerato e tollera tuttora la logica della diluizione. 

Chiedetevi anche quante siano le aziende presenti sul territorio che utilizzano i perfluorati e quali controlli siano stati mai fatti alle emissioni di aerosol in atmosfera e a quelle dei liquidi a piè di fabbrica.

 Chiedetevi perché “stranamente” Arzignano non sia stata mai inclusa in nessuna delle zone inquinate pur essendo una delle aree più vicine alla sorgente dell’inquinamento primario e secondario. 

 Chiedetevi perché mai il censimento delle aziende agro alimentari    sia stato fatto con tanta superficialità e incongruenza e perché i prodotti con presenza massiva di PFOS e PFOA non siano stati tolti dal commercio. 

Chiedetevi perché non si parli più degli alimenti e ci si focalizzi solo sull’acqua. C’è ancora qualcuno che pensa che la quantità abnorme di PFAS riscontrata nel sangue dei ragazzi sia da attribuire esclusivamente all’acqua bevuta?

 Ci sono interessi macroscopici che gravitano attorno all’inquinamento MITENI che rimane comunque, senza alcuna attenuante, la causa prima del disastro ambientale.

Il silenzio a volte è peggiore della menzogna e oggi è proprio questo assordante silenzio lo strumento con cui si tenta di nascondere agli occhi e alla coscienza dei cittadini le responsabilità enormi dei soggetti pubblici che hanno contribuito e contribuiscono alla diffusione della contaminazione.

 È proprio questo il motivo per cui è così difficile fermare Miteni.

Giovanni Fazio




martedì 30 gennaio 2018

CHIEDIAMO ACQUA NON INQUINATA PER I BAMBINI DI ARZIGNANO E PER TUTTI GLI ABITANTI

I BAMBINI SONO INNOCENTI: LASCIALI FUORI DALLA POLITICA.

La manifestazione di Montagnana, trasmessa da RAI 3, dove le mamme chiedono a gran voce che sia continuata nelle mense scolastiche e negli asili la distribuzione di acqua in bottiglia (di vetro), testimonia il fatto che i cittadini hanno acquisito maggiore coscienza di quanta non ne abbiano gli amministratori sui danni che possono derivare ai bambini dall’ingestione dell’acqua contaminata dai PFAS.

 Vengono contestati i valori dichiarati dai gestori dell’acquedotto.

27 gennaio 2018 Manifestazione davanti a Miteni

 Del resto, anche ad Arzignano, città tenuta fuori da tutte le mappe della contaminazione da PFAS per motivi non resi ancora noti alla popolazione e che lo stesso sindaco evita di spiegare, i dati stampati sulle bollette sarebbero una media dei valori riscontrati (sarebbe bene che Acque del Chiampo ce li facesse vedere tutti).

Il sindaco di Arzignano Giorgio Gentilin si ostina a non autorizzare la distribuzione di acqua non contaminata agli asili, alle mense scolastiche e alle donne gravide.
 Così facendo espone a rischio le giovanissime generazioni di arzignanesi, visto che gli stessi valori di 55 ng/litro di PFOA dichiarati da Acque del Chiampo non garantiscono l’assenza di effetti nocivi sulla salute, soprattutto per i più piccini.

Non ci è stato spiegato il motivo per cui i cittadini di Arzignano non abbiano diritto ai monitoraggi gratuiti pur essendo, rispetto agli altri comuni, tra i più vicini alle fonti inquinanti (non solo Miteni, ma anche l’area industriale della città).

Non accettiamo che di fronte alla gravità del fenomeno inquinante Arzignano sia esclusa da tutte le misure riservate ai cittadini delle città vicine e che il Sindaco dichiari pubblicamente che stiamo bevendo acqua paragonabile all’acqua oligominerale.

Invitiamo pertanto il sindaco ad applicare il PRINCIPIO DI PRECAUZIONE EUROPEO e ad agire al più presto perché ogni giorno che passa la situazione diventa più rischiosa.

Giovanni Fazio

I bambini sono innocenti. Lasciali fuori dalla politica.







sabato 20 gennaio 2018

Bloccata la costruzione di due mini centraline elettriche alle sorgenti del Chiampo.

UN PARADISO VERDE E INCONTAMINATO SOTTO LA PIATTA.

Con gli abitanti di Crespadoro



La commissione di Valutazione impatto ambientale VIA della
Regione ha dato parere negativo alla richiesta di derivazione per realizzare due centraline idroelettriche a Crespadoro, ovvero quelle di maggiore potenza e impatto tra le 11 di cui è 

stata fatta richiesta da tempo.

 
Donne di Crespadoro Luigi Rossetto


Il "no" sulla VIA è arrivato per le centraline che avrebbero dovuto essere realizzate a Campodalbero alla Piatta e in Val Bona:
la prima con una potenza di 197,60 kw, una tubazione di un chilometro e 300 metri e un salto di 158 metri;
la seconda di 68,32 kw, condotta di 1 chilometro e 200 metri e un salto di 199.


La notizia del blocco fa seguito a una lotta iniziata da alcuni cittadini di Crespadoro, Pio, Gabriella, Guglielmo, Graziano
 e pochi altri già durante la precedente amministrazione comunale che, di fatto, aveva dato tacitamente via libera ai progetti.

Malgrado l’atteggiamento dell’amministrazione comunale si costituì un comitato informale e iniziò una raccolta di firme per bloccare i progetti.

Intubare undici sorgenti o tratti di esse per vari chilometri significava privare dell’acqua l’intero bacino con le conseguenze che ognuno può immaginare riferite all’ambiente ma anche alla solidità e tenuta del suolo  sovrastante  Campodalbero e Crespadoro.

7 maggio 2016 incontro con gli abitanti di Credspadoro
Anche i turisti che frequentavano il “laghetto” durante l’estate furono coinvolti . 

Sono state avvisate le famiglie dei residenti, alcune delle quali aderirono all’iniziativa di lotta.

 I promotori della difesa delle sorgenti del Chiampo chiesero aiuto alla CiLLSA che sostenne l’iniziativa del comitato continuando la raccolta delle firme nella piazza di Arzignano, divulgando il fatto attraverso incontri, volantinaggi e gazebo.

Arzignano 29 aprile 2017


CiLLSA fu anche tramite dell’incontro tra i membri del comitato e la consigliera regionale Cristina Guarda che portò la questione a livello regionale.

Emanuela Dal Cengio, subentrata al sindaco uscente, si dimostrò fin dall’inizio contraria ai progetti in via di approvazione e aperse un nuovo fronte di lotta cercando di impedirne la realizzazione.




Ci incontrammo con la dinamica sindaca insieme all’avvocato Edoardo Bortolotto nel comune di Crespadoro per analizzare la situazione e studiare le possibili azioni da intraprendere.
Necessaria comunque era la mobilitazione di tutta la comunità e la divulgazione di quanto stava avvenendo a danno della nostra montagna e del nostro torrente.
 Purtroppo la recente delibera della Giunta Regionale n. 1988 del 23 dicembre 2015, dava poco spazio alle possibili iniziative per fermare gli undici progetti.




Malgrado ciò la campagna di lotta e di informazione e le 1300 firme raccolte sono state la spinta del recente verdetto della commissione VIA che taglia la testa al toro ritenendo pericolosi per l’ambiente e per la stessa struttura del territorio, i progetti presentati per due centraline.

E’ evidente che nemmeno gli altri progetti potranno sfuggire al giudizio severo della VIA poché insistono nello stesso ambito e creano le medesime problematiche delle due centraline già bocciate. Si sta aprendo pertanto una strada piena di promesse per la fine del pericolo centraline nella valle del Chiampo.
Riportiamo con piacere le dichiarazioni della brava sindaca al Giornale di Vicenza:

«Non sono contraria all'energia pulita, ma tutti questi impianti sono sfruttamento del territorio; ne abbiamo già una di Eusebio Energia a Ferrazza da anni sul territorio, senza problemi, e una seconda in costruzione a Laita Righello. Ma non possiamo pensare che possano diventare 11, tutte sul torrente Chiampo in meno di 15 chilometri di corso d'acqua, che così andrebbe in secca.
Una delle due che ha ricevuto il no tra l'altro si trova vicino alla sorgente di Brassavalda, dove la scorsa estate ci sono stati problemi di emergenza idrica.
Mi sono insediata a giugno 2016 e dopo neanche un mese è stata approvata la prima delibera di giunta contraria alle centraline idroelettriche. “

Siamo a buon punto di una storia che grazie alla sinergia tra cittadini, sindaca, associazione ambientalista e consigliera regionale di minoranza, ha sortito un successo che ci auguriamo, raggiunga in pieno l’obiettivo di salvaguardare la nostra vallata dalla speculazione che la aggredisce da tutte le parti.

FILMATO: L'ORO VERDE DI CRESPADORO



Giovanni Fazio



martedì 16 gennaio 2018

RISPOSTA CORTESE A LUCIANO PANATO

Sbocco del condotto ARICA
Premetto che condivido le preoccupazioni delle popolazioni che vivono a valle dello sbocco del collettore ARICA che scarica un carico inquinante molto forte, poi diluito (mi scusi il termine) dall’apporto di acque non inquinate.



 La diluizione non esclude la quantità del carico inquinante che, ora sappiamo, comporta anche la massiva presenza dei perfluorati provenienti da Miteni e dalle rifiniture di Arzignano.

La solita musica
Aggiungo che spendere 3 milioni e mezzo di euro, come chiede L’AD di Acque del Chiampo, per allungare il tubo di qualche chilometro, non diminuisce di un nanogrammo il contenuto dei reflui che vi vengono convogliati, pertanto si tratta di misure inutili, dannose e spreco di denaro pubblico.

Non si salva la responsabilità degli scarichi conciari e di Miteni Bypassando Lonigo e inquinando gli abitanti che abitano un poco più in là nel sud Vicentino, Veronese e Padovano.

 Si tratta di una misura ipocrita che non mira alla soluzione del problema, che richiede invece una tecnologia conciaria adeguata, ricicli, controlli a piè di fabbrica, uso di sostanze eco compatibili, tutte cose che avrebbero dovuto essere messe in opera già con il primo piano per il risanamento del Fratta Gorzone dal 2005 al 2015   che si è concluso con un nulla di fatto.
Non condivido, a distanza di 20 anni la dichiarazione da lei citata dell’assessore all’ambiente Stefano De Marzi della giunta Fracasso

 “Il Nostro distretto produttivo sta comunque cercando di alleggerire l'impatto ecologico nei territori a sud. è di qualche mese fà l'apertura di una vasca per liquami da 30 mila metri cubi, dall'uso della quale si conta di ottenere un miglioramento degli scarichi; inoltre sono allo studio nuove tecniche ecologiche per una concia pulita. Misure che richiedono tempi lunghi e che non alleggeriscono per ora i disagi di chi stà a valle. Per questo il prolungamento del collettore qualora sia studiato in modo da non creare serie controindicazioni, può essere un rimedio rapido ed efficace". (Fonte: Il Giornale di Vicenza 20/10/1998) (Erano forse queste le iniziative che apprezzava anche Boato? NdR)

Non abbiamo visto “miglioramento degli scarichi” “nuove tecnologie per una concia più pulita” malgrado i “tempi lunghi” né “uno studio che non crei serie controindicazioni” e non è stato un “rimedio rapido”.
A venti anni di distanza tutte queste cose non sono state fatte e il rimedio rapido si è risolto nello spostare più a valle l’inquinamento pesante di concerie e di Miteni.
Il danno al patrimonio idrogeologico, agroalimentare e alla salute umana è stato incommensurabile, come recitano le tristi cronache di questi giorni.

Il tempo ha dato torto a lei e a De marzi e non dà ragione a Andrea Pellizzari che si accinge a prolungare ulteriormente il tubo con le medesime promesse e spiegazioni.
So che lei a questo punto chiede ai suoi interlocutori di esplicitare quali siano le misure da prendere (anche se non lo ha chiesto a De Marzi); è la stessa domanda che, guarda caso, pongono i difensori a oltranza del comportamento dei conciari.

Al fine di evitarle di ripetere la consueta domanda le rispondo che non è affare mio risolvere i problemi della tecnologia conciaria ma di chi produce pellami ricavandone, tra l’altro, un buon profitto.
 Il mio compito da medico e da cittadino è quello di chiedere che qualunque impresa restituisca acqua aria e beni ambientali allo stesso modo in cui li ha ricevuti dalla comunità.
 Questo significa difendere i beni comuni.

Chiariti i motivi per cui mi oppongo, insieme ad una vasta moltitudine di cittadini che abitano a SUD di Miteni e Arzignano, ritorno al suo scritto.
Ribadisco che una compagine di quattro consiglieri Verdi si presentò ad Arzignano una sola volta e fece parte dell’amministrazione del sindaco Savegnago.  

 Ribadisco che per tutto il periodo di quella amministrazione i Verdi di Arzignano furono all’opposizione.

Stefano De Marzi fu invitato a far parte della giunta Fracasso molto tempo dopo e a titolo personale.

Non ci fu mai un governo rosso verde della città per il semplice motivo che nell’amministrazione del sindaco Fracasso non esistevano consiglieri Verdi in quanto non avevano partecipato nemmeno alle elezioni.
 Lei lo sa benissimo e confonde le carte in tavola.

Preciso che mi sono dimesso da consigliere a metà mandato per consentire al primo dei non eletti di subentrare al mio posto, come era stato pattuito prima delle elezioni. Ciò per permettere a tutta la squadra di imparare a governare un comune.

Tuttavia gli altri tre consiglieri non seguirono il mio esempio e non rispettarono il patto preelettorale.

 Poco dopo mi dimettevo anche dal partito dei Verdi che negli anni aveva perso quella carica di rinnovamento degli esordi e il contatto con i cittadini e i loro reali bisogni.

Non sto qui a raccontare come ho ritenuto di spendere il mio impegno concretamente a favore degli ultimi.

Lo chieda se vuole ai miei ex pazienti, agli immigrati che non avevano né documenti né assistenza, alle ragazze del Burkina Fasu che scappavano dagli stupri, agli anziani abbandonati dalle istituzioni e dalle famiglie.

 Io mi fermo qui, anche per quello che, insieme a un gruppo di validissimi colleghi, ho realizzato per migliorare l’assistenza sanitaria nella nostra ULSS e nella provincia di Vicenza.

Sono stato al fianco di mia moglie, di cui sono fiero, e che ha dato il nome di Antonio Giuriolo alla sua scuola per sottolineare l’impegno civile e democratico che imprimeva alla attività didattica.
Molti furono gli attacchi delle amministrazioni alla scuola, proprio per il suo carattere di avanguardia culturale e civile della vita della città;
la più dura fu sferrata dal sindaco Gentilin che prendeva spunto da false accuse nei confronti di uno studente di origine marocchina per fomentare una campagna razzista contro la scuola.
 L’offensiva dell’amministrazione comunale, sostenuta con articoloni del Giornale di Vicenza, si concluse con una totale vittoria della scuola.
La “Giuriolo” poco dopo fu premiata pubblicamente, per il suo impegno civile, dal prefetto e dal provveditore, davanti a tutti i sindaci della provincia schierati in fascia tricolore, in Piazza dei signori a Vicenza.



Premiazione della scuola Giuriolo a Vicenza 


 Rivendico il diritto di rispondere esclusivamente del mio operato e delle mie dichiarazioni.

Rivendico la lotta contro la chiusura dell’ospedale di Arzignano, bene comune (altro spreco di denaro pubblico).
Rivendico la lotta perdente contro lo scempio del parco delle Rotte del Guà.

Rivendico le lotte contro la costruzione di un inceneritore ad Arzignano (nei confronti della quale lei ha spesso ironizzato).

 Rivendico l’impegno nel movimento ZERO PFAS,  la lotta per far sì che ai bambini e alle donne gravide sia dispensata acqua senza inquinanti.

Rivendico le lotte democratiche contro la pedemontana, contro la costruzione della autostrada in Val d’Astico, rivendico l’educazione alimentare che svolgo periodicamente contro l’uso di pesticidi, insetticidi e fitofarmaci in agricoltura e negli allevamenti, la lotta contro l’arrivo degli OGM in Italia e contro i trattati internazionali che lo consentirebbero, rivendico la partecipazione alla campagna referendaria vinta contro lo stravolgimento della Costituzione Repubblicana voluta da Renzi.

Rivendico la partecipazione da anni alla lotta per sostenere dal basso una legge di iniziativa popolare della scuola che e rispetti la Costituzione (LIP).


 Rivendico la mia solidarietà e partecipazione alle iniziative contra la TAV a Vicenza e dintorni, le campagne radio condotte da Padova contro il governo delle lobby multinazionali che da Bruxelles conduce il nostro paese al disastro.


Partecipo alle iniziative in difesa degli immigrati e alle iniziative contro l’omofobia per il sostegno dei diritti civili, del diritto ad una morte decorosa e umanitaria, dei diritti delle donne ancora discriminate nel mondo del lavoro e dalla cultura maschilista.


 Ritengo che sia ancora altissimo il prezzo di malattia e di morte che pagano gli operai in fabbrica, e che la lotta per la salute parta proprio dalle aziende e deve saldarsi con le lotte del territorio.

Ritengo che ci sia un nesso stringente tra la lotta per il restauro dei diritti dei lavoratori in fabbrica, la lotta per la difesa dell’ambiente, la riconquista dei cittadini della sovranità sulla moneta, la lotta contro le banche private che stanno divorando i risparmi di tutta una vita a chi ha avuto fiducia in loro.

 Rivendico l’adesione delle lotte benedette dei centri sociali contro la base militare di Vicenza.


Credo nel dovere di impegnarsi contro la guerra e il nucleare e nella lotta contro il riscaldamento globale causato, tra l’altro, dalla ideologia produttivistica che pretende di far crescere la produzione all’infinito in un pianeta che infinito non è.
La mia libera militanza la esercito in un movimento vasto e composito che esprime uguali esigenze, settori di società civile che si ribella al dominio delle oligarchie e delle caste e lotta per la difesa dei beni comuni.
In questo vasto fiume in piena ritengo che ci sia solo bisogno di condivisione e di solidarietà.

Pertanto non posso accettare che mi vengano attribuite responsabilità, azioni o pensieri che non mi appartengono.
Se ha delle domande da rivolgere a Boato o a Walter Formenton o a chiunque altro, si rivolga a loro non a me.
Da ora in poi non risponderò più ai suoi post per il rispetto che nutro per i lettori e per la mia stessa persona.

Giovanni Fazio

Per correttezza aggiungo il LINK del post di Luciano Panato