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sabato 24 dicembre 2016

L'OLOCAUSTO DI NATALE

Anna Frank

Si conclude tragicamente la vicenda di uno sbandato che ha effettuato un feroce massacro tra i mercatini di Natale. Povera mente malata che pensava di vendicare così le vittime di altri massacri effettuati dal cielo, con bombe fabbricate anche in Italia.

 E’ morto, vittima della sua stessa ferocia e di quella di coloro che lo hanno indottrinato.

          Altri massacri si effettuano quotidianamente nel vicino Oriente e altri uomini, donne e bambini scompaiono, inghiottiti dai flutti nella nera notte del Mediterraneo.

Ma non è carne nostra e ci siamo abituati ai bollettini quotidiani dei numeri dei dispersi per sempre nel mare della speranza negata.

Non è carne nostra e non piangiamo come abbiamo pianto per la ragazza italiana uccisa a Berlino, nel fiore della sua giovinezza, nel mare delle sue speranze negate, quelle stesse disprezzate da un inverecondo ministro del lavoro, degno rappresentante di un governo che non ci rappresenta.

E piangiamo per tutti, uomini e donne, bambini che non vedranno mai fiorire la loro giovinezza, anch’essa negata.

Ma nel nostro dolore profondo che avvolge il mondo non possiamo tollerare certe urla selvagge che straripano dai giornali dell’odio.

Giulio Reggeni
 Ho sentito invocare da uomini colti, direttori di giornali, con figli e nipoti che questa sera li circonderanno sotto l’albero di Natale, una Guantanamo europea.

 Ho sentito difendere e invocare il diritto alla tortura, come unica strada per uscire dal pozzo nero della guerra senza nome.


  
 Abbiamo percorso un lungo cammino di due secoli da quando Cesare Beccaria scrisse “Dei delitti e delle pene” e molti di più da quando un uomo fu ucciso perché porgeva l’altra guancia.

Un lungo cammino in cui abbiamo costruito la nostra identità di europei, basata sui diritti, sul rispetto delle differenze, sull’uscita da drammatiche guerre di religione in cui ci siamo scannati tra cristiani per secoli, in cui abbiamo bruciato sui roghi, benedetti da santa madre chiesa, Giordano Bruno e altre migliaia di persone non colpevoli di nulla ma interrogate ferocemente dai tribunali della Santa Inquisizione.
Giordano Bruno

Ferri roventi, coltelli affilati per tagliare a brano a brano le carni degli imputati, la ruota e altri congegni per frantumarne le ossa.

          Abbiamo chiuso l’ultima garrota in Spagna dopo il martirio di Julan Grimau, e non se lo ricorda più nessuno.

Julian Grimau
Ma la faccia tumefatta di Stefano appare ancora su tutti i giornali a condire la nostra quotidiana indifferenza al caffellatte.

Ho sentito invocare e benedire la tortura e ho capito che i tagliagole stanno vincendo la guerra.

Non sarà quando pianteranno la loro nera bandiera sul Campidoglio che festeggeranno la vittoria ma quando tutti noi avremo rinnegato definitivamente la nostra umanità e il frutto doloroso della nostra storia per abbracciare la loro stessa ferocia.
Pensavamo di averla abbandonata per sempre sui reticolati di Aushwitz. Forse ci siamo sbagliati.


Una insegnante ha rimproverato su Facebook Donata che ricordava i
bambini che stanno sotto le bombe e al freddo, perché a Natale si deve parlare  solo di cose belle. Forse la poveretta, impegnata a prepararsi per le future lezioni, non ha visto i giornali usciti in questi giorni di felicità natalizia e non ha sentito né guardato i telegiornali.

Chissà cosa insegnerà ai suoi alunni quando questi giorni di serena gioia saranno passati e i ragazzi torneranno sui banchi per ascoltare le sue lezioni.

 A lei, che non conosco, dedico la fine di una poesia di Pablo Neruda

“Chiederete: perché la tua poesia
Non ci parla del sogno, delle foglie,
Dei grandi vulcani del paese dove sei nato?
Venite a vedere il sangue per le strade,
Venite a vedere
Il sangue per le strade,
Venite a vedere il sangue
Per le strade!”


Giovanni Fazio


L'Etna




giovedì 22 dicembre 2016

STOP AGLI IMPIANTI DI CREMAZIONE No al project financing. Sì ad approfondimenti scientifici

I CITTADINI HANNO VINTO 
Le mamme di Thiene


Finalmente la lotta di tanti cittadini contro la costruzione di crematori, le cui emissioni di mercurio, diossine, furani e altre sostanze sono estremamente dannose soprattutto per le donne in gravidanza e per i bambini, ha avuto uno sbocco positivo in Consiglio Regionale.
Da tempo la CiLLSA ( Cittadini per il Lavoro, la Legalità, la Salute e l'Ambiente) e l'ISDE di Vicenza ( Associazione Medici per l'Ambiente) lavoravano , insieme alle comunità minacciate dalla costruzione di crematori, alla soluzione del problema. Molti non lo sanno: i crematori sono strutture molto inquinanti e pericolose e vanno costruiti, ( se proprio è necessario) in luoghi molto lontani dai centri abitati.
 Prendendo spunto dal fatto che nella Regione Veneto non esiste alcun regolamento per la cremazione, siamo riuscit a far pervenire in Consiglio Regionale una nostra proposta di moratoria, in attesa della realizzazione di una regolamentazione regionale. A portare la nostra propostra in Consiglio è stata la Consigliera Crisitina Guarda che ringraziamo vivamente per il suo intervento così come ringraziamo il capogruppo della Lega Nord Nicola Finco che ha fatto propria la proposta in un emendamento providenziale.
 
Consigliere regionale Nicola Finco
Il Consigliere Finco, capogruppo del Carroccio in Regione ci comunica che l’emendamento da lui presentato in Prima Commissione consiliare è passato
inserito nel testo per l’esame in aula del collegato alla legge di stabilità 2017, con cui si è posto un freno alle autorizzazioni di nuovi impianti di cremazione.”
Con la mia proposta – afferma il consigliere Finco – nelle more dell’adozione da parte della Regione del Piano regionale di coordinamento per la realizzazione dei crematori da parte dei Comuni, non possono essere rilasciate nuove autorizzazioni per impianti di cremazione fino al 31 dicembre 2018”.
Consigliera Regionale Cristina Guarda
La consigliera regionale Cristina Guarda (AMP) esprime la sua soddisfazione per lo stop dei nuovi impianti di cremazione “è un passaggio positivo perché mette un freno ai rischi di speculazione selvaggia”
e aggiunge: “Questa, come auspicavo, era tuttavia l’occasione propizia per iniziare a mettere sul tavolo i criteri per il piano regionale di coordinamento, provvedimento che è atteso da ben 15 anni”.
Nelle scorse settimane Cristina Guarda ha presentato un progetto di legge in materia: “ Una proposta costruita assieme ai tanti cittadini aderenti ai comitati territoriali che tengono sempre alta l’attenzione su questo tema.
 L’obiettivo è di introdurre criteri chiari, in grado di garantire l’effettiva sostenibilità e capacità degli impianti già realizzati e di regolamentare quelli futuri. Il tutto, evitando sovradimensionamenti e andando a tutelare l’ambiente, la salute e le casse comunali dalle rischiose conseguenze derivanti anche dalla formula
del project financing”.


Sicuramente una grande vittoria per tutti quei cittadini che in vari comuni della nostra regione si sono battuti con volantinaggi e assemblee contro la costruzione selvaggia di impianti di cremazione che avrebbero messo a serio rischio le popolazioni.
Thiene. Assemblea contro il crematorio
Già i sindaci di Thiene e Cervarese, in seguito a confronti molto partecipati con i propri concittadini, avevano spontaneamente ritirato la proposta di costruire un crematorio nei propri territori, mentre il sindaco di Noventa Vicentina aveva risposto picche alla affollatissima assemblea che chiedeva la medesima cosa.

Assemblea di Cervarese
 Adesso il primo cittadino di Noventa dovrà fare buon viso a cattivo gioco e assoggettarsi alle nuove disposizioni regionali.
L’esito positivo di questa “vertenza” che nei vari comuni ha visto la
Noventa Vicentina
partecipazione di una cittadinanza attiva che si è mossa dappertutto in maniera unitaria, mettendo da parte ideologie e appartenenze politiche, è il segno di un nuovo clima.
Assemblea di Botrugno (LE)
Le persone hanno trovato motivazioni forti per unirsi contro iniziative che avrebbero compromesso la loro vita e quella dei propri figli. La politica ne ha dovuto prendere atto.


Come CiLLSA e ISDE (medici per l’ambiente), abbiamo dato il nostro contributo e sostegno a quanti ci hanno chiesto di portare nelle assemblee le conoscenze scientifiche e le argomentazioni che hanno permesso a dei sindaci intelligenti di accogliere le richieste dei propri concittadini.

 La nostra presenza è stata richiesta anche fuori regione, in una ridente cittadina del Salento, Botrugno, dove ci siamo recati e abbiamo incontrato la popolazione e gli amministratori locali in un teatro straripante di gente.
 Ai cittadini pugliesi, che difendono la loro meravigliosa terra da un inquinamento non accettabile, facciamo i nostri auguri e auspichiamo che anche là Regione e politici sappiano dare risposte accorte come ha fatto la Regione veneto.


Giovanni Fazio

mercoledì 21 dicembre 2016

GUARDIA DI FINANZA VENERDI A PALAZZO MOLIN, sede del maxi-comparto guidato da Domenico Mantoan.



Riportiamo un articolo del Presidente dell’Ordine dei Medici di Vicenza, dott. Michele Valente, pubblicato il 20 dicembre dal Giornale di Vicenza
      e un articolo che parla dell’arrivo della Guardia di Finanza negli uffici del direttore generale della sanità veneta, pubblicato dal Corriere Veneto.

“Uno studio del Censis RBM Salute ha sancito con precisione un fenomeno che negli ultimi mesi andava assumendo peso e forma:
 la spesa sostenuta dagli italiani nella sanità privata è in continua e costante crescita.
 Nel 2015 si sono raggiunti i 34,5 miliardi di euro con un aumento del 3,2 per cento negli ultimi due anni.
Il dato è reso ancor più preoccupante se si considera che nello stesso periodo la spesa complessiva delle famiglie è aumentata poco più dell’1,5 per cento e che la sanità privata sta abbassando progressivamente le proprie tariffe.

I FINANZIAMENTI ALLA SANITA' PUBBLICA INVECE DIMINUOISCONO


 In un Paese dove 11 milioni di persone riducono o addirittura rinunciano alle cure per mancanza di mezzi, cosa spinge altri 10 milioni a ricorrere a cliniche e laboratori privati?


La ricerca del Censis dice che il tasto dolente del sistema pubblico rimane quello delle liste d’attesa e che il 72,6 per cento de- gli intervistati si è rivolto al privato o all’intramoenia per non dovere attendere mesi o addirittura anni per ottenere una prestazione.

 Altro problema che spinge gli utenti nelle strutture private è quello degli orari.

Un terzo degli intervistati ha infatti lamentato la difficoltà di assentarsi dal lavoro per una visita o un esame e che quindi rivolgersi ai privati che hanno orari più prolungati e lavorano anche tutto il sabato è una scelta più congeniale. Di ciò sono consapevoli anche i nostri politici che infatti hanno imposto l’accesso a certi esami in un orario più prolungato.

 Peccato non abbiano adeguato il numero degli addetti, pensando di riuscire a curare il malanno con i pannicelli caldi.

Un altro motivo che rende sempre più appetibile la scelta del privato


rispetto alla sanità pubblica sta nel costo.

Quasi il 6 per cento dei pazienti hanno detto che rivolgendosi al pubblico avrebbero speso per il ticket quasi quanto si spende dal privato.
Sia consentita allora una domanda: perché il privato guadagna e il pubblico è sempre in perdita? Ah saperlo!”

Come al solito, da parte dei responsabili della Sanità Veneta e Nazionale anche quest’anno per Natale avremo tanto fumo e niente arrosto.
Come dice il presidente Valente, tante belle parole ma nessuna assunzione di personale negli ospedali.







Colpisce la notizia data dal Corriere del Veneto, secondo cui le fiamme gialle fanno irruzione a Venezia negli uffici del direttore regionale alla sanità dott. Domenico Mantoan.

“VENEZIA 
Non solo il fallimento di Ca’ della Robinia, ma anche il trasloco dell’archivio dell’Area sanità e sociale.
Avrebbe avuto una duplice finalità l’accesso della Guardia di finanza,
Dott.Domenico Mantoan
venerdì a Palazzo Molin a Venezia, sede del maxi-comparto guidato da Domenico Mantoan.
 Sabato da Palazzo Balbi è stata diramata una dichiarazione ufficiale con cui lo stesso direttore generale nega che ci sia stato un blitz, ma sono i consiglieri regionali sia di maggioranza che di opposizione a confermare la comunicazione data in proposito dall’assessore regionale Luca Coletto in commissione Affari Istituzionali, un fatto che si aggiunge ai riscontri del Corriere del Veneto, fra cui la testimonianza dei dipendenti che hanno assistito all’intervento delle Fiamme Gialle.

Il nuovo filone

Partiamo dalla novità di giornata.
Sabato è emerso che i finanzieri avrebbero acquisito la documentazione relativa al trasferimento di «una parte degli archivi del Settore Formazione del personale SSR (Servizio Sanitario Regionale, ndr) della Sezione regionale Controlli Governo e Personale SSR e della Sezione regionale Attuazione Programmazione Sanitaria», così definita nella delibera con cui giusto due anni fa la giunta regionale disponeva il loro trasloco da Venezia a Montecchio Precalcino, nel Vicentino.

 In seguito ad alcuni spostamenti «anche logistici», alla «scadenza del contratto di locazione» dell’ex ospedale Giustinian e della «scarsità di strutture regionali disponibili per funzioni di archivio», era stato deciso di affidare a una cooperativa l’incarico di portare i materiali a villa Nievo Bonin Longare.

La convenzione sottoscritta con l’ULSS 4 Alto Vicentino prevedeva, da parte della Regione, una spesa di 10.200 euro per «l’attività iniziale di mappatura, catalogazione e trasporto degli archivi» e un esborso massimo di 25.000 euro «per ogni annualità per il servizio di conservazione e gestione complessiva di materiali d’archivio».
Ca' della robinia 
 Soldi che sarebbero dovuti provenire dalle «risorse finanziarie per l’erogazione dei livelli essenziali di assistenza per l’esercizio 2014».

Resta da capire cos’è che, di questo procedimento, ha catturato l’attenzione degli investigatori.

IL FALLIMENTO DELLA COOP.

Tornando invece a Ca’ della Robinia, l’ex discoteca di Nervesa della Battaglia che grazie a un contributo regionale sarebbe dovuta diventare una fattoria didattica per disabili e invece fu trasformata in un ristorante-birreria (chiuso dopo lo scandalo), il documento acquisito avrebbe avuto per oggetto il fallimento dell’omonima cooperativa sociale.

Con sentenza depositata lo scorso 12 ottobre, la sezione fallimentare del tribunale di Treviso ha infatti dichiarato la fine della onlus ... 


In vista dell’udienza del prossimo 1 marzo, finalizzata all’esame dello stato passivo, il termine per la presentazione delle domande di ammissione da parte dei creditori è stato fissato al 30 gennaio.

Con l’obiettivo di recuperare i 3.096.012,08 euro effettivamente liquidati a Ca’ della Robinia (su un totale di 3,4 milioni di finanziamento concesso), la giunta Zaia si appresta così ad approvare due delibere: una per formalizzare la richiesta di insinuazione nel passivo, l’altra per confermare la volontà di entrare (con un avvocato esterno) nel comitato dei creditori.

Valdagno, manifestazione in difesa dell'ospedale  
Emerge, secondo quanto scrive il Corriere del Veneto, che i fondi per curare i cittadini vengono deviati su operazioni che nulla hanno a che vedere con la diagnosi e cura, che le erogazioni di enormi somme vengono fatte a cooperative dal comportamento “discutibile”, almeno fino a quando la magistratura non dirà “criminale”: Una birreria al posto di un centro di riabilitazione, tutto a spese nostre, mentre si chiudono gli ospedali e non si assume personale ospedaliero.


I DONI DELL'ANNO NUOVO









domenica 18 dicembre 2016

MILANO ROMA: DALLA FAME ALLA DIFFAMAZIONE

  Scrive Travaglio nell’incipit del suo editoriale di oggi:

 “Giorgio Bocca lo chiamava “il Paese di Sottosopra”, ma era un eufemismo. Questo è un manicomio, però gestito non dagli psichiatri, ma dai matti.



 A Milano c’è un sindaco indagato per falso materiale e falso ideologico sul principale appalto del principale grande evento degli ultimi anni: l’Expo 2015.

Il sindaco si “autosospende” e si fa sostituire dal vicesindaco, inventandosi un istituto giuridico che non esiste in natura e nell’ordinamento, giustificato con un “impedimento temporaneo” anch’esso inventato visto che le indagini non gli impediscono di esercitare le sue funzioni.


Una penosa manfrina per fare pressioni sulla Procura generale che ha osato riesumare l’inchiesta sepolta dalla Procura ordinaria e riaperta dal gip. E tutti, compreso Salvini, implorano Sala di restare al suo posto perché “Milano dev’essere governata”.



Intanto a Roma viene arrestato il capo del Personale del Comune per fatti estranei e precedenti all’attuale amministrazione (una casa comprata nel 2013 con soldi del costruttore Scarpellini) e tutti chiedono le dimissioni della sindaca Raggi che l’aveva nominato senza sapere – né poter sapere – nulla di quel fatto, scoperto dalla Procura di Roma con intercettazioni e indagini patrimoniali.



Evidentemente “Roma non dev’essere governata”, o almeno non da lei.
Tra i più feroci censori della sindaca ci sono alcuni dei suoi compagni (si fa per dire) di movimento, riuniti in permanenza per processarla in contumacia (la presenza dell’ “imputata ” non è prevista), che pretendono, in alternativa o in accumulo: la testa della Raggi, quella del vicesindaco Frongia, quella del suo capo-segreteria Romeo.
 I quali non sono accusati né indagati di nulla e non si sa bene di che debbano rispondere, a parte dell’essersi fidati di un dirigente mai inquisito né sospettato di corruzione fino all’altro ieri. …..”

Conclude Travaglio

“…… Certo, è bizzarro che il caso Marra provochi discussioni infinite e appassionate in un movimento che passa per autoritario e verticistico, mentre il caso Sala non suscita il minimo stormir di fronda in un partito che si fa chiamare “democratico”, si vanta di discutere liberamente di tutto e un anno fa sfiduciò davanti al notaio il sindaco Marino per uno scandalo infinitamente meno grave.

 Nessuno pensa che Sala debba dimettersi perché è iscritto nel registro degli indagati (anche se il suo partito, per lo stesso motivo, ha chiesto per mesi le dimissioni della Muraro): se ne riparlerà a fine indagine.

 Ma se, tra le 12 o 18 correnti del Pd, per non parlare della stampa, non si leva una voce su un sindaco probabilmente ineleggibile e sospettato di aver falsificato atti e truccato appalti, mentre sono tutti impegnati a chiedere le dimissioni della Raggi, qualche riflessione sulla diversità del M5S andrà fatta.

I 5Stelle si impegnano allo spasimo per regalare agli altri il comodo slogan “siete uguali a noi”. Ma gli altri ce la mettono tutta per dimostrare che i 5Stelle sono diversi.”




Pretendere, come afferma Travaglio, le dimissioni del sindaco di Roma Raggi e quelle del vicesindaco Frongia e del suo capo segreteria Romeo, i quali non sono accusati né indagati di nulla e non si sa bene di che debbano rispondere, a parte dell’essersi fidati di un dirigente mai inquisito né sospettato di corruzione fino all’altro ieri, mentre a Milano si celebra da parte del PD il “Martirio” di un  sindaco indagato per reati molto gravi è lo sconcertante paradosso cui ancora una volta ci sottopone il teatrino della politica.

Leggere il coretto della stampa nazionale e ascoltare i commenti delle seriose TV renziane che ripetono stancamente il paradigma della squalificazione e della diffamazione nei confronti della sindaca Raggi, come fecero un anno e mezzo fa nei confronti di un’ottima persona, seria e onesta come Marino, mi fa venire il voltastomaco.



E’ un indegno deja vu nel quale sono caduti ingenuamente o colpevolmente come certi talebani romani, anche i militanti e gli eletti del M5S (di cui non faccio parte).

Come abbiamo fatto quando gli scherani di Renzi bombardavano Marino con ogni infamia e calunnia, continuiamo a fare anche adesso. Non ci lasciamo ingannare da questo gioco infame.

I cittadini italiani hanno dimostrato una notevole autonomia di giudizio e riteniamo che, anche questa volta sapranno dare, a tempo debito, le giuste risposte ai calunniatori di professione.




Tuttavia, al di là di Roma e Milano il mondo bolle e bisogna raffreddarlo, acqua, suoli e aria vengono quotidianamente avvelenati in nome di un industrialismo folle e omicida.
 Sono questi i veri problemi quotidiani con cui ci confrontiamo, con fatica ma con costanza, e questi pettegolezzi sono solo un piccolo intralcio che ci disturba ma non ci ferma.



Giovanni Fazio







sabato 17 dicembre 2016

LA GERMANIA SCOMMETTE SULLA MOBILITA’ SOSTENIBILE


250 milioni di dollari per rendere le auto a idrogeno pronte a una produzione di massa.

Stando al quotidiano tedesco Die Welt, il Paese guidato da Angela Merkel intende investire 250 milioni di dollari per rendere le auto a idrogeno pronte a una produzione di massa.
Parte della cifra sarà usata per ricerca e sviluppo, e parte per creare l'infrastruttura necessaria, ad esempio le stazioni di ricarica. Sempre stando al giornale tedesco, il governo avrebbe approvato un programma di sostegno per auto alimentate con celle a idrogeno, che proseguirà fino al 2026. (Ansa)

I coreani della Hyundai hanno aperto in Germania una stazione pubblica di rifornimento per veicoli a idrogeno:
È la prima dello stato federale messa a disposizione da una Casa automobilistica. Il distributore, realizzato in collaborazione con Air Liquide, si trova a Offenbach, cittadina sul Meno a pochi chilometri da Francoforte che ospita la sede europea del gruppo asiatico.
L'impianto prevede una capacità di stoccaggio di 200 chilogrammi di idrogeno, sufficiente ad alimentare più di 30 veicoli al giorno. Grazie alla tecnologia di erogazione ad alta pressione è possibile rifornire auto come la Hyundai ix35 Fuel cell in appena 3/5 minuti.
 L'iniziativa presa dalla multinazionale di Seul rientra nella strategia di partecipazione nella Clean Energy Partnership (CEP), il piano avviato nel 2002 e gestito dal Ministero dei Trasporti e delle Infrastrutture tedesco che punta alla riduzione dell'emissione di gas serra dell'80% entro il 2050, grazie anche all'adozione di soluzioni di mobilità a impatto zero e dell'infrastruttura a idrogeno.
 La costruzione e la manutenzione della stazione sono state finanziate con un contributo di 1 milione di euro fornito dal ministero.


Da noi, nel Veneto, in controtendenza, lo stato e la Regione hanno già erogato più di 600 milioni di euro alle ditte che avrebbero dovuto costruire in proprio una inutile e devastante superstrada pedemontana ma sono senza soldi e nessuno glie li presta.
La politica della mobilità nel mondo mira ad abbassare i volumi di traffico su gomma e a costruire reti di metropolitane leggere di superficie affiancate ai treni veloci. Si punta sull’auto elettrica e sull’auto ad idrogeno per abbassare i tassi di inquinamento atmosferico ormai insopportabili.
 Solo in Europa si stimano 470 000 morti all’anno per l’inquinamento dell’aria.
Vicenza è la seconda città capoluogo con l’aria più inquinata d’Italia in quanto ha sforato per 110 giorni il limite massimo delle  PM10 ( polveri sottili).
 Un bel record per Variati e per Zaia. Seguono Padova con 88 giorni, Treviso con 85 giorni, Venezia con 91.  


Lascio a voi le considerazione del caso. Basta attraversare il confine del Brennero per capire che l’Europa è un’altra cosa.


 Investire nelle fonti energetiche rinnovabili creerebbe migliaia di posti di lavoro, sboccho produttivi di lunga durata, aria più pulita, meno morti per tumori e per malattie varie ( dalle malattie polmonari al diabete, all'ictus e infarto e all'ipotiroidismo) e risparmio energetico da reinvestire. 
Ma ai nostri governanti e ai nostri imprenditori piacciono di più i pasticci delle superstrade senza copertura o delle autostrade con i sottofondi stradali fatti con gli scarti di fonderia. Troppo furbi per capire che il resto del mondo è anni luce più avanti di noi.

Giovanni Fazio











mercoledì 14 dicembre 2016

GLI SCIENZIATI ACCUSANO LA COMMISSIONE EUROPEA PER LE REGOLE SUGLI INTERFERENTI ENDOCRINI

 PESTICIDI, ALIMENTI,  COSMETICI 
 LA MINACCIA CHE LA UE  NON VUOLE VEDERE

Scontro tra interessi economici delle multinazionali e il diritto alla salute dei popoli europei.

Novembre doveva essere il mese decisivo per approvazione dei “criteri per l’individuazione degli interferenti endocrini  nei pesticidi e biocidi” presentati dalla Commissione europea, 

 per regolare cioè l’uso di tutte quelle sostanze, naturali e chimiche, che possono danneggiare il sistema ormonale e sono presenti per esempio in prodotti per l’igiene umana e animale, in alimenti trattati con pesticidi, ma anche in molti materiali plastici di cui sono fatti alcuni contenitori per alimenti e componenti elettronici, in mobili trattati con soluzioni antimacchia o idrorepellenti e in alcune schiume di sedili per auto e materassi.

Per la maggior parte degli endocrinologi internazionali l’esplosione di malattie come i tumori al seno, ai testicoli, alle ovaie e alla prostata, o le alterazioni dello sviluppo del cervello, il diabete, l’obesità è collegata alla capacità di queste sostanze di interferire con il nostro sistema ormonale.

 La bozza realizzata dalla Commissione europea però non ha convinto gli Stati membri dell’Ue che hanno chiesto di modificare il testo in alcuni “punti chiave” prima di approvare le nuove regole.





 Da queste dipenderà la compilazione di una lista di agenti chimici che potranno entrare nel mercato europeo. “Senza la definizione di questi criteri i regolamenti europei su pesticidi e biocidi non possono essere attuati correttamente” – spiega il parlamentare europeo Piernicola Pedicini (M5S) –

ma il Parlamento teme che con la proposta della Commissione la salute dei cittadini non sia messa sufficientemente al sicuro”.







CENTO scienziati di tutto il mondo hanno chiesto di contrastare la diffusione di queste sostanze sulla base dei dati forniti dalla ricerca:

 “Le evidenze scientifiche vengono volutamente manipolate da parte di soggetti che hanno dietro interessi industriali, creando la falsa impressione di una controversia”.

 La Commissione Ue ha realizzato uno studio sullo stato della ricerca scientifica in questo settore in cui concludeva che
 “il legame di causa effetto tra interferenti endocrini e alcune patologie non ha largo consenso tra gli scienziati”.



























Questa presunta “controversia scientifica” ha spinto la Commissione a trattare gli interferenti endocrini come qualsiasi altra sostanza chimica non particolarmente pericolosa.

Barbara Demeneix, endocrinologa del Centro nazionale di ricerca scientifica (Cnrs) in Francia, tra i primi firmatari dell’appello, la pensa diversamente:

 “Gli interferenti endocrini producono effetti sul nostro sistema ormonale anche a dosi basse. E non è possibile stabilire una soglia minima di garanzia che il corpo umano può sopportare perché ogni giorno siamo esposti a un mix molto ampio di queste sostanze che sommandosi diventa comunque pericoloso”.



Con l’applicazione delle bozze della Commissione verrebbero classificati come interferenti solo quelle sostanze per le quali sono scientificamente dimostrati gli effetti nocivi e il rischio per la salute umana.


 La proposta della Commissione si basa su un approccio (risk-based) che limita molto la lista degli agenti classificati dannosi per l’essere umano.

Secondo gli endocrinologi come Demeneix invece
la legislazione dovrebbe prediligere un approccio più cauto (hazard-based)[1]e, nel rispetto del principio di precauzione[2],
modificare i criteri in modo che identifichino come interferenti endocrini anche quegli agenti che la ricerca scientifica valuta come potenzialmente dannosi.



Le Monde ha rivelato che il documento della Commissione si basa su studi fortemente influenzati da pareri di tossicologi con forti conflitti di interesse con industrie del settore chimico.

 Thomas Zoeller, professore di Biologia all’Università del Massachusetts, sostiene che quello che sta succedendo ricorda i meccanismi osservati nel settore del tabacco:

“Se si va a guardare chi c'è alle spalle degli esperti contrari a bandire gli interferenti endocrini (persone che hanno ricevuto e ricevono finanziamenti dall’industria chimica)  si arriva alla conclusione che c'è in gioco qualcosa che va molto oltre l’ambito scientifico”.

 “Le cause delle disfunzioni ormonali non possono essere ricercate solo in fattori genetici – spiega la ricercatrice Demeneix –Credo che gli interferenti endocrini rappresentano oggi una delle più grandi minacce alla salute globale”.





[1] Si intende per approccio Risk based una scelta basata sulla dimostrazione scientifica di un rischio verificato sull’uomo. Si intende per approccio Hazard based un a scelta che non tiene conto del rischio già verificato sugli animali o su quello rilevato su base epidemiologica ma ancora non dimostrato.  
[2] Si9 intende pe principio di precauzione quello che impone al produttore di una sostanza l’onere di dimostrarne la innocuità per l’uomo e per gli animali e non, viceversa, quello di lasciare a chi pensa di avere ricevuto un danno dalla suddetta sostanza il compito di dimostrarne la nocività. Il principio di precauzione è stato adottato dall’Unione Europea. Il Trattato di Maastricht ha introdotto il principio di precauzione (poi ripreso dalla Costituzione Europea art. III-233) attualmente enunciato all'art. 191 del Trattato sul funzionamento dell'Unione europea, dove si sostiene che la politica dell'Unione in materia ambientale mira a un elevato livello di tutela ed «è fondata sui principi della precauzione e dell'azione preventiva, sul principio della correzione, in via prioritaria alla fonte, dei danni causati all'ambiente e sul principio "chi inquina paga"»