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mercoledì 25 dicembre 2019

BUON NATALE: UN MESSAGGIO DI NOSTRA MADRE TERRA




Non ha senso augurare Buon Natale se non ci si ripropone di cambiare prospettiva rispetto ai massimi fenomeni inquinanti che stanno minando la stessa sopravvivenza del genere umano.

 Il primo problema da risolvere è la rimozione di massa dei messaggi drammatici, degli avvertimenti che, giorno dopo giorno, ci invia la Natura. Rompiamo questa sciocca adesione a un film della nostra vita, edulcorato e fasullo, quando tutti stiamo ballando sulla tolda del Titanic.

Cominciamo a riflettere con la nostra testa e con la nostra intelligenza.

Per quanto riguarda l'acqua potabile, Arzignano (a differenza di tutti gli altri  comuni che ci stanno attorno) è l'unico comune per cui, da sempre, non si è fatto assolutamente niente) stiamo continuando a bere l'acqua di sempre, piena di PFOA e di altro (Gen_X e C6O4, sono pfas che non vengono cercati nell'acqua che beviamo quotidianamente).

 Non voltate pagina quando gli scienziati vi avvertono del danno che queste sostanze fanno, soprattutto alle nuove generazioni.

Costruire il Presepe e non riflettere che il primo Gesù Bambino che avete accanto è proprio vostro figlio, significa che lui è l'unica persona di cui non vi state realmente occupando.

Sapete che cibi gli vengono dati a scuola? Sono cibi pieni di pesticidi ma anche di PFAS: vi costa tanto impegnarvi con gli altri genitori per chiedere a gran voce il diritto dei bambini di mangiare cibi sani? I cibi biologici esistono.

         Lo stesso vale per l'aria di Arzignano. E' inquinatissima. Non lo dico io; lo dice il rapporto 2018 dell'ARPAV. Se non vi fidate di me non chiudete gli occhi davanti a un documento ufficiale.

 Malgrado ciò, c'è chi pensa a costruire un inceneritore a un chilometro e mezzo dal centro urbano; e lo scrive pure sui giornali senza vergognarsene.

Questi sono FATTI. Non voltatevi dall'altra parte: le conseguenze della vostra disattenzione le pagherebbero i vostri figli, per tutta la vita.

Detto ciò vi auguro un sincero Buon Natale, che sia una vera presa di coscienza contro lo scempio che si fa dell'ambiente in cui viviamo, per puri interessi di guadagno. Guadagno di pochi al prezzo della sofferenza di tutti gli altri.

E vi invio al posto del solito Presepe, un messaggio diretto di nostra MADRE TERRA (filmato)


Giovani Fazio


lunedì 23 dicembre 2019

PEDEMONTANA VENETA TECNICI INDAGATI



UN OPERAIO MORTO. FRANE E COSTI ALLE STELLE.

Dopo il crollo del 2017 della galleria Malo-Castelgomberto della Pedemontana Veneta al torrente Poscola del 2017[1], stiamo assistendo dal novembre 2019 al crollo in località Cracchi nello stesso tunnel. “Sarà un nuovo Vietnam per la SPV, una Vallugana bis, ancora più devastante perché una nuova voragine sta minacciando le case e le famiglie della contrada!”, con queste parole oggi Massimo Follesa portavoce del Coordinamento Veneto Pedemontana Alternativa per l’ovest vicentino, ha commentato presentazione di un esposto ai Carabinieri Forestali della Valle dell’Agno. “Nell’esposto è stato segnalato quanto è emerso durante il sopralluogo nelle vicinanze del cantiere della Superstrada pedemontana veneta sito nel Comune di Cornedo in località Cracchi. Ho verificato la situazione della frana, di cui nel mese di novembre hanno parlato i media locali [2] sta decisamente peggiorando, il crollo è aumentato e sotto gli occhi dei presenti continua a precipitare terra e acqua nel tunnel sottostante come testimonia il video che abbiamo montato [3]” ha dichiarato Follesa.

Ad oltre un mese dalla segnalazione del 17 novembre 2019, sono stati ripresi una serie di brevi smottamenti dai quali si intuisce che la voragine profonda oltre quindici metri, larga all'incirca 40x40 metri è in costante ampliamento e che insiste sopra il tracciato delle gallerie interrate lì previste dal progetto.

 L’ampliarsi della voragine può costituire un serio rischio o pericolo nei confronti delle maestranze, della popolazione e dell'ambiente.
 Rispetto al crollo del settembre del 2017, adesso siamo nei pressi di uno stabile a tre piani e a poche centinaia di metri dalla contrada Cracchi densamente popolata.

Il CoVePA ha chiesto di procedere con le valutazioni del caso interessando
le autorità competenti anche al fine di un eventuale sequestro del sedime.
E’ stato interessato anche il sindaco del Comune di Cornedo FRANCESCO LANARO con una comunicazione via PEC, affinché proceda urgentemente con le valutazioni del caso e con i provvedimenti del caso per dare il via a una eventuale ordinanza di blocco del cantiere in forza delle potestà di legge garantite alla amministrazione comunale e al sindaco.
 In caso di inerzia da parte dell’amministrazione comunale, qualora si verificassero sinistri o altri eventi infausti, i destinatari della comunicazione, che in tal senso costituisce atto formale di diffida, saranno ritenuti responsabili sul piano civile e penale.

All’arma dei Carabinieri è stato chiesto di agire per tutti quei reati (sia perseguibili d'ufficio sia perseguibili a querela di parte) che si dovessero ravvisare.

“La conclusione più grave che ci ha spinti in questa azione è che sono coinvolti gli stessi indagati del precedente sequestro di questo anno.
Non si comprende come mai si stia stendendo un velo sopra questa vicenda” ha continuato Follesa, ricordando che ormai sono 4 anni senza alcun rinvio a giudizio per la morte dell’operaio La Ganga e che risulta incomprensibile come mai Zaia continui con una cortina fumogena indecente sulla Pedemontana Veneta.

 
6 GENNAIO 2019 DON ALBINO CELEBRA L'EPIFANIA DELLA TERRA SUL TRACCIATO DELLA PEDEMONTANA


“Non capiamo perché continui celebrare un cantiere che produce disastri e minaccia i beni di chi poi dovrebbe pure votarlo, sembra paradossale che non faccia cacciare una squadra di tecnici indagati, anzi pare voglia proprio tenerseli per i prossimi 40 anni. Sono proprio quelli che dovrebbero gestire la manutenzione di un’opera che non riescono a costruire senza continui crolli e mancanze”. Tutto questo è una tara insuperabile capace di compromettere le manutenzioni future e i loro costi per tutta l’opera ma questo potrebbe essere il vero affare nascosto, una specie di MOSE di terra ferma capace di fare schizzare i costi di manutenzione a quei livelli da capogiro, così vicini ai 100 milioni di € all’anno, il doppio del contratto che Zaia ha firmato poco più di 2 anni fa e che comunque ricadono sulla testa del garante pubblico: la Regione Veneto.

Massimo M. Follesa portavoce CoVePA ovestVI



Ass.Co.Ve.P.A. - Coordinamento Veneto Pedemontana Altenativa


giovedì 19 dicembre 2019

NASCE MALE A MONTEBELLO IL COMITATO PER LA DIFESA DELL'ARIA DALL'INQUINAMENTO.









DELL'ARIA DALL'INQUINAMENTO.
INCIDENTE DI PERCORSO DURANTE LA SERATA.

In una lettera aperta alla mia amica Cristina Guarda la cronaca di quanto è successo
Cara Cristina,
ieri l'altro a Montebello Vicentino, in un incontro con i cittadini, organizzato da un sedicente comitato contro l'inquinamento atmosferico, gli organizzatori hanno tentato in tutti i modi di impedirmi di parlare e, di fatto, hanno troncato il mio discorso, nel punto in cui intervenivo contro la costruzione di un inceneritore ad Arzignano, sostenendo, udite, udite, che parlare di un progetto che prevede l'incenerimento di 50.000 tonnellate di fanghi l'anno ad Arzignano, a un chilometro e mezzo di distanza in linea d'aria dal centro cittadino, non avesse attinenza col tema dell'incontro.

         Aveva parlato prima di me uno sconosciuto che ha provato a magnificare le meravigliose doti della pirolisi (leggi gassificatore), subito smontato dal Prof. Gianni Tamino, presente al dibattito in qualità di relatore scientifico. Sono intervenuti successivamente Giuseppe Cazzola, consigliere di minoranza del Comune di Arzignano e Stefano Fracasso.

Non era per me onestamente accettabile che chi recentissimamente ha sostenuto sulla stampa la costruzione di un inceneritore ad Arzignano si proclamasse paladino della purezza dell'aria a Montebello.

Arzignano 2014 manifestazione contro la costruzione di un gassificatore

Tra l'altro c'è da dire che non si sa ancora come sia andato il bando di Acque del Chiampo in merito alla realizzazione di un inceneritore, scadrà infatti il 23 dicembre: tanto silenzio è davvero inquietante!
Potrebbe anche succedere che la sede individuata per questa opera inquinante sia proprio Montebello o Zermeghedo, non sappiamo come andranno le schermaglie tra le varie amministrazioni per scaricare su altri la responsabilità di un'opera che, giustamente nessuno vuole, eccetto i conciari.

Di questa grave censura nei miei confronti, che mina definitivamente la credibilità del comitato, non vi è traccia nel tuo resoconto mentre abbondavano in sala gli sperticati elogi di Stefano Fracasso, da parte tua.

 Ti ho sempre stimata per le tue battaglie ma, dopo quello che è successo due sere fa, è necessario da parte tua un chiarimento: bisognerebbe a questo punto che tu dicessi chiaramente cosa pensi della sua dichiarazione, in appoggio a quella di Rino Mastrotto, sulla necessità di costruire l'inceneritore ad Arzignano.

         La salute dei nostri bambini, in primis, e di tutta la comunità degli abitanti della vallata non può essere subordinata agli interessi dei conciari. La bonifica del territorio non passa attraverso l'inquinamento dell'aria, già altissimo, né ad Arzignano né altrove.
Se gli organizzatori di un dibattito unidirezionale a Montebello avessero avuto più a cuore la salute della popolazione avrebbero dovuto evitare che una giusta rivendicazione dei cittadini si risolvesse in una strumentale passerella politica per un PD che non brilla, eccetto alcune rarissime eccezioni, per uno sviscerato amore per l'ambiente.

Ti allego il post dove sono citate le dichiarazioni di Rino Mastrotto e Stefano Fracasso e viene descritta la gravissima situazione dell'inquinamento atmosferico ad Arzignano con dovizie di tavole e dati forniti dall'ultimo report dell'ARPAV.
Si tratta delle informazione che il rappresentante del nuovo comitato  mi ha impedito di dare agli astanti.


Giovanni Fazio


lunedì 16 dicembre 2019

CONDANNATO LUIGI GUARRACINO





SENTENZA MITE MA ESEMPLARE

15 dic 2019,
Riportiamo la comunicazione dell'Avvocato Edoardo Bortolotto che ci aggiorna sull'esito della sentenza della cassazione che condanna a un anno e otto mesi Luigi Guarracino.

La Cassazione ha confermato in parte le condanne per il disastro ambientale alla Solvay di Spinetta Marengo, azienda partner di Miteni: tra i condannati (1 anno e 8 mesi) Luigi Guarracino che è imputato anche a Vicenza per il disastro Miteni.

 “Condanne “risibili”-ha dichiarato Fulvio Aurora responsabile vertenze giudiziarie di Medicina Democratica- rispetto alla gravità e alla enormità del reato commesso, “disastro ambientale colposo innominato per inquinamento delle acque”, quelle acque che venivano utilizzate a scopo alimentare dai cittadini e dagli stessi lavoratori della Solvay, in cui venivano sversate sostanze tossiche e cancerogene, come il cromo esavalente o il tetracloruro di carbonio”.


Reflui bianchissimi, altamente tossici e cancerogeni vanno direttamente a mare

















” Tuttavia- ha sottolineato Fulvio Aurora- questa sentenza rappresenta una pietra miliare e farà giurisprudenza, in quanto i responsabili dell’inquinamento e dell’avvelenamento delle acque di un territorio vastissimo, che arriva a lambire il comune di Alessandria, dovranno risarcire le parti civili e dovranno provvedere alla bonifica del sito, ex art. 300 D.Lgs. 152/06″.
Ogni giorno siamo di fronte all'arroganza degli inquinatori, quasi sempre multinazionali. Le istituzioni locali o sono sopraffatte dalla grande potenza economica delle aziende o diventano conniventi, soprattutto stato e regioni.
E' il caso di Rosignano dove il sindaco non è riuscito nemmeno a evitare che i cittadini facessero il bagno in una spiaggia totalmente piena di rifiuti tossici della Solvaj e in un mare che rappresenta una reale minaccia per la salute e la stessa vita dei bagnanti.

Questo, associato al recentissimo fallimento della conferenza per il clima a Madrid deve farci riflettere sul ruolo dei partiti politici, permeabilissimi alla corruzione e subalterni ad indecenti interessi delle multinazionali. 




Alla lotta quotidiana contro l'attacco alla salute, condotto dalle grandi compagnie e dai loro criminali consigli di amministrazione, è necessario potenziare la lotta sul territorio, la continua denuncia e la costruzione di un movimento ecologista forte e unitario.

Giovanni Fazio



domenica 15 dicembre 2019

LOTTA PER IL DIRITTO DI RESPIRARE. I CITTADINI DI ESTE CONTRO LA SESA


LE EMISSIONI PUZZOLENTI DELL'AZIENDA ESTENSE NON SONO PIU' SOPPORTABILI.
PRESENTE ALLA MANIFESTAZIONE IL
 "FORUM veneto AMBIENTE SALUTE E SOLIDARIETA'".




14/12/2019

E'la solita storia che nel Veneto si ripete in continuazione: una società milionaria che fa i propri comodi a discapito dei cittadini e dell'ambiente e le istituzioni che, anziché proteggere quanti ne subiscono le angherie, la spalleggiano. 


Siamo ad Este, ridente cittadina del Basso Padovano, apprezzata per le sue mura e edifici medievali ma afflitta dalla presenza non più eludibile di puzze insopportabili emesse dalla vicina azienda Sesa (Società estense servizi ambientali Spa, molto vicina alla Lega di Salvini). 


Si tratta di una società municipalizzata per il trattamento rifiuti, al 51% di proprietà del Comune di Este e il resto di privati.


La Sesa è uno dei più grandi impianti di compostaggio d'Europa, con un fatturato di oltre 90 milioni di euro e ricavi annui di oltre 8 milioni.

 Produce circa 68mila tonnellate di compost all'anno, che viene sversato come fertilizzante nei campi limitrofi, già saturi secondo molti residenti, producendo una puzza "chimica", un tanfo insostenibile da anni.
Il compost prodotto - secondo un'inchiesta di Fanpage  non sarebbe però in regola e, anzi, conterrebbe - secondo analisi chimiche fatte in laboratorio - una concentrazione significativa di idrocarburi pesanti (oli, benzine etc) e anche di alcuni metalli come zinco e rame.

Patron dell'impero costruito sui rifiuti è Angelo Mandato.
 Secondo i giornalisti di Fan Page, Fabrizio Ghedin, responsabile delle relazioni esterne della Sesa, avrebbe proposto al giornale on line un finaziamento di 300.000 euro, sotto forma di investimento pubblicitario, per bloccare l'inchiesta che il giornale conduce sui traffici dell'azienda. Fanpage ha inoltre raccontato come Sesa, tramite la Biogreen, avrebbe fornito finanziamenti al partito di Salvini.


La situazione ambientale è comunque diventata insostenibile per la puzza emessa non solo dalla SESA, maggiore responsabile secondo fan Page, ma anche dalla compresenza di numerose attività potenzialmente odorigene, l’alta densità di allevamenti avicoli, il mangimificio Veronesi ai quali si aggiunge l’annoso problema della viabilità su via Padana Inferiore, dove transitano 17 mila veicoli al giorno, compreso il traffico pesante relativo a industrie, allevamenti e stabilimenti Marcegaglia (mangimificio).


Da anni un gruppo di cittadini lotta per porre fine a questa situazione che, se da un lato determina una lauta entrata per il comune e per i suoi soci privati, dall'altro rende impossibile la vita alle persone che abitano ad ESTE.








Alla manifestazione di Sabato 14 Dicembre sono intervenuti parecchi rappresentanti della nuova rete di comitati e gruppi ecologici che operano nel Veneto costituitasi di recente col nome di "FORUM veneto Ambiente Salute e Solidarietà"


Per la prima volta i cittadini che lottano per la salute e la vivibilità ambientale non sono più soli.

L'estensione del contrasto alla politica della Giunta estense, della SESA e della Giunta regionale, che non si è mai adoprata in difesa degli abitanti di Este, si estende a tutti i comitati ambientalisti del Veneto. 
Questa la novità di una manifestazione che segna una svolta nella azione politica ambientalista nel Veneto.

Giovanni Fazio




venerdì 6 dicembre 2019

EFFETTI DELETERI DEI PFAS SU GRAVIDANZA E SVILUPPO SESSUALE



I RISULTATI DELLA RICERCA SCIENTIFICA DELL'UNIVERSITA' DI PADOVA

la recente pubblicazione degli effetti deleteri dei PFAS sulla gravidanza e sullo sviluppo sessuale di feti da parte dell'equipe del prof Foresta dell'Università di Padova mette a nudo l'assoluta assenza di prevenzione che la Regione Veneto avrebbe dovuto applicare per le giovani coppie e per le gravide mentre tutt'ora mancano protocolli in merito.

Si tratta di una inadempienza gravissima, e non certo l'ultima, da parte di chi avrebbe dovuto da tempo prendersi cura dei nascituri, ben sapendo quali nefasti effetti abbiano queste sostanze sulla gravidanza.

È del 17 novembre del 2016 la circolare interna del direttore generale Area Sanità e Sociale dott. Domenico Mantoan che informa gli assessori alla Sanità Luca Coletto, Ambiente Giampaolo Bottacin, Caccia e Pesca Giuseppe Pan e il presidente della Provincia di Vicenza Achille Variati delle patologie correlate alla contaminazione da PFAS.

Il documento elenca la poli-abortività, la pre-eclampsia, bambini nati fortemente sottopeso, bambini malformati, bambini nati morti, per citarne alcune.

Da quella data abbiamo atteso inutilmente che fossero prese immediate misure di prevenzione per la natalità.

 Nessuno degli attori in questione, né il dott. Mantoan, né i destinatari della circolare hanno preso la benché minima misura di prevenzione per tutelare gravide e nascituri.

     
    Invano da queste pagine abbiamo continuato a chiedere che a tutte le donne gravide del Veneto fosse applicato un protocollo che prevedesse un esame del sangue per accertarne il grado di contaminazione, invano abbiamo chiesto che alle giovani coppie che intendono avere un figlio si facesse un esame per prevenire gravidanze infauste.


  l'impossibilità, da parte delle donne, di prendere le necessarie precauzioni ha determinato l'aumento delle suddette patologie nelle aree fortemente contaminate, ma non sappiamo quali fossero le condizioni delle madri che hanno avuto le stesse patologie in diverse aree del Veneto poiché nessuno si è peritato di controllarne il grado di contaminazione da PFAS.

        
L'Istituto Superiore di Sanità, nel suo ultimo report sul monitoraggio degli alimenti prodotti nella "Zona Rossa", ha evidenziato la presenza di prodotti altamente inquinati (Latte, uova, carne bovina, verdure) in alcune aziende. 

Gli allevatori e gli agricoltori che mangiavano i cibi da loro prodotti presentavano contaminazione da PFAS molto più elevata del resto della popolazione della stessa zona di residenza. La contaminazione dei cibi è dovuta al fatto che queste aziende traggono l'acqua da pozzi inquinati.

         L'Istituto Superiore di Sanità ha attribuito l'aumentata contaminazione all'assunzione dei cibi, oltre che all'assunzione dell'acqua dei pozzi.

Tale fenomeno è confermato dall'EFSA (Ente Europeo per le Sicurezza Alimentare)



Ci chiediamo, come fa una donna in gravidanza a evitare cibi che contengono PFAS?

Come fa una donna in gravidanza a sapere se il suo sangue è pieno di PFAS o no se non può effettuare gli esami nemmeno a pagamento?


Come fanno due giovani sposi a sapere se possono procreare un bambino senza rischi se non possono fare gli esami del sangue nemmeno a pagamento?

Come fa una mamma a dare un ovetto al suo bambino di quattro anni senza correre il rischio di avvelenarlo con dosi altissime di PFAS?




QUESTO è LO STATO DI GRANDISSIMA INCERTEZZA IN CUI SONO STATI LASCIATI TUTTI I CITTADINI DEL VENETO.

Zaia e i suoi continuano a nascondere la polvere sotto il tappeto.

 Tutti abbiamo il diritto di potere effettuare gli esami del sangue per conoscere la nostra situazione, ma i laboratori sono stati monopolizzati dalla Regione e nessuno può accedervi, tranne coloro inclusi nel piano di monitoraggio.

Ma questo non basta. La Miteni ha dichiarato di avere sostituito, dal 2005, la produzione di PFOA e PFOS con perfluorati di nuova generazione: il Gen X e il C6O4. Tali sostanze non rientrano in quelle cercate dall'ARPAV nei nostri acquedotti.

 VI SIETE CHIESTI IL MOTIVO DI CIÒ?


Oltre al PFOA, ben presente nell'acquedotto di molti comuni, compreso quello di Arzignano, quali altri veleni, non cercati, e perciò non trovati, ci fanno bere i nostri governanti?

Anziché ritirare dal commercio i prodotti inquinati la Regione apre un ulteriore studio (durata 2 anni: intanto …) si fa così anche con le cavie.