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domenica 25 marzo 2018

LEGNAGO CONVEGNO ISDE SUI PFAS




Ieri, 14 marzo 2018, ospite della Sala civica del comune di Legnago, si è tenuto un convegno sull’inquinamento da PFAS nella Regione Veneto e nel Veronese, organizzato dall’ISDE.

Oltre ai medici dell’ISDE (Associazione medici per l’Ambiente) erano presenti i protagonisti delle lotte contro l’inquinamento da PFAS, rappresentanti di molte delle associazioni che in questi anni hanno messo in evidenza il fenomeno e hanno lottato e continuano a lottare per ottenere dalle istituzioni soluzioni urgenti ed efficaci.

Nella locandina sono leggibili i nomi dei partecipanti e l’ampiezza del dibattito che aveva l’obbiettivo di fare il punto sull’insieme delle questioni, mediche, ambientali, politiche, amministrative, sanitarie e legali relative al grave fenomeno.

Tra le altre, particolarmente degna di nota la relazione della dottoressa Elisa Dalla Benetta, medico di famiglia. Il suo intervento dimostra quanto possa fare un medico di famiglia rispetto alle malattie che derivano dalla contaminazione da PFAS. In particolare la dottoressa ha parlato dell’aumento dei tumori della tiroide, e degli aborti ripetuti causati dai PFAS.

Sarebbe stato utile se al convegno avesse partecipato il sindaco dott. Giorgio Gentilin per ascoltare dalla viva voce della dottoressa  quante pazienti siano andate incontro ad interruzioni della gravidanza tardive e come questi aborti abbiano colpito esclusivamente bambini di sesso maschile.

Il motivo è da attribuire alla estrema somiglianza di alcuni PFAS con il testosterone, ormone maschile e all'azione che esplicano sul feto maschile durante la gestazione.

 Sarebbe stato importante la presenza del sindaco di Arzignano per ascoltare dalla viva voce degli esperti il danno esercitato dagli interferenti endocrini ai bambini nella fase dello sviluppo.

Infine sarebbe stato utile per lui, e di conseguenza per tutti noi, l'ascolto della relazione del rappresentante dell'Istituto Superiore di Sanità  che ci ha spiegato che il "livello di performance"  è una misura che riguarda le possibilità tecnologiche di abbassare la presenza di una certa sostanza tossica in un acquedotto ma che i limiti, così determinati dalle istituzioni, non danno nessuna garanzia di sicurezza, rispetto alla contaminazione e ai suoi effetti, tanto è vero che questi limiti, adottati a livello dei vari paesi, vengono continuamente riveduti al ribasso man mano che la tecnologia ne consente l'abbassamento. 


Sono infatti questi i motivi per cui

CHIEDIAMO CHE VENGA DATA AI BAMBINI NEGLI ASILI , NELLE MENSE SCOLASTICHE E ALLE DONNE GRAVIDE, ACQUA TOTALMENTE ESENTE DA PFAS.

Non sono mancate le critiche per l’organizzazione della sanità regionale, in alcuni casi non in grado di fornire adeguate risposte ai cittadini e ai medici.

Di estremo interesse l’intervento del Dott. Enzo Merler medico del lavoro ed epidemiologo che ha relazionato sulla salute dei lavoratori della Miteni e sul riscontro epidemiologico dell’aumento statisticamente significativo di molte patologie correlate ai PFAS tra i lavoratori e del 50% di morti precoci rispetto al campione regionale.

Ringraziamo, tra gli altri, il dott. Vincenzo Cordiano, presidente regionale della ISDE, la dottoressa Marina  Lecis, il dott. Franco del Zotti e gli avvocati Giorgio Destro e Edoardo Bortolotto per un convegno di estremo interesse che segna una ulteriore tappa importante sulla conoscenza delle patologie correlate all’inquinamento da perfluorati e su quanto sia possibile fare per combatterle e prevenirle.

Giovanni Fazio




lunedì 19 marzo 2018

STANZIATI DALLA REGIONE 270 000 EURO GENTILIN “PUNTIAMO AL LIMITE ZERO”


MA NON PER ARZIGNANO.

Giorgio Gentilin, dimenticando di essere il sindaco di Arzignano, annuncia trionfalmente alla stampa un investimento complessivo di 600.000 euro che sarà stanziato per migliorare la centrale idrica Natta di Montecchio Maggiore.

E ARZIGNANO?


“«La stazione di filtraggio alla centrale idrica Natta che serve Brendola e Montecchio - spiega il consigliere delegato di Acque del Chiampo Andrea Pellizzari - darà una maggiore sicurezza con l'approvvigionamento di acqua filtrata verso l'obiettivo zero pfas.”

Scrive il Giornale di Vicenza di ieri 17 marzo “Obiettivo "zero pfas" già raggiunto a Brendola e Lonigo, nella cosiddetta zona rossa, ma che Acque del Chiampo sta cercando di rafforzare anche negli altri comuni, dove comunque i perfluori alchilici sono in diminuzione e sotto i limiti previsti”

E aggiunge Difficile ipotizzare il via ai lavori, dopo il definitivo si dovrà procedere con l'esecutivo, l'approvazione degli enti e la gara d'appalto ma l'iter potrebbe essere velocizzato dalla nomina del Commissario straordinario per l'emergenza pfas prevista nelle prossime settimane dal Consiglio dei Ministri.”

Siamo contenti del fatto che i nostri vicini di casa Montecchiani avranno, non si sa bene quando, una stazione di prelevamento acqua filtrata.
La chiedono da un pezzo e, finalmente, pur non facendo parte della zona rossa, vedono uno stanziamento di fondi destinati a migliorare la qualità dell’acqua del loro acquedotto.

Gentilin con orgoglio declama la sua nuova campagna ZERO PFAS per tutti, ma non per gli Arzignanesi, per i quali, al momento, non c’è nemmeno l’ombra di stanziamenti per migliorare la qualità dell’acqua.

Per giustificare l’intervento si è detto in altra sede che l’acqua del pozzo Natta era troppo inquinata;
 infatti l’ultima analisi di acque del Chiampo ci dà:

28 nanogrammi di PFOA/litro e 6 nanogrammi della somma degli altri PFAS.

Se andiamo a controllare i dati dei pozzi di Canove dove pesca Arzignano troviamo, nello stesso periodo dell’anno:

 39 nanogrammi/litro di PFOA e 5 della somma di altri PFAS.
ARZIGNANO CANOVE PFOA = 39 ng/l





MONTECCHIO NATTA PFOA = 28 ng/l








































Ci continuiamo a chiedere come mai il sindaco di Arzignano tranquillizzi scuole e asili sull’acqua “che è dentro i limiti” e si preoccupa per quella dei montecchiani che ha valori molto più bassi. 

Le immagini che pubblichiamo testimoniano il fatto che i pozzi di Canove sono più inquinati del pozzo Natta ma per l’acqua degli arzignanesi non ci sono stanziamenti in vista.



Inoltre ricordiamo che per Lonigo e zona rossa il limite da non superare per il PFOA è di 40 nanogrammi/litro
per Arzignano, invece è di 60 nanogrammi /litro

Nel frattempo continuiamo a raccomandarvi di non bere l’acqua del rubinetto per i motivi già detti mille volte nei precedenti post, e soprattutto non datela ai vostri bambini.






Gli amici di CiLLSA e del “Comitato ZERO PFAS Agno Chiampo” si incontreranno lunedì 26 marzo ore 19.45  alla pizzeria Due Forni di Arzignano, insieme a tutte le persone interessate che vogliono far valere i propri diritti, per avere anche ad Arzignano acqua non contaminata dai PFAS  e ottenere quello che viene dato ai cittadini dei comuni vicini:

1)uno screening a campione, gratuito, della popolazione per conoscere lo stato della contaminazione;

2)acqua non contaminata ad asili mense scolastiche e donne gravide;
filtri anche per il nostro acquedotto (come misura protettiva transitoria);

3)allacciamento a fonti o acquedotti non contaminati.

4)Chiediamo che Acque del Chiampo inviti, in un pubblico incontro con la cittadinanza, Davide Sandini per l’illustrazione di un ottimo progetto, da lui stesso redatto, di approvvigionamento di acque pulite che ha un unico difetto: è molto economico e di facile fattibilità.

Giovanni Fazio

NB: 
Tutto ciò che pubblichiamo è ampiamente documentato.






mercoledì 14 marzo 2018

PFAS NELL’ACQUEDOTTO DI ARZIGNANO




INTERROGAZIONE DI CRISTINA GUARDA e SENTENZA DEL TRIBUNALE SPECIALE DELLE ACQUE.

Il cerchio di omertà attorno ad Arzignano comincia a sfaldarsi per non dire che va completamente a pezzi.

Ricordiamo a tutti che la città della concia non è stata inserita in nessuna delle zone contaminate; né rossa, né arancione, né altro.
Semplicemente Arzignano, la città i cui pozzi di presa dell’acquedotto sono i più vicini alla Miteni, non esiste.

Il sindaco Gentilin si è dato un gran da fare per rassicurare i cittadini che l’acqua che beviamo è pura acqua di fonte, gridando ai quattro venti che si tratta di acqua oligominerale e negando acqua non contaminata ai bambini dell’asilo, elle mense scolastiche e alle donne gravide.

Arzignano, sulla mappa dell’inquinamento non esiste.

Adesso, dopo mesi di polemiche, interviene la consigliera Cristina Guarda, che ringraziamo per avere portato le nostre istanze al Consiglio Regionale.

L’”operazione omertà” messa in atto da persone con la coda di paglia comincia a scricchiolare.

Il tentativo di distrarre l’attenzione pubblica dal distretto conciario è definitivamente fallito.

Il ricorso del consorzio A.Ri.C.A. al Tribunale Superiore delle acque Pubbliche ha costretto la Regione Veneto a riconoscere che

I composti perfluoroalchilici (PFAS) sono utilizzati in numerosi prodotti chimici usati nei cicli di lavorazione, in modo trasversale ai vari comparti produttivi, quali ad esempio quelli utilizzati per dare alle pelli caratteristiche di idro–oleo repellenza, …. con diverse formulazioni, vista la loro elevata capacità tensioattiva e la notevole flessibilità d’uso. Ad esempio nel settore della concia si usano polimeri poliflorurati, i quali possono risultare precursori di composti PFAS in particolari condizioni. Per tali composti è spesso auspicabile procedere verso una loro sostituzione.”


Viene pertanto riconosciuto l’ampio uso di perfluorati usati in alcune aziende del distretto concia di Arzignano. Il tribunale  impone alla Regione la adozione di alcune misure necessarie a preservare il Fratta Gorzone dall’inquinamento da PFAS, proveniente dal dotto A.Ri.C.A. che raccoglie i reflui di 5 depuratori tra cui quello di Arzignano.

Ecco in sintesi le misure che dovranno essere adottate previste dal   

CRONOPROGRAMMA della Regione.

Si propone quindi di adottare le seguenti azioni, che per comodità si potranno definire comunque come MTD, sia di tipo operativo che gestionali, che necessariamente dovranno essere adottate a livello delle attività produttive interessate da flussi di sostanze PFAS:

1) Filtrazione su carboni attivi delle acque di falda prelevate ad uso
produttivo, con rilevazione periodica dell’efficienza del sistema e calcolo del
quantitativo di sostanze filtrate.

2) Analisi di dettaglio dei flussi produttivi, al fine di procedere alla
segregazione, ove possibile e ragionevolmente operabile, dei flussi di scarico
contaminati da PFAS prima che gli stessi si miscelino con altri flussi di reflui
produttivi e non. Ciò con la prospettiva di sottoporre i flussi segregati, nel caso
gli stessi siano ragionevolmente ridotti in volume, a trattamento e smaltimento
separato. Il tutto nei tempi tecnici più brevi possibili.

3) Analisi di dettaglio, in tutti i flussi in ingresso nelle filiere produttive, di
tutti i prodotti chimici, dei semilavorati, nonché dei prodotti derivanti dai
processi, al fine di individuare e quantificare le sostanze PFAS presenti nei vari
cicli e programmarne ove possibile la sostituzione ovvero l’eliminazione.

4) Approfondimento di esperienze sul campo, studi, ricerche applicate, sia
sui processi produttivi che sulla depurazione dei reflui.”


 Prendiamo atto del nuovo decreto della Regione che adotta un cronoprogramma con cui si impegna a ridurre in maniera significativa la presenza dei PFAS negli scarichi del depuratore ma anche in quelli delle aziende.


Adesso che il segreto di Pulcinella è stato svelato ufficialmente, è giusto nei confronti della popolazione di Arzignano inserire la città nella mappa dell’inquinamento e adottare alcune misure urgenti, come quella di adottare i filtri per il nostro acquedotto, rifornire di acqua non contaminata bambini e donne gravide, effettuare anche ad Arzignano uno screening gratuito della popolazione per accertare il grado di contaminazione avvenuto.

Chiampo PFOA = 4
Arzignano PFOA = 46
L’acqua che beviamo ad Arzignano non è per niente uguale a quella che il signor sindaco beve nella sua casa di Chiampo, come testimoniano i dati delle analisi di Acqua del Chiampo.




PRETENDIAMO PER NOI, PER I NOSTRI FIGLI E PER TUTTI I CITTADINI DI ARZIGNANO QUEI DIRITTI CHE CI SONO STATI NEGATI!
È ora di voltare pagina.

Giovanni Fazio


Per chi volesse approfondire link dei documenti originali






martedì 6 marzo 2018

Chi non sa riconoscere il vento della rivolta perderà per l’ultima volta il treno della storia.





























Fiumi di parole, per lo più provenienti dall’oltre tomba politico, invadono le pagine dei quotidiani.

Si tratta di opinionisti che vogliono interpretare il presente che ha rotto ogni paradigma con il passato con gli strumenti inadeguati del rottame ideologico della narrazione neo liberista.

Chi fino al quattro marzo ha guardato il mondo da dietro le lenti deformanti del pensiero unico si trova smarrito davanti ad un vero e proprio fenomeno di massa: il rigetto liberatorio della vecchia politica piena di ipocrisie, luoghi comuni e rifiuto istintivo delle “riforme”.

Il coretto degli opinionisti e dei politici non ha mai specificato che non di riforme si trattava ma di controriforme che in pochi anni hanno spazzato via il diritto al lavoro, alla salute, alla pensione e alla istruzione.

Abbiamo assistito, ad un attacco micidiale allo stato sociale come non si era mai visto fino ad ora, il tutto declamato con i toni rudi del precedente presidente del consiglio o con quelli modesti da cane bastonato di Gentiloni.

 In questo clima di privatizzazioni selvagge, mentre il paese andava allo sfascio, si giustificava la necessità delle controriforme per combattere un mostruoso debito pubblico, scegliendo la strada inaugurata dalle lobby europee in Grecia, dove tutto è stato svenduto all’avidità delle multinazionali della rapina europea.

Ultimo boccone sono stati tutti gli aeroporti greci, ingoiati in un sol colpo dalle banche tedesche.

La legge del profitto e della cosiddetta crescita ha pervaso la mente di chi governava.


E’ stato così che un ministro della “sinistra” ha ritenuto che il patrimonio culturale del paese non fosse tale se non produceva profitto.
 Il metro mercatista è stato quello con cui sono stati misurati tutti i valori etici, morali e ideali di una intera nazione. 

Ogni cosa, secondo la religione del pensiero unico, ha valore se monetizzabile o scambiabile, se può essere ridotta ad oggetto e quindi comprata o venduta.


Il primo valore fondante della nostra costituzione, il lavoro, grazie alle riforme introdotte dalla “sinistra” al governo, è stato trasformato in merce.

 Un esempio locale di come si sia ridotto il lavoro ce lo dà, sul Giornale di Vicenza, la UILTEC

Crescono gli impiegati della concia, settore trainante dell'Ovest Vicentino.
 La differenza tra nuovi assunti e rapporti di lavoro cessati nel corso del 2017 dà infatti un risultato positivo, con 220 contratti in più.
 Entrando nel dettaglio, nel 2017 il comparto contava 11.665 contratti di cui 9475 in somministrazione, ossia brevi con agenzie, 1160 assunti a tempo determinato, 730 a tempo indeterminato e 300 apprendisti.”

La UILTEC e il Giornale di Vicenza esultano per quelli che non si chiamano più posti di lavoro ma “contatti” dove su 11.665 lavoratori solo 730 sono a tempo indeterminato (che poi, grazie all’abolizione dell’art. 18 dello statuto dei lavoratori, rientrano anche essi nel precariato).

Di questo tipo di occupazione si è gloriato recentemente il Presidente del Consiglio Gentiloni, facendosene un merito. Ma di cosa stiamo parlando?





 Lavoro interinale, senza nessuna garanzia occupazionale, utilizzabile a piacere, quando serve, facendone a meno quando c’è un po’ di molla.
Una condizione di lavoro dove non si può fare altro che ubbidire al capo e dire signorsì, qualunque sia l’ordine che viene impartito. 
Ma, proseguiva il premier, con quell’ aria da cane bastonato che piace tanto ai corifei della stampa nazionale, che non bisognava fermarsi ai risultati raggiunti ma bisognava proseguire nelle riforme. Riforme che consistono in ulteriori tagli alla spesa pubblica.

Dall’altra parte, quella dei beneficiati dalle riforme del lavoro, c’è un clima euforico.

 Scrive il Giornale di Vicenza :

  La “flessibilità” sul lavoro ha avuto il successo che ci si aspettavaSuperato il picco di settembre: +4,69% di prodotti con un nuovo record mai toccato negli ultimi 7 anni L'export vola: +6,23% extra-Ue e +5,45% in Europa
L'accelerazione continua.
La 138a indagine congiunturale di Confindustria Vicenza per il 4° trimestre 2017 certifica come l'anno scorso abbia segnato una svolta per l'economia berica: si conferma un trend di crescita di rilievo. «Si chiude un anno con numeri straordinari, una crescita che avevo ribattezzato "da tigri asiatiche" e si conferma tale - commenta il presidente Luciano Vescovi -. Avevamo la percezione che questo andamento potesse reggere per tutto l'anno, ora i dati confortano queste impressioni. Siamo davvero soddisfatti: i risultati rimarcano la grande capacità delle nostre realtà, per lo più medie imprese, flessibili e fortemente votate al commercio con l'estero, di saper cavalcare al meglio l'onda della ripresa globale.
 Ora però abbiamo bisogno di essere messi nelle condizioni di proseguire su questa strada e per farlo abbiamo bisogno di stabilità a livello politico. La prima cosa che dovrebbe fare il nuovo governo, sempre che questa legge elettorale assurda permetta di comporne uno, è non fare confusione e lasciarci lavorare come sappiamo».                                                                                                                        



Si sa, i padroni non sono mai contenti e pretendono che li si lasci fare “come sappiamo”.
        

Da una parte i profitti del commercio estero ingrassano i conciari mentre dall’altra un esercito di operai precari, in gran parte di origine straniera, vivono al limite di pura sussistenza, senza nessuna certezza per il domani, senza diritti reali, in mano alle agenzie e ai capi.

Questa è appunto una immagine dell’Italia a due velocità e a due direzioni: una verso l’alto e l’altra sempre più in basso. Una che oltre ai profitti batte cassa agli sportelli generosi dello stato (“perché produce occupazione”) e l’altra che non sa dove sbattere la testa.

E’ contro questa immagine di una Italia a due velocità e a due direzioni che si è ribellata il 4 marzo la gran maggioranza dei cittadini.
Saluto pertanto con gioia un fenomeno politico che nobilita il nostro paese.

Restano ora davanti a chi è stato l’espressione politica di questa rivolta, compiti immani.

Il primo è quello di non farsi omologare dalla vecchia politica e dalle lobby di Bruxelles, dando un colpo di reni e rilanciando una politica estera dignitosa e non servile, come è stata quella che ha caratterizzato quella italiana di questi anni.

 Imporre ai vampiri della commissione europea l’obbligo di far valere per tutti gli stati le norme sull’accoglienza dei migranti, pena procedura di infrazione.

Nei confronti dei vari Kascinski, Orban e di tutti gli staterelli, compresa l’Austria, che si permettono di ignorare le regole, non solo del rispetto degli altri partner ma anche quelle della democrazia, un atteggiamento fermo sul rispetto degli obblighi comunitari.

 Nemmeno un euro a chi fa il furbo, pena la fuoriuscita dell’Italia dall’unione o la cacciata dei furbetti del quartierino europeo.

In politica estera i nuovi arrivati dovranno confrontarsi con le problematiche del debito pubblico e del livello insopportabile degli interessi (80 miliardi questo anno).


Dovranno confrontarsi con le regole sulla emissione della moneta, sulla necessità di un controllo federale e statale dell’economia attraverso banche pubbliche che mettano ordine nel caotico mondo della finanza privata e diano tutela e garanzia al risparmio e al credito.

Dalla salvaguardia dell’ambiente alla ricostruzione di una economia circolare che abbia al centro i servizi e il welfare, alla riscrittura dello statuto dei lavoratori.

Come l’uomo in rivolta di Camus la gran massa di coloro che fino ad ora sono stati ignorati e degradati pretende una palingenesi che non sarà un nuovo ordine ma, se tutti noi coopereremo al cambiamento, un nuovo umanesimo.

Noi ci auguriamo che così sia e che tutti gli uomini di buona volontà partecipino, anteponendo i bisogni importantissimi di milioni di donne, uomini e giovani alle ideologie, esaltando le differenze come valore aggiunto.

Come diceva una canzone degli Inti Illimani

“ Porqué esta ves no se trata
De cambiar un presidente.
Serà el pueblo que costruja
Un Cile bien diferente.”







Giovanni Fazio