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giovedì 30 marzo 2017

I CONTENITORI E LE POSATE DI PLASTICA SONO ASSOLUTAMENTE DA EVITARE PER IL DOCUMENTATO AUMENTO DEL RISCHIO DI TUMORI E MALATTIE DELL’APPARATO ENDOCRINO.

L’Eco istituto del Veneto ha posto la questione dell’uso delle stoviglie di plastica sotto il profilo dell’inquinamento ambientale.

Aggiungiamo noi che
 I CONTENITORI E LE POSATE DI PLASTICA SONO ASSOLUTAMENTE DA EVITARE  PER IL DOCUMENTATO AUMENTO DEL RISCHIO DI TUMORI E MALATTIE DELL’APPARATO ENDOCRINO.


Questi sono i motivi per cui chiediamo come CiLLSA e come ISDE di evitarne l’uso nelle mense scolastiche e negli asili nido.

E’ giunto il momento di APPLICARE IL PRINCIPIO DI PRECAUZIONE e di tutelare la salute dei bambini.

Il bisfenolo A (BPA) è un perturbatore endocrino di sintesi molto comune, usato prevalentemente in associazione con altre sostanze chimiche per produrre plastiche e resine.

 Il BPA lo troviamo per esempio nel policarbonato, un tipo di plastica rigida, trasparente e altamente performante che viene utilizzata anche per i recipienti di uso ali­mentare come le bottiglie per le bibite con il sistema del vuoto a rendere e le stoviglie in plastica (piatti e bicchieri).

Come ammesso ufficialmente dalla stessa EFSA, piccole quantità di BPA possono migrare nei cibi e nelle, bevande conservate nei materiali che lo contengono.



La capacità del bisfenolo A di produrre gli effetti tipici degli estrogeni femminili è emersa in maniera inoppugnabile durante uno studio di controllo del 2009 sulle condizioni di salute di 230 operai cinesi in servizio presso una fabbrica di plastica di Shangai.

La ricerca ha dimostrato che gli operai contaminati da particelle di BPA durante le fasi di lavorazione della plastica hanno un'incidenza di disfunzioni sessuali quattro volte superiore al normale, mentre studi precedenti avevano già associato 1 esposizione alla sostanza con l'aumento di rischio di tumore alla prostata e al seno, oltre a problemi al feto e sterilità.

Il Bisfenolo A, che è uno dei componenti principali delle stoviglie usa e getta, ha tutte le caratteristiche dei perturbatori endocrini, migra negli alimenti e produce tumori e alterzioni gravi del sistema endocrino umano.

Pertanto questo è un motivo in più per non usare le stoviglie di plastica.


Giovanni Fazio

mercoledì 29 marzo 2017

BAMBINI TRA GUERRA E INQUINAMENTO

Mettetevi al posto di questp padre e di questa bambina
L’impegno di Donata in favore dei bambini del mondo non si ferma mai e richiama costantemente l’attenzione su questo che è uno dei più grandi drammi dell' epoca contemporanea.

 Sebbene la ricchezza del mondo sia notevolmente aumentata rispetto al passato e oggi saremmo in grado di sfamare agevolmente tutti i popoli del pianeta, l’uso che se ne fa è deleterio.

 Anche noi SIAMO COMPLICI dello sperpero e del danno, producendo armi ed esplosivi che, tra l’altro, vendiamo ipocritamente all’Arabia Saudita, che per anni ha finanziato l’ISIS.

 
E' un'immagine cruda. Ecco a cosa servono le nostre bombe.


Le nostre bombe cadono su Aleppo, su Mosul sulle città siriane ma anche sulle città martoriate dello Yemen.

Il mercato esulta e la gente muore.

Esportiamo bombe e carriarmati ma chiudiamo le frontiere a chi scappa dalle nostre bombe e dai nostri carriarmati.

Donata sta da sempre dalla parte dei bambini di tutto il mondo, anche quelli di casa nostra anche loro vittime del mercato.

E' a questa donna che chiudete la porta in faccia chiamandola clandestina

La MITENI inquina l’acqua ma nessuno provvede, malgrado i nostri reiterati appelli, 

A FORNIRE ACQUA NON CONTAMINATA DAI PFAS ALLE DONNE IN GRAVIDANZA,

A FORNIRE ACQUA INCONTAMINATA AGLI ASILI NIDO

A FORNIRA ACQUA INCONTAMINATA E ALIMENTI BIOLOGICI ALLE MENSE SCOLASTICHE.

Giovanni Fazio

martedì 28 marzo 2017

UNA PEDEMONTANA PAGATA COI NOSTRI SOLDI


Epifania della terra contro lo scandalo della Pedemontana
Pedemontana: 28 marzo, votazione del Consiglio Regionale sulla proposta della Giunta

In vista della votazione del Consiglio Regionale di martedì 28 marzo (ore 10.00) riguardante la proposta della Giunta per la ripresa e la conclusione dei lavori della superstrada a pagamento Pedemontana Veneta, rilanciamo qui di seguito analisi ed obiettivi del nostro comunicato del 14 marzo.           
  
Il nostro Veneto devastato dalla loro ingordigia

In merito alla soluzione escogitata dal presidente della Regione Luca Zaia per far ripartire i lavori della superstrada a pagamento Pedemontana Veneta, soluzione che verrà presentata in questi giorni al Consiglio Regionale per la sua approvazione, osserviamo quanto segue:

Il costo del pedaggio tra Montecchio Maggiore e Spresiano sarà di 15,82 euro per i mezzi leggeri e di 28,33 per i mezzi pesanti. Più del doppio di quello che si spende nell'autostrada A4.
Il concessionario SIS continuerà ad incamerare i pedaggi sino a coprire il cosidetto "canone di disponibilità" cioè 153 milioni di euro all'anno. L'eccedenza dei 153 milioni andrà alla Regione.

 Qualora però non si raggiungesse questa cifra sarà la Regione a ripianare la differenza.

Giocano con le nostre vite

Il "canone di disponibilità" cioè quanto per 39 anni (la durata della concessione) andrà alla SIS aumenterà progressivamente poiché esso è stato collegato all'inflazione ed ad un ipotizzato aumento del traffico rispetto la stima di partenza di 27.000 passaggi giornalieri.


Alla fine dei 39 anni la SIS conseguirà la cifra di 12,3 miliardi di euro.

I 300 milioni di euro per far ripartire i lavori della Pedemontana saranno pagati dai Veneti con una addizionale Irpef (tassa di scopo) riscossa dal 2019 in poi.

I 300 milioni servono per far ripartire i lavori. E poi? Siamo certi che la SIS troverà il credito per portarli a compimento? Potrà succedere che la SIS senza disponibilità finanziarie tornerà a rallentare i lavori. 

Il balletto delle cifre per i gonzi
La SIS infatti non ha l'obbligo di concludere la Pedemontana entro il 2020.

Nel 2013 quando Zaia sottoscrisse la 2° convenzione con la SIS (la prima fu firmata da Galan nel 2009) accettò anche questo punto che nella attuale proposta non viene messo in discussione. I 39 anni di concessione decorrono dal momento in cui la superstrada entra in funzione, sia quando sia!

I 27.000 passaggi giornalieri e i successivi aumenti sono un'ipotesi e non una certezza!

Per il Governo, per i ministri delle Infrastrutture e dell'Economia, per la Cassa Depositi e Prestiti ecc., che Zaia presenta come sostenitori della sua proposta, tutto ciò non costituisce un problema: basta pagare e la quadra si trova. 

Garantisce la Regione che imporrà tasse e tagli al Sociale.

Il concessionario SIS (famiglia Dogliani) senza fondi, senza finanziamenti, senza piano finanziario, ne esce in carrozza.




Tutto ciò è inaccettabile, l'unica soluzione rispettosa del Veneto e dei Veneti è la rescissione del contratto con la SIS, una radicale revisione del progetto, una Pedemontana pubblica e gratuita da Thiene a Spresiano.

Per il gruppo "Cittadini/e di Montecchio Maggiore contrari alla Pedemontana"

Daniela Muraro.




Riceviamo in questo momento e pubblichiamo il comunicato del Co.Ve.Pa.

Il CoVePA ha inviato formale diffida ad adempiere alla giunta e a tutti i consiglieri regionali che sono riuniti nel variare il bilancio della Regione Veneto per introdurre l'addizionale IRPEF.

 Questo intervento viene mascherato come una semplice modifica del documento di previsione economica e finanziaria, in realtà è un autentico aiuto pubblico e una modifica illegittima del contratto per salvare il concessionario della Pedemontana Veneta.

E' un atto che coinvolge la politica veneta nelle proprie responsabilità personali di chi la rappresenta negli organi istituzionali.


Lasciamo a Luca Zaia, alla sua squadra meditare sulle parole che abbiamo depositato, resta una questione aperta sul perché salvare i Dogliani in cambio di un referendum sulla autonomia taroccato proprio dagli interessi salernitano piemontesi dietro alla Pedemontana Veneta?



sabato 25 marzo 2017

GENTILIN FAI IL SINDACO E NON IL POMPIERE!




“Io svolgo il mio compito istituzionale da presidente del Consiglio di Bacino Valchiampo.
È documentato, l'acqua del rubinetto è perfettamente potabile, sia nelle zone bianche che in quelle rosse. Quello che mi preoccupa è l'allarme che si sta diffondendo sulla non potabilità.”
Il sindaco di Arzignano è tranquillo: si preoccupa solo dell’allarme che si sta diffondendo e non dei PFAS che si sono già diffusi.

“L’acqua del rubinetto è potabile”.

 Smentito platealmente dalla lettera inviata in ottobre dal direttore generale della sanità veneta dott. Domenico Mantoan agli assessori alla Sanità, Agricoltura e Ambiente nella quale avvertiva di un aumento di rischio di eclampsia, diabete gestazionale e nascita di bambini sottopeso, dati rilevati dal servizio epidemiologico della Regione.



Una cosa sono le parole “tranquillizzanti” un’altra i fatti che dimostrano la cialtroneria del modo in cui a tre anni dall’allarme si è agito fino ad oggi.
Ci sono alcune cose che Gentilin dovrebbe sapere:

1)  Le molecole perfluoroalchiliche non sono un prodotto naturale ma un artefatto umano. Pertanto né l’uomo, né gli animali né le piante riescono a metabolizzarle e, una volta ingerite, restano negli organismi viventi, compreso quello umano dai 10 ai 14 anni.



2)  Le molecole pertanto non venendo eliminate si accumulano nel sangue e negli organi, giorno dopo giorno.

3)  Le molecole sono trasmesse alle uova. Sono state trovate quantità ingenti in uova di gallina, e nei pesci fluviali della nostra provincia. (dati della Regione Veneto 2014)

4)  Una mucca beve circa 100 litri di acqua al giorno e, molte volte, si tratta di acqua estratta da pozzi e non dall’acquedotto. Sapendo che le falde sotterranee hanno livelli di PFAS molto elevati, quanti PFAS troveremo nel latte, nei latticini e nella carne dei vitelli?

 Perché dal 2014 in poi non è stata effettuata nessuna analisi sugli alimenti animali e vegetali derivati dalle zone inquinate dai PFAS?

5)  Le indagini epidemiologiche internazionali hanno messo in evidenza un significativo aumento di rischio per tante patologie
6)  In particolare è stato osservato un aumento dell’incidenza (numero di casi ogni anno) per
 a) Cancro del rene
b) cancro del testicolo (verificato anche a Lonigo)
c) cancro della prostata
d) linfoma non Hodgkin
e) alterazione della Tiroide
f) infertilità femminile
g) disfunzione del sistema immunitario nei bambini
h) aumento della pressione arteriosa, dell’omocisteina, infarti, ictus, morte per cause cardiocircolatorie.
i) riduzione del numero degli spermatozoi (soprattutto per coloro che hanno subito la contaminazione nell’utero materno durante la gestazione)
l) aumento dei casi di diabete e precocità di morte per diabetici.



7) negli USA la Dupont, responsabile dell’inquinamento del fiume Ohio, è stata condannata dall’EPA (ente per la protezione dell’ambiente) a 600 milioni di dollari e ha sborsato una ulteriore somma di svariate centinaia di milioni di dollari per risarcire le famiglie dei morti e degli ammalati a causa dell’ingestione dei perfluorati:

in Italia chi paga i danni fatti dalla Miteni?
Per ora solo gli utenti di acque del Chiampo con l’aumento delle bollette.

I COSIDDETTI LIMITI DI SICUREZZA
Nello stato del New Jersey il limite di tolleranza negli acquedotti è di 19 nanogrammi/ litro di PFAS totali
In Germania è di 100 nanogrammi /litro di PFAS totali
In Italia è di 2030 nanogrammi/litro di PFAS totali

Con l’aumento dei valori soglia abbiamo reso “potabile” l’acqua dei nostri acquedotti a costo zero (i gestori degli acquedotti e i politici regionali festeggiano) permettendo ad un sindaco come Gentilin di affermare senza vergogna che l’acqua è potabile anche nella zona rossa (salvo poi verificare i casi di pre eclampsia, di diabete gravidico e di nati sottopeso di cui sopra). 

Potremmo commentare questo ossimoro semplicemente come un conflitto tra numeri di tolleranza arbitrari e patologie reali.  

Ciò detto in maniera sintetica abbiamo chiesto sia come CiLLSA che come ISDE che

1)  venga fornita alle donne gravide che vivono nei territori inquinati acqua priva di PFAS proveniente da luoghi indenni

2)  che venga fornita acqua priva di PFAS e alimentazione biologica agli asili nido e alle mense scolastiche

3)  che venga fermata immediatamente la produzione di perfluorati e di qualunque sostanza appartenete alla categoria dei POP in attesa di decisioni più incisive da parte delle autorità istituzionali.

4)   che venga immediatamente effettuata l’analisi dei prodotti agroalimentari provenienti dai territori inquinati dai PFAS

5)  che venga posto all’ordine del giorno la costruzione di acquedotti che si alimentino in zone prive di PFAS per sostituire gli attuali acquedotti inquinati.

6)  che vengano posti limiti molto più restrittivi degli attuali agli scarichi industriali che, attraverso il condotto ARICA continuano ad inquinare le colture a SUD di Cologna Veneta. (radicchi e cavoli poi li mangiamo noi).

7)  che venga aperto un contenzioso con i responsabili del disastro ambientale (leggi MITENI) per recuperare l’immane danno economico causato dall’azienda.

Non siamo terroristi ma persone responsabili che parlano sulla base di DATI SCIENTIFICI INTERNAZIONALI (Conferenza di Madrid del 2015).

Anteponiamo la salute dei cittadini e soprattutto quella dei bambini al profitto di industriali senza scrupoli e di politici compiacenti.

E alle dichiarazioni di Giorgio Gentilin al Giornale di Vicenza rispondiamo che è ora di agire e di smetterla di fare un inutile quanto dannosissimo pompieraggio e che, almeno, abbia l’umiltà di partecipare alle azioni di protesta messe in atto dai suoi colleghi.


Giovanni Fazio















giovedì 23 marzo 2017

40 SINDACI MENO TRE SFILANO A LONIGO




Ieri pomeriggio 40 sindaci delle province di Vicenza e di Verona hanno sfilato silenziosamente a Lonigo, per richiamare l’attenzione delle autorità competenti sul dramma del disastro ambientale provocato dalla Miteni.
La sfilata dei primi cittadini con fascia tricolore era aperta dal sindaco di Vicenza Variati
Alla manifestazione mancavano emblematicamente i sindaci di Trissino, Arzignano e Montecchio Maggiore (i magnifici tre).

SABATO PROSSIMO 25 MARZO ALLE ORE 15.30
SAREMO PRESENTI CON IL NOSTRO GAZEBO
 AD ARZIGNANO DI FRONTE ALLA FONTANA DAFNE
PER PROGRAMMARE, INSIEME AI CITTADINI INTERESSATI,
 UNA AZIONE DEMOCRATICA DEI CITTADIN I DI ARZIGNANO
 E DEI PAESI LIMITROFI
 CONTRO LA COSTRUZIONE DI UN INCENERITORE
 DA 120 MILA TONNELLATE ANNUNCIATO DA ACQUE DEL CHIAMPO.
Ti aspettiamo al gazebo per ascoltare le tue proposte e accogliere la tua adesione al
 MOVIMENTO PER LA DIFESA DELL’ARIA CHE RESPIRIAMO.

Sarà presente anche il consigliere comunale Piero Magnabosco che potrà portare in Consiglio le tue eventuali proposte in merito.


Ti aspettiamo




mercoledì 22 marzo 2017

UN MEGA INCENERITORE DA 120 MILA TONNELLATE ANNUE AD ARZIGNANO



“L’inceneritore si farà”. Lo ha dichiarato pubblicamente l’amministratore unico di Acque del Chiampo, Serafin, in Consiglio comunale ad Arzignano dove era stato convocato su richiesta del consigliere Piero Magnabosco.

 Ancora una volta, malgrado le promesse elettorali di Gentilin, ci riprovano ma questa volta Serafin dichiara che le dimensioni dell’opera saranno molto più grandi dei progetti cassati in passato.

L’inceneritore che si vuole costruire, probabilmente accanto al depuratore di Arzignano, dovrebbe bruciare non solo le trentamila tonnellate di fanghi conciari della valle del Chiampo ma anche rifiuti provenienti da altre parti del paese, per un totale di 120 000 tonnellate anno. 


Il motivo di tale dimensione, addotto da Serafin, sarebbe quello che un impianto più piccolo non sarebbe economicamente efficiente.
E meno male che abbiamo un sindaco medico e anche pneumologo!


In tutta Europa, in ottemperanza agli impegni presi contro il riscaldamento climatico e per il miglioramento dell’aria, si sta attuando la raccomandazione della graduale dismissione degli impianti di smaltimento termico dei rifiuti. 




Ad Arzignano, in controtendenza, si dichiara bellamente, senza che l’amministrazione locale abbia minimamente consultato o semplicemente informato in una pubblica assemblea la cittadinanza,  che ci si appresta a operare scelte che, se realizzate, peserebbero per almeno trenta, quarant’anni sulla salute dei cittadini, già ampiamente compromessa e minacciata da altre forme di inquinamento ambientale, non ultima quella dei PFAS con cui sono state inquinate le falde idriche dalla Miteni.

PRODUTTORI DEL CUOIO DI PONTEDERA

Mentre in Toscana le fabbriche del cuoio marciano a rapidi passi verso “RIFIUTI ZERO” qui si ignorano tutte le misure che vanno dagli interventi sulla catena produttiva, al riciclaggio dell’acqua, ai recuperi del cromo e di altri elementi e alla separazione dei fanghi nelle varie fasi della lavorazione che consentirebbe il recupero e riutilizzo di una enorme massa di materiale scartato prima della vera e propria concia.

L’aria che respiriamo è di tutti e non accettiamo che, per calcoli meramente speculativi di poche persone, sia compromessa irreparabilmente.

Noi pensiamo soprattutto ai bambini, ai piccoli abitanti di questa terra martoriata dall’inquinamento, che hanno diritto di non ammalarsi e di non respirare, bere e mangiare veleni sotto varie forme.





E’ molto probabile che i veleni che alcuni decenni fa alcuni industriali poco scrupolosi, conniventi con gli uomini della camorra, spedirono nella “Terra dei fuochi” in provincia di Caserta, ritornino alla base sotto forma di “eco balle” per essere bruciati e restituiti ai nostri polmoni.

 Dante la chiamerebbe “La legge del contrappasso” cioè la condivisione di tumori, leucemia e ogni altro genere di malanno con i disgraziati cittadini del Casertano.
Grazie dottor Gentilin.


Giovanni Fazio

Nota: Nella gestione dei rifiuti gli inceneritori sono impianti principalmente utilizzati per lo smaltimento dei rifiuti mediante un processo di combustione ad alta temperatura (incenerimento) che dà come prodotti finali un effluente gassoso, ceneri e polveri.

Negli impianti localizzati nei paesi sviluppati, il calore sviluppato durante la combustione dei rifiuti viene generalmente recuperato e utilizzato per produrre vapore, poi utilizzato per la produzione di energia elettrica o come vettore di calore (ad esempio per il teleriscaldamento). Questi impianti con tecnologie per il recupero vengono indicati col nome di inceneritori con recupero energetico, o più comunemente termovalorizzatori. In particolare tutti gli impianti attualmente in funzione in Italia prevedono il recupero del calore, cosa peraltro imposta dalle normative in materia già a partire dal 1997. Anche il termine "gassificatore" è un sinonimo di inceneritore, in quanto assolve, attraverso tecnologie differenti, lo stesso compito.

Abbiamo pubblicato la seguente nota affinché nessuno possa accusarci di prendere fischi per fiaschi: un “termovalorizzatore” è di fatto un inceneritore. il recupero energetico non ne altera la natura. 





lunedì 13 marzo 2017

CRESPADORO CONTRO CENTRALINE: UN ALTRO SUCCESSO DEI CITTADINI E DELLA LORO SINDACA.


Ultim’ora: ci ha raggiunto ieri sera il messaggio della sindaca di Crespadoro: 

“Buongiorno, sono Emanuela Dal Cengio e volevo darvi notizia che a Crespadoro i privati hanno rinunciato a un'altra centralina idroelettrica. In progetto ce n'erano 8 ora siamo a 4. La forte opposizione dell'amministrazione sta dando i suoi frutti! Grazie anche a tutti voi:”

Il messaggio parla da sé ed è uno stimolo per tutti noi a continuare questo duro impegno contro la devastazione del nostro territorio da parte di imprenditori senza scrupoli e di una legislazione che li favorisce vergognosamente.

Anche noi ringraziamo la sindaca per l'impegno con cui si sta battendo in difesa dei diritti dei suoi cittadini. 
Da lei dovrebbero prendere esempio altri sindaci che hanno addirittura agevolato lo scempio del parco del GUA' e messo a rischio il territorio di Tezze.

Ringraziamo anche quei cittadini di Crespadoro che si sono dati tanto da fare , raccogliendo le firme e invitando la CiLLSA ad intervenire in difesa del torrente Chiampo che non è solo di Crespadoro ma di tutti gli abitanti della vallata. Tra questi ricordiamo Pio e Gabriella.

Ancora una volta rivolgiamo il nostro appello a tutti i cittadini perchè si mobilitino in difesa del prorio territorio, dell'ambiente, della bellezza della natura contro ignobili speculazioni e i disastri provocati dalla politica della Regione Veneto.

Giovanni Fazio

giovedì 9 marzo 2017

OTTO MARZO CONTRO I DIRITTI NEGATI

Ieri si è svolta a Vicenza una bella manifestazione organizzata dalle donne per un otto marzo che non fosse una commemorazione spenta o una cena con le amiche ma una vera e propria giornata di lotta contro la violenza sulle donne, i femminicidi, le discriminazioni sul lavoro,  le inammissibili disparità salariali rispetto ai maschi, lo sfruttamento sessuale, il mobbing e l’aggressione al welfare da parte di una Europa che si preoccupa solo di rimpinguare le sue banche con i nostri soldi, tagliandoci sanità, asili, scuole, mense, trasporti e pensioni.
 La lotta delle donne acquista quindi una valenza politica a tutto tondo sui diritti che non sono solo loro ma anche dei nostri bambini e dei nostri vecchi.  
Le donne sono le nostre mamme, le nostre mogli, compagne, fidanzate e le nostre figlie. Il mondo le tratta malissimo e le umilia anche con la disoccupazione e il lavoro precario.
A Vicenza, dove ho manifestato insieme a loro, c’erano anche delle donne mussulmane, residenti in Italia da molti anni, che si sono aggiunte al corteo con i loro slogan.
 C’erano anche degli insegnanti e presidi che manifestavano per una legge democratica e popolare su una scuola che parta dal basso, la LIP che sarà presto portata dai cittadini in parlamento. Anche il mondo della scuola quindi si è immedesimato con le problematiche della donna ritenendo che in esso l’universo femminile dà un apporto insostituibile sotto diversissimi aspetti.
Vi do alcune foto della manifestazione, bellissima, coloratissima, e intelligente con le riflessioni e gli obiettivi scanditi, come in una via crucis laica, durante le fermate del corteo.
Ancora, soprattutto nel Veneto si assiste al diritto negato della interruzione di gravidanza a causa della cosiddetta “obiezione di coscienza” che, ancora una volta, colpisce la donna, vittima di un disservizio voluto che nel caso specifico possiamo anche definire abiezione di coscienza poiché la sanità pubblica non può obbedire alla sharia degli ipocriti ma solo alla legge dello stato laico e democratico.

Giovanni Fazio




domenica 5 marzo 2017

GENTILIN A SUA INSAPUTA SCAMBIA UN CANALE CON UNA ROTONDA

Al nostro sindaco adesso viene il dubbio che con l'inutile bacino di Trissino pieno, la falda a Tezze si alzi.

 Quando glielo abbiamo detto più volte negli scorsi anni ha sempre detto che no, non ci sarà nessun problema. 

Ancora nel 2014 aveva anche garantito che il canale scolmatore di Tezze era cosa praticamente fatta, adesso si scopre che non solo non ci sono i soldi ma non si sa neanche se ci saranno. 

Tanto per darvi un'idea dell'improvvisazione e dell'incapacità generalizzata non è stato mai fatto nessuno studio sull'impatto che avrà il bacino sulla falda e il comune non l'ha mai chiesto. 

Piero Magnabosco
Aggiungiamo anche che a 500 metri di distanza stanno realizzando anche la nuova autostrada pedemontana e neanche per questa è stata fatta una valutazione di impatto sulla falda, meno che meno per le due opere insieme.


Io mi auguro sinceramente che a Tezze vada tutto bene ma se non ci saranno allegamenti sarà pura questione di fortuna e di casualità non certo per la prevenzione nulla di amministrazioni totalmente avulse e impegnate in non si sa cosa.

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Piero Magnabosco






Davide Sandini
Scrive Davide Sandini in una e-mail inviata al sindaco di Arzignano, stampa e altri interessati:

In riferimento all'articolo sul Giornale di Vicenza del 22.02.2017, riguardo alla costruzione di un canale scaricatore dell'acqua di falda che dovrebbe aggirare ad Est il paese di Tezze, di cui cito una parte:


«Nel progetto del bacino di laminazione di Trissino e delle opere collegate, spesa complessiva di 23 milioni di euro, l’intervento non è previsto - spiegano al Consorzio Alta Pianura Veneta – e non è finanziabile con i fondi ordinari. Dovrà valutare la Regione se individuare le risorse per realizzare il canale».
«L’invaso sta per essere completato a tempo di record - conclude il sindaco – e potrebbe essere operativo in parte già a fine di quest’anno. Ci aspettiamo quindi in tempi ragionevoli un confronto con Alta Pianura Veneta sulla possibilità di individuare le risorse per finanziare anche il canale scolmatore».


Faccio gentilmente notare al Sig. Sindaco Giorgio Gentilin, che tale canale era previsto nel progetto definitivo depositato al comune di Arzignano dal Consorzio di Bonifica "Riviera Berica", poi diventato "Alta pianura Veneta":

 i documenti dovrebbero essere ancora in archivio al comune di Arzignano dove li ho consultati io stesso 10 anni fa piu' o meno.
 Ne ho anche scritto nel mio libro "Opere di pubblica inUtilità" a pagina 115-116 della ultima versione. Il libro in formato elettronico puo' essere richiesto gratuitamente via e-mail a: davide@tatanka.it

Il progetto includeva un fascicolo denominato (vado a memoria) "Opere di compensazione", nel quale era riportato il tracciato del canale simile a come lo descrive il sindaco.
In fase di firma della convenzione, credo che tale opera sia stata soppressa in favore della sola nuova rotatoria di Madonnetta, e quindi la mancanza del finanziamento, dell'inserimento dello stesso nel progetto esecutivo e della realizzazione dell'opera, credo siano unicamente responsabilità della attuale amministrazione.

Allo stesso tempo ricordo al sig. Sindaco che mentre si discuteva se fosse opportuna la realizzazione del bacino, lo stesso Gentilin in pubbliche riunioni rassicurava la popolazione di Tezze, preoccupata per l'innalzarsi del livello di falda, dicendo che il bacino avrebbe eliminato il problema dell'allagamento dei seminterrati. Credo esistano anche filmati di questo.

Sulla base di quanto sopra, mi preme di far notare:
La costruzione di un simile canale non eliminerebbe il problema degli allagamenti nel centro di Tezze, essendo la provenienza dei flussi di falda in quel punto maggiormente originata dall'alveo del Guà che non dai flussi provenienti dalla parte superiore della valle.

Zaia inaugura le opere

La costruzione di questo canale drenerebbe invece proprio questi flussi, e forse potrebbe fare deviare il flusso di inquinanti che si genera sotto la Miteni di Trissino, e portarli verso il centro della valle, in comune di Arzignano e Montecchio, nel reticolo superficiale.

 Una tale evenienza dovrebbe essere evitata assolutamente e l'effetto di una simile opera dovrebbe essere valutato molto attentamente prima di procedere alla sua realizzazione.

In ogni caso non si capisce quale sia il senso di chiedere ora una opera del genere dopo aver giustificato la costruzione del bacino con le ragioni opposte: sarebbe necessario che il sindaco informasse la cittadinanza dell'origine di queste sue nuove convinzioni.

Davide Sandini


Reperti archeologici romani distrutti dalle ruspe



Che figura per un sindaco! Una rotonda scambiata con un canale scolmatore “a sua insaputa”. Inoltre ora si preoccupa! E dove era tre anni fa quando con la CiLLSA invitavamo tutti a prendere atto della gravità di quello che stava succedendo?


“… non è stato mai fatto nessuno studio sull'impatto che avrà il bacino sulla falda e il comune non l'ha mai chiesto. Aggiungiamo anche che a 500 metri di distanza stanno realizzando anche la nuova autostrada pedemontana e neanche per questa è stata fatta una valutazione di impatto sulla falda, meno che meno per le due opere insieme.” asserisce Piero Magnabosco



Una magnifica opera pubblica


Aggiungiamo noi
Quale sarà l’impatto dell’abbassamento di quattro metri per un bacino così ampio sulle falde di superficie? A parte il rischio annunciato di allagamento per Tezze (male minore) quali saranno gli effetti dell’opera sull’inquinamento Miteni?

Possiamo andare avanti nell’incertezza incrociando le dita?
Fino ad ora la nostra acqua se l’era cavata benino in quanto il nostro acquedotto pesca in una falda separata da quella maggiormente inquinata dai PFAS, ma cosa avverrà con gli sconvolgimenti in atto?

Credo che il sindaco dovrebbe chiedere immediatamente una moratoria sul proseguimento dei lavori in attesa che vengano eseguiti i dovuti accertamenti idrogeologici. Se non lo fa si assume la responsabilità di quello che potrà succedere.

Non si può navigare a vista in situazioni del genere, quando tutta la pianura sottostante è già fortemente danneggiata dalla Miteni.

 Penso che non si possa agire alla carlona né tantomeno fingere di non ricordare i patti sottoscritti che adesso stanno mostrando tutta la loro rischiosità non solo per gli abitanti di Tezze, Arzignano e Montorso ma anche per quelli di Montecchio Maggiore.