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domenica 26 dicembre 2021

CONTAMINAZIONE DA PFAS

 

Marcus Orellana in visita alla Miteni (foto Federico Bevilacqua)


L’accusa di Orellana alla Regione 

e gli incensamenti del Giornale di Vicenza.

 

A pagina 15 del Giornale di Vicenza del 24 dicembre appare un articoletto attribuito ad una dichiarazione della dottoressa Francesca Russo, direttrice del Dipartimento regionale di prevenzione.

Il quotidiano titola:

 Dal 2017 dimezzati i valori di Pfas nel sangue di chi è stato esposto”.

Il giornalista non ha riportato correttamente, nel titolo, le testuali parole rilasciate dalla dottoressa Francesca Russo che in realtà ha detto:

Una parte di coloro che erano stati esposti ai Pfas e che erano stati chiamati per i primi biomonitoraggi nel 2017, adesso evidenzia concentrazioni di quelle sostanze nel sangue che sono dimezzate…”

Quindi è solo una parte dei soggetti che ha dimezzato la quantità di PFAS nel sangue. Non sappiamo, tra l’altro, quale sia la percentuale di costoro rispetto a tutti coloro che sono stati monitorati.

Come mai non tutti quelli che pure hanno bevuto acqua filtrata, come gli altri, si sono liberati di una parte dei PFAS? Evidentemente costoro hanno assunto PFAS da un’altra fonte, molto probabilmente, dagli alimenti (Ciò è spiegato, infatti, da un rapporto dell’Istituto Superiore di Sanità del 2017)

         Il titolo dell’articolo che avrebbe dovuto essere, come al solito rassicurante, in realtà nasconde il fatto che una parte dei contaminati, dopo quattro anni, non ha dimezzato la presenza dei perfluorati nel proprio sangue. Ecco la vera notizia.

         Proseguendo nella sua dichiarazione la dottoressa Russo afferma: “È la conferma che con il tempo vengono eliminate dal corpo”.

Questa “conferma” in realtà è pleonastica poiché da molti anni è arcinoto che i PFAS, col passare degli anni, si dimezzano e successivamente, dopo altri lunghi anni, tendono a scomparire dal sangue dei contaminati, a patto che questi ultimi si attengano ad una dieta totalmente esente da perfluorati.

È proprio questo il motivo per cui continuiamo a chiedere alla Regione di creare una certificazione “Pfas Free” per una linea di prodotti alimentari esenti da PFAS, così come esiste un marchio “Gluten free” per i prodotti che non contengono glutine.

         Dare la certezza dell’assenza di perfluorati nei cibi rappresenta una indispensabile possibilità di prevenzione per i soggetti a rischio o già malati.

Orellana in visita alla Miteni 04/12/2021 ( foto F.B.)

 














l’intervista si chiude con la comunicazione della dottoressa Russo che il previsto monitoraggio a campione che avrebbe dovuto essere eseguito nel comune di Trissino è stato rinviato, causa Covid 19.

 Questa è una vera notizia e rientra nei numerosissimi ritardi e marce indietro con cui la Regione ha trattato la problematica Pfas fino ad ora.

L’autore del pezzo, di cui non si conosce il nome (si firma Cri. Gia), ha ritenuto opportuno aggiungere una strabiliante dichiarazione di Zaia:

 “Il presidente della Regione, Luca Zaia, ieri a palazzo Balbi, ha voluto fare il punto sull'inquinamento da Pfas in Veneto, anche alla luce dell'ultima missione dell'Onu. “Nonostante il Covid - ha dichiarato -. Abbiamo mantenuto la promessa e abbiamo realizzato il nuovo acquedotto.”

Beh, vorrei vedere che non si fosse provveduto a realizzarne uno nuovo a otto anni di distanza dalla scoperta dei PFAS nel Veneto e dopo tanti anni di veleni propinati con l’acquedotto a 21 comuni!

 Piuttosto, il presidente dovrebbe scusarsi dell’enorme ritardo con cui si sta provvedendo a chiudere la stalla dopo che sono scappati i buoi.

 Anche in questo caso il senso della realtà è capovolto.

 Zaia aggiunge:

 Il Veneto è diventato un modello di riferimento nazionale grazie al laboratorio per l'analisi dei Pfas perché nel 2013 il Cnr ne aveva segnalato la presenza, tutta da verificare. Ma allora non si sapeva neppure come misurarli.”

Se nel 2013 il CNR ha segnalato la massiccia presenza di PFAS nel torrente Poscola, accanto alla Miteni, evidentemente si sapeva come misurarli. Sarebbe bastato che l’Arpav effettuasse alcuni prelievi così come ha fatto il CNR, visto che l’UE segnalava già dalla fine del 1999 la presenza di interferenti endocrini nei fiumi europei e invitava Stati e Regioni ad attivarsi per individuarli.     

 E conclude:

 “… la nostra è stata l'unica Regione a rimboccarsi le maniche. Siamo ancora i soli ad aver avuto il coraggio di fare una legge coi limiti dei Pfas pari a zero nonostante i 43 ricorsi pendenti.”

In realtà i limiti fissati dalla Regione Veneto in data 26/09/2017 per l’acqua potabile sono di 390 ng/litro di PFAS totali, come ognuno può verificare leggendo le bollette dell’acqua pubblicate da Acque del Chiampo. 

Non risultano nuovi decreti regionali che fissino la percentuale di PFAS a valori più bassi né tanto meno a valore = 0, né per l’acqua potabile né per gli scarichi industriali.

Pertanto, il “coraggio” di fissare il limite zero è una pura fantasia di Zaia.

 bel modo di rispondere alle accuse dirette a lui dai commissari dell’ONU!

Bando alle chiacchiere.

C’è una verità, cui il presidente e i suoi tecnici non sono in grado di controbattere, pronunciata da Marcos Orellana, Special Rapporteur delle Nazioni Unite sulla violazione dei diritti umani in relazione alle sostanze tossiche:

la Regione, pur essendo al corrente da tempo dell’inquinamento degli acquedotti di 21 comuni della zona rossa, non ha avvisato i cittadini, incurante della diffusione della contaminazione riguardante circa 360.000 persone.

Giovanni Fazio

 

Roma Istituto Luigi Sturzo (foto Giuseppe Ungherese)


lunedì 20 dicembre 2021

EL PUEBLO UNIDO JAMAS SERA' VENCIDO

 LA STORIA NON SI PUO' FERMARE

 


L’11 settembre del 1973 verso le 4 del pomeriggio mi trovavo in auto, iniziavano le mie ferie, in realtà un po’ tardive, in Sicilia dai miei genitori e da mia sorella, Ero appena partito e, attraversando, Montecchio avevo acceso la radio della macchina. Fu così che appresi, in diretta, che in Cile era in corso un colpo di stato per rovesciare il Governo di Salvador Allende. Moriva con Salvador Allende la speranza di un popolo e la speranza dei popoli. La dittatura feroce di Pinochet si insediò con la pretesa di fermare la storia e lo fece nel modo più feroce possibile.

All'interno dello Stadio Nazionale, in quei mesi, avvennero torture e interrogatori violentissimi e moltissime donne vennero stuprate dai militari addetti al "campo".

 Approssimativamente 130.000 individui vennero arrestati nei tre anni seguenti, con il numero di "scomparsi" (noti come desaparecidos, dal termine spagnolo) che raggiunse le migliaia nel giro di pochi mesi.

 Moltissime di queste persone sono state uccise: alcune lanciate dagli aerei in stato semicomatoso, altri ancora sono scomparsi nel nulla, cancellati dai registri da un regime che avrebbe voluto eliminare tutte le opposizioni.

Altro fatto accertato è il rapimento dei bambini degli oppositori, che venivano affidati a sostenitori del regime. Gran parte delle persone prese di mira erano stati sostenitori di Allende. Inoltre, il "decreto del 13 settembre" mise fuori legge tutti i partiti che avevano fatto parte di Unità Popolare.

 

Durante il suo incarico, Salvador Allende aveva perseguito una politica che egli chiamava "La via cilena al socialismo". Questa comprendeva la nazionalizzazione di determinate grandi imprese (soprattutto quella del rame), la riforma del sistema sanitario, un proseguimento delle riforme del suo predecessore Eduardo Frei Montalva riguardanti il sistema scolastico, un programma per la distribuzione gratuita di latte per i bambini e un tentativo di riforma agraria. Il precedente governo di Eduardo Frei aveva già parzialmente nazionalizzato il rame, acquisendo il 51% delle miniere di proprietà straniera. Allende espropriò la percentuale restante senza ricompensare le compagnie statunitensi che possedevano le miniere.

Gli sforzi del governo nel portare avanti queste riforme condussero ad una forte opposizione da parte dei proprietari terrieri, di alcuni settori del ceto medio, della destra rappresentata dal Partito Nazionale, della Chiesa cattolica (che era scontenta della direzione cui puntava la riforma scolastica) e infine dei cristiano democratici.

La riforma agraria che Allende evidenziò come una delle politiche centrali del suo governo aveva già avuto inizio con il suo predecessore Frei Montalva, che aveva espropriato tra un quinto e un quarto di tutte le proprietà soggette ad esproprio[9]. L'intenzione del governo Allende era di acquisire tutte le proprietà di più di ottanta ettari irrigati. Allende intendeva inoltre migliorare il benessere socioeconomico dei cileni più poveri. Un elemento chiave era quello di fornire occupazione, sia tramite le nuove imprese nazionalizzate che con progetti di lavori pubblici.

 

IN CILE CON GABRIEL BORIC VINCE LA SINISTRA



LA STORIA NON SI PUO' FERMARE


giovedì 16 dicembre 2021

UNO SCIOPERO PER IL LAVORO E CONTRO L'IMPOVERIMENTO SOCIALE

 


LO STUPORE DEI POLITICI CI DICE CHE VIVONO SU MARTE!

 Sperando che anche i lettori di questo BLOG non caschino dal letto stupiti dallo sciopero generale proclamato da CGIL e UIL, riporto un commento esaustivo del prof. Carlo Cunegato.

 

La distanza tra il paese reale e quello legale è abissale.

 Che senso ha scioperare il 16 dicembre?

 Per Salvini, finto popolare dalla parte dei privilegiati, lo sciopero è “folle e assurdo”.

Per Tajani, quello che vuole il “delinquente naturale” (Tribunale di Milano dixit) al Quirinale, “Landini si è montato la testa”.

 Pure l’ex city manager della Moratti, ovvero Sala, è contro lo sciopero.

Questa classe dirigente vive su Marte.

Basta citare tre studi dell’Ocse per capire che cosa sta succedendo nel nostro paese, ma basterebbe anche uscire dal palazzo e parlare con le persone:

1) Studio dell’Ocse 2021: l’Italia è l’unico paese in Europa che ha i redditi più bassi del 1990. Trent’anni buttati via. Come ci segnala il World Inequality Report, curato da Piketty, la diseguaglianza è in aumento: il 10% dei più pagati guadagnano mediamente 87850 euro l’anno. Il 50% dei meno fortunati 11320 euro. Come si fa a vivere con salari così?

2) Studio appena pubblicato dall’Ocse: Uno sguardo sulle pensioni: Rispetto a 20 anni fa le pensioni italiane hanno perso il 15% del potere d’acquisto. I giovani di oggi con la Fornero andranno in pensione a 71 anni, contro una media di 66 anni. Se potranno permetterselo, perché chi ha cominciato a lavorare dopo il 1995, per effetto della Riforma Dini, andrà interamente con il contributivo e il 60% avrà pensioni povere.

3) Studio Ocse 2019: gli italiani lavorano più di tutti in Europa, battuti solo dalla Grecia. Lavoriamo quasi 400 ore in più all’anno dei tedeschi.

Guadagniamo sempre meno, lavoriamo più di tutti, i giovani forse non andranno in pensione, o se ci andranno, più tardi di tutti.

Va tutto benissimo.  

Forse bisognerebbe aspettarsi dalla politica un cambio di passo, una visione alternativa rispetto al modello di sviluppo neoliberista degli ultimi trent’anni, che ci ha condotto a questo disastro.

Invece Letta e Orlando si sono detti stupiti.

 La risposta di Landini è magistrale:

 ”Io sono stupito del loro stupore. Perché se ci si stupisce non si capisce la realtà dove si vive”.

 Oppure, aggiungo io, si vive in un’altra realtà, ritirati in una torre d’avorio di privilegi, lontano dalla vita reale, incapaci di capire le condizioni materiali di chi fatica ogni giorno, di comprendere il paese reale. Poi si sorprendono pure se al ballottaggio delle comunali nelle città più grandi ha votato il 40% degli aventi diritto.

Senza una classe politica capace di rappresentare le istanze delle persone in carne e ossa, di capire il declino del paese e di proporre una uscita alternativa alla crisi, anche attraverso il conflitto, la nostra democrazia rischia di deragliare, mentre la qualità delle vite dei più declina.

 

martedì 14 dicembre 2021

SALVIAMO LE DONNE E I BAMBINI DALLA CONTAMINAZIONE DA PFAS


UNA PREVENZIONE FINO AD ORA NEGATA


 La visita degli alti commissari dell’Onu per verificare i diritti negati legati alle sostanze tossiche nel Veneto rende ormai non più sostenibile una situazione intollerabile di palese violazione dei diritti umani.

 Tra questi, come riportato da Alberto Peruffo, il diritto della donna ad una gravidanza serena. Sono ormai note le patologie indotte dai PFAS alle donne in gravidanza e agli embrioni. Tra queste la poliabortività, la preeclampsia, la contaminazione cerebrale del sistema nervoso embrionale, i danni alla sessualità dei nascituri, il danno allo scheletro dei bambini contaminati durante la gravidanza.

Si tratta di patologie gravissime che possono essere scongiurate da una specifica prevenzione e terapia possibili se alle donne gravide viene effettuato lo screening relativo ai PFAS, fino ad ora negato da ben due decreti della Regione Veneto.

 La nostra richiesta, pertanto, è quella di uno screening pfas da effettuarsi a tutte le donne gravide o che intendono procreare e precise istruzioni ai consultori familiari perché sappiano orientare le coppie che vogliono avere un bambino.

 Questi, e non solo, sono i motivi per cui il Dipartimento di Prevenzione deve autorizzare i medici a chiedere lo screening pfas a tutti soggetti a rischio in tutto il Veneto.

Da anni CiLLSA porta avanti la sua battaglia per liberare donne e bambini da un male terribile. Ora la nostra lotta ha avuto un riconoscimento anche dall’ONU.

CONTINUARE A NEGARE LA PREVENZIONE CONTRO LE PATOLOGIE DA PFAS E’ UN CRIMINE CHE VA FERMATO E PUNITO.

Giovanni Fazio 

Nel link un breve filmato dell'incontro con il commissario dell'ONU Orellana avvenuto il 4 dicembre a Montagnana. 

Montagnana 4 dicembre incontro con Orellana

lunedì 8 novembre 2021

ACCUSATI DI DIFFONDERE FAKE NEWS … MA SI TRATTA DI UNA FAKE NEWS

 


Falsa notizia.

 È di questo che mi accusa Piero Magnabosco nel sito Facebook di “Una altra Arzignano” ma non specifica quale sia la presunta falsa notizia.

  Non ho mai scritto che gli appartenenti al gruppo di Minoranza consiliare “sono cattivi” e non è mio costume emettere giudizi morali sulle persone.

Non sono mai entrato nel merito della richiesta di una di una commissione per indagare sull’attività di Acque del Chiampo, presentata in Consiglio da parte della minoranza arzignanese.

Non c’è in ciò nulla di male, anzi una commissione di indagine consiliare sarebbe auspicabile.

         Per quanto riguarda la mia persona, è sufficiente andarsi a rivedere la puntata di Presadiretta per capire da che parte, da sempre e non da ieri, sto io e sta l’associazione cui appartengo.

 A proposito di Acque del Chiampo e A.Ri.C.A. CiLLSA non ha niente da imparare da alcuno. Sono talmente tanti gli articoli, le manifestazioni e i gazebo da rendere risibili critiche su di noi e sul nostro operato.

NON SIAMO DIFFUSORI DI FALSE NOTIZIE. Chi vuole può andarsi a rileggere i miei post su Fratta Gorzone, Depuratore, Acque del Chiampo, per restare nel tema.

         Quello che NON È CORRETTO, a mio parere, da parte di chi sostiene che il sottoscritto diffonde false notizie, è non rispondere alla domanda diretta da me espressa in varie occasioni e cioè:

“QUALE È LA POSIZIONE DEL GRUPPO DI MINORANZA CONSILIARE IN MERITO ALLA COSTRUZIONE DI UN GASSIFICATORE AD ARZIGNANO?”

I cittadini hanno diritto di sapere quale sia l’opinione di questo gruppo eterogeneo, ammesso che ce ne sia una sola, ma non è stato ancora risposto alla suddetta domanda.

Sarebbe ora di emettere un bel COMUNICATO STAMPA, di poche parole, a nome della minoranza consiliare e sottoscritto da tutti, in cui si affermi LA NETTA CONTRARIETA’ ALLA COSTRUZIONE DI UN GASSIFICATORE AD ARZIGNANO: è così difficile?

Noi di CiLLSA non siamo un partito ma tutti sanno bene che stiamo dalla parte dei cittadini.

Non siamo contro il gruppo di minoranza ma contro l’inceneritore.

Non siamo contro le concerie ma contro l’inquinamento gravissimo che hanno e stanno ancora causando.

Non siamo contro Acque del Chiampo ma contro la malagestione del depuratore e del resto.

Per quel che riguarda specificamente A.Ri.C.A. riteniamo che la magistratura dovrebbe indagare per la mancata tutela del Fratta Gorzone e il danno provocato a più di mezzo milione di persone.

Chiedere il risarcimento per questo è il minimo.

Sarò lietissimo di fare ammenda e chiedere scusa nel caso in cui il Gruppo di Minoranza risponda di essere contrario ad un gassificatore, sia qui che altrove.

 

Giovanni Fazio

 

 

lunedì 1 novembre 2021

inceneritore ad arzignano

 


 I CONCIARI VOGLIONO UN GASSIFICATORE AD ARZIGNANO

IL GIORNALE DI VICENZA SMASCHERA I CONSIGLIERI DI MINORANZA

 

Nel numero del 30 ottobre 2021, a pagina 14, la cronista Cinzia Zuccon mette al primo posto delle mirabili opere da compiere “PRODURRE ENERGIA DALLA GASSIFICAZIONE DEI FANGHI”.

         Svela così il vero obiettivo dei conciari che è quello di COSTRUIRE UN   GASSIFICATORE AD ARZIGNANO.

                  


 Per fare digerire tale progetto ai cittadini i corifei della concia avevano esaltato per mesi i grandi passi dei conciari verso una svolta GREEN e l’ECONOMIA CIRCOLARE.

 Tra costoro hanno brillato i membri della minoranza Consiliare di Arzignano, svergognati, ora, dal Giornale di Vicenza.



Adesso che il vero obiettivo della scomposta agitazione che li ha visti
protagonisti di virulenti attacchi alla Amministrazione è stato svelato, se vogliono salvare la faccia non resta loro che prendere le distanze dall’articolo della cronista. I cittadini non tollerano di essere presi ancora in giro. Parlare chiaro è l’unico modo che rimane loro per non perdere totalmente la fiducia della gente.

2014 cittadini firmano in piazza contro il gssificatore

Da almeno nove anni ci opponiamo, con l’associazione CiLLSA di cui facciamo parte, alla costruzione di un gassificatore che rappresenterebbe un gravissimo danno alla salute dei cittadini, già compromessa dal passaggio quotidiano di decine di migliaia di auto e dalle esalazioni delle concerie.

 I primi ad essere colpiti sarebbero proprio i bambini, come scrive un documento dei pediatri di Venezia. Le malattie polmonari di questa fascia di età sono continuamente in aumento e il Veneto è la regione con il più grande inquinamento atmosferico in Italia.

Tralasciamo di parlare in questa sede del continuo aumento dei tumori della mammella e dei PFAS che uscirebbero dal camino dell’inceneritore.

I fanghi conciari sarebbero già scomparsi da tempo se fossero state eseguite le opere prescritte dal Patto Stato Regione ignorato per più di sedici anni.

Adesso i nodi vengono al pettine ma non è certo l’inceneritore la soluzione. L’aria è un bene comune e non permetteremo a nessuno di inquinarla per mere speculazioni.

 

Giovanni Fazio

        

martedì 26 ottobre 2021

A QUALCUNO PIACE SPORCO


 

È apparso in questi giorni un endorsement a favore delle concerie che il mio amico Piero avrebbe potuto risparmiarsi dopo il reportage di PRESADIRETTA.

 La trasmissione non lascia dubbi sulle responsabilità del distretto della concia arzignanese relativamente al disastro ambientale provocato dai SUOI reflui.

L’accusa di “ideologismo” a chi denuncia, con documenti alla mano, i dati drammatici dell’inquinamento da PFAS non regge di fronte alle numerose schiaccianti evidenze.

Concordo tuttavia con Piero sulla critica al depuratore arzignanese:

Da sempre il depuratore di Arzignano non è in grado di depurare gli scarichi industriali in maniera adeguata. I reflui del depuratore sono fuori dai parametri previsti per legge per diverse sostanze (PFAS compresi) da quando è stato costruito.”

Una analisi, quella di Piero, seria. 

Altra è, invece, la considerazione che leggiamo nella brochure del Consorzio A.Ri.C.A.

A.Ri.C.A. non si limita a gestire l’impianto di canalizzazione (Collettore). Monitora il rispetto dei limiti per le acque conferite e agisce per farli rispettare. Provvede a trattamenti che concorrono a migliorare la qualità delle acque ricevute e poi scaricate. È parte attiva nei programmi territoriali per ridurre la pressione degli inquinanti sulle acque di superficie.”

Leggendo tale idilliaca descrizione del tubone A.Ri.C.A.  non sappiamo se ridere o piangere pensando agli scoli tossici che si riversano nel Fratta Gorzone grazie alle amorose cure di Regione, Conciari e A.Ri.C.A. malgrado le quali, il fiume, tuttavia, è stato dichiarato da ARPAV biologicamente morto. (Amen)

   Non è difficile individuare la causa di ciò nell’azione di coloro che hanno condizionato, fin dall’inizio, l’efficienza del depuratore, per avere più margini e meno spese dallo smaltimento dei propri rifiuti.

La responsabilità di quanto accaduto è anche di coloro che avrebbero dovuto controllare e non lo hanno fatto (Regione, Province, Comuni e Gestori delle acque).

Si tratta di una realtà istituzionale complessa sulla quale, oggettivamente, pesa più l’interesse economico degli imprenditori della concia che la salute dei cittadini.

   


Pertanto, non è che il guasto sia dovuto, come afferma Piero, al fatto che “il depuratore sia gestito dalla politica” bensì al fatto che la politica è gestita da sempre dai conciari. 

La conferma di ciò la possiamo leggere nell’allegato a DGR nr. 359 del 22 marzo 2017 pag. 8 del Patto Stato Regione, che qui riporto.

“In particolare, nella considerazione della contaminazione storica che alcune aste fluviali hanno subito, soprattutto nella matrice dei sedimenti, da parte delle industrie conciarie, il piano rileva che il ripristino delle comunità biologiche non è compatibile con il raggiungimento, ancorché in regime di proroga, degli obiettivi della DQA e fissa, pertanto, per cinque corpi idrici del bacino del Fratta-Gorzone, l’obiettivo del raggiungimento dello “stato sufficiente” entro il 2027. Nel Piano si evidenzia inoltre la presenza diffusa di sostanze perfluoro-alchiliche (PFAS) nelle acque superficiali e sotterranee del bacino in oggetto e viene riportato il “programma preliminare di misure finalizzate all’abbattimento delle concentrazioni delle sostanze PFAS, già in parte operative;”

 

Non siamo noi, pertanto, a indicare le industrie conciarie come responsabili del disastro bensì un documento da esse stesse sottoscritto.

 Una ammissione di colpa cui nessuno ha, fino ad ora, fatto caso. 

Per essere onesti, bisogna dire, come ha confermato, candidamente, in trasmissione, il direttore di Acque del Chiampo, che il vero motivo della scarsa funzionalità del depuratore è dato dal fatto che le concerie scaricano in fognatura di tutto, comprese decine di tonnellate di prodotti a base di PFAS”.

A ciò si sarebbe potuto ovviare con l’attuazione del PATTO STATO REGIONE, un accordo di programma siglato nel 2005 per salvare il fiume e il suo bacino dal degrado totale.

I lavori previsti da tale accordo non sono mai nemmeno iniziati. Dopo la sua scadenza, nel 2017 l’accordo di programma è stato rinnovato, con scadenza al 2027.

Il “Patto”, così aggiornato, contiene utili progetti come quello di mettere i filtri a carboni attivi in ingresso all’acquedotto industriale, separare i fanghi civili da quelli industriali, separare i fanghi della pre-concia da quelli della concia, vietare lo scarico di sostanze PFAS in fognatura, riciclare l’acqua invece di immetterla nell’ambiente ecc.

Suonano particolarmente irrisorie, però, certe previsioni scritte su un patto che non partirà mai: 

“… È previsto per cinque corpi idrici del bacino del Fratta-Gorzone, l’obiettivo del raggiungimento dello “stato sufficiente” entro il 2027”

Infatti, anche questa volta, i lavori che sarebbero dovuti iniziare nel 2017 non sono mai partiti. E siamo alla fine del  2021.

Una presa in giro.

 

Già nel lontano 2005, la bonifica avrebbe dovuto esser realizzata. Il vantaggio per tutti i cittadini sarebbe stato quello di non sprecare più l’acqua dell’Adige per diluire(illegalmente) la fogna dell’A.Ri.C.A., di non trovare i PFAS nei prodotti alimentari provenienti dalla bassa pianura veneta inquinata, di sostenere migliaia di agricoltori e, non ultimo, di salvare tanti bambini dalle conseguenze della contaminazione, evitare aborti , dimezzare il numero di ictus che affliggono la nostra zona e tanti altri vantaggi per la nostra salute seriamente condizionata dai PFAS.

 Tutto ciò non interessa ai protagonisti di questa storia mentre, alcuni di loro, sono fortemente interessati alla costruzione di un inceneritore da realizzare ad Arzignano e alla privatizzazione di Acque del Chiampo.



Proprio questi, pensiamo, siano i veri obiettivi (non dichiarati) che hanno scatenato i gruppi di minoranza consiliare contro l’Amministrazione arzignanese, contraria all’incenerimento dei rifiuti e alla privatizzazione del gestore delle acque.

L’altra faccia della medaglia rispetto agli enormi profitti realizzati dai conciatori è rappresentata da un immane disastro ambientale che ha colpito centinaia di migliaia di persone e agricoltori, in una area che include il sud di tre province venete.


Chi ha realizzato i guadagni non vuole farsi carico delle spese enormi necessarie alla bonifica dei fiumi e del territorio da essi devastato. Questo è sufficiente a spiegare perché i bei progetti restano solo nella carta ma non partono mai.

A fronte di ciò i danni restano a carico della restante popolazione.

Tocca a noi subire le conseguenze del disastro e le spese necessarie che si devono sostenere per far sopravvivere un terzo del territorio del Veneto.

Tale modo di agire è giunto al capolinea. Non crediamo che i cittadini siano ancora disposti a sopportare ulteriori vessazioni.

Non ci lasceremo inquinare anche l’aria, già abbastanza compromessa dalle esalazioni della concia e dei depuratori.

Tutte le persone di buon senso si opporranno alla privatizzazione dell’acqua e alla costruzione di un inceneritore ad Arzignano.

Avvertiamo chi di dovere che la festa è finita.


Giovanni Fazio