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mercoledì 24 luglio 2019

ALTERNANZA SCUOLA LAVORO ANCHE PER GLI INSEGNANTI



AVVENIRISTICA INIZIATIVA AVVIATA IN VENETO

Apprendiamo da un comunicato, sul quale campeggia una accattivante foto dell’assessora Elena Donazzan, la recente istituzione da parte della Regione di un nuovo corso formativo per gli insegnanti veneti (delusi dalla mancata realizzazione dell’autonomia regionale)

 “Prof a scuola di impresa e aziende alla scoperta del sistema educativo regionale: l’incrocio formativo tra scuola e aziende è l’obiettivo dell’iniziativa sperimentale avviata in Veneto da Regione e Ufficio Scolastico regionale, nell’ambito del protocollo di intesa sull’alternanza scuola-lavoro siglato con le parti datoriali e sindacali”.

(I sindacati, infatti, anche questa volta, non potevano deludere le aspettative del mondo della scuola).

Finalmente gli insegnanti delle scuole Arzignanesi potranno andare ad imparare dai conciari come si preserva il territorio dall’inquinamento.

 Sarà molto istruttivo, un vero spasso, per i bravi professori, aggirarsi tra bottali e sacchi di perfluorati, scoprendo come vengano scaricate legalmente e quindi impunemente, tonnellate di solfati, cloruri, cromo e altre fetenzie nel fiume Fratta Gorzone per la gioia delle centinaia di migliaia di cittadini che vivono a valle del nostro favoloso depuratore consorziale.
Una vera occasione da non perdere.

Sottolinea il comunicato della bella assessora

“L’iniziativa, battezzata “Si-Fa, la Scuola innovativa, si fa spazio in Azienda” … e punta a potenziare e sviluppare forme sempre più qualificate di alternanza scuola-lavoro.Sono certa che questo nuovo strumento di alternanza, che rinforza il modello veneto dell’educazione, potrà diventare il modo per superare le reciproche diffidenze e portare quella giusta contaminazione tra esperienze e storie diverse, quella della scuola e quella dell’impresa”.

Gli insegnanti in verità erano in trepidante attesa di questa contaminazione e di conoscere dal di dentro “storie diverse”.



 Per esempio, come si costruisce in venti anni, senza mai venirne a capo, una superstrada pedemontana (a spese dei cittadini veneti) per assicurare lauti incassi al costruttore.

 Ci sono in queste mirabili imprese dei know how che sfuggono ai comuni mortali ma finalmente, con la contaminazione, forse potremo sopperire alla nostra incresciosa ignoranza. 

 
C’è poi da imparare a Vicenza come si costruisce illegalmente un tribunale in un terreno alluvionale. 

Sono cose difficilissime da portare a termine, ma la nostra imprenditoria è più in gamba di super man e arriva là dove i comuni mortali non oserebbero mai.


 Potremmo elencare tante imprese gloriose che fanno dei nostri imprenditori una classe speciale capace di trasmettere valori e saperi ai nostri modesti insegnanti;

per esempio il modo come siano stati capaci di spendere 5 miliardi per il MOSE senza che nessuno protesti perché non funzionerà mai. Sono abilità innegabili che i nostri poveri insegnanti non mancheranno di apprezzare.


 E che dire del turismo!
Bravissimi i nostri imprenditori del divertimento a far sfilare le grandi navi davanti a San Marco e al Palazzo Ducale. Ma nemmeno in America! Altro che Disney Land!





Non ci dilungheremo sulle magnifiche opportunità che offre il Trevigiano, dove non solo si irrorano vigne e territori con sostanze chimiche di prim’ordine ma si riesce a farlo togliendo posti agli ospedali. Una magia che sconvolge anche la mente del nostro Governatore.


E' infinita  la serie di innovazioni e soluzioni impensabili. Per quanto riguarda la finanza, per esempio, è tutto da imparare il metodo con cui far fallire due banche e farla franca; oppure l'assolutamente grandiosa innovazione nel campo dello smaltimento dei rifiuti, utilizzando i sottofondi autostradali per i rifiuti di fonderia. 

Insomma è proprio vero, l'imprenditoria veneta non ha più niente da imparare da quella partenopea. 

Anche per quanto riguarda l'infiltrazione mafiosa nelle aziende del territorio non siamo rimasti indietro a nessuno.

Tirando le somme, per gli insegnanti, questa opportunità di apprendere dalla viva voce degli imprenditori è una vera golosità, un'occasione unica che solo il Veneto può dare. 

Tornando a casa qualcuno mediterà sulla lezione di vita impartita, con arguta filosofia, dall’ultimo conciario: “Par far schei no ghe sé bisogno de studiare”

Davanti a tanta atavica saggezza si chiederanno, pensando con tristezza all’ultimo aumento di stipendio di 20 euro elargito dal governo, che cosa hanno studiato a fare ma anche che cavolo di lavoro totalmente inutile (per far schei) hanno intrapreso
  
Conclude l’assessora:

Ringrazio l’Ufficio scolastico regionale che ha subito colto la valenza dell’iniziativa e ha supportato e valorizzato questa significativa innovazione…A chi si spaventa per una eccessiva autonomia della scuola e nella scuola, rispondo con il nostro metodo di lavoro, fatto di obiettivi per il miglioramento della qualità del sistema educativo e di profonda collaborazione tra i diversi soggetti del territorio, di cui la scuola è parte integrante”.

Giovanni Fazio



domenica 21 luglio 2019

PFAS: ALIMENTI CONTAMINATI NESSUNA SICUREZZA.




L’ISTITUTO SUPERIORE DI SANITA’ CONFERMA.




Da una recentissima indagine dell’Istituto Superiore di Sanità emerge incontestabilmente il ruolo degli alimenti nella contaminazione da PFAS (Uova, carni, latte e alimenti vegetali). 


Nella Zona Rossa sono fortemente contaminati i prodotti agroalimentari che provengono da allevamenti e terreni che usano acqua di pozzo. 




Si legge, tra l’altro, sul documento inviato dall’ ISS alla Regione
“Permangono esposizioni elevate al PFOA in alcuni gruppi di popolazione. Specialmente nella zona A, le famiglie che fanno uso di pozzi privati…  presentano livelli espositivi ancora eccedenti il TWI (Dose settimanale accettabile di PFAS).” 


Queste persone (ALLEVATORI E AGRICOLTORI) presentano livelli di PFAS nel sangue molto più elevati del resto della popolazione locale.

Secondo l’EFSA (Ente Europeo per la Sicurezza Alimentare) l’acqua contribuisce alla contaminazione da PFAS solo per il 20% mentre il restante 80% deriva dagli alimenti, pur essendo l’acqua il veicolo della contaminazione.


Avevamo lanciato l’allarme nel 2016 e successivamente nel dicembre del 2018, riportando i nuovi parametri stabiliti dall’EFSA.
Infatti le “rassicurazioni” allora pubblicate dalla Regione Veneto sulla mancanza di criticità, si basavano sui limiti giornalieri fissati dall’EFSA che risalivano al 2008, epoca in cui pochissimi studi si erano fatti sui PFAS.

Per quanto riguarda il Pfoa, nel 2008 l’EFSA aveva fissato una dose giornaliera tollerabile di 1.500 nanogrammi per chilogrammo di peso corporeo al giorno. Adesso, invece, indica una dose settimanale tollerabile pari 6 nanogrammi per kg di peso, corrispondenti; per la sola acqua, a 0,86 nanogrammi al giorno.

Per il Pfos, nel 2008 l’Efsa aveva fissato una dose giornaliera tollerabile di 150 nanogrammi al giorno per kg di peso corporeo. Adesso, invece, indica una dose settimanale tollerabile pari 13 nanogrammi per kg di peso, corrispondenti; per la sola acqua, a 1,86 nanogrammi al giorno.

Questi nuovi limiti, infinitamente più rigorosi di quanto si pensasse undici anni fa, sono fissati dagli scienziati in base a una mole di ricerche sull’argomento che illustrano con maggiore precisione il RISCHIO.

C’è una bella differenza tra i livelli massimi fissati dal decreto Zaia (390 ng/litro per i PFAS totali) e la quantità di PFAS massima che secondo l’EFSA può sopportare senza rischio il nostro organismo!

Tuttavia il presidente della Regione, anche adesso che si conosce UFFICIALMENTE quanto siano pericolosi l’acqua e i cibi che noi mangiamo e che diamo da mangiare ai nostri bambini, si guarda bene dal prendere provvedimenti urgenti ed efficaci per proteggere la popolazione bonificando i mercati alimentari.


I prodotti alimentari della Zona Rossa A vengono venduti dappertutto senza riserve di alcun tipo.





 LE NOSTRE RICHIESTE


Pertanto continuiamo a presentare le richieste già fatte , sperando che anche i sindaci del NOSTRO  TERRITORIO,  contaminato e negletto, si responsabilizzino verso i propri concittadini.

1)       Modifica del superatissimo decreto regionale n. 1590 del 3 ottobre del 2017 che fissa i livelli massimi di PFAS negli acquedotti a 390 ng litro.                                                                                                                        Chiediamo che siano portati i massimi livelli di PFAS consentiti, il più possibile vicini allo zero, per tutti i cittadini del Veneto. 

2)       Misure immediate di abbattimento dei PFAS presenti negli acquedotti con l’apposizione di filtri.

3)       Progettazione e realizzazione di nuovi acquedotti con prese da falde non contaminate.

4)       Filiera, allegata ai prodotti alimentari e alle bevande immessi sul mercato, con marchio di certificazione PFAS FREE e nome e indirizzo del produttore e del distributore.

5)       Indicazione dettagliata di eventuali residui di sostanze tossiche presenti negli alimenti e nelle bevande.


 



Zaia, dovrebbe occuparsi anche dell’acqua oltre che del vino (da lui denominato DOC). 








Le richieste dei cittadini sono urgenti anche se non viviamo, per fortuna, nel territorio baciato dall’ UNESCO.

Giovanni Fazio