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venerdì 28 giugno 2019

IL CALDO AVANZA E L'ACQUA DA BERE NEL VENETO STA FINENDO MENTRE I FILTRI NON CI GARANTISCONO DA TUTTI I PFAS






E' BENE CHE TUTTI PRENDANO ATTO CHE, CONTINUANDO COSI', I PRIMI A SOCCOMBERE SARANNO I NOSTRI FIGLI



Riportiamo di seguito un articolo di Enrico Marro pubblicato ieri, 27 giugno sul Sole 24 ore. La lettura di questo pezzo è raccapricciante e descrive quanto sta per accadere nel pianeta in cui viviamo entro pochi anni. 

Mi auguro che le persone intelligenti, che di solito non leggono il mio blog, leggano almeno quanto scrive l’oracolo di Confindustria.

In questi giorni l’Italia è avvinta in un dibattito surreale sullo sbarco o meno di 48 disperati, raccolti su una nave da una capitana coraggiosa. Ebbene, non è questo il problema: se continueremo a vivere come stiamo facendo, tra non molti anni i profughi dalle terre inabitabili saranno, secondo le stime degli scienziati, 2 miliardi. Ma la vera notizia non è ancora questa: tra i profughi ci saremo tutti noi, o almeno i nostri figli e sicuramente i bimbetti che vediamo correre, ignari di tutto, al parco giochi. Infatti tra le terre inabitabili e desertificate ci saranno quelle che si affacciano sul Mediterraneo.
In questi giorni il caldo lo state già sentendo; ma questo è niente  in confronto a quanto avverrà nei prossimi anni.
Buona lettura e buona fortuna.

Giovanni Fazio

 
Vicenza 20 maggio 2019 studenti manifestano per il Friday for Future

“Così nel 2050 la civiltà umana collasserà per il climate change»
Un’allarmante analisi dei ricercatori del National Center for Climate Restoration australiano delinea uno scenario in cui entro il 2050 il riscaldamento globale supererà i tre gradi centigradi, innescando alterazioni fatali dell'ecosistema globale e colossali migrazioni da almeno un miliardo di persone. Ecco cosa potrebbe avvenire anno dopo anno
Climate change, cosa succede se non fermiamo il riscaldamento globale
3' di lettura
Un decennio perduto. Tra il 2020 e il 2030 i policy-maker mondiali sottovalutano clamorosamente i rischi del climate change, perdendo l’ultima occasione per mobilitare tutte le risorse tecnologiche ed economiche disponibili verso un unico obiettivo: costruire un’economia a zero emissioni cercando di abbattere i livelli di CO2, per avere una possibilità realistica di mantenere il riscaldamento globale ben al di sotto dei due gradi. L’ultima occasione viene clamorosamente bruciata.
Il risultato è che nel 2030, come avevano ammonito tredici anni prima gli scienziati Yangyang Xu e Veerabhadran Ramanthan in una pubblicazione scientifica che aveva fatto discutere, le emissioni di anidride carbonica raggiungono livelli mai visti negli ultimi due milioni di anni.

 Nel ventennio successivo si tenta di porre rimedio alla situazione, ma è troppo tardi: nel 2050 il riscaldamento globale raggiunge tre gradi, di cui 2,4 legati alle emissioni e 0,6 al cosiddetto “carbon feedback”, la reazione negativa del pianeta al riscaldamento globale.
L’anno 2050 rappresenta l’inizio della fine. Buona parte degli ecosistemi terrestri collassano, dall’Artico all’Amazzonia alla Barriera corallina. Il 35% della superficie terrestre, dove vive il 55% della popolazione mondiale, viene investita per almeno 20 giorni l’anno da ondate di calore letali.
 Il 30% della superficie terrestre diventa arida: Mediterraneo, Asia occidentale, Medio Oriente, Australia interna e sud-ovest degli Stati Uniti diventano inabitabili.  

Una crisi idrica colossale investe circa due miliardi di persone, mentre l’agricoltura globale implode, con raccolti crollati del 20% e prezzi alle stelle, portando ad almeno un miliardo di “profughi climatici”. Guerre e carestie portano a una probabile fine della cività umana così come la intendiamo oggi.
Solo un romanzo di fantaecologia? Purtoppo no: quello che abbiamo letto qui sopra è uno studio scientifico ben documentato dei ricercatori del National Center for Climate Restoration australiano, guidati da David Spratt e Ian Dunlop, dal sinistro titolo “Existential climate-related security risk”.
L’ipotesi dello studio è che esistano rischi di riscaldamento globale non calcolati dagli Accordi di Parigi e in grado di porre “rischi esistenziali” alla civiltà umana. Le ipotesi di climate change delineate nel 2015 dagli Accordi di Parigi, pari a un aumento di tre gradi entro il 2100, non tengono infatti conto del meccanismo di “long term carbon feedback” con cui il pianeta tende ad amplificare i mutamenti climatici in senso negativo, quindi portaando a un ulteriore aumento della temperatura.”
27 giugno 2019


venerdì 21 giugno 2019

PFAS: DAGLI SCIENZIATI AUSTRALIANI L’ALLARME SULLA CONTAMINAZIONE DEGLI ALIMENTI.



SIAMO TUTTI ESPOSTI.

Ringraziamo la dottoressa Laura Facciolo per il contributo scientifico di altissimo livello che continua a fornirci.
  
Grazie a lei veniamo a conoscenza degli studi e delle ricerche effettuate in Australia, secondo le quali le PFAS sono un nemico proteiforme, cioè capace di cambiare aspetto e caratteristiche chimiche perfino all’interno dei filtri che dovrebbero neutralizzarle.

Sappiamo anche, grazie alle ricerche riportate dalla dottoressa Laura Facciolo, che le PFAS più pericolose, quelle di nuovo conio, non vengono nemmeno ricercate nei nostri acquedotti.



  Stando così le cose comprendiamo quanto difficile sia eliminare le PFAS una volta entrate nel ciclo vitale e in quello degli acquedotti.

  Sappiamo che l’intero pianeta è contaminato da queste sostanze, incautamente e criminalmente create e usate dall’uomo. Nei più lontani oceani, a grandissima distanza dalle aziende e dai fiumi inquinanti, scopriamo che i pesci sono addirittura inzuppati da PFAS. Constatiamo, intanto, che nei nostri territori i cibi subiscono la contaminazione dall’acqua e dai terreni.

 Sappiamo anche, tramite tantissimi studi scientifici, che la presenza di queste sostanze mette a repentaglio la salute e la vita stessa delle nuove generazioni, essendo in grado di incidere perfino sul genoma.

 È IN GIOCO LA SICUREZZA ALIMENTARE.
Dove vanno a finire i cibi contaminati prodotti nel Veneto?


Rispetto a queste drammatiche problematiche le risposte della Regione Veneto non si possono definire brillanti, trasparenti e risolutive.

È chiaro che, di fronte ad un disastro ambientale di tali dimensioni quale è quello che riguarda centinaia di migliaia di persone, non si può pensare di uscirne fuori adottando pannicelli caldi e mezze misure come sembra si stia facendo fino ad ora.

Abbassare di qualche nanogrammo i limiti consentiti delle PFAS nell’acqua potabile o nei cibi non risolve il problema, anzi lo aggrava in quanto autorizza i gestori e gli amministratori a erogare legalmente cibi e acqua contaminati.
 
Si tratterebbe di una legalizzazione dell’inquinamento che servirebbe solo a smorzare temporaneamente il malumore crescente dei cittadini e a tacitare le coscienze di chi tergiversa sulle vere misure urgenti da adottare.




Pertanto,   chiedere a ministri e amministratori di vario ordine e grado nuovi livelli “accettabili” di PFAS negli acquedotti e negli scarichi dei depuratori e delle aziende, oltre a non risolvere il problema  rappresenterebbe un ennesimo inganno a danno dei cittadini.

Possiamo cercare di salvare il futuro nostro e dei nostri figli solo attraverso l’adozione di misure radicali. 


Così come è stato fatto per il DDT, l’amianto e altre sostanze,

è necessario PROIBIRE LA PRODUZIONE, L’USO E IL COMMERCIO DI SOSTANZE PERFLUORATE DI QUALUNQUE TIPO e lo SCARICO DELLE STESSE NELL’AMBIENTE (rogge, fiumi, canali, terreni). 


È indispensabile eliminare del tutto la loro presenza negli ACQUEDOTTI.

È necessario ATTUARE UNA STRETTA VIGILANZA SUGLI ALIMENTI affinché siano esclusi dal commercio quelli contaminati.

Questi sono alcuni degli obiettivi per cui ci battiamo da sempre e continueremo a batterci fino a quando non li avremo raggiunti.


Per inciso, non ci fermano le denunce che fioccano da parte di qualche assessore regionale nei confronti di chi si batte per la salute dei bambini e di tutti i cittadini in generale. 

Chi risponde così alla richiesta di salute, di prevenzione e di sicurezza alimentare non fa altro che aggravare, davanti agli occhi di tutto il popolo veneto, la sfiducia motivata che già grava sul comportamento delle istituzioni).

Giovanni Fazio

17 giugno 2017 manifestazione davanti al tribunale di Vicenza



martedì 18 giugno 2019

PFAS NEGLI ALIMENTI IN USA E NEL VENETO






IL FONDO PER LA DIFESA AMBIENTALE ha pubblicato una recente indagine della Food and Drug Administration che ha trovato sostanze tossiche per- e poli-fluoro alchiliche, o PFAS, negli alimenti, inclusi carne, pesce e prodotti caseari; patate dolci; ananas; verdure a foglia verde e torta al cioccolato con glassa.


Da due anni denunciamo la presenza di altissime quantità di PFOS e PFOA in alcuni alimenti animali e vegetali esaminati dall’Istituto Superiore di Sanità in un monitoraggio sulla zona rossa

Utile per approfondire il problema la lettura di due monografie pubblicate  su PFAS LAND

41 ng/grammo di PFOA per il fegato si suino significano 41.000 ng per kg.
 
Malgrado ripetuti appelli da parte nostra, non ci è stato comunicato né il luogo né il nome delle aziende produttrici. Ci auguriamo di no, ma vorremmo essere certi, che tali prodotti non siano stati immessi nel mercato anziché essere mandati in discarica.

Secondo l’agenzia americana la contaminazione da parte delle PFAS avviene in massima parte per via alimentare, ma anche per migrazione dagli imballaggi contenenti PFAS. 

Non siamo disposti a tollerare oltre il comportamento delle istituzioni regionali e pretendiamo che i cittadini siano trattati con rispetto  esigendo che i responsabili istituzionali rispondano alle loro domande, specialmente quando queste contengono giustificati timori per la salute pubblica

Quello di ignorare associazioni ambientaliste e singoli cittadini è un vezzo che testimonia da sé il rispetto che il Governo della Regione Veneto ha per i cittadini che, a parole, sarebbero al primo posto nel cuore del presidente.

 
8 OTTOBRE 2017 LONIGO. MANIFESTAZIONE DEL MOVIMENTO NO PFAS


NELLA ASSOLUTA ASSENZA DI INIZIATIVE DI PREVENZIONE DA PARTE DELLA REGIONE VENETO

Riteniamo che a breve dovremo intraprendere una vertenza di lunga durata per ottenere sicurezza alimentare.

Ne parleremo domani sera ( 19 giugno) al raduno del Movimento No PFAS che si terrà alle ore 21.00 presso i cancelli della Miteni.

Riportiamo alcune misure indispensabili suggerite dalla EWG, la società ambientalista americana.
Domani sera esporremo anche le nostre.

Proposte EWG
Per ridurre le PFAS nei prodotti alimentari, i legislatori e le autorità di regolamentazione dovrebbero:

·       Espandere il monitoraggio delle PFAS nei nostri alimenti, aria, acqua e nei nostri corpi.
·       Non consentire l'uso di PFAS in imballaggi, attrezzature per la movimentazione di alimenti e pentole
·       Non consentire lo spargimento dei fanghi di depurazione nei campi della fattoria quando è stato rilevato PFAS e aggiornare la "regola del fango" dell'EPA per richiedere il test
·       Designare PFAS come "sostanze pericolose" per accelerare la pulizia della contaminazione da PFAS
·       Stabilire rapidamente gli standard di pulizia per PFAS nell'acqua del rubinetto e nelle acque sotterranee
·       Porre fine alle emissioni PFAS in corso in aria e acqua





Giovanni Fazio