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domenica 3 marzo 2024

Raccolto tossico: l’aumento dei pesticidi PFAS nella frutta e nella verdura in Europa

 

Frutta e verdura in Europa sono sempre più contaminate da residui di pesticidi PFAS.

 Ciò emerge dall’analisi dei dati ufficiali dei programmi nazionali di monitoraggio dei residui di pesticidi negli alimenti negli Stati membri. Il numero di prodotti ortofrutticoli europei in cui sono stati rilevati residui di pesticidi PFAS è quasi triplicato tra il 2011 e il 2021, con un tasso di crescita del 220% per la frutta e del 274% per la verdura.

 In alcuni degli Stati membri dell’UE presi singolarmente, il tasso di crescita è stato ancora più drammatico: Austria (+698% per la frutta, +3277% per la verdura) e Grecia (+696% nella frutta, +1974% nella verdura).

Un’analisi dettagliata dei dati 2021, i più recenti ad oggi pubblicati, fornisce un quadro più raffinato della contaminazione. Da esso emerge che la frutta non biologica, soprattutto quella estiva, sono i prodotti più frequentemente contaminati da residui di pesticidi PFAS. 


Zoomando sulla frutta coltivata in Europa, il 37% delle fragole, il 35% delle pesche e il 31% delle albicocche sono contaminate. Di questo frutto contaminato coltivato in Europa, il 20% contiene cocktail di residui di pesticidi PFAS, con un massimo di quattro diversi pesticidi PFAS rilevati in un singolo campione di fragole e uva da tavola e fino a tre in pesche e albicocche. 

Mentre, in media, una percentuale minore di verdure coltivate in Europa (12%) è contaminata da residui di pesticidi PFAS rispetto alla frutta, alcune verdure sono contaminate con la stessa frequenza della frutta di punta (cicorie: 42%; cetrioli: 30%) . 

Nel 2021, gli Stati membri che hanno prodotto frutta e verdura più frequentemente contaminati da residui di pesticidi PFAS sono stati i Paesi Bassi (27%), Belgio (27%), Austria (25%), Spagna (22%) e Portogallo (21%). Tra la frutta e la verdura importate, quelle che con maggiore probabilità contenevano residui di pesticidi PFAS provenivano da Costa Rica (41%), India (38%), Sud Africa (28%), Colombia (26%) e Marocco (24%). 

Nel 2021, le sostanze attive PFAS rilevate più spesso nei prodotti coltivati ​​in Europa contaminati sono state il fungicida fluopyram, l’insetticida flonicamid e il fungicida trifloxystrobin. 

Questi risultati indicano che l’uso di PFAS nei pesticidi provoca la contaminazione di frutta e verdura con residui di queste sostanze chimiche, portando a un’indigestione sempre più frequente di residui di pesticidi PFAS da parte dei consumatori europei. Questa fonte di contaminazione da PFAS non dovrebbe essere minimizzata. Il continuo accumulo di PFAS nel suolo, nelle acque e nella catena alimentare, insieme ad altre sostanze chimiche o “cocktail chimici”, comportano rischi a lungo termine per la salute umana e l’ambiente.

 È urgente vietare l’uso dei pesticidi PFAS per frenare l’esposizione dei cittadini europei e proteggerne la salute, compresa quella dei gruppi più vulnerabili, come le donne incinte, i neonati e i bambini.

Pesticide Action Network Europe (PAN Europe), Rue de la Pacification 67, 1000, Bruxelles, Belgio, tel. +32 2 318 62 55

Pesticide Action Network Europe (PAN Europe) ringrazia con gratitudine il sostegno finanziario dell’Unione Europea, della Commissione Europea, della DG Ambiente e del programma LIFE. La responsabilità esclusiva di questa pubblicazione spetta agli autori e i finanziatori non sono responsabili per qualsiasi uso che possa essere fatto delle informazioni qui contenute.



 

 

 La Commissione europea, CON IL GREEN DEAL intendeva fissare obiettivi più ambiziosi per un uso “sostenibile” dei pesticidi. Uno di questi avrebbe dovuto essere la riduzione entro il 2030 del fattore di rischio dei pesticidi chimici e di quelli più pericolosi del 50%.

Con tutti i limiti e le timidezze che questa direttiva conteneva, la si poteva considerare un primo passo verso la fuoriuscita dall’uso di sostanze tossiche e cancerogene in agricoltura.

Con la cancellazione del Green Deal da parte della Commissione Europea, a seguito delle manifestazioni degli agricoltori, si pone, irresponsabilmente, una grossa ipoteca sulla salute di 400 milioni di cittadini europei.

Il trionfo delle lobby della chimica col compiaciuto contributo del governo italiano sarà causa di decine di migliaia di morti, di tumori, di malattie cerebrali degenerative, aborti e altro. Noi cittadini non abbiamo avuto alcun vantaggio da questa misura e ne terremo conto quando verranno a chiederci di votare per il parlamento europeo.

Giovanni Fazio


giovedì 29 febbraio 2024

GRANDE SUCCESSO DELL’INIZIATIVA ECOLOGISTA IN DIFESA DELLA SALUTE

 NO FANGHI DI DEPURAZIONE ALL’INCENERITORE DI SCHIO

APPROVATA IN CONSIGLIO COMUNALE LA PROPOSTA DI INIZIATIVA POPOLARE  CHE IMPEGNA SINDACO E GIUNTA  AD OPPORSI ALL’INCENERIMENTO DEI FANGHI DI DEPURAZIONE NEL’IMPIANTO DI SCHIO E A SOSTENERE LA DISMISSIONE DELLA LINEA 2 DELL’INCENERITORE.

Ci scrive LAURA ROSSI, docente biologa ISDE, che da sette mesi conduce la campagna da lei proposta e portata avanti con determinazione.

“Con il Consiglio Comunale di ieri, 26 febbraio 2024, si è concluso l’iter della proposta di iniziativa popolare che avevo presentato quasi sette mesi orsono. È stata un’avventura non semplice e piuttosto impegnativa, ma ne è valsa la pena, come accade quasi sempre quando si decide di intraprendere una nuova strada, armati di salde motivazioni e sana incoscienza.

Il testo da me proposto, che impegna Sindaco e Giunta del Comune di Schio ad opporsi all’incenerimento dei fanghi di depurazione nell’impianto di Schio e a sostenere la dismissione della linea 2 del nostro inceneritore, è stato approvato a maggioranza, con l’astensione di PD, Fratelli d’Italia e Lega .

L’ approvazione è un risultato positivo in sé, soprattutto in un momento in cui l’incenerimento dei fanghi sembra essere al centro di una strategia regionale, contro la quale si stanno attivando comitati di cittadini a Marghera, Padova e Verona, e potrebbe condurre altri Consigli Comunali a pronunciarsi sul tema.

Dal mio punto di vista, però, altrettanto importante è che grazie a questa iniziativa i cittadini abbiano avuto modo di approfondire un tema che riguarda la loro salute e l’integrità del loro territorio e, al contempo, di conoscere il pensiero dei rappresentanti da loro eletti in merito alla questione.

 Il compimento di questo percorso, infine, comporta l’assunzione di responsabilità che deriva dalla condivisione della conoscenza, e così chi in futuro dovesse essere chiamato a decidere su questi temi non potrà dire di ignorarne i rischi.

Grazie a Francesco Bertola, Vitalia Murgia, Vincenzo Cordiano, Claudio Lupo e Giovanni Fazio di ISDE Vicenza- Medici per l’Ambiente che hanno condiviso con me questo percorso, grazie a Sindaco e Giunta per averlo reso possibile. Grazie alle cittadine e ai cittadini che hanno partecipato alle sedute della Commissione e del Consiglio Comunale. Grazie al Presidente della terza Commissione, all’Assessore all’Ambiente e a tutti i Consiglieri che hanno seguito i lavori in commissione terza, confrontandosi su temi impegnativi e complessi con una proponente a tratti assai ruvida. Grazie ai Consiglieri che hanno discusso la proposta in Consiglio Comunale con passione politica, esprimendo punti di vista anche diametralmente opposti ai miei senza mai venir meno al rispetto nei miei confronti.

E un grazie, infine, anche a chi, in questa occasione, il rispetto ha dimostrato di non saperlo proprio praticare. Grazie per essere un fulgido esempio di ciò che un politico non dovrebbe mai diventare.”

 


Grazie Laura,

anche a nome di tanti bambini che, grazie a te, non respireranno veleni. La tua azione è stata un’occasione per i cittadini, di assistere al Consiglio Comunale dove si è discusso concretamente di ambiente, salute e futuro del territorio.

Presentata utilizzando per la prima volta questo strumento di partecipazione, la proposta chiedeva al consiglio di vincolare sindaco e giunta ad opporsi all’incenerimento dei fanghi di depurazione nell’impianto di Schio e di sostenere la dismissione della linea 2 dello stesso.

Tale richiesta si basa sulle numerose evidenze scientifiche che hanno rilevato nei fanghi di depurazione, nel loro incenerimento e nell’incenerimento dei rifiuti in generale, una delle principali sorgenti di contaminazione di aria, acqua e suolo da parte delle sostanze perfluoroalchiliche (PFAS), molecole resistenti alle alte temperature in grado di accumularsi nell’ambiente e negli organismi, provocando danni certi alla salute, tra cui aumentata incidenza di alcuni tipi di tumore, alterazioni della salute riproduttiva, del metabolismo lipidico e alterazioni del sistema immunitario, in particolare nei bambini. Mentre la proposta seguiva il suo iter, il PFOA, una tra le numerosissime molecole appartenenti alla famiglia dei PFAS, è stato classificato dall’IARC (International Agency for Research on Cancer) come cancerogeno certo per l’uomo e il PFOS come cancerogeno probabile.

Noi tutti apprezziamo il tuo impegno che dimostra come la politica delle cose e dei fatti supera le logiche di schieramento e può raggiungere risultati importanti per la vita e la salute delle persone e del territorio.

Giovanni Fazio



mercoledì 28 febbraio 2024

FIGURACCIA ASSICURATIVA DI MELONI E SOCI

 


BLOCCATA DAL CONSIGLIO DI STATO LA NUOVA LEGGE DEL GOVERNO SUI RISARCIMENTI ASSICURATIVI.

(Sintesi di un articolo di Marco Palombi sul Fatto Quotidiano)

28/02/2024

 Anche se finora è nota solo agli esperti di settore  e alle istituzioni coinvolte, la  figuraccia “assicurativa” di Meloni e soci è di quelle che pesano.

Il DPR contenente le nuove tabelle per il risarcimento dei danni biologici e morali  approvato il 16 gennaio dal  Consiglio dei ministri,  tagliando i risarcimenti per le macrolesioni, prova a fare un regalo alle compagnie che vale almeno mezzo miliardo l’anno.

La nuova legge pacchia è stata però bloccata da un parere  del Consiglio di Stato che ha messo più che in allarme il Colle: le nuove tabelle che  diminuiscono gli indennizzi per danno biologico e morale sono infatti contenute in un  decreto del presidente della Repubblica (Dpr) che Sergio Mattarella non potrà certo  firmare così.

 

E qui torniamo a Meloni. Il 16 gennaio il ministro competente, per così  dire, Adolfo Urso festeggiava “un atto di responsabilità verso il Paese” che “andrà a  beneficio sia dei consumatori sia delle compagnie assicurative”.

Il Consiglio di Stato, pur nel suo linguaggio giuridico, ci spiega ora che andrà a vantaggio solo delle  seconde: motivo per cui ha sospeso il parere chiedendo al governo i numeri che  giustificano un regalo a prima vista non necessario

(la ragione “non emerge dai  dati  allegati”, né dalla “redditività aggregata delle imprese di settore”, che peraltro si  vanno dedicando a “significativi incrementi dei profili tariffari ”).

Il risultato è che le  compagnie pagheranno meno risarcimenti, cioè faranno ancora più utili (visto che in  utile sono già ora).

 

 A spanne questa sforbiciata potrebbe valere tra 500 milioni e 1  miliardo, ma quantificare il regalo con precisione è impossibile, anche perché i dati  presi a riferimento dal governo sono quelli del 2018-2020: vale a dire che si sono  dimenticati un paio d’anni d’inflazione alle stelle...

Questa generosità del governo Meloni col settore assicurativo – oltre 700 miliardi di riserve, quasi la metà in titoli di  Stato – è peraltro realizzata “contro ” le intenzioni della legge.


La politica di Meloni è in linea con le direttive europee che mirano alla privatizzazione della previdenza[1] e del welfare a svantaggio dei cittadini. Tali obiettivi sono tra i punti cardini delle politiche liberiste di cui l’attuale governo è attivo sostenitore.

La lotta per la difesa della salute e dell’ambiente non può prescindere dalla lotta per la difesa dei diritti sociali. Ricordiamoci che il potere di acquisto dei lavoratori è attualmente, in  Italia, uno dei più bassi in Europa.  

In parole povere, l’operato del governo si manifesta ogni giorno di più in controtendenza rispetto ai valori della nostra Costituzione.

Il resto sono chiacchiere.

Giovanni Fazio



[1]            (Previdenza (sociale), l'azione svolta dallo stato o da appositi istituti allo scopo di assicurare ai cittadini l'assistenza necessaria quando vengono a trovarsi in condizioni di bisogno (infortunio, malattia, disoccupazione, ecc.) o al termine della vita lavorativa (pensione).)

 

mercoledì 21 febbraio 2024

 

MELONI: UNA VITTORIA DI PIRRO

PFAS E PESTICIDI A GO GO NELLA FRUTTA



La Presidente del Consiglio Meloni ha affermato :

«È una vittoria anche italiana l'annuncio della Commissione europea del ritiro della proposta legislativa sui pesticidi.

Fin dal suo insediamento, infatti, il Governo italiano sta lavorando in Europa, con grande concretezza e buon senso, per tracciare una strada diversa da quella percorsa finora e coniugare produzione agricola, rispetto del lavoro e sostenibilità ambientale. Proseguiremo in questa direzione.»

 La Presidente del Consiglio è anche mamma.

 In tale veste vorremo chiederle, educatamente ed escludendo ogni possibile interferenza con la sua vita privata:  «cosa dà da mangiare a sua figlia?»

Che i pesticidi siano responsabili di tante malattie croniche e tumori, crediamo lo sappia: «non le trema la mano quando le sbuccia una bella mela  o le prepara un ovetto? Non pensa a quelle molecole tossiche con cui questi semplici cibi sono stati trattati?»

«Non riflette sul fatto che moltissime altre mamme non sanno più dove acquistare cibi indenni dalla contaminazione di pesticidi e pfas?»

 

LA RETROMARCIA DI URSULA

La direttiva che la presidente della Commissione Europea Ursula von der Leyen si è affrettata a ritirare, di fronte all'avanzare dei trattori, faceva parte del quadro della strategia "Dal produttore al consumatore" considerato addirittura uno dei pilastri del "Green Deal europeo".

Con essa, la Commissione europea intendeva fissare obiettivi più ambiziosi per un uso “sostenibile” dei pesticidi. Uno di questi avrebbe dovuto essere la riduzione entro il 2030 del fattore di rischio dei pesticidi chimici e di quelli più pericolosi del 50%.

Con tutti i limiti e le timidezze che questa direttiva conteneva, la si poteva considerare un primo passo verso la fuoriuscita dall’uso di sostanze tossiche e cancerogene in agricoltura.

 


Di solito i politici giustificano le loro azioni contro le proposte ecologiste accusando gli ambientalisti di “ideologismo” ma non esibiscono documenti che certifichino la salubrità dei pesticidi, o quella dei PFAS, che neghino la presenza sempre più massiva delle microplastiche nelle acque e in tutta la fauna acquatica o la dimostrazione che il pianeta si sta in realtà raffreddando e che i nostri ghiacciai si espandono e godano di ottima salute. Non dimostrano che l’aria che si respira nella pianura padana e nelle città  del Veneto sia migliorata al punto da non doverci più preoccupare dei motori a benzina o diesel, delle emissioni degli allevamenti, delle ciminiere delle fabbriche e così via.

Contro le loro ridicole dichiarazioni condite da termini come “sviluppo sostenibile” gridano i fatti, le evidenze innegabili, che ciascuno tocca con mano, come, ad esempio una superstrada completamente vuota costruita a spese dei cittadini del Veneto.

 

Superstrada pedemontana vuota. Fotografata  martedì 20 febb. ore 12.00

I loro comizi televisivi assomigliano più a chiacchiere da bar che a risposte argomentate su base scientifica, per cui in realtà, i veri ideologisti sono proprio loro che rispondono a vanvera e in maniera palesemente non corrispondente alla realtà dei fatti.

LA VAL VENOSTA


 


È quanto ha rilevato uno studio dell'Università Kaiserslautern-Landau (RPTU) e dell'Università di Risorse Naturali e Scienze della Vita di Vienna (BOKU) che ha analizzato la situazione in Val Venosta, "la più grande area di coltivazione di mele d'Europa"

https://greenreport.it/news/agricoltura/in-val-venosta-pesticidi-diffusi-dai-meleti-alla-cima-delle-montagne/

 


La ricerca avverte che anche a basse concentrazioni, i pesticidi possono avere effetti sub letali sugli organismi animali.

Johann Zaller dell'Università di Risorse Naturali e Scienze della Vita di Vienna:  "Sappiamo da studi precedenti (Caroline Linhart et al 2021, Environmental Sciences Europe) che i parchi giochi dei bambini vicino ai meleti sono contaminati da pesticidi. In alcuni casi anche durante tutto l'anno", afferma il coautore della ricerca Koen Hertoge, che vive in Val Venosta. “I risultati attuali mostrano una nuova dimensione del problema, poiché anche le aree più remote sono contaminate dai pesticidi".

 

PATRIZIA GENTILINI

“Possiamo con ragionevole certezza affermare che la relazione fra pesticidi e salute umana è stata ampiamente indagata e che soprattutto per quanto riguarda i danni neuropsichici per l’infanzia e rischi tumorali (in particolare tumori ematologici), si riscontra un nesso di causalità difficilmente opinabile.

 Questi rischi sono stati infatti ormai dimostrati in modo inequivocabile per gli agricoltori o comunque per i lavoratori esposti e la loro prole.”

Chi parla è Patrizia Gentilini, medico oncologo ed ematologo, autrice di una monografia pubblicata dalla rivista “Il Cesalpino” organo ufficiale dell’associazione ISDE ( Medici per l’ambiente).

https://www.isde.it/wp-content/uploads/2014/06/2012-Cesalpino-n.-30-ESPOSIZIONE-A-PESTICIDI-E-RISCHI-PER-LA-SALUTE-UMANA-Gentilini.pdf

 

La ricerca riguarda , oltre alla popolazione generale, proprio coloro che hanno un maggiore contatto con i pesticidi cioè gli agricoltori e la loro prole, popolazione dove gli effetti si sono rivelati ancora più nefasti.

 In Francia, proprio in relazione ad uno degli effetti di alcune di queste sostanze, l’Alzheimer è stata riconosciuta malattia professionale.

 


I PFAS NEI PESTICIDI

Ma c’è un aspetto ancora più allarmante al riguardo dell’uso dei pesticidi della cui mancata riduzione la nostra presidente del consiglio si fregia .

Mentre la contaminazione da PFAS è spesso attribuita a emissioni industriali “accidentali” o a inquinamento negligente, il nostro rapporto scopre una fonte intenzionale e diffusa di inquinamento da PFAS: i pesticidi PFAS.

Una recente ricerca francese, pubblicata da Pan Europe ci informa  che i PFAS sono entrati trionfalmente nel mondo dei pesticidi.

https://drive.google.com/file/d/1oM2anshNBdSeGQKGfYSw4ouN8PR3oiDj/view?usp=sharing

 

Il 72% (37) dei principi attivi sintetici autorizzati per l’uso come pesticida nell’Unione Europea sono PFAS, tutti contenenti forti legami carbonio-fluoro, che ne aumentano la persistenza nell’ambiente, o dei loro prodotti di degradazione (cioè metaboliti).

Queste 37 sostanze attive vengono deliberatamente spruzzate sui campi agricoli dell’UE, contaminando il nostro cibo, l’acqua e l’ambiente.

L’Europa dà il suo consenso e l’industria dei pesticidi incassa i suoi profitti.

 

 


 

Concludendo, non ci sono dubbi sul ruolo dei pesticidi sull’aumento delle patologie croniche e dei tumori  in Italia e nel mondo.

In nome del MADE IN ITALY si sacrifica la salute dei bambini e delle persone in generale.

Parlamento e Governo dovrebbero battersi per la tutela della salute e del benessere dei cittadini invece di inchinarsi per favorire le grandi lobby della chimica , dell’agricoltura e della distribuzione.

Abbiamo bisogno di menti aperte e generose di veri rappresentanti del popolo italiano e non di nominati dalle segreterie dei partiti con listini inaccettabili, imposti agli elettori.

Questo Parlamento, prodotto di una legge elettorale truffaldina, non ci rappresenta, in quanto le persone che indegnamente siedono sugli scranni non le abbiamo scelte noi.

Le ripeto la domanda: “Signora Meloni: cosa dà da mangiare alla sua bambina?”

 

Giovanni Fazio

giovedì 8 febbraio 2024

TRATTORI E TUMORI

 


La Precipitosa ritirata della presidente della Commissione Europea Ursula von der Leyen davanti alla marcia dei trattori, fa da pendant con i gridolini di gioia di Meloni e di suo cognato, il ministro dell’agricoltura Lollobrigida. Entrambi si sono già intestati la vittoria  e il trionfo della marcia su Roma 2.

In realtà, chi  tacitamente assapora la propria vittoria sono le grandi compagnie multinazionali della chimica che dominano l’agricoltura mondiale estraendo una grande quantità di ricchezza dai redditi agricoli . Tra queste BASF ( 93 miliardi di $ di reddito annuo), SINOPEC (78.2 miliardi di $),  DOW (56 miliardi $) , SINOPEC (51.9miliardi $) e, a scendere, BAYER, fusasi recentemente con Monsanto).

 Nell’euforia del momento, chi si attribuisce una insensata vittoria contro la tutela dell’ambiente e della vita, non si ricorda o forse non lo sa, che la  richiesta di una progressiva diminuzione dei pesticidi avrebbe dovuto fermare la continua crescita di tumori e di altre patologie, nelle popolazioni non solo europee. I più colpiti da queste patologie sono proprio gli agricoltori.  Un aumento di leucemie, linfomi, tumori al fegato ecc. si sta verificando in tutta l’Europa, eccetto la Svezia che da trenta anni ha bandito i pesticidi più dannosi.

Il cancro è una patologia in costante crescita in tutto il mondo. Nel 2022 l'Agenzia internazionale per la ricerca sul cancro (IARC) stima ci siano stati 20 milioni di nuovi casi di cancro. Il Global Cancer Observatory dello IARC stima che nel 2050 i nuovi casi di cancro saranno oltre 35 milioni.

È questo il rovescio della medaglia di cui non si parla.

Di fronte ai dati epidemiologici, alle sofferenze e ai funerali c’è poco da brindare.        Il cancro avanza e uccide anche i bambini, vittime della diffusione dei pesticidi e di altre sostanze chimiche come, ad esempio i PFAS, nell’acqua, nell’ambiente e negli alimenti. La contaminazione ambientale, è estremamente diffusa. Soprattutto nelle aree dove si pratica l’agricoltura intensiva.

L’USO DI PESTICIDI È LEGATO ALLA COMPARSA DI DIVERSE MALATTIE

 Al momento è documentato che l’impiego di pesticidi è messo in relazione con lo sviluppo di diverse malattie croniche. A partire da altre tipologie di cancro (oltre quello al fegato): tumore a pancreas, vescica, prostata, cervello, ossa e leucemia. Patologie neurodegenerative come Alzheimer e Parkinson, dovuti entrambe a esposizione da pesticidi e organofosfati. Asma, soprattutto in caso di esposizione diretta. Disfunzioni del sistema endocrino, con alterazioni ormonali, problematiche riproduttive e anomalie nello sviluppo. Problemi di fertilità sia nell’uomo sia nella donna. Difetti della nascita (come per esempio malformazioni congenite) e problemi di sviluppo (che coinvolgono organi e cervello, fino a determinare autismo), questo soprattutto nelle comunità agricole rurali dove si fa uso di pesticidi.

Secondo le stime, rispetto al 2020, i casi di tumore in Italia nel 2023 sono aumentati di oltre 18.000 casi: da 376.600 nuove diagnosi (194.700 negli uomini e 181.900 nelle donne) a circa 395.000 (208.000 negli uomini e 187.000 nelle donne).* 

 Probabilmente molti dei nuovi pazienti non riusciranno a superare le barriere delle liste di attesa e non avranno abbastanza soldi per pagarsi una TAC o una Risonanza Magnetica. La sanità pubblica è a pezzi ma investiamo in armi e in combustibili fossili.

Gli scienziati suggeriscono di ridurre il più possibile alimenti industriali e prodotti provenienti dall’agricoltura industrializzata, prediligendo materie prime, frutta e verdura da produttori locali, di origine biologica, non trattati e privi di pesticidi.

Il maggior disagio degli agricoltori non dipende dalle regole europee ma dalla vera e propria rapina che le compagnie di distribuzione esercitano su di loro  acquistando i prodotti agricoli a prezzi bassissimi, non in grado nemmeno di coprire le spese per produrli rivendendoli al pubblico a prezzi maggiorati che superano a volte anche di ottanta volte la spesa per l’acquisto.

La rivolta dei piccoli agricoltori dovrebbe rivolgersi quindi contro le catene della Grande Distribuzione (GD) che acquistano i loro prodotti a prezzi infimi e li rivendono a prezzi esagerati.  Gli attori più importanti sul mercato Italiano sono attualmente: Bennet, Carrefour, Unes, Coop, Pam Panorama, Esselunga o anche, nell’ambito dei discount, Eurospin, Lidl Italia, MD.

Guardando i “conti” dei singoli gruppi della GDO, MD è campione di crescita delle vendite tra il 2017 e il 2021: +9,7% medio annuo, seguita da Lidl Italia (+8%) e Agorà (+7,6%). Seguono il discount Eurospin (+6,9%), Conad (+6,7%) e Selex (+5,2%).

In cinquant’anni, anche questo settore dell’economia e della produzione è cambiato. l’economia di mercato ha prodotto anche nel settore alimentare nuovi super padroni e nuovi oligarchi. È sempre bene ricordare il contesto politico ed economico in cui queste distorsioni del mercato non controllato (LIBERO di fare i fatti suoi e ridurre alla fame gli agricoltori e i loro dipendenti). Nulla avviene per caso o per un destino cinico e baro. Tutto questo è stato costruito per anni e i risultati li vediamo.

La premier, parla di ideologismi ambientalisti ma l’aumento della temperatura globale di un grado e mezzo certificata rilevata dal Servizio per il Cambiamento Climatico di Copernicus (Copernicus Climate Change Service – C3S) non è un’idea ma un dato concreto.

Ne fa le spese la Catalogna, che non è tanto lontana dalla Pianura Padana e ha dovuto dichiarare lo stato di emergenza, razionando l’acqua perché non piove più da quattro anni. La prossima estate sarà dura anche per noi.

Non si prende atto che le riserve delle falde sotterranee del Veneto sono al di sotto del 50%. Non si è provveduto a bonificare i fiumi e si gioca con la Laguna considerando un sistema biologico delicatissimo alla stregua di un luna park.

La medaglia della marcia dei trattori ha una terza faccia, quella di un paese dove l’unico vero interesse di chi governa è il potere e la speculazione economica, dove si premiano e si esonerano dalle tasse i superprofitti delle banche e si manda a  fondo chi ha avuto la sventura di aprire un mutuo per comprarsi una casa. In paese dove si fanno leggi per proteggere i delitti dei colletti bianchi.

 È la faccia di una economia di mercato che crea povertà diffusa, malattie e morte. Piantedosi continua ad arrestare i ragazzi che cercano di svegliare le coscienze: modo originale con cui questo governo e i suoi accoliti ritengono si debba affrontare la crisi climatica. 

Giovanni Fazio

*“I numeri del cancro 2023”, frutto della collaborazione tra AIRTUM (Associazione italiana registri tumori), AIOM (Associazione italiana di oncologia medica), Fondazione AIOM e PASSI (Progressi nelle aziende sanitarie per la salute in Italia).

** Report looks at liver cancer, fastest-growing cause of cancer deaths in US – Significant disparities persist despite availability of effective interventions – American Cancer SocietyFarhad Islami et al. – Disparities in liver cancer occurrence in the United States by race/ethnicity and state – CA: A Cancer Journal for Clinicians (June, 2017)

 

Le nuove generazioni stano arrivando

domenica 28 gennaio 2024

VELENO A TAVOLA

 



Nel Veneto nessuno è in grado di sapere cosa sta mangiando.

Tonnellate di prodotti agroalimentari arrivano quotidianamente ai mercati dalle zone inquinate. Ogni giorno noi e i nostri bambini siamo esposti ai PFAS.

Nessuno controlla.

Il nuovo "Piano regionale di sorveglianza PFA" non è sufficiente.                   

Non è la soluzione del problema se non è urgentemente accompagnato da un  piano di prevenzione e di bonifica generale, tale da proteggere la salute e la vita dei cittadini.

Sono passati dieci anni dalla scoperta dell’inquinamento di mezzo Veneto, provocato da Miteni. Centinaia di migliaia di cittadini contaminati in tutto il territorio e non solo nella “zona rossa”.

In questo post tutto quello che i cittadini debbono sapere.

 Ricomponendo il puzzle dei dati sulla contaminazione da PFAS, raccolti su piante e animali nei vari monitoraggi  che dal 2015 in poi si sono susseguiti, in parte totalmente cancellati per presunti errori nella raccolta dei dati, in parte interrotti  e ripresi per varie cause, la Regione Veneto intende portare a termine l'ennesimo piano di monitoraggio sugli alimenti. Non si sa però per quali  arcane ragioni, siano stati esclusi dalla ricerca i prodotti di origine animale.

Malgrado l'incompletezza dei dati, una cosa certa è emersa da questi monioitoraggi:

     i cibi sono fortemente contaminati da PFAS in una vastissima parte del territorio. Sono contaminati gli animali, le piante e i derivati, uova, latte latticini ecc. 

Il caos che ha caratterizzato il comportamento della Regione Veneto in questi lunghi anni di incertezze e di nuovi allarmi, scientificamente confermati, si riflette su una parallela confusione delle istituzioni europee e del parlamento Italiano.

Lo stallo della prevenzione che ne deriva lascia indifesi ed esposti alla contaminazione i cittadini del Veneto

Incredibili divieti di accesso ai laboratori di analisi per la ricerca dei pfas nel sangue,  mancanza di indagini epidemiologiche, mancata formazione degli operatori sanitari,  mancata demarcazione e blindatura delle aree inquinate per evitare la diffusione della contaminazione, mancata bonifica di Miteni, dei fiumi e il vano tentativo di liberarsi dei PFAS bruciandoli, sono l’espressione di una assoluta mancanza di strategia e del tentativo di mettere in sordina il più grande evento contaminante che si sia mai registrato nella storia del Veneto.

 LA DOSE AMMISSIBILE DI VELENO (DGA)

René Truhaut, tossicologo francese  (1909/1994),  per molti anni direttore del laboratorio di tossicologia della facoltà di farmacia dell’università di Parigi, è l’inventore del metodo per definire la DGA (Dose ammissibile giornaliera) per le sostanze tossiche presenti nei cibi e nelle bevande.

A causa della sua grande notorietà di scienziato, il metodo da lui creato è stato adottato pedissequamente dai laboratori di tutto il mondo anche se tale metodo non è costruito su basi scientifiche ed è traballante anche dal punto d vista del conflitto di interesse.   Lo steso autore, dichiara pubblicamente che il suo metodo non è stato mai pubblicato sulle riviste scientifiche.

Esso ha, di fatto, permesso  l’ingresso legalizzato di agenti tossici negli alimenti, negli ambienti di lavoro e negli ambienti biologici dei soggetti esposti.

La richiesta di un metodo per misurare l’effetto di additivi chimici negli alimenti proveniva dall’industria alimentare, per cui nel 1956, fu istituito da FAO e OMS un comitato di esperti sugli additivi alimentari (JEFCA).

Nel 1961, malgrado i limiti del metodo proposto da Truhaut, il JEFCA lo adottò ufficialmente nella sua sesta sessione.

In che consiste il metodo Truhaut

Tecnicamente la dose giornaliera ammissibile di un additivo alimentare viene proposta dal produttore in base ad esperimenti eseguiti su animali, e verificata da un ufficio di controllo. Con la somministrazione di cibo a roditori viene anzitutto appurato il grado massimo di tossicità. Quest'ultimo viene misurato tenendo conto della quantità di sostanza che provoca la morte del 50% delle cavie. Tale dose è chiamata DL (dose letale al 50%). 

Si tratta di un metodo empirico che considera il metabolismo umano uguale a quello delle cavie ma non è dimostrato che ciò sia vero per tutte le sostanze. Inoltre non sono considerati i danni epigenetici, cioè quelli che si scoprono nei figli di coloro che hanno mangiato i cibi contaminati.

Infine, non è scientificamente vero che gli effetti tossici dipendono dalla quantità ingerita, anzi, a volte, si hanno effetti inversi, soprattutto per tossici di piccolissime dimensioni. 

Questi e altri sono i motivi per cui il metodo di  René Truhaut non fu mai pubblicato nelle riviste scientifiche.

 Nota: la DGA è recentemente evoluta in  TWI (TOLERABLE WEEKLY INTAKE) cioè dose accettabile settimanale. Per tale ragione da ora in poi useremo solo il termine TWI.

 L’ILSI 

“ILSI è una federazione globale senza scopo di lucro impegnata a migliorare la salute pubblica e planetaria riunendo esperti internazionali del mondo accademico, del settore pubblico, del settore privato e di altre ONG per promuovere la ricerca scientifica basata sull’evidenza. Scopri di più sulla nostra missione, visione e principi operativi .Scienza collaborativa per alimenti sicuri, nutrienti e sostenibili.

ILSI opera nel quadro dei più alti principi di integrità scientifica . I nostri professionisti e volontari di fiducia in tutto il mondo lavorano in sinergia e trasparenza in tutti i settori e le discipline”. 

Questo è quello che si legge nel sito della ONG.

L’ILSI è da tempo promotore e sostenitore della dose giornaliera ammissibile. 

Fondata a Washington nel 1978 da grandi aziende del ramo agroalimentare (Coca Cola, Heinz, Kraft, General Foods, Procter e Gamble cui si sono unite successivamente altre aziende del settore agroalimentare (Danone, Mars, McDonalds, Kellog’s, Ajimoto, il principale produttore di Aspartame), così come aziende del mercato dei pesticidi (Monsanto, Dow, AgroSciences, DuPont, Nemours , Basf) e del settore dei farmaci (Pfizer, Novartis).

Ad eccezione del settore farmaceutico, tutte queste aziende hanno prosperato grazie all’avvento della cosiddetta “Rivoluzione Verde Agroalimentare”: producono o utilizzano sostanze chimiche che contaminano i nostri alimenti.

L’ILSI , fino al 2006, godeva di uno statuto speciale in seno alla OMS, poiché i suoi rappresentanti potevano partecipare direttamente  ai gruppi di lavoro creati per stabilire le norme sanitarie internazionali.

L’agenzia delle Nazioni Unite ha poi abrogato tale privilegio quando è chiaramente emerso il lavoro di lobbying di questo organismo che, sotto il manto di una pseudo indipendenza, promuoveva gli interessi dei suoi membri.

PRIMO MOTIVO PER NON USARE LA TWI  per dosare i PFAS negli alimenti.

Considerando quanto detto sopra, il carattere empiristico, approssimativo e non scientifico di questa misura, utile solo alle grandi lobby della trasformazione e della produzione alimentare, riteniamo non utilizzabile questo metodo per una corretta definizione della edibilità di una sostanza chimica.  

 UN SECONDO MOTIVO PER NON USARE LA TWI per i PFAS:

La Persistenza. 

Detto questo, un secondo motivo per cui non è scientifico utilizzare la DGA o la dose settimanale (TWI) è dovuto al fatto che i PFAS sono molecole persistenti, cioè sostanze pressoché indistruttibili che rimangono e si accumulano nei nostri organismi per anni prima di esserne espulse.

 Per esempio, il PFOS ha un tempo di dimezzamento di 5 anni. Pretendere di stabilire una dose innocua, sia pure minima, per i PFAS significa ignorare questo precipuo aspetto delle molecole perfluoroalchiliche e ciò non fa onore all’EFSA (Autorità Europea per la Salute Alimentare)

 

UN TERZO MOTIVO PER NON USARE LA TWI:

migliaia di molecole perfluoroalchiliche 

         Un terzo motivo per cui non ha senso usare la TWI per determinare la dose minima di PFAS negli alimenti è che di tutte le molecole PFAS, diverse migliaia fino ad ora prodotte dall’industria chimica, solo una ventina sono state studiate e di sole 4 è stato calcolato il TWI. 

    Un po’ pochino per molecole molto tossiche,  scoperte nel Veneto da più di dieci anni. Procedendo di questo passo, forse nel 2100 arriveremmo ad una mappatura delle migliaia di molecole esistenti; nel frattempo …  Di tutte le altre migliaia non si sa niente, e soprattutto quali e in quale quantità siano presenti negli alimenti.

In realtà non esistono dosi innocue di PFAS: sono molecole molto tossiche,  insidiose e resistenti capaci di determinare danni notevoli già nella misura di pochi nanogrammi (miliardesimi di grammo). 

Infine, lo IARC (International Agency for Research on Cancer) ha recentemente classificato il PFOA “cancerogeno di gruppo 1” “cancerogeno certo per l'uomo”.

L’ EFSA  con il suo TWI, non c’è ancora arrivata e continua a centellinarne dosi accettabili nei cibi. Pensiamo che anche per lei sia venuta l’ora di voltare pagina. (Tra l'altro non ha ancora provveduto a rimuoverne la dose accettabile, malgrado ormai sia accertato che il PFOA è cancerogeno). 


In armonia con quanto detto da sempre in merito da ISDE  (Associazione Internazionale dei Medici per l’Ambiente), l’unico livello accettabile di pfas negli alimenti è zero. 

Partiamo dal fatto che attualmente la casa brucia e che l’incendio dura da dieci anni senza che nessuno si sia preso la briga di spegnerlo.

Anche un bambino è in grado di comprendere, che prima di attivare continui studi su come determinare la natura e l’uso di materiali ignifughi con cui si debbano costruire le case è necessario chiamare i pompieri e spegnere l’incendio.

 In parole spicciole. Chi avrebbe dovuto immediatamente controllare i prodotti agroalimentari provenienti dalle zone inquinate  e supposte tali non lo ha mai fatto. In tal modo, migliaia o forse milioni di tonnellate di alimenti, sospetti di essere inquinati da PFAS e cancerogeni, sono state immesse nel mercato e centinaia di migliaia di persone hanno inconsapevolmente ingerito per anni alimenti contaminati da  PFAS in tutto il Veneto e altrove e non soltanto nella Zona Rossa.

 

Il Dipartimento di Prevenzione Regionale è in grado di spiegarci questo comportamento o dobbiamo ancora ascoltare la motivazione secondo cui ancora non sappiamo se i PFAS siano causa diretta di malattia ripetuta come un mantra, per  anni, dai responsabili regionali della prevenzione e, a scendere, dalle ULSS del Veneto?

Da anni sono noti molti dei meccanismi con cui agiscono i PFAS nel nostro organismo. Essi sono in grado di  generare, autonomamente moltissime malattie e tumori, a prescindere dalle errate abitudini di vita citate sempre dai responsabili regionali della prevenzione.

Dobbiamo anche sentirci dire che, se non sappiamo quali PFAS e in quale quantità sono presenti negli alimenti, non siamo in grado di verificare il rischio per i cittadini del Veneto che li mangeranno?

A noi ciò sembra un’ottima ragione per escluderli tutti. Continueremo a comprare e mangiare mele marce fin quando chi di dovere non ci fornirà la misura secondo la quale una mela si possa definire tale e anche marcia?

Quante donne in gravidanza e quanti bambini sono stati contaminati dai PFAS in tutto il Veneto, e non solo nella cosiddetta Zone Rossa?  

Gli alimenti, come del resto i rifiuti dei depuratori, viaggiano tranquillamente, direi scorrazzano, per il Veneto grazie alle magnifiche leggi che regolano il libero mercato?

Non lo sapremo mai, grazie anche al divieto di usare i laboratori di analisi, per controllare il nostro sangue, imposto da chi legifera in merito nella nostra regione.

Quanti sono i morti per ictus, infarto, tumori e altro provocati dalla presenza di queste molecole nel sangue dei residenti in Veneto?                Non lo sapremo mai perché le indagini epidemiologiche proposte non sono mai state effettuate: chissà perché. 

Tuttavia abbiamo uno studio epidemiologico effettuato dalla Regione Veneto nel 2011, epoca ancora non sospetta, che evidenzia un numero di ictus cerebrali quasi doppio della media regionale nella ULSS 5 (nella quale all’epoca erano inclusi alcuni territori oggi definiti Zona Rossa). La cosa non suscitò alcun sospetto all’epoca.

  


 

 

 

 

  È dal 2015 che la Regione risponde alla esigenza di una dieta non inquinata da PFAS proponendo studi sulla contaminazione delle piante e degli animali nelle zone inquinate. Studi i cui esiti, a volte, sono stati distrutti (perché fatti male), oppure interrotti (perché c’è il Covid). Oppure (non considerati, in attesa di ulteriori accertamenti). Così si è tirato avanti bellamente di anno in anno cercando di fare dimenticare alla gente quello che mangia ogni giorno, senza prendere alcun provvedimento. 

Alla luce di queste considerazioni, andiamo ad esaminare il caos e la schizofrenia che sembrano guidare le azioni della Commissione  Europea, della Regione Veneto e del Parlamento italiano. 

Cominciamo dall’acqua potabile e dal limite massimo di PFAS  fissato dalla Commissione Europea  e dalla Regione Veneto che lo recepisce ( Dlgs 18/2023 ) è di 100 nanogrammi di PFAS totali per litro.

Useremo la TWI poiché è questo il parametro usato dai legislatori.

Tale limite confligge con quello previsto  dall’EFSA (Autorità Europea per la Salute Alimentare) che fissa la TWI  quantità settimanale di PFAS che si possono assumere senza rischio a 4.4 nanogrammi per KG di peso corporeo.

 Se utilizziamo questo metodo, malgrado quanto detto sopra, possiamo prendere ad esempio cosa accadrebbe ad un bambino del peso di kg 10 .

Secondo la TWI otterremo una dose limite giornaliera di 6,2 nanogrammi al dì.

Tenendo presente che un litro d’acqua può contenere per legge ng.100 di PFAS per litro, per rimanere dentro i limiti previsti dall’EFSA il bambino potrà bere in un giorno non più di 62.8 grammi di acqua.

 Come è evidenziato da questo esempio che chiunque può eseguire sul proprio peso corporeo, l’idea che un bambino non possa bere più di 62 grammi di acqua, legalmente inquinata, al dì è irragionevole. Questo comunque è il dettato dell’EU e della Regione Veneto. 

È evidente che l’errore consiste nel fatto di pensare che negli acquedotti di tutta Europa possano scorrere, assieme all’acqua, PFAS fino a100 nanogrammi /litro.

l'acqua della salute

Quale laboratorio scientifico o quale università ha fornito tale dose a Ursula Von der Leyen? Non è dato saperlo ma è probabile che la dose sia stata suggerita dalle lobby della chimica.

 

LA RACCOMANDAZIONE UE DEL 24 AGOSTO 2022

https://eur-lex.europa.eu/legal-content/IT/TXT/PDF/?uri=CELEX:32022H1431&from=EN

 L’attenzione della EU sugli alimenti cresce , mentre nel frattempo la Regione Veneto sonnecchia.

Il 24 agosto del 2022 viene infatti spedita a tutti gli stati membri la raccomandazione (UE) 2022/1431 della Commissione Europea relativa al monitoraggio delle sostanze perfluoroalchiliche negli alimenti. Il documento raccomanda di eseguire il monitoraggio relativo ad una ventina di molecole PFAS e i loro sali. Ovviamente esorta i paesi membri che ne fossero sprovvisti ad allestire rapidamente laboratori di massima precisione.

Tra le altre disposizioni gli Stati membri dovrebbero fornire all’Autorità i dati di monitoraggio su base regolare, unitamente alle informazioni e nel formato elettronico di comunicazione stabilito dall’Autorità, ai fini della compilazione in un’unica banca dati.

 Gli Stati membri dovrebbero: 

a) trasmettere i dati provenienti da regioni notoriamente ad elevato inquinamento ambientale come campioni sospetti, in particolare in relazione a pesce, selvaggina, pollame allevato all’aperto, frutta e ortaggi coltivati all’aperto; 

b) specificare il tipo di produzione, in particolare per i prodotti di origine animale (animali selvatici, raccolti o cacciati rispetto alla produzione non biologica o biologica; produzione all’aperto rispetto ai metodi di produzione al chiuso) e funghi (selvatici o raccolti rispetto a coltivati); 

c) per le carni e le frattaglie di selvaggina indicare, ove possibile, l’età degli animali;

 d) per gli alimenti destinati ai lattanti e ai bambini nella prima infanzia, indicare gli ingredienti principali (latte vaccino, semi di soia, pesce, carne di animali terrestri, cereali, ortaggi o frutta).

 Nulla di tutto ciò è stato fatto.



 IL NUOVO REGOLAMENTO UE 2022/2388

7 DICEMBRE 2022

https://eur-lex.europa.eu/legal-content/IT/TXT/PDF/?uri=CELEX:32022R2388&from=EN

 Il 7 dicembre del 2022 la UE invia il nuovo REGOLAMENTO (UE) 2022/2388 DELLA COMMISSIONE che modifica il regolamento (CE) n. 1881/2006 per quanto riguarda i tenori massimi di sostanze perfluoroalchiliche in alcuni prodotti alimentari.

 Il 9 luglio 2020 l’Autorità europea per la sicurezza alimentare («Autorità») ha adottato un parere sul rischio per la salute umana connesso alla presenza di sostanze perfluoroalchiliche negli alimenti (3). L’Autorità ha concluso che il PFOS, il PFOA, il PFNA e il PFHxS possono provocare effetti sullo sviluppo e possono avere effetti nocivi sul colesterolo sierico, sul fegato nonché sul sistema immunitario e sul peso alla nascita. Essa ha considerato gli effetti  sul sistema immunitario come l’effetto più critico e ha stabilito una dose settimanale tollerabile (TWI) di gruppo di 4,4 ng/kg di peso corporeo alla settimana per la somma di PFOS, PFOA, PFNA e PFHxS, che protegge anche dagli altri effetti di tali sostanze. Ha concluso che l’esposizione di parti della popolazione europea a tali sostanze supera la TWI, il che desta preoccupazione.”

A tal uopo sono state realizzate delle tabelle, di seguito pubblicate, nelle quali sono espressi i valori massimi di pfas consentiti negli alimenti.       

Riportiamo qui le tabelle pubblicate in Gazzetta “ L 316/40 IT Gazzetta ufficiale dell’Unione europea 8.12.2022”

In tale regolamento  sono espressi i tenori massimi in µ/kg di peso fresco edibile  relativamente alla somma dei 4 PFAS presenti.

Notare che nelle nuove tabelle il peso dei PFAS è indicato in µ (microgrammi), misura 1000 volte superiore al ng (nanogrammo) normalmente usato.

 

La Direttiva fissa il limite massimo ammesso nei cibi (tenore) per  sole 4 molecole tra le migliaia che possono essere presenti negli alimenti.  E autorizza limiti altissimi per alcuni di essi che esulano dalla precedente raccomandazione della TWI.

 

Riportiamo le tabelle originali:

 

Un uovo , secondo questa tabella può contenere 130 ng di PFAS. Se torniamo al nostro bambino di 10 kg, ci domandiamo in quante parti si dovrà suddividere quest’uovo perché rientri nella TWI del bambino che è di 6.2 nanogrammi di PFAS al giorno?

Come mai, tutti questi scienziati  non capiscono che un uovo con 130 ng di PFAS al suo interno non è assolutamente innocuo? Un Uovo! Ma non si vive di sole uova. 

Qualcuno si chiederà come mai i grandi scienziati al servizio di Ursula, da un lato, fissano un limite massimo di assunzione giornaliera di pfas in ng 4,4 per kg  di peso corporeo e, contemporaneamente autorizzano tenori massimi per alimenti che superano anche di migliaia di volte, in certi casi, la TWI.

 Infatti, secondo la TWI, un adulto del peso di 70 kg non potrebbe superare, al giorno, l’assunzione di una dose di PFAS maggiore di 44 ng (nemmeno un litro di acqua).  

Se poi volesse assaggiare una aringa del Baltico da 150 grammi il suo organismo potrebbe incassare, in un colpo solo, 1605 nanogrammi di PFAS.

 Questi numeri faranno felici i pescatori del baltico, ai quali saranno spalancate le porte dei mercati di tutta Europa, ma non certo gli amanti del pesce nordico che li mangeranno.

 Siamo chiaramente davanti ad una contraddizione palese.                                I massimi espressi nelle tabelle non corrispondono ai limiti posti dall’ EFSA. In tali condizioni   non è possibile effettuare alcuna prevenzione.

Se, infine il nostro ipotetico uomo di 70 kg desiderasse mangiare 150 grammi di anguilla,  arricchirebbe il suo patrimonio di PFAS di 7875 ng in un solo colpo.

 

Inutili ulteriori commenti.

Tuttavia, ci chiediamo come possano fare i cittadini del Veneto ad adeguarsi ai suddetti valori se non sono segnalati sulla merce in vendita?             Come effettuare le TWI dei cibi se non si sa quanti PFAS ci sono nel nostro pane quotidiano? Questo aspetto misterioso riguarda una questione ormai fantascientifica per cui dalla Regione vengono emanate disposizioni  in merito, alle ULSS affinché si adeguino per quanto riguarda le nuove misure.

 Nota bene che le misure aggiornate sono in vigore già dal gennaio del 2023. C’è qualcuno che se ne sia accorto?



 Come si evince dal documento, la Regione non perde tempo a recepire la nuova direttiva Europea e il dott. Michele Brichese con la dottoressa Alessandra Luisa Amorena, trasmettono il regolamento ai direttori dei dipartimenti di prevenzione del SIAN (Sistema Informativo Agricolo Nazionale), SIAOA (Servizio di Igiene degli Alimenti di Origine Animale) e SIAPZ (Servizio Igiene degli Allevamenti e delle Produzioni Zootecniche).

Dal primo gennaio 2023 gli allevatori o i pescatori  devono, quindi, implementare il loro “Piano di autocontrollo” provvedendo ad effettuare le analisi dei prodotti indicati.

Non sappiamo quanti allevatori o pescatori abbiano ottemperato alle esecuzioni delle suddette analisi. Non sappiamo in quali laboratori le avrebbero effettuate né se esse corrispondano nei limiti alle indicazioni europee. Non sappiamo come abbiano fatto i cittadini del Veneto ad adeguarsi alla TWI, come da regolamento europeo, se non sono venuti a conoscenza della quantità di PFAS, espressa in nanogrammi, o, se volete in microgrammi, presente negli alimenti esposti nei banconi dei mercati.

         Bisognerebbe chiedere ai signori direttori destinatari della lettera se si tratta di uno scherzo o se veramente tutti questi produttori abbiano effettuato ed effettuano, di volta in volta gli esami previsti e ne inseriscono i dati nel loro “Piano di Autocontrollo”. Interessante inoltre sapere quanti controlli ufficiali, come previsto nella lettera, siano stati fino ad ora effettuati.            Non mancheremo di inviare una richiesta di informazioni dettagliate. 

Continuando a seguire il bandolo di questa incredibile storia vediamo che la Regione tira fuori l’asso che aveva conservato da tempo nella manica e lancia il

PIANO REGIONALE DI SORVEGLIANZA DI PFAS NEI PRODOTTI AGROALIMENTARI DELLE ZONE ROSSA E ARANCIONE: ALIMETI VEGETALI.

Istituto superiore di Sanità, Istituto zooprofilattico Sperimentale delle Venezie, Regione del Veneto.

Una vera corazzata lanciata contro tutti i denigrator storici dell’inefficienza della prevenzione alimentare in Veneto.

 Dopo una cronistoria degli studi effettuati sugli alimenti, che ciascuno può andarsi a leggere nel DGR n. 1676 del 29 dicembre 2023, 5. https://bur.regione.veneto.it/BurvServices/pubblica/DettaglioDgr.aspx?id=520082

Si elencano i risultati delle indagini fino ad ora condotte, in partenza,  solo su PFOS e PFOA.  Viene detto che esistono sicuri elementi per considerare reale la trasmissione dei due PFAS esaminati dai prodotti agroalimentari all’uomo.  In questa prima indagine furono ricercate solo due molecole PFOS e PFOA quindi mancano i dati degli altri perfluoro contaminanti. Tuttavia il documento della Regione, aggiornato al 2019 sottolinea che

“L'esposizione media cumulativa a PFOA e PFOS nelle aree non soggette alla contaminazione è pari a 1,6 volte il TWI per gli adulti e 1,7 volte il TWI per i bambini.

 Nei territori soggetti alla contaminazione, oggi tali valori sono stimati essere pari a 2,0 e 2,1 volte il TWI per i soggetti residenti nella zona a maggiore impatto che consumano alimenti locali, e aumenta a 3,8 e 5,8 volte il TWI per i residenti che in aggiunta si servono dell'acqua dei pozzi privati a scopo potabile.”

 I dati raccolti dal ISS nel 2019 confermano pertanto l’aumento della presenza dei PFAS dovuto all’alimentazione del doppio e del triplo dei valori soglia.

Il documento regionale aggiunge:

 “Va sottolineato che ogni stima è affetta da incertezze e l'analisi delle incertezze è parte integrante di una corretta e trasparente valutazione del rischio. In proposito, corre l'obbligo di evidenziare che gli elevati livelli espositivi e di rischio descritti sono raggiunti senza il contributo di PFNA e PFHxS.

E aggiunge:   “Per entrambe le molecole i risultati dello studio evidenziano l'opportunità di una valutazione più dettagliata del contributo degli alimenti prodotti in loco all'esposizione complessiva della popolazione. Questa appare particolarmente importante per alimenti come le uova e i prodotti carnei.”

 

Malgrado, fin dal 2019 l’ISS ritenesse particolarmente importante  la ricerca dei PFAS nelle uova e  nei prodotti carnei, l’attuale Piano di sorveglianza di PFAS viene effettuato solamente sui vegetali. Sono previsti almeno 24 mesi per portarlo a termine. Quindi si saprà qualcosa solo nel 2027 ma, per completare l’opera, ci vorrà un nuovo piano per esaminare anche “uova e prodotti carnei” raccomandati dall’ISS fin dal 2019.

Il piano di monitoraggio è ben strutturato sono definiti i compiti di ciascun attore, le misure dei terreni da monitorare, dei campioni da analizzare ecc. È previsto un formidabile data base dove ogni elemento sarà trascritto.

Tuttavia non c’è scritto cosa accadrà se durante il monitoraggio, o dopo, se si dovessero trovare patate o radicchi contenenti quantità di PFAS eccedenti la TWI o le misure previste dal nuovo regolamento europeo. Che fine farebbero le patate e il radicchio iper contaminati? Sarebbero comunque avviate al mercato o inviate ad apposite discariche speciali  (particolarmente costose) per lo smaltimento? Lo stesso vale per i mangimi che, se trovati con notevoli quantità di pfas dovrebbero essere inviati, anziché ai pollai o alle stalle a specifiche discariche.

Di ciò che avverrà, in seguito alla mega indagine conoscitiva i documenti regionali non parlano e, per la verità nemmeno quelli europei.

Sono passati dieci anni da quando Sara Valsecchi e Stefano Polesello, operatori del CNR scopersero i PFAS nella provincia di Vicenza.

 

Giovanni Fazio