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martedì 15 settembre 2020

UN MEDICO DI FAMIGLIA A FIANCO DEI SUOI ASSISTITI.

 

DAL COVID ALL'AMBIENTE


Aiutare i bambini in Africa



 Ho incontrato Luciano Mignoli pochi giorni fa: era un po’ che non ci vedevamo per le varie vicende legate al COVID 19. Sia lui che io abbiamo sperimentato, purtroppo il contagio; io, probabilmente, in una assemblea a Venezia e lui sul fronte del lavoro, sempre in prima linea per aiutare in mille modi i suoi pazienti. È uno dei tanti medici che hanno affrontato “a mani nude” la malattia. Per fortuna l’ha superata e, appena guarito, è tornato sul fronte.

         Come va adesso a Bassano, gli chiedo

 “Non tanto bene, le modalità di risposta sanitaria ad una eventuale recrudescenza della pandemia covid presentano ritardi organizzativi.

Non sono ancora state organizzate le postazioni per l’esecuzione del tampone Covid rapido in sperimentazione e normale quando già incominciano le prime sindromi influenzali e si riaprono le scuole.

 Le sindromi influenzali all’inizio sono indistinguibili dai primi segni covid e spingono pertanto i medici di famiglia, purtroppo, a visitare a distanza o con sistemi di appuntamento che favoriscono ritardi nel riconoscimento della virosi.

 Ancora adesso se il medico vuole un tampone o un test sierologico per il proprio paziente deve inviarlo ad una struttura privata perché i laboratori degli ospedali non sono ancora organizzati per farlo a chi volesse o a chi deve fare un ricovero programmato nel quale ora viene sempre chiesto il tampone.”

Questa, malgrado le chiacchiere e le vanterie, è la realtà del Servizio
Sanitario nel Veneto.

 In tanti mesi non si è stati capaci di riorganizzare un servizio pubblico efficiente e tempestivo.

“Proprio così, inviare tutte le sindromi influenzali in Pronto Soccorso


è impossibile
e assurdo perché non farebbe altro che far intervenire un medico USA che dovrebbe recarsi a domicilio per il tampone con vestizione e svestizione che richiedono circa 30 minuti: visto il numero limitato di medici sarebbe altrettanto impraticabile nei picchi influenzali. I medici di famiglia hanno dato disponibilità a collaborare per cercare le soluzioni più adatte ma non sono stati coinvolti.”

Conosco Luciano da molti anni, quando, insieme, attraverso l’azione sindacale, cercavamo di realizzare progetti per migliorare il servizio sanitario locale. Era sempre lo stesso che, da ragazzo appena laureato, si era recato in Mozambico, uno dei paesi più poveri dell’Africa, dal 1981 al 1983, prestando servizio nell'ambito della cooperazione internazionale come direttore sanitario dell'ospedale di Alto Molocuè.

         Adesso con lo stesso spirito di allora, opera nel campo ecologista dedicando il suo tempo libero alle iniziative contro i disastri che avanzano nella nostra regione.

“Ho sempre considerato l’ambiente, tutti gli altri esseri viventi, gli animali, le piante l’ambiente in generale, come parte integrante della vita degli esseri umani, sia dal punto fisico e biologico che dal punto di vista spirituale. Noi siamo il pianeta e non vi può essere salvezza per l’uomo se continua a distruggere l’unità di questo meraviglioso sistema.

La Pandemia è un prodotto, diretto o indiretto, non importa, di questo progressivo processo di distruzioni della nostra stessa base biologica. L’avidità delle multinazionali è alla base di uno sfruttamento intensivo delle risorse della terra ma il pianeta non ce la fa più.

Il clima ci manda segnali preoccupanti e pochi si rendono conto che alluvioni e cicloni sono solo i prodromi di disastri ancora maggiori se non cambieremo rotta.

Curare le persone significa anche capire che le malattie fanno parte di un sistema più grande e che per fermare l’aumento impressionante dei tumori, delle patologie degenerative invalidanti, dell’asma e delle gravissime lesioni al sistema riproduttivo, come quelle generate dai PFAS, bisogna prendersi cura del pianeta.”

Per questo ho deciso di votare per te alle regionali, non solo per la grande amicizia che ci lega da anni ma soprattutto perché sei una persona affidabile che non cerca poltrone bensì affronta anche questa “tortura elettorale” con spirito di altruismo e di coerenza con quanto fatto e pensato in una intera vita.

“Tu sai quanto mi dia fastidio andare in giro chiedendo di votare per me; per questo non vedrai nessun manifesto in giro con la mia foto.”

Sei l’unico. Ed è per questo che oggi pubblico questa nostra chiacchierata per far sapere, a chi interessa votare per uno che difende la vita e l’ambiente, veramente e con abnegazione, che sei candidato nell’unica lista che non si è accomunata a partiti vecchi e nuovi, una lista di persone per bene, modeste e preparate.

Sai che non mi piace riprodurre simboli elettorali e non li riprodurrò.

 Il Mio non è un invito elettorale ma una segnalazione indirizzata a quanti in questi anni, con estrema difficoltà si sono battuti contro l’inquinamento da PFAS, contro lo scempio della pedemontana e i veleni nei campi.

Segnalo, a chi può interessare che LUCIANO MIGNOLI è candidato nella lista Veneto Ecologia e Solidarietà.

Ritengo ciò l’inizio di un percorso che ci dovrà portare in tempi ragionevolmente brevi, allunità di tutti i movimenti ecologisti.

Giovanni Fazio




 

martedì 8 settembre 2020

UN ARTICOLO BOMBA DI ALBERTO PERUFFO SUI CORRESPONSABILI DEL DISASTRO MITENI

 


E’ di questa mattina, 7 settembre 2020, l’articolo che Alberto Peruffo pubblica nel sito di PFAS LAND.

Il pezzo è il risultato di mesi di ricerca e documentazioni che mettono a nudo le responsabilità di quanti, preposti alla tutela dell’ambiente e della salute, hanno permesso che un disastro ambientale e sanitario che coinvolge più di 360.000 persone e una vasta area della pianura rappresentata da ben tre province (Vicenza, Verona e Padova) potesse verificarsi.

“C’è un dato di fatto nei grandi crimini ambientali: i responsabili non inquinano così tanto – massivamente e indiscriminatamente – senza essere in qualche modo coperti dai permessi, dalle maglie larghe, dai controlli non effettuati, dei corresponsabili

Alberto Peruffo, chiama in causa direttamente coloro che lui definisce i corresponsabili.

 

Ne esce una cruda attestazione delle forti responsabilità delle istituzioni, e in secondo luogo di alcuni dirigenti Arpav, “con le mani legate dalla politica e da Confindustria”, i quali sono perciò parimenti – ma a gradi diversi – corresponsabili dell’avvelenamento della popolazione del Veneto.

 

L’analisi investe anche il settore alimentare, i documenti dell’Istituto Superiore di Sanità che testimoniano di una contaminazione alimentare provocata dai pozzi inquinati, distribuiti su un vastissimo territorio agricolo, irrorato, per altro, dalle acque provenienti dai depuratori del distretto conciario arzignanese.

 

Nel 2014 la Provincia di Vicenza autorizza Miteni a trattare rifiuti tossici, derivati dalla lavorazione di perfluorati, provenienti dall’Olanda. Tale autorizzazione veniva rilasciata malgrado un anno prima fosse stato già documentata la grave responsabilità dell’azienda relativa all’inquinamento dei PFAS da essa prodotti.

 

         La denuncia di Peruffo è diretta a chi ha rilasciato l’autorizzazione, a chi avrebbe dovuto controllare le modalità della applicazione dell’autorizzazione e ricercare nelle falde adiacenti allo stabilimento il GEN X, il nuovo perfluorato prodotto da Miteni, destinato a sostituire PFOA e PFOS, ormai fuori produzione in tutto il mondo.

         L’autore si chiede come mai tale sostanza non sia mai stata cercata nelle falde acquifere inquinate da Miteni, né inclusa tra i vari perfluorati, presenti negli acquedotti, per i quali il decreto Zaia fissa un limite massimo di performance di 390 ng/litro (bontà sua).

         Quello che non si cerca non si trova; quindi i cittadini bevono un’acqua in cui non si sa se la sostanza, la cui produzione fu autorizzata dalla regione sia presente o meno.

         Viceversa Arpav si è data un gran daffare nel cercare GEN X e C6O4 nel Po; un vero e proprio depistaggio una narrazione che non sta più in piedi: quella che tutta Italia è contaminata, soprattutto il Po, e che la Regione Veneto ha fatto meglio di tutti ed è stata la prima.

 Certo, la prima regione a dover riparare al crimine che ha consapevolmente permesso, coperto e alimentato per anni, perché molto più grave di quanto avvenuto in tutte le altre regioni, soprattutto per circostanze idrogeologiche e relative decisioni politiche. In nome di cosa? Del bene comune e della salute pubblica? No. Del profitto ad ogni costo.”

          

Alberto fa una lunga, documentata, disanima di tutte le complicità che hanno consentito, e consentono tuttora a quanti continuano ad inquinare le acque della pianura veneta, di farla franca e perfino di alzare la voce contro le vittime e i loro rappresentanti. Si tratta di un’analisi molto dettagliata, ricca di documenti e testimonianze sconvolgenti, che apre uno squarcio sul velo di omertà che fino ad oggi ha coperto i CORRESPONSABILI.

Alberto punta i fari su un contesto caratterizzato dall’intrecciarsi di grandi interessi economici e politici. Una narrazione della realtà della nostra regione che ci fa riflettere come il caso MOSE sia solo l’inizio di un percorso all’interno di un sistema che si dipana in una rete di inquinamenti, inceneritori, superstrade, cementificazioni, patologie e controllo sociale.

 

Vi invito a leggerlo fino in fondo: ne resterete sconvolti.

 

Giovanni Fazio

 

PFAS LAND ARTICOLO DI ALBERTO PERUFFO

 

https://pfas.land/2020/09/07/7-settembre-2020-il-concetto-di-corresponsabilita-1-2-linchiesta-genx-c6o4-la-relazione-sottovalutata-di-arpav-e-laudizione-poco-convincente-della-procura-il-passo-decisivo/

 

domenica 6 settembre 2020

LA DENGUE A MONTECCHIO E LE TOSE DI ZAIA A CREAZZO

 

Il giornale di Vicenza di ieri 5 settembre riporta la scoperta di due casi di DENGUE nel comune di Montecchio Maggiore.

La febbre dengue, più conosciuta semplicemente come dengue, è una malattia infettiva tropicale causata dal virus Dengue. Il virus esiste in cinque sierotipi differenti (DENV-1, DENV-2, DENV-3, DENV-4, DENV-5) e generalmente l'infezione con un tipo garantisce un'immunità a vita per quel tipo, mentre comporta solamente una breve e non duratura immunità nei confronti degli altri. L'ulteriore infezione con un altro sierotipo comporta un aumento del rischio di complicanze gravi.

 

La malattia è trasmessa da zanzare del genere Aedes, in particolar modo la specie Aedes Aegypti.

 Si presenta con febbre, cefalea, dolore muscolare e articolare, oltre al

caratteristico esantema simile a quello del morbillo. In una piccola percentuale dei casi si sviluppa una febbre emorragica pericolosa per la vita, con trombocitopenia, emorragie e perdita di liquidi, che può evolvere in shock circolatorio e morte. Non esistendo una vaccinazione efficace, la prevenzione si ottiene mediante l'eliminazione delle zanzare e del loro habitat, per limitare l'esposizione al rischio di trasmissione.

 La terapia è di supporto e si basa sull'idratazione in caso di una forma lieve-moderata di malattia e, nei casi più gravi, sulla somministrazione endovenosa di liquidi e sull'emotrasfusione.

La maggior parte di chi contrae la dengue si riprende senza problemi, mentre la mortalità è dell'1–5% qualora non venga instaurato alcun regime terapeutico e inferiore all'1% nel caso di trattamento adeguato.

 Tuttavia le forme più gravi della malattia conducono a morte nel 26% dei casi.


 
La dengue è endemica in 110 paesi e infetta dai 50 ai 100 milioni di individui ogni anno, con circa mezzo milione di persone che necessitano di ospedalizzazione e 12.500-25.000 decessi.

La dengue, oltre a essere la più comune malattia virale trasmessa da artropodi, ha un impatto sulla popolazione valutabile in 1600 casi ogni milione di abitanti, del tutto simile a quello della tubercolosi. Come malattia tropicale la dengue è ritenuta seconda in importanza solo alla malaria, e l'Organizzazione mondiale della sanità la considera una delle sedici malattie tropicali neglette.

Anche questi, per ora rari, casi di infezione testimoniano l’avvicinamento delle malattie tropicali nel nostro paese: sono le avanguardie di future epidemie possibili.

I disastri climatici, l’epidemia da COVID 19 e l’avanzare delle malattie tropicali sono fenomeni correlati, direttamente o indirettamente, al degrado ambientale e al riscaldamento del pianeta.

Nostra la responsabilità di avere sottovalutato quanto sta avvenendo; grave la responsabilità di chi governa in Veneto e in Italia.

Un vero, grande piano di bonifica, come previsto, tra l’altro dal PATTO STATO REGIONE, siglato all’inizio del 2016 potrebbe segnare una vera svolta in senso ecologico delle politiche, sia del Governo che della Regione, e aprire cantieri che darebbero lavoro a migliaia di persone, tuttavia è il SISTEMA VENETO che non funziona poiché quello che prevale è l’interesse di una classe politico imprenditoriale che mette al primo posto il profitto e lo sfruttamento intensivo delle risorse della nostra regione, oltre che della manodopera sempre più precarizzata.  

Siamo il territorio più devastato dal cemento (Vicenza è al primo


Stato delle falde idriche nella fascia delle ricariche degli acquiferi nel Veneto



posto sul piano nazionale), ma continuiamo a cementificare i suoli. Eravamo la regione più ricca di acque: secondo L’ISPRA, gran parte delle falde sotterranee e superficiali sono inutilizzabili per gli scarichi industriali e i veleni sparsi nei campi (al primo posto sul piano nazionale).  
il Veneto ha ben tre capoluoghi di provincia  (tra cui Venezia) in pole position tra le città col maggiore inquinamento atmosferico in Italia.


Si potrebbe continuare così per ore citando grandi navi, inceneritori, ecc. prendendo atto che nei dieci anni del regno di Zaia non si è costruito nemmeno un metro di metropolitana di superficie[1]            e che la Regione Veneto ha risolto il problema della mobilità su ferro chiudendo definitivamente il progetto dettagliato che da 30 anni giaceva nel cassetto; nel frattempo i pendolari continuano a viaggiare come sardine tra sporcizia e guasti.


Ma che ve lo dico a fare? Peggio di così non si può. Il futuro che abbiamo davanti ha già mandato segnali precisi e terrificanti. 







Per fortuna ci conforta dalla Dengue che è arrivata a Montecchio Maggiore sapere che a Creazzo si vendono gelati che si chiamano “Le tose di Zaia”.




[1] Il Sistema Ferroviario Metropolitano Regionale (SFMR) è stato un progetto, attuato solo in minima parte, finanziato principalmente da Regione del Veneto, che prevedeva l'attivazione di un servizio ferroviario regionale/suburbano ad elevata frequenza (ogni 15/30 minuti) con orario cadenzato lungo alcune linee ferroviarie nella Regione del Veneto. La rete ferroviaria sfrutta le ferrovie già esistenti integrate da nuove tratte e da nuove stazioni in corso di realizzazione, in progetto o già realizzate. Il progetto era integrato da interventi di riqualificazione della rete stradale (ad esempio l'eliminazione dei passaggi a livello) e dalla riorganizzazione del trasporto automobilistico pubblico. Il progetto è stato liquidato dalla regione nel 2018, ritenendolo non economicamente sostenibile.

 

Giovanni Fazio

martedì 4 agosto 2020

MORTI PER COVID19 E TRENI INSUFFICIENTI ZAIA HA POCO DA RASSICURARE




LA REGIONE LOMBARDIA CON 16.806 MORTI,
1681 PER MILIONE DI ABITANTI,
È IN TESTA ALLA CLASSIFICA MONDIALE.

Dai media, però, non viene dato nessun rilievo a queste cifre straordinarie.

Quando i valori forniti per Covid sono dati “per popolazione” invece che “assoluti” come fanno quasi sempre in TV per esempio, e sono per “decessi” invece di solo “casi”, emerge un quadro preoccupante ma cristallino.
Questo riguarda specialmente la Lombardia, che risulta avere di gran lunga, il tristissimo primato nel mondo per decessi Covid.
Un dato di non poco conto che in un paese ben informato e sensibile dovrebbe avere conseguenze politiche notevoli.
Specialmente quando si scopre che il governatore di quella regione era affaccendato in varie manovre finanziarie collegate con l’evasione fiscale di un patrimonio di € 5 milioni nei paradisi fiscali. Scoperta, a proposito, che in un paese civile e normale, avrebbe decretato l’immediata e spontanea dimissione dell’interessato.



Sergio Savioli

TRASPORTI, QUI SI VIAGGIA A PIENO CARICO.

Guardando bene la tabella si scopre che anche la Regione Veneto è ben piazzata: 423 morti ogni milione di abitanti per un totale di 2.074 deceduti. 

Zaia ha ben poco di cui vantarsi.

Tuttavia, come fa sempre nei suoi frequentissimi spot giornalistici e televisivi, questa mattina, (4 agosto), Zaia ha tranquillizzato i veneti in tema di trasporto pubblico:

«In attesa che a Roma smettano di litigare, noi confermiamo la nostra ordinanza che permette la capienza in base all'omologazione
(l’omologazione dei vagoni ferroviari non è stata data tenendo conto della pandemia bensì in tempi normali. N.d.R.)

Non è un atto di irresponsabilità: se si tratta di svuotare del 40% i bus e del 50% i treni, si dica ai cittadini che non ci sono alternative per il trasporto pubblico. 
E il problema che ho io ce l'hanno tutti i colleghi delle Regioni. Non solo. Con il governo è stato firmato un accordo con le parti sociali contenuto nel Dpcm del 13 aprile, in cui si dice che chi sta nel comparto produttivo a distanza inferiore di un metro indossa la mascherina, chi sta a distanza maggiore di un metro non usa la mascherina; non si capisce perché gli stessi lavoratori che stanno vicini con la mascherina al lavoro, non possano stare vicini con la mascherina anche sui mezzi di trasporto».

Zaia non lo capisce o finge di non capirlo forse perché lui i treni dei pendolari non li prende mai.

I trasporti pubblici, molto carenti nel Veneto, non sono una piaga di oggi: sono chiaramente insufficienti da sempre e causa di gravi disagi per coloro che si recano al lavoro.

In dieci anni di governo Zaia non si è mai sognato di produrre un piano logistico che permettesse ai veneti di raggiungere i posti di lavoro in maniera dignitosa e in tempi decenti.

La contropartita della carenza di trasporti pubblici è l’inquinamento delle città, tra i più alti d’Italia, l’intasamento delle vie e la spasmodica ricerca di parcheggi, sempre cari e insufficienti.

Dieci anni di governo in cui i ricchi si sono arricchiti ancora di più, ma tutti gli altri debbono arrangiarsi come possono, pagando servizi pessimi e ammalandosi di Covid, visto che oltre ai “carri bestiame” non ci sono altre alternative: l’ha detto lui!

Giovanni Fazio

        


sabato 1 agosto 2020

LA MORTE ANNUNCIATA DELLA SANITÀ PUBBLICA IN VENETO E IN ITALIA


 
Venezia, Madonna della Salute



LA MORTE ANNUNCIATA DELLA SANITA’ PUBBLICA IN VENETO E IN ITALIA
Una testimonianza esplosiva da leggere tutta d’un fiato.

“In 28 casi su 100 i cittadini, avuta notizia di tempi di attesa eccessivi o trovate le liste chiuse, hanno scelto di effettuare le prestazioni a pagamento (il 22,6% nel Nord-Ovest, il 20,7% nel Nord-Est, il 31,6% al Centro e il 33,2% al Sud).

Transitano nella sanità a pagamento il 36,7% dei tentativi falliti di prenotare visite specialistiche (il 39,2% al Centro e il 42,4% al Sud) e il 24,8% dei tentativi di prenotazione di accertamenti diagnostici (il 30,7% al Centro e il 29,2% al Sud) .

I Lea, a cui si ha diritto sulla carta, in realtà sono in gran parte negati a causa delle difficoltà di accesso alla sanità pubblica. È quanto emerge dal IX Rapporto Rbm-Censis presentato oggi al «Welfare Day 2019.
Lunghe o bloccate: invalicabili le liste d’attesa.

In media, 128 giorni d’attesa per una visita endocrinologica, 114 giorni per una diabetologica, 65 giorni per una oncologica, 58 giorni per una neurologica, 57 giorni per una gastroenterologica, 56 giorni per una visita oculistica.

Tra gli accertamenti diagnostici, in media 97 giorni d’attesa per effettuare una mammografia, 75 giorni per una colonscopia, 71 giorni per una densitometria ossea, 49 giorni per una gastroscopia.

E nell’ultimo anno il 35,8% degli italiani non è riuscito a prenotare, almeno una volta, una prestazione nel sistema pubblico perché ha trovato le liste d’attesa chiuse.

Questa la insormontabile barriera all’accesso al sistema pubblico, che costringe a rivolgersi al privato anche per effettuare prestazioni necessarie prescritte dai medici.

Moltissimi dati sul modo in cui si sta trasformando la sanità in un mostruoso e redditizio business, NEGANDO IL DIRITTO ALLA SALUTE a tutti i cittadini.

         Questo e molto altro troverete nel mio viaggio nel girone dantesco della sanità veneta e nazionale.

Troverete le testimonianze dei medici che muoiono di Covid 19 perché mandati allo sbaraglio senza protezione adeguata e leggerete una lunga e drammatica narrazione che contraddice la propaganda politica che, abilmente, Zaia e i suoi hanno messo in campo, sfruttando la pandemia.

La realtà è ben diversa da quella che viene raccontata dai media e nel mio articolo, pubblicato su 


troverete numeri e testimonianze che stracciano il velo di omertà di quanto avviene nel Veneto tanto decantato.

Giovanni Fazio

Dedico questo articolo a tutte le persone decedute per incuria ed errori gravissimi da parte delle istituzioni che avrebbero dovuto prendersi cura di loro, a tutti i cittadini che non sono più in grado di avere una sanità pubblica e gratuita, a coloro che si aggravano e muoiono per liste d’attesa lunghissime e inadeguate, ai colleghi medici che hanno affrontato e affrontano la pandemia con sacrificio e abnegazione, agli infermieri e al personale degli ospedali, del territorio e delle case di riposo,  a tutti coloro che non possono curare se stessi e i propri cari perché il lavoro loro e di milioni di cittadini è stato precarizzato rendendo incerto il futuro di un intero popolo.

sabato 4 luglio 2020

UN'ALTRA PAGINA VERGOGNOSA DELLA POLITICA ITALIANA!


Dopo i terremoti di solito succede che gli sciacalli vadano a frugare nottetempo nelle case distrutte per rubare i beni di chi è perito sotto le macerie o è dovuto fuggire per salvarsi la vita. 
Durante la pandemia del Comid 19 c'è chi fa di peggio.


Pubblico la lettera di Paolo Latella, che condivido con dolore e indignazione.

Si era detto, "dopo la pandemia nulla sarà più come prima": infatti è peggio, molto peggio di prima.

  
"UN'ALTRA PAGINA VERGOGNOSA DELLA POLITICA ITALIANA!

Noi poveri insegnanti della scuola pubblica laica statale diciamolo siamo degli illusi, abbiamo vinto uno o più concorsi pubblici per insegnare nella scuola statale, noi che garantiamo una scuola senza dottrina ai nostri studenti, li aiutiamo ad avere una coscienza critica, gli insegniamo che ogni essere umano, senza ledere la libertà degli altri individui, deve essere totalmente libero di organizzare direttamente la propria vita, secondo i propri desideri e senza il condizionamento di vincoli morali, religiosi o sociali.
Il nostro progetto didattico ha come primo obiettivo quello di aiutarli a migliorare le proprie conoscenze e competenze.
E invece siamo stati vergognosamente traditi da chi dovrebbe rispettare l'art. 33 della Costituzione.


CLASSI POLLAIO

Aveva ragione mio padre, quando ti avvicini alla politica senti odore di merda!

Ecco un nuovo regalo alle scuole confessionali, 300 milioni di euro in più!
Più soldi a chi non garantisce nemmeno i livelli minimi di istruzione e conoscenze, a chi non paga gli insegnanti, a chi garantisce solo il punteggio alle maestre. Più soldi ai diplomifici!

No i controlli non si devono fare...  basta regalare milioni a Comunione e Liberazione, all'Opus Dei, alle associazioni che di fatto sono aziende.

L'emendamento è stato inserito nel decreto rilancio dove viene chiesto il voto di fiducia.. così tutti i partiti di governo sono obbligati a votare a favore e ci sarà a questo punto anche il voto a favore dell'opposizione.

Viva la repubblica gattopardiana e del giorno della civetta di Sciascia...altro che Costituzione!

La politica della mediazione e dei compromessi mi fa schifo soprattutto quando si usano i soldi pubblici per regalarli a chi non ne avrebbe diritto!

Stefano Lepri, membro del consiglio di presidenza della Camera, in quota Partito Democratico: "Sulle scuole paritarie è stato trovato l’accordo: saranno raddoppiati i fondi con un emendamento bipartisan. 

Il gruppo PD alla Camera si è adoperato per garantire maggiori risorse alle scuole paritarie.

 Grazie all’emendamento concordato e che sarà votato, saranno complessivamente garantiti ristori per 180 milioni alle scuole dell’infanzia e per 120 milioni alle scuole paritarie primarie e secondarie. E’ infatti doveroso intervenire per assicurare la continuità e la sopravvivenza di servizi educativi e scolastici fondamentali, messi duramente a rischio dalla pandemia”.

Addio scuola pubblica laica statale...

VERGOGNATEVI!"

Paolo Latella










domenica 21 giugno 2020

FASCISMO A VICENZA


Al successo della manifestazione antifascista di giovedì 18 giugno a Vicenza si contrappone il pianto ipocrita della destra al Comune.

Il vicesindaco Tosetto ha espresso il suo florilegio anticomunista dimenticando che la guerra al nazismo e al fascismo l’hanno fatta proprio i comunisti, sulle nostre montagne e che i comunisti, che a lui non piacciono, sono stati una parte importantissima nella creazione della nostra Costituzione, grazie alla quale lui è ora vicesindaco a Vicenza.

 Non ha letto la storia del nostro paese , altrimenti saprebbe che i Comunisti si sono battuti per anni in Italia in difesa della Libertà e della Democrazia, e dei lavoratori, contrastando i numerosi tentativi di neo fascisti, servizi deviati, CIA che, a partire dal dopoguerra hanno tentato più volte colpi di stato e hanno seminato stragi e terrorismo, da piazza Fontana a Milano a Brescia e a Bologna, per citare le più atroci, ma non ci dimentichiamo dei morti, ammazzati dalla polizia a Reggio e a Catania  durante pacifiche manifestazioni contro il tentativo di Tambroni di portare al governo i fascisti.


ANTONIO GIURIOLO
 Non dimentichiamo le passeggiate di Fini a Genova mentre i celerini torturavano i ragazzi della bandiera della pace, all’interno della scuola di Bolzaneto.  Questi “democratici nostrani” invocano la chiusura del centro culturale “Bocciodromo” di Vicenza. Non vi stancherete mai di mostrare la vostra vera faccia e non vi vergognate, in Comune di cantare in coro assieme ai nostalgici del fascismo.
Non c’è stata nessuna violenza da parte dei tremila manifestanti che hanno percorso corso Palladio fino a Piazza dei signori. La violenza è solo quella di chi in ogni modo vuole cancellare la CLAUSOLA ANTIFASCISTA di un comune medaglia d’oro della resistenza.
 I vicentini non sono stupidi e hanno compreso benissimo quello che c’era da capire.

         A volte la disobbedienza civile pacifica è necessaria, ce lo ha insegnato Gandi.

Ieri nel corso di una passeggiata a Campofontana mi sono imbattuto in un monumentino che ricordava alcuni ragazzi morti in combattimento nel ’44, per mano dei nazifascisti. Il comune di Progno ha usato il poco spazio davanti al monumentino per allestire un tavolo e due sedili di legno per i pic nic.  Anche questo è un modo per offendere il sacrificio di chi si è battuto contro il fascismo: ma erano comunisti, perbacco!

Detto questo, perché era doveroso dirlo, vorrei ricordare al vice sindaco che non tutti quelli che non salutano sbattendo i tacchi facendo il saluto romano sono “pericolosi comunisti”; 
le persone per bene che hanno sfilato per Corso Palladio giovedì sera erano pacifici cittadini vicentini che hanno reagito democraticamente a un insulto alla città perpetrato da questa Giunta.

C’erano mamme con bambini piccoli, c’erano persone anziane, c’erano i bravi ragazzi del Bocciodromo che dovreste ringraziare per le loro iniziative per salvare Vicenza dagli stupri edilizi di tutte le Amministrazioni che si sono succedute fino ad ora (Vicenza infatti è la provincia più cementificata d’Italia), c’erano i ragazzi di Greta Tumberg che si battono contro la distruzione del pianeta, operai, disoccupati e tanta altra gente che non ha apprezzato il vostro comportamento. 

Invito pertanto tutti gli amministratori locali e regionali a non criminalizzare le persone e i sentimenti democratici e antifascisti di questa città.

La kermesse che il Giornale di Vicenza, noto foglio di Confindustria, ha messo su con le sue intervistine è grottesca e ridicola. La città vi sta guardando.


Giovanni Fazio