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venerdì 6 dicembre 2019

EFFETTI DELETERI DEI PFAS SU GRAVIDANZA E SVILUPPO SESSUALE



I RISULTATI DELLA RICERCA SCIENTIFICA DELL'UNIVERSITA' DI PADOVA

la recente pubblicazione degli effetti deleteri dei PFAS sulla gravidanza e sullo sviluppo sessuale di feti da parte dell'equipe del prof Foresta dell'Università di Padova mette a nudo l'assoluta assenza di prevenzione che la Regione Veneto avrebbe dovuto applicare per le giovani coppie e per le gravide mentre tutt'ora mancano protocolli in merito.

Si tratta di una inadempienza gravissima, e non certo l'ultima, da parte di chi avrebbe dovuto da tempo prendersi cura dei nascituri, ben sapendo quali nefasti effetti abbiano queste sostanze sulla gravidanza.

È del 17 novembre del 2016 la circolare interna del direttore generale Area Sanità e Sociale dott. Domenico Mantoan che informa gli assessori alla Sanità Luca Coletto, Ambiente Giampaolo Bottacin, Caccia e Pesca Giuseppe Pan e il presidente della Provincia di Vicenza Achille Variati delle patologie correlate alla contaminazione da PFAS.

Il documento elenca la poli-abortività, la pre-eclampsia, bambini nati fortemente sottopeso, bambini malformati, bambini nati morti, per citarne alcune.

Da quella data abbiamo atteso inutilmente che fossero prese immediate misure di prevenzione per la natalità.

 Nessuno degli attori in questione, né il dott. Mantoan, né i destinatari della circolare hanno preso la benché minima misura di prevenzione per tutelare gravide e nascituri.

     
    Invano da queste pagine abbiamo continuato a chiedere che a tutte le donne gravide del Veneto fosse applicato un protocollo che prevedesse un esame del sangue per accertarne il grado di contaminazione, invano abbiamo chiesto che alle giovani coppie che intendono avere un figlio si facesse un esame per prevenire gravidanze infauste.


  l'impossibilità, da parte delle donne, di prendere le necessarie precauzioni ha determinato l'aumento delle suddette patologie nelle aree fortemente contaminate, ma non sappiamo quali fossero le condizioni delle madri che hanno avuto le stesse patologie in diverse aree del Veneto poiché nessuno si è peritato di controllarne il grado di contaminazione da PFAS.

        
L'Istituto Superiore di Sanità, nel suo ultimo report sul monitoraggio degli alimenti prodotti nella "Zona Rossa", ha evidenziato la presenza di prodotti altamente inquinati (Latte, uova, carne bovina, verdure) in alcune aziende. 

Gli allevatori e gli agricoltori che mangiavano i cibi da loro prodotti presentavano contaminazione da PFAS molto più elevata del resto della popolazione della stessa zona di residenza. La contaminazione dei cibi è dovuta al fatto che queste aziende traggono l'acqua da pozzi inquinati.

         L'Istituto Superiore di Sanità ha attribuito l'aumentata contaminazione all'assunzione dei cibi, oltre che all'assunzione dell'acqua dei pozzi.

Tale fenomeno è confermato dall'EFSA (Ente Europeo per le Sicurezza Alimentare)



Ci chiediamo, come fa una donna in gravidanza a evitare cibi che contengono PFAS?

Come fa una donna in gravidanza a sapere se il suo sangue è pieno di PFAS o no se non può effettuare gli esami nemmeno a pagamento?


Come fanno due giovani sposi a sapere se possono procreare un bambino senza rischi se non possono fare gli esami del sangue nemmeno a pagamento?

Come fa una mamma a dare un ovetto al suo bambino di quattro anni senza correre il rischio di avvelenarlo con dosi altissime di PFAS?




QUESTO è LO STATO DI GRANDISSIMA INCERTEZZA IN CUI SONO STATI LASCIATI TUTTI I CITTADINI DEL VENETO.

Zaia e i suoi continuano a nascondere la polvere sotto il tappeto.

 Tutti abbiamo il diritto di potere effettuare gli esami del sangue per conoscere la nostra situazione, ma i laboratori sono stati monopolizzati dalla Regione e nessuno può accedervi, tranne coloro inclusi nel piano di monitoraggio.

Ma questo non basta. La Miteni ha dichiarato di avere sostituito, dal 2005, la produzione di PFOA e PFOS con perfluorati di nuova generazione: il Gen X e il C6O4. Tali sostanze non rientrano in quelle cercate dall'ARPAV nei nostri acquedotti.

 VI SIETE CHIESTI IL MOTIVO DI CIÒ?


Oltre al PFOA, ben presente nell'acquedotto di molti comuni, compreso quello di Arzignano, quali altri veleni, non cercati, e perciò non trovati, ci fanno bere i nostri governanti?

Anziché ritirare dal commercio i prodotti inquinati la Regione apre un ulteriore studio (durata 2 anni: intanto …) si fa così anche con le cavie.







        

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