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venerdì 27 ottobre 2017

CiLLSA DICE NO AL COMMISSARIO PFAS

23 ottobre 2017 incontro di CiLLSA con i cittadini di Arzignano


La Trasparenza al primo posto per un risanamento non solo ecologico ma anche morale del Veneto.


CiLLSA condivide tutti i punti del documento di “ACQUA LIBERA DAI PFAS”, sia per quanto riguarda i punti ancora inevasi dalla Regione:
“1. l’allacciamento a fonti pulite degli acquedotti

2. le richieste di avere un quadro completo sulle possibili contaminazioni delle matrici alimentari

3. nessuna indicazione sull’uso delle acque irrigue contaminate in agricoltura

4.
l’accertamento sulle eventuali responsabilità degli enti preposti alla prevenzione e al controllo

5. Il
mancato blocco delle emissioni inquinanti

6.
nessun progetto sulla bonifica dei siti inquinati.”

Sia per quanto riguarda i punti programmatici:

1.Acqua esente totamente da PFAS e non con meno PFAS

2.L’estensione dello screening sanitario a tutte le fasce di età e a tutta la popolazione coinvolta

3.
La bonifica del bacino del Fratta-Gorzone con l’immediato blocco degli scarichi inquinanti che ancora oggi arrivano dal collettore ARICA
4. L’attuazione del principio
“ CHI INQUINA PAGA” perché finalmente siano gli inquinatori a pagare e non i cittadini inquinati.
Riteniamo che se la Regione Veneto vuole essere veramente all’avanguardia nella lotta agli inquinanti emergenti debba produrre una legge nella quale si affronti non solo la situazione emergenziale bensì il futuro, partendo dal
PRINCIPIO DI PRECAUZIONE E DI TUTELA DEL TERRITORIO.
Inoltre, in considerazione dei drammatici valori riscontrati nel sangue degli adolescenti, chiediamo
 ZERO PFAS NELL’ACQUA, ZERO PFAS NELL’ARIA, ZERO PFAS NEGLI ALIMENTI E ZERO PFAS NEI PRODOTTI DI LARGO CONSUMO.

Obbiettivi perseguiti dal “Coordinamento Acqua Libera dai Pfas“ sin dalla scoperta dell’inquinamento nel 2013.”







CiLLSA non condivide la richiesta di un regime commissariale per la gestione dell'inquinamento da PFAS.

Dopo quanto è emerso di sporco e di criminale effettuato nelle stanze segrete del potere regionale dal MOSE agli ospedali in project financing, alla Valdastico Sud, alla Pedemontana ecc.  CiLLSA ritiene che al primo posto per un risanamento non solo ecologico ma anche morale del Veneto ci sia la TRASPARENZA.

Ci dispiace che Legambiente abbia imboccato la strada del commissariamento.


Nel caso specifico dell'inquinamento da PFAS riteniamo che proprio la Regione Veneto si sia macchiata fino ad oggi di inaccettabili inadempienze, ( come del resto conferma il documento di Acqua libera da PFAS) tra le quali, non ultima, quella di non avere allertato i dipartimenti di prevenzione delle ULSS sui reperti drammatici della contaminazione delle matrici alimentari.



Non si tratta di inezie; uova come quelle repertate in una azienda di Cologna Veneta con 22.100 ng/kg di PFOS rappresentano, da sole, una fonte di contaminazione quasi 1000 volte superiore a quella tollerata nelle acque potabili.
I dipartimenti di prevenzione, interrogati in merito dalla nostra associazione, non hanno dato finora alcuna risposta.

Il disastro ambientale non è una emergenza ma una manifesta violazione di ogni principio di precauzione e una scandalosa “distrazione permanente” che si protrae da più di 40 anni da parte di chi avrebbe dovuto vigilare e proteggere i cittadini.





L'applicazione dei filtri, come misura transitoria non abbisogna di commissari ad hoc, come dimostra l'azione dei gestori che, fino ad oggi, hanno realizzato tali opere in regime di normale amministrazione.

Chi ha da intendere intenda.


NB: Per quanto riguarda ARZIGNANO, i cittadini sono esclusi da ogni misura di controllo e prevenzione (come quelle riservate ai cittadini residenti nella “zona rossa”) non hanno diritto alle analisi gratuite, né ai controlli sanitari.
Ma l’acqua anche ad Arzignano è contaminata da PFOA (vedi ultima bolletta di Acque del Chiampo, dove per altro, la pubblicazione dei parametri delle sostanze inquinanti si ferma scandalosamente ai dati del 5 giugno 2017).
Chiediamo che le misure approvate per i cittadini di Lonigo siano estese anche ai cittadini della “zona arancione” e, in particolare a quelli di Montecchio e Montorso.

Chiediamo che non si spendano inutilmente 2 milioni e mezzo di Euro, come chiedono Pellizzari e Gentilin, per grandi opere destinate a distribuire l’acqua dei pozzi di Canove (notoriamente inquinata da PFAS e sempre a rischio di ulteriore contaminazione, considerata l’estrema vicinanza dei pozzi con Miteni).
Con una spesa molto inferiore e sopportabile dall’utenza, si può subito allacciare la derivazione dell’acquedotto che viene da Recoaro, già realizzato,  all’acquedotto che serve Arzignano, Montecchio e Montorso.


Giovanni Fazio







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