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giovedì 8 dicembre 2016

TIRIAMOCI SU LE MANICHE

Dopo l’euforia del successo del NO al referendum si sono letti nei social una serie di messaggi di cui non si sente alcun bisogno.
Da una parte quelli che vengono dall’area PD che enfatizzano il 40% del SI come una vittoria anziché analizzare e mettere a profitto i motivi della sconfitta.
Dall’altra una serie di assurde bordate da parte di sedicenti comunisti contro il Movimento 5 Stelle assimilato tout court ai fascisti.
 Se non si è capaci di capire la abissale differenza che c’è tra i ragazzi del M5S, i loro numerosissimi elettori e Casa Pound, è meglio smettere di far politica perché, oltre tutto si rischia il ridicolo e la definitiva perdita di credibilità.
Non è il caso quindi né di insultare e fare il verso a chi ha fatto una scelta differente dalla nostra né, tanto meno, a chi ha lavorato con slancio e generosità al nostro fianco, per conseguire il successo referendario.
Sulle motivazioni della vittoria strepitosa del fronte del NO si stanno pubblicando interessantissime analisi sulle fasce di elettori e sul mix di motivazioni sulle quali non entro nel merito, ma che sono degne di molto studio e attenzione da parte di tutti noi.
 Il comportamento da assumere nei confronti di chi ha fatto una scelta differente dalla nostra non può essere quello della irrisione; non stiamo parlando di un derby calcistico ma delle ragioni che hanno portato alla sconfitta una politica iperliberista che ha provocato sangue e lacrime agli Italiani (e non solo), ha impoverito i ceti medi e tutti quelli che li seguono nella scala sociale. Ha creato un aumento spaventoso di poveri, ci sta togliendo il welfare, cioè sanità, pensioni, scuola che i vari J.P.Morgan, Standard & Poors, Moodis e via di seguito pretendono siano privatizzate per spremerci meglio.
E’ su questo, ci si dovrà misurare con coloro che non avevano capito quale fosse la posta in gioco oltre al massacro della nostra costituzione.
 Sarà su questo, e non su false unioni di una sinistra che non esiste, che bisognerà costruire nuovi percorsi politici e sociali antiliberisti per restituire sovranità monetaria alla nostra gente, per aprire un confronto sulla possibilità di liberarci dalla pesantissima bolletta energetica, liberando le fonti rinnovabili e aprendo un settore industriale eco compatibile e tale da invertire o, per lo meno, fermare il riscaldamento globale e creare centinaia di migliaia di posti di lavoro.

Ci si dovrà misurare sullo scandalo del gravissimo problema delle migrazioni, determinato dalla sottovalutazione del fenomeno da parte del Governo, dal suo modo maldestro di gestirlo come emergenza e di devolverlo ad agenzie poco serie quando non addirittura criminali, alle prefetture e ai sindaci in maniera incosciente e dilettantistica.
 Ci si dovrà misurare sulla necessità di dare certezza al risparmio, al credito e alla gestione della moneta, creando una banca pubblica di stato.
 Insomma, la politica non si fa inseguendo vecchi miti: o si sta dalla parte dei cittadini, di chi sta subendo i danni globali dell’usurpazione della sovranità da parte di banche e mercati o si sta dall’altra parte, qualunque sia il nome con cui si ammanti la militanza nelle file degli amici e sostenitori degli avvoltoi.
Per questo è inconsistente e risibile la proposta di Pisapia, che tanto si è speso per il SI’ dopo avere dato un uomo di destra, travestito da compagno, come sindaco alla città di Milano.
Nel nome della Sinistra, in Italia e nel mondo, il Blearismo ha guidato l’assalto dei Mercati, ai diritti dei lavoratori e allo status di milioni di ceti medi.
E’ ora di iniziare a fare politica sulle cose reali e sui bisogni veri delle persone e di mettere da parte paraventi verbali che nascondono solo la volontà di continuare per la strada intrapresa da Renzi e da chi lo ha collocato al vertice del partito e del governo che hanno massacrato l’Italia.


Proporre l’"unità della sinistra", come fa Pisapia, inutilmende sperando di suscitare nuovi appetiti tra i transfughi di SEL, significa pronunciare parole ormai prive di senso e di contenuto perché quella sinistra che si vorrebbe unire, nei fatti non esiste più già da un pezzo.


Giovanni Fazio

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