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mercoledì 20 febbraio 2019

PFAS DRAMMATICI DATI SULLA ZONA ARANCIONE

Ci siamo dentro fino al collo.



PUBBLICATO
lo studio sugli esiti materni e neonatali in relazione alla contaminazione da sostanze perfluoroalchiliche (Pfas) – aggiornamento febbraio 2018 A cura del Registro Nascita – Coordinamento Malattie Rare Regione Veneto.



Crollano le affermazioni di Gentilin
in merito alla salubrità dell'acqua di Arzignano. Noi della zona arancione siamo al secondo posto dopo la zona rossa nelle patologie legate al parto.


"Per quanto riguarda i risultati ottenuti si confermano 
i dati del rapporto precedente, ossia un incremento di
pre-eclampsia, diabete gravidico, di nati con basso peso  
alla nascita per età gestazionale (SGA), di anomalie
al sistema nervoso e di difetti congeniti al cuore"


Come avevamo previsto, anche nell'area arancione di cui fa parte il nostro comune, dove nessuno si è peritato di controllare il tasso di contaminazione degli abitanti, i dati relativi alle patologie legate alla gravidanza e ai neonati sono notevolmente aumentati rispetto alle aree non contaminate del Veneto, non solo, ma superano i dati delle zone verde e gialla e in alcuni casi anche quelli della zona rossa.

 La zona azzurra è quella di paragone, dove non c'è stata contaminazione da PFAS. Arzignano, Montecchio e Montorso si trovano in zona arancione.

Premettiamo che la divisione in varie aree diversamente colorate non ha gran senso, visto che non è stata fatta in base al plume, cioè all'inquinamento delle falde, ma solo a quello degli acquedotti.

Arzignano, pur essendo,col suo territorio, sopra la falda contaminata, in un primo tempo non era stata inclusa in nessuna zona. Poi, dopo la scoperta di un pozzo privato inquinatissimo, a pochi passi dalle prese dell'acquedotto comunale, sono stati costretti a includerla, sia pure parzialmente. 

I risultati della ricerca epidemiologica ci dicono che l'area arancione è quella maggiormente colpita, dopo la zona rossa. Tuttavia i cittadini della zona arancione e gli arzignanesi non sono mai stati sottoposti a screening. 

Qualcuno potrebbe obiettare che, essendo la zona arancione limitata alla parte del Costo che sta al di là del torrente, gli abitanti che stanno da questa parte non rientrano nella statistica.

  Se questo vi fa stare tranquilli fate pure e chiedetevi come mai il resto della città non è ancora incluso nell'area arancione.
Forse beviamo un acqua diversa da quella che si beve al Costo? Forse le prese del nostro acquedotto non sono collocate proprio a Canove ? Nell'area arancione?

Beviamo tutti la stessa acqua.

Per la cronaca abbiamo chiesto i filtri a carboni attivi come sono stati istallati altrove ma ci è stato risposto che beviamo acqua paragonabile a oligominerale.



 In questa tabella sono segnate le percentuali di Preeclampsia  nelle varie zone. abbiamo evidenziato in verde i dati che ci riguardano, che non si distanziano granché dagli altri. 

SE QUALCUNO PENSAVA DI VIVERE IN UNA ZONA MIRACOLATA NE PRENDA ATTO


In questa tabella si evidenziano i casi di diabete gravidico:come si vede, siamo in testa alla classifica.

 
 In questa tabella si analizzano i nati gravemente sottopeso: siamo al secondo posto. (Non c'è da meravigliarsi visto che siamo tra i più vicini a Miteni)

 In questa tabella siamo in testa per bambini nati con difetti agli occhi, al cuore e ai cromosomi.

 Difetti congeniti del cuore

 Nella tabella sui danni al sistema nervoso siamo in testa alla classifica.

Questi dati si commentano da sé e non c'è persona con un minimo di intelligenza che non possa non tenerne conto.

Era quello che temevamo e che per anni abbiamo ripetuto da questo blog, da quello di CiLLSA, nei gazebo, nei volantini alla popolazione, nelle assemblee pubbliche e nelle PEC inviate al sindaco e ai Consiglieri comunali. 

Non è stato applicato dal sindaco medico il PRINCIPIO DI PRECAUZIONE, non sono state avvertite le gravide affinché non bevessero "l'acqua del sindaco" e quella dei rubinetti di casa che contiene tuttora PFAS (sia pure nei limiti previsti dal decreto ZAIA che, come si vede, hanno dato questi risultati); non è stata data acqua non contaminata ai bambini degli asili, delle scuole dell'infanzia, nelle mense scolastiche. Vi domando:"Come si può?" 

Non sono stati avvertiti i ragazzi delle superiori direttamente chiamati in causa dalle ricerche del prof. Foresta.

 Per oggi ci fermiamo qui, lasciando a voi lettori l'opportunità di considerare con quale faccia, coloro che sono stati per 10 anni al governo della città, si presenteranno tra qualche mese a chiedere il vostro voto.

Da parte nostra riteniamo che, davanti alla gravità di quanto è avvenuto, il sindaco, la Giunta e l'intero Consiglio comunale dovrebbero dare immediatamente le dimissioni, senza attendere la nuova tornata elettorale. 


 Il 4 marzo CiLLSA ospita alla pizzeria 2 Forni lo scrittore Alessandro Tasinato che presenterà il suo romanzo "Il fiume sono io": la sofferenza della nostra terra veneta ferita da inquinamenti e grandi opera infami.                                                                            Sarà un'occasione per incontrarci e parlare anche di quanto accade a casa nostra.

Giovanni Fazio

sabato 16 febbraio 2019

ABBIAMO BEVUTO PER OTTO ANNI PFAS


E ADESSO GENTILIN CI PRESENTA IL CONTO
BOLLETTE ALLE STELLE E PFAS A GOGO'


      
   Quanti PFAS avremo ingoiato in tutto questo tempo? Quanti ne hanno accumulato nel loro corpo i cittadini di Arzignano? Sono informati i nostri concittadini degli studi del professor Foresta sui possibili danni agli organi genitali e allo sviluppo sessuale dei feti, dei bambini e dei giovani contaminati? I nostri concittadini vivono forse in un altro pianeta? Sanno che uno dei target dei PFAS è il tumore al testicolo? E sanno che a Lonigo i tumori al testicolo si sono duplicati?

Quando vi informiamo sui rischi da PFAS veniamo subito tacciati di allarmismo. 

La parola d'ordine è infatti tranquillizzare, non dire cose che possano turbare il sonno profondo che avvolge questa cittadina serena da tanti anni: ci vanno di mezzo gli affari.
        

E infatti la popolazione di Arzignano, Trissino, Chiampo, Montorso e Montecchio, a furia di informazioni “tranquillizzanti” sembra molto tranquilla, anche troppo.
         Tuttavia, malgrado ciò i tumori e gli ictus arrivano lo stesso, ma non si dica che i PFAS in qualche modo possano contribuire a questo triste record perché incorreremmo subito in smentite ufficiali piuttosto severe.


 Nel 2013 la ULSS 5 pubblicava una slide veramente lusinghiera nella quale si evidenziava il tasso di ictus nelle varie ULSS del Veneto. La nostra azienda era in cima alla classifica con 364 ictus a fronte della media regionale di 213 casi. Nessuno si è chiesto perché da noi si crepava così tanto rispetto al resto del Veneto. Ad Arzignano bevevamo allora la stessa acqua che stiamo bevendo adesso.

Nel 2013 eravamo anche i primi per le malattie della tiroide.  


La ULSS 5 "Ovest Vicentino" segna un altro record
         Per tutto il secondo mandato del sindaco Gentilin abbiamo chiesto che venissero risparmiati gli asili e le scuole dall’acqua.
Il sindaco ha sempre risposto che l’acqua era dentro i limiti del decreto regionale.

Frontespizio del documento inviato dal dott Mantoan il 28 novembre 2016
 Tutti dovrebbero sapere, e a maggior ragione un medico, che tali limiti non garantiscono contro i rischi delle malattie correlate, evidenziati anche, con un documento del 2016, dal Direttore Generale dell’area Sanità e Sociale della Regione Veneto dott. Domenico Mantoan.




Elenco dei rischi segnalati da Mantoan nel documento


 
Elenco dei danni alle gravide e al feto. foto del documento originale.



  Nessuno si azzarderebbe a dire oggi in una pubblicazione scientifica che 60 ng./litro di PFOA non costituiscono un rischio, soprattutto adesso che anche l’EFSA (l’agenzia europea per la sicurezza alimentare) ha dichiarato che l’acqua potabile dovrebbe contenerne al massimo 2 ng/litro.
 
Questo è il primo post di una serie che pubblicherò per dimostravi, dati alla mano, quale totale assenza di prevenzione ci sia  stata non solo da parte del sindaco e della vice sindaca (molto fotogenica, nota  per non avere mai pronunciato in quattro anni la parola PFAS in Consiglio Comunale) e di tutto il coro di assessori, consiglieri, eccetto Piero, e stampa locale che non pubblica mai i nostri dati ma ha sempre dato ampio spazio alle sparate di Gentilin, perfino quando ha dichiarato pubblicamente che l’acqua di Arzignano è paragonabile all’acqua oligominerale.  
Risultato:
·       Arzignano, insieme a pochi comuni limitrofi è stata esclusa dal monitoraggio (esami del sangue e visite) riservati agli altri comuni. 
  
·       Non ha avuto installati i filtri a carboni attivi (che invece sono stati installati negli acquedotti degli altri comuni)

·       Non sono stati protetti i bambini e le donne gravide.

·       Non  è stata avvisata  la popolazione che bere l’acqua distribuita dall’acquedotto non è esente da rischi, visto il contenuto di PFAS che viene certificato anche dalle tabelle di Acque del Chiampo.

·       Non sono stati monitorati i pozzi e i terreni.

·       Non è stata chiusa precauzionalmente la fontanella pubblica in piazza, dove vanno a bere i bambini che giocano al parco giochi.

·       Non sono stati richiesti nuovi acquedotti, mentre il sindaco li reclama sulla stampa per Brendola e Lonigo.

·       In parole povere, per quanto riguarda l’inquinamento da PFAS questo sindaco e questo Consiglio comunale NON HANNO FATTO NIENTE.





In compenso le bollette si sono gonfiate come brioches dentro un forno. 

Una vera beffa per tanti cittadini che si vedono portare il conto di un'acqua oligominerale inesistente!

Forse qualcuno si lamenterà più di questo che del fatto di avere bevuto PFAS per tanti anni.  Forse qualcuno non si lamenterà nemmeno di questo. 

Le bollette ora sono molto salate... i PFAS invece non hanno sapore, non hanno colore, nessuno li vede ma, prima o poi, purtroppo, presentano anche loro il conto, quando meno ce lo aspettiamo.




ULTIM'ORA

Ieri sera su Presa Diretta è stato presentato un servizio sconvolgente sui danni cerebrali provocati ai bambini dagli interferenti endocrini. Una delle spiegazioni più facili da capire per il grande pubblico non specialistico è l'antagonismo tra PFAS e ormone della tiroide. Tale antagonismo è fortemente presente nella nostra zona, basti vedere la slide con gli istogrammi dei problemi tiroidei pubblicata qualche riga più su in questo post. 
Gli scienziati interpellati hanno spiegato il ruolo dell'ormone tiroideo per lo sviluppo del cervello umano e di tutti gli animali. Se l'interferente endocrino raggiunge il feto durante la formazione del suo sistema nervoso, si sostituisce all'ormone della tiroide e provoca gravi alterazioni che dureranno tutta la vita. 
Lo stesso avviene se il bambino è esposto agli interferenti endocrini nei primi tre anni di vita. Guardate i servizi per capire bene cosa succede: è quello che abbiamo tentato di far capire al sindaco e ai consiglieri comunali con raccomandate PEC e altro.
La responsabilità di non avere applicato il principio di precauzione europeo e aver lasciato che bambini e gravide bevessero acqua che contiene interferenti endocrini, ricade esclusivamente su queste persone che non si sono attivate per evitarlo e anzi hanno mandato messaggi rassicuranti alla popolazione anziché metterla in guardia. Ci auguriamo con tutto il cuore che nessuno dei bambini che sono nati e nasceranno nei prossimi anni nella nostra città sia colpito dalle patologie descritte dal servizio; tuttavia sindaco e Consiglieri non dovrebbero dormire con la coscienza tranquilla, sia per il possibile danno arrecato ai bambini sia per le conseguenze anche legali che ne potrebbero seguire. I genitori sanno che costoro erano stati perfettamente informati da noi e  che,malgrado ciò non hanno agito di conseguenza. 

 Link attacco al cervello 1

Link attacco al cervello 2  

Link attacco al cervello 3





Giovanni Fazio




La presa del nostro acquedotto

giovedì 24 gennaio 2019

24 gennaio 2019 | OLTRE IL CASO MITENI.


24 gennaio 2019 | OLTRE IL CASO MITENI. STORIA DI UN DISASTRO ANNUNCIATO – DALLA RIMAR, AL TUBONE ARICA, FINO ALLA QUESTIONE ALIMENTARE



La narrazione dell’immane contaminazione delle acque del Sud–Ovest del Veneto è emblematica, quasi una metafora del modo di governare la Regione da parte di una classe di imprenditori e di politici formatasi a ridosso degli anni Sessanta del secolo scorso, senza una storia e un sufficiente background culturale alle spalle, che hanno sotterrato ogni minima sensibilità verso i territori dove vivono e lavorano, compresa la sapienza della civiltà contadina.

Malgrado da quarant’anni gli scarichi dei depuratori di Trissino, Arzignano e Montebello inquinassero con tonnellate quotidiane di reflui le acque dei fiumi, delle rogge e dei canali che irrigano la pianura veneta, devastando un’area grande come un terzo dell’intera Regione, immettendo cloruri, solfati, cromo, metalli pesanti e PFAS, gli abitanti di decine di comuni dislocati in tre province si resero conto che qualcosa di diverso stava accadendo alle loro vite solo dopo che, nel 2013, l’Arpav ebbe disegnato con diversi colori la mappa del territorio.

link per continuare a leggere


Giovanni Fazio

mercoledì 12 dicembre 2018

ULTIMISSIME SUL FRONTE DELL’ACQUA ALLE SCUOLE. QUALI I MOTIVI DI UNA SVOLTA EPOCALE?




Il sindaco estende a tutti i bambini di Arzignano l’erogazione di acqua minerale.

Arzignano 12/012/2018

Si estende a tutte le scuole pubbliche e private di Arzignano l’erogazione di acqua minerale per i bambini.
Con una mozione datata ieri 11 dicembre il sindaco chiede al Consiglio comunale pieno mandato per distribuire bottigliette di acqua minerale anche presso tutte le scuole paritarie private.

Con questa ultima azione Giorgio Gentilin compie l’ultimo atto ufficiale di riconoscimento di quanto, da anni, chiedevano i cittadini che fanno capo a CiLLSA e i più di 600 iscritti al “Comitato ZERO PFAS Agno Chiampo” che ringraziamo per l’appoggio importante alla campagna per la tutela dei bambini.

Il lavoro, casa per casa dei militanti che hanno raccolto le iscrizioni e l’opera di divulgazione dei rischi derivanti dall’assunzione di cibi e bevande contaminati da PFAS, effettuata con incontri, pubblicazioni e gazebo, ha dato il suo frutto.

Nella mozione del sindaco viene riportata la richiesta di un giudizio di idoneità e conseguente potabilità dell’acqua erogata dall’acquedotto pubblico presente ad Arzignano, effettuata dall’Ufficio Ambiente del Comune in data 27/11/18 al dott. Franco Rebesan (direttore f.f. U.O.C. Igiene degli alimenti e della nutrizione ULSS n°8 Berica).


 A tale richiesta faceva riscontro la risposta del funzionario: 
 “Tutti i parametri analizzati, in tutti i rapporti di prova, rispettano i limiti fissati dal D. Lgs.31/2001 e, per quanto riguarda le sostanze perfluoroalchiliche (PFAS) tutti rispettano i livelli provvisori di performance fissati dal DGRV 1590 del 03/10/2017 (PFOA+PFOS 90 ng/l con PFOS non superiore a 30 ng/l; somma altri PFAS 300 ng/l.”

Il dott. Rebesan non ha detto che l’acqua è potabile ma solo che è dentro i limiti del decreto regionale del 03/10/2017 come sosteneva che era dentro i limiti, prima del suddetto decreto quando questi erano fissati a 2030 ng/litro con PFOA a500 ng/litro.

Il SINDACO “considerato, però, che in base alle analisi … i valori riscontrati, pur essendo entro i limiti previsti, sono ancora lontani dall’obiettivo ottimale di ZERO PFAS” emette il mandato che di fatto APPLICA il PRINCIPIO DI PRECAUZIONE EUROPEO, COME DA NOI RICHIESTO.

Certamente molti si chiederanno da cosa dipenda questa conversione sulla via di
Damasco di Giorgio Gentilin che fino all’altro ieri sbandierava i dati usati da Rebesan per motivare una decisione di segno contrario a quella ultimissimamente adottata.

Non spetta a noi dare questa risposta come non spetta a noi spiegare come dopo anni di lotte e liti per costruire un gassificatore ad Arzignano, adesso, come da noi propugnato da più di cinque anni, abbraccia la campagna contro gassificatori e inceneritori.

La vicenda Miteni ha aperto gli occhi a molte persone che restano basite davanti alla gravità del comportamento dei gestori della multinazionale lussemburghese e delle istituzioni regionali e locali che hanno fatto acqua da tutte le parti.

Di fatto, in maniera incontestabile, ci troviamo con 350.000 persone coinvolte dal fenomeno contaminante e con una rete idrica superficiale e sotterranea completamente rovinata; danni incalcolabili alla salute di migliaia di persone, a partire dagli operai che lavoravano dentro l'azienda, e danni economici stratosferici per tutti noi.


È quindi maturata in moltissime persone la necessità di un cambio di paradigma. La salute delle persone e del territorio va posta al primo posto e industria e agricoltura si debbono adeguare ai bisogni di tutela della vita.



C'è tantissimo lavoro da fare per bonificare il territorio a partire dal tubo A.Ri.C.A. che scarica i liquami di cinque depuratori direttamente nel Fratta Gorzone.



Il tribunale delle acque (TSAP), nell’udienza istruttoria tenutasi l’11/01/2017 in via di somma urgenza, ha disposto un’ordinanza con cui il consorzio avrebbe dovuto adottare un CRONOPROGRAMMA con cui adeguarsi ai valori di performance richiesti da Ministero e dalla Regione.

Si tratta di un progetto di bonifica dei reflui prodotti dal distretto conciario, molto ben progettato ma fino ad oggi nemmeno una minima parte di quella disposizione è stata realizzata.

Vale lo stesso per il nuovo patto Stato Regione che riguarda sempre la bonifica del Fratta Gorzone, conclusosi dopo dieci anni nel 2015 con un assoluto niente di fatto. Rinnovato per altri 10 anni, ma, anche in questo caso, delle misure programmate nessuna è stata ancora presa in considerazione.




Eppure il Fratta Gorzone, raggiunto dal tubo A.Ri.C.A.  a Cologna Veneta, è la madre del vastissimo reticolo di rogge e canali che irrigano la grande pianura veneta dal basso Veronese, passando per il territorio padovano fino a Chioggia dove le acque reflue di Miteni e delle nostre concerie vanno a benedire la laguna e l’Adriatico.

Forse a qualche persona superficiale e distratta non interessa quanto accade alle acque che escono dal nostro territorio. Ma, a parte il dovere e il rispetto che dobbiamo avere per la vita e la salute di coloro che ricevono i nostri reflui avvelenati, sono molti che cominciano a chiedersi che fine facciano i prodotti agricoli e di allevamento contaminati dalle nostre acque. È semplice: li troviamo ogni giorno esposti sui banconi dei nostri supermercati. Quello che esce dalle nostre concerie rientra nei nostri organismi attraverso i cibi. Ma non è questo il riciclaggio auspicato dagli ambientalisti.

La storia più che decennale dei depuratori e del condotto A.Ri.C.A. è quella del totale fallimento delle classi dirigenti e della politica di un Veneto abbandonato al basso cabotaggio di appalti truccati e opere insulse che ci costano una fortuna e arricchiscono solo i soliti noti.

Dai vagiti di una nuova coscienza ambientalista che apre un varco alla speranza verso un modo diverso di vivere e di produrre, partiamo per una lettura seria di quanto avviene nella nostra città e nella regione in cui viviamo.

Giovanni Fazio