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lunedì 18 giugno 2018

CHIMICA OLIVI E PROSECCO

Oliveto pubblico a Botrugno (LE)

STRAGE DI ULIVI NEL SALENTO MA LA CAUSA NON È LA XILELLA

Pubblichiamo un breve estratto dell’articolo del professor Pietro Perrino, genetista, ex direttore del CNR di Bari, apparso su “Il Fatto Quotidiano” del 17 06 2018.

Dopo i clamorosi insuccessi che hanno portato al disastro della eradicazione di migliaia di alberi di olivo, individuata scientificamente la  vera causa del disseccamento di centinaia di migliaia di alberi: è un fenomeno che si chiama “Complesso del Disseccamento Rapido dell’Olivo (CoDiRO)” ed è causato da criticità ambientali, che sono più forti proprio nelle aree focolaio del Salento, dove la desertificazione avanza più che altrove.

 C’è una stretta relazione infatti tra desertificazione, più inquinamento, e CoDiRO, una relazione che i politici non vedono.

Anzi, l’ex ministro dell’Agricoltura, Maurizio Martina, emise un decreto ministeriale (Dm), che obbliga gli agricoltori all’uso massiccio di pesticidi.

I salentini stanno lottando contro i governi per bloccare il decreto.
I politici pugliesi sono sordi e ciechi di fronte ai risultati incoraggianti delle ricerche condotte dagli olivicoltori salentini e da gruppi di ricerca pubblici e privati.



La soluzione al CoDiRO non è l’abbattimento degli alberi, ma il ripristino di buone pratiche agronomiche e di disinquinamento, già pronte sul mercato.

Con alcuni agtricoltori a Botrugno
IN UNA SOCIETÀ SANA, la sequenza naturale delle priorità è prima l’ecosistema, poi la società e per ultima l’economia.
 I nostri politici fanno il contrario. L’economia di cui si parla non si riferisce a quella umana, ma a quella delle grandi corporazioni, che diventano sempre più ricche, mentre gli umani diventano sempre più poveri.

 La lotta contro la sputacchina (Philaenus spumarius), l’insetto vettore della Xilella, ha portato i politici a decretare un uso massiccio di insetticidi e diserbanti (per uccidere le piante di cui l’insetto si nutre). Ciò ha impoverito ancor di più il terreno causando nuovi disastri.

Inoltre è stato decretato di abbattere gli alberi sani che si trovano vicino a quelli ammalati per evitare il supposto contagio. Un ulteriore disastro che non risolve nulla poiché le vere cause del disseccamento sono a monte del batterio.




Opinione sostenuta anche dalle seguenti semplici osservazioni:

1) non è stato ancora dimostrato, in modo inequivocabile, che la Xylella sia la causa della malattia;
2) ci sono piante di olivo positive, con il batterio (da anni), che non manifestano la malattia;
3) ci sono piante d’olivo negative, senza batterio, che presentano la malattia e sono la stragrande maggioranza.


Sputacchina
I patogeni sono degli opportunisti che diventano virulenti quando le piante, a causa delle criticità, diventano vulnerabili alle avversità.
L’olivo, come tutte le piante, s’indebolisce soprattutto quando non riesce più a nutrirsi, vivendo in un terreno sterile e/o inquinato.






Diversi ricercatori degli Stati Uniti hanno mostrato, senza equivoci, che la molecola del glifosato, principio attivo dell’erbicida Roundup, causa sterilità dei terreni.

Dai report pubblici pugliesi si evince che in provincia di Lecce (aree focolaio), il consumo di erbicidi è di molto superiore a quello delle altre province.




Teruo Higa è un microbiologo, che cercando alternative alla chimica in agricoltura ha scoperto i Microrganismi Effettivi (Em) benefici in agricoltura.

Il successo di alcuni olivicoltori salentini nel guarire i loro olivi è dovuto anche all’uso di Em.

Incontro con i cittadini
contro la costruzione di un cremartorio a Botrugno
Buoni risultati con gli Em ha ottenuto anche il Cra (Consiglio per la Ricerca in Agricoltura), ma il ministero competente, che vigila sul Cra, non li conosce.

Alcuni pensano che la terra sia un minerale inerte dal quale le radici delle piante traggono alcuni elementi nutrimenti.




Non è così. La terra è un complesso organismo vivente costituito da batteri, spore, funghi e piante che da secoli convivono con gli ulivi in un rapporto di reciproca protezione.

La sterilizzazione dei suoli con sostanze chimiche, insetticidi, fitofarmaci, concimi chimici e antibiotici trasforma questo complesso essere vivente in un deserto morto e determina la successiva morte delle piante che per secoli lo hanno abitato.

Un fenomeno simile è quello che sta avvenendo nel Veneto con la speculazione sul Prosecco. La corsa al guadagno ha portato gli agricoltori alla monocultura della vite e all’uso esasperato di diserbanti, antibiotici, insetticidi, fungicidi concimi chimici ecc.












I produttori affermano che la varietà di pesticidi è necessaria per rendere la pianta più resistente nel tempo ma Roberto Pinton, segretario di Assobio dice:

 “Noi del biologico abbiamo la prova vivente che non è vero. I vigneti coltivati senza pesticidi sono più salutari senza bisogno di questi trattamenti, usati solo per semplificare la procedura”.


Di Prosecco e dei vigneti del Veneto parleremo nei prossimi post. Nel frattempo riflettiamo sul ruolo della chimica nell’agricoltura e sul danno ormai certo che essa arreca al nostro organismo e all’ambiente in generale.

Giovanni Fazio


venerdì 15 giugno 2018

PFAS ARZIGNANO DOVE IL SINDACO NON HA AGITO PER PREVENIRE IL RISCHIO SONO INTERVENUTI I GENITORI DEI BAMBINI

Alla “materna” di S. Bortolo
Acqua minerale in bottiglia di vetro.

È di alcuni giorni fa il comunicato del GRUPPO AMARILLIDE NO PFAS, recentemente costituitosi tra i genitori della scuola dell’infanzia di San Bortolo, in cui si comunica che il comitato dei genitori ha deciso di fornire ai bambini della scuola acqua minerale in bottiglia di vetro fino a fine anno.

Dove è mancato clamorosamente l’intervento del sindaco, dove è mancato altrettanto clamorosamente quello dei dirigenti scolastici, è intervenuto quello dei genitori dei bambini.

È un segno evidente che la CITTADINANZA ATTIVA interviene là dove le istituzioni non funzionano.

Da anni la CiLLSA richiede al sindaco Giorgio Gentilin di intervenire fornendo acqua non contaminata a bambini e gravide ma la risposta alla città era sempre la stessa:

 “L’acqua di Arzignano è dentro i limiti previsti dal decreto regionale ed è assimilabile ad acqua oligominerale.”







Adesso hanno provveduto i genitori perché la PREVENZIONE dai gravi rischi per la salute e lo sviluppo, in specie dei bambini più piccoli, non può più essere rimandata.

Ci congratuliamo con il gruppo dei genitori che ha saputo prendere in mano la situazione effettuando una forma di autogoverno del rischio, e con il gruppo delle mamme no PFAS che stanno lavorando in questo specifico settore della lotta contro l’inquinamento da PFAS.
La partecipazione attiva dei cittadini rispetto al contrasto all’inquinamento è sempre più numerosa
.
 Il COMITATO ZERO PFAS AGNO CHIAMPO, costituitosi verso la fine dello scorso anno, ha già raggiunto in zona più di 460 adesioni e continua a lavorare per diffondere la conoscenza dei rischi derivanti dall’inquinamento da PFAS e per chiedere con sempre maggiore autorevolezza le misure necessarie a contrastarlo.

Un sintomo del cambiamento del clima che si respira in città è dato anche da un aumento delle iscrizioni alla CiLLSA, la associazione che da cinque anni si batte contro i guasti ambientali prodotti dal malgoverno del territorio (ormai storica è la lotta andata a buon fine contro la costruzione di un mega inceneritore alle porte dei Arzignano, fortemente voluto dal sindaco e dai conciari, e quella e contro la speculazione economica sulla pelle dei cittadini rappresentata dalla costruzione di un nuovo ospedale, molto più piccolo del Cazzavillan,  ad appena 5 km dall’ ospedale di Arzignano, che ha sempre funzionato molto bene (tagli alla sanità permettendo), e di cui si chiede la chiusura, col plauso ingiustificato del sindaco di Arzignano.

INCONTRO CON GENTILIN


Nell’ambito delle iniziative dei cittadini c’è anche la richiesta di un incontro del gruppo delle mamme no pfas, recentemente costituitosi ad Arzignano con il sindaco Gentilin che ha fissato l’appuntamento per lunedì prossimo, 18 giugno.

Dopo lo smacco ricevuto dall’azione riparatrice dei genitori di San Bortolo, pensiamo che il sindaco dovrà abbandonare la sua posizione storica di non riconoscimento del rischio di donne gravide e bambini ma anche dell’intera città esposta ai livelli di PFOA poco rassicuranti presenti nell’acquedotto di Arzignano. Vedremo cosa ne verrà fuori.

Intanto noi continuiamo a riproporre le richieste che sono ben rappresentate dall’ultimo volantino distribuito in città in 5.000 copie dai membri del Comitato e nei gazebo di cui evidenziamo di seguito la seconda facciata.


“I PFAS SONO SOSTANZE MOLTO TOSSICHE E CANCEROGENE CHE NOI ARZIGNANESI STIAMO BEVENDO DA ANNI.
RICORDIAMOCI CHE I BAMBINI SONO I PIU’ DANNEGGIATI E CHE BISOGNA IMPEDIRE CHE BEVANO L’ACQUA INQUINATA.
CHIEDIAMO
  • DISTRIBUZIONE AGLI ASILI NIDO, ALLE MENSE SCOLASTICHE E ALLE DONNE IN GRAVIDANZA DI ACQUA ESENTE DA CONTAMINAZIONE DA PFAS, ALIMENTI PROVENIENTI DA ZONE SICURE, POSSIBILMENTE BIOLOGICI.
  • Immediata applicazione di FILTRI A TUTTI GLI ACQUEDOTTI COMUNALI con presenza di contaminazione da PFAS, senza oneri per gli utenti.
  • CHIUSURA DELLE FONTI INQUINATE degli acquedotti e allacciamento con fonti non contaminate. I POZZI DI CANOVE da cui attinge il nostro acquedotto sono contaminati, come dimostrano i dati pubblicati sulle bollette da Acque del Chiampo.
  • Estensione ai cittadini di Arzignano e dei comuni della cosiddetta “Zona arancione” delle misure di prevenzione adottate dalla Regione nella “Zona rossa”, ivi compreso lo SCREENING GRATUITO.
  • PUBBLICAZIONE SETTIMANALE, dei dati delle analisi dell’acqua degli acquedotti. (A Lonigo il controllo dell’acqua è giornaliero, ad Arzignano quadrimestrale).
  • CONTROLLO OBBLIGATORIO, a spese della Regione, di tutti i pozzi privati per verificare quali possano continuare ad erogare acqua a fini agricoli o di allevamento e quali no e applicazione dei limiti più possibilmente vicini allo zero anche per le acque usate dalle aziende agricole e dagli allevamenti.
  • INDIVIDUAZIONE E MONITORAGGIO delle aziende che producono alimenti contaminati, siano essi prodotti agricoli, foraggi, animali o prodotti derivati e ritiro dal commercio delle partite inquinate.
  • Applicazione del cronoprogramma decretato dalla Regione per gli scarichi delle aziende del comparto conciario affluenti al depuratore di Arzignano come primo passo indispensabile per raggiungere l’obiettivo realizzabile di ZERO PFAS ANCHE NEL DEPURATORE
  • BLOCCO CAUTELATIVO IMMEDIATO DELLA MITENI (o suo spostamento in zona idonea sotto il profilo idrogeologico e antropico), con un adeguato progetto che salvaguardi l’occupazione degli attuali lavoratori.

CARA CITTADINA E CARO CITTADINO,
IMPEGNATI ANCHE TU PER LA SALUTE TUA E DEI TUOI FIGLI.

FIRMA ANCHE TU PER ILCOMITATO ZERO PFAS AGNO CHIAMPO”.
CHIEDIAMO ANCHE PER ARZIGNANO ACQUA SENZA PFAS.


Per informazioni scrivi a cillsa4@gmail.com  TEL.335 687 3844
Stampato in proprio COMITATO ZERO PFAS AGNO CHIAMPO Cillsa Via 4 Novembre 30 Arzignano 25/03 /2017

L’acqua è solo la punta dell’iceberg del fenomeno inquinante.
 La Regione, pur essendo a conoscenza da molto tempo di quanto stava avvenendo e essendo ufficialmente coinvolta dalla UE e dal Ministero fin dal 2013, non ha effettuato fino ad ora (giugno 2018) il monitoraggio completo e obbligatorio di tutti i pozzi privati del Veneto e in particolare della vasta area delle tre province interessate all’inquinamento da PFAS.

Questo significa che campi e allevamenti usano acque spesso inquinate da altissime percentuali di perfluorati che inevitabilmente finiscono nel nostro piatto.

Fino ad ora non è stata presa alcuna misura per evitare che cibi fortemente contaminati da PFAS vadano a finire sui banconi del mercato.
Superficialità e ritardi ingiustificabili caratterizzano l’azione della politica e delle amministrazioni competenti.



Intanto tutti i cittadini del Veneto, grazie a questo andazzo, sono esposti al rischio di contaminazione.

Miteni, la madre del disastro, sta ancora là a produrre i suoi veleni.
Padroni a casa nostrain questo caso non funziona.

I padroni del Veneto sono i gestori delle multinazionali che fanno i loro comodi in barba ai cittadini, alla magistratura e all’impotenza della politica ormai certificata da più di cinque anni di omissioni e concessioni.

Giovanni Fazio


Eravamo in pochi a chiedere acqua non inquinata per i bambini. Col tempo siamo cresciuti e continueremo a crescere


domenica 10 giugno 2018

PFAS, MENU OFFERTO DALLA REGIONE VENETO

NON SOLO ACQUA MA ANCHE CIBO 

L’ha rivelato un gruppo di ricerca dell’Università di Milano: le vongole dell’adriatico hanno livelli 9 volte superiori ad analisi fatte nel 2013 al delta del Po.



Il dipartimento di prevenzione veneto però non se ne era accorto.

La sconvolgente notizia reiterata dall’Arena di Verona e dal Giornale di Vicenza, conferma ciò che da tempo stiamo dicendo.

L’inquinamento dell’acqua è solo la punta dell’iceberg di un fenomeno molto più vasto ed esplosivo. Una parte importante dell’agroalimentare del Veneto è fortemente compromessa.

E’ questa la notizia che trapela dai dati del monitoraggio effettuato dall’Istituto Superiore di Sanità  nella cosiddetta Zona Rossa dove sono state trovate uova, fegato di maiale e altri alimenti fortemente inquinati da PFAS.

 Lo avevamo già comunicato con una dettagliata relazione alla “Commissione Parlamentare di Inchiesta sulle attività illecite connesse al ciclo dei rifiuti e su illeciti ambientali ad esse correlate” in una udienza tenutasi nella prefettura di Vicenza nel Settembre del 2017.

Lo abbiamo comunicato in una dettagliata relazione alla Commissione Regionale di Inchiesta sui PFAS il 17/12/2017


Abbiamo anche denunciato in vari post e alle stesse Commissioni che la  TDI (Acceptable Day Intake), in italiano DGA (Dose Giornaliera Accettabile) che viene proposta per valutare la commestibilità o meno di un alimento che contiene sostanze tossiche, è una misura che non ha alcun fondamento scientifico ma serve solo a consentire alle industrie di smerciare derrate di alimenti inquinati (secondo i limiti di legge).

Per quanto riguarda i PFAS tale metodo di misurazione della nocività dei tossici negli alimenti è doppiamente falsa.

Infatti, e ormai lo sanno tutti e non solo gli addetti ai lavori, i PFAS sono molecole che appartengono alla classe dei POPs e cioè sono sostanze che una volta ingerite dagli organismi viventi, compreso l’uomo, non vengono smaltite rapidamente e si accumulano, giorno dopo giorno, impiegando anni per cominciare ad essere eliminate.

Pertanto è semplicemente ridicolo e intellettualmente disonesto il concetto
la mensa dei beati costruttori di pace
stesso di dose giornaliera accettabile perché quella dose si accumulerà con le successive nel corso dei giorni e degli anni senza possibilità di essere espulsa.

Eppure, come annunciato dal Giornale di Vicenza di oggi, è proprio la nuova edizione della DGA che i vertici politici e amministrativi che dovrebbero tutelare la nostra salute, stanno aspettando per dirci che cavoli, patate e uova pieni di PFAS saranno perfettamente commestibili.

Per noi l’unica dose giornaliera accettabile di PFAS è uguale a ZERO, perché il buon Dio non ce li ha messi i Pfas nel nostro pane quotidiano, ce li ha messi Nardone (AD Miteni) e tutti quelli che in un modo o nell’altro sono diventati e diventano suoi complici.

E’ quindi sbagliato e controproducente utilizzare i cosiddetti nuovi limiti designati dall’EFSA e ingannare le persone dicendo che la loro applicazione garantirà cibi sani.
E’ sbagliato e al limite della criminalità basarsi su questi limiti per la protezione delle donne gravide, dei bambini e dei feti.

Intervento a Montecchio M. in occasione dell'icontro col magistrato Felice Casson
Le evidenze scientifiche non possono più essere ignorate e i rischi connessi a questi alimenti raccomandati da EFSA e dalla Regione Veneto sono chiari e ineludibili: tali sostanze appartengono alla classe degli INTERFERENTI ENDOCRINI e sono anche cancerogene (a prescindere dalla dose).

 Tutto ciò è ampiamente provato checché ne dica il Giornale di Vicenza che, tra l’altro si contraddice clamorosamente citando, nell’articolo di oggi gli studi del Prof. Carlo Foresta e del Prof. Ernesto Burgio.

Nei post di cui alleghiamo i LINK questi concetti sono chiaramente espressi.









Riportiamo un brano del Giornale di Vicenza di oggi


“… Alcuni studi epidemiologici, d’altro canto, avevano messo in luce che nell’area più a rischio c’è una mortalità più alta per patologie legate al ciclo del colesterolo, alla tiroide, a malattie della gestazione, ad alcuni tipi di tumore ed a patologie dell’apparato urogenitale.
Dopo che l’endocrinologo dell’Università di Padova prof.Carlo Foresta aveva presentato una ricerca da cui emerge che i Pfas interferiscono sul sistema endocrino-riproduttivo, nei giorni scorsi, in un convegno svoltosi a Venezia,il prof. Ernesto Burgio, pediatra che collabora con istituzioni di ricerca governative ed europee, ha affermato: «C’è il rischio che fra vent'anni si verifichi una situazione drammatica». «I Pfas sono sicuramente degli interferenti endocrini e sia gli embrioni che i feti sono ad essi particolarmente sensibili, con la conseguenza che poi hanno uno sviluppo alterato», spiega.
Insomma, «il rischio è che molti bambini di oggi diventino dei giovani o degli adulti con gravi problemi, e per questo è necessario ridurre il livello di esposizione già a livello dei feti», conclude Burgio.”

Finalmente anche il Giornale di Vicenza, obtorto collo, ammette che le gravide e i bambini devono stare ben lontani dai PFAS.

E’ di pochi giorni fa il fatto che alcuni cittadini di Creazzo, comune alle porte di Vicenza che non è stato inserito nella Zona Rossa, abbiano fatto analizzare alcuni campioni di kiwi coltivati in loco.
Convegno Isde Abano Terme

Il responso è stato devastante. Si va dai 9000 ai 22000 nanogrammi di PFOA al chilo.

 Adesso i ricercatori dell’università di Milano ci dicono che le vongole dell’adriatico sono immangiabili.

Solo il gruppetto di persone che gravitano attorno a Zaia, ai suoi assessori e all’entourage delle alte sfere della Sanità del Veneto continua a dire che tutto va bene e che nei prossimi mesi andrà meglio. Auguriamo loro di godersi, senza patemi d'animo, delle belle scorpacciate di spaghetti alla vongole e fegato alla veneziana.

Iscrizioni al comitato ZERO PFAS  Agno Chiampo

Sarebbero dovuti intervenire almeno dal 2005 quando fu varato con squilli di tromba il patto Stato Regione per il risanamento del Fratta Gorzone.




Quel progetto avrebbe dovuto eliminare per sempre tutti gli inquinanti, prodotti principalmente da Miteni e dal distretto conciario di Arzignano, che arrivavano nel bacino irriguo del Fratta Gorzone fino a Chioggia.

Dopo 10 anni, periodo che era stato fissato per il grande risanamento della pianura Veneta, non era stato fatto nulla.

Sarebbero potuti intervenire almeno nel 2015, quando da un primo monitoraggio di ARPAV erano stati ritrovati, nei campi e negli allevamenti della Zona Rossa, uova e carni con livelli altissimi di PFAS.

Imboscarono i dati con la scusa che non sarebbero stati eseguiti correttamente.
Convegno Montagnana


Ci fu nel 2016 un secondo monitoraggio, venuto alla luce con grande ritardo solo alla fine del 2017. Era stato effettuato dall'Istituto Superiore di Sanità   con reperimenti di alimenti fortemente contaminati da più PFAS contemporaneamente; tali prodotti non furono mai ritirati dal mercato.

Il commento delle istituzioni in merito a questo secondo monitoraggio fu che non erano state rilevate criticità.

 Ma le criticità ci sono eccome: e i cittadini non sanno quello che comprano sui banconi del mercato e cosa mangiano e fanno mangiare ai loro bambini a colazione, pranzo e cena.

Per fortuna ci pensano i privati a scoprire che le vongole dell’Adriatico sono immangiabili e i kiwi pure.

Cosa succederà quando le evidenze verranno a galla?
Lo scenario che comincia ad appalesarsi è fosco come non mai e le responsabilità molteplici e enormi.

Giovanni Fazio




venerdì 8 giugno 2018

RISPOSTA A UNA MAMMA, I PFAS NEL NOSTRO PIATTO


 DIMEZZATO IL NUMERO DI SPERMATOZOI NEI RAGAZZI


In una delle tante chat che sono nate per mettere in relazione i cittadini che stanno lottando per liberare il Veneto dalla iattura dei PFAS, una “mamma” si è giustificata per il fatto che dal recente incontro in Regione le mamme non hanno portato a casa niente di più di quello che già si sapeva, invocando la necessità di mediare.

 Questo post è una risposta a chi, come la persona in questione, pensa di risolvere il problema dell’inquinamento blandendo il potere.
(testo della chat in coda al post)




Cara L***,
mi meraviglia che lei paragoni un cambio di paradigma necessario, e cioè una svolta globale sistemica, necessaria per la vita sul pianeta al “ritorno all’ottocento”, epoca per altro molto buia, caratterizzata da monarchie autoritarie, grande inquinamento da carbone e agricoltura povera legata in gran parte al latifondo e allo sfruttamento disumano della manodopera.

Chi critica gli ambientalisti di solito dice che vogliamo tornare all’età della pietra.





Ci sono nazioni modernissime come la Danimarca dove tutto il territorio danese è adibito solo ad agricoltura biologica, che marcia con tappe forzate verso la fine della dipendenza dal petrolio utilizzando quasi esclusivamente energia da fonti rinnovabili, che per latte, birra e altri alimenti liquidi fin dagli anni ’80 usa solo il vetro, che non accetta imballaggi in plastica e ha realizzato le migliori piste ciclabili del mondo. Tutto questo, mantenendo un welfare molto ricco (a differenza di quando sta accadendo in Italia) e attento ai problemi della qualità della vita.



Anteporre il diritto alla salute al mercato è, come insegna questo paese avanzatissimo, un atto di civiltà che noi qui in Italia nemmeno siamo capaci di immaginare.

 La Danimarca non solo non è “tornata al’800”, come dice lei, ma è avanti anni luce nel cammino del progresso e della tecnologia sostenibile.

Una Miteni e nove discariche sulla ricarica della falda più grande d’Italia, in Danimarca non le avrebbero mai permesse.

Ora, tornando a noi, io faccio parte di una associazione che si chiama Cittadini per il Lavoro, la Legalità, la Salute e l’Ambiente e già il nome dell’associazione chiarisce che non abbiamo intenzione di assalire la sede della Regione Veneto armati di molotov e bastoni.

I politici in doppio petto, che vi accolgono per colloquiare amabilmente non sono diversi da quelli che negli anni hanno autorizzato gli scempi che adesso mettono a rischio non solo la salute ma anche l’economia agroalimentare del Veneto.

 I nodi che adesso vengono al pettine erano già previsti quando negli anni ottanta si costruiva il condotto A.Ri.C.A.

Noi eravamo anche allora lì, con i coltivatori diretti e i loro trattori, con i sindaci della pianura, con i cittadini di Cologna Veneta e degli altri comuni e con i veneziani che temevano l’inquinamento della laguna.





Purtroppo, mediazione o no, tutti noi siamo stati sconfitti da un potere molto più grande rappresentato in quegli anni dal distretto della concia, appoggiato ovviamente da Confindustria e da quei politici che, come oggi, operavano per lo “sviluppo del Veneto”: e i risultati si sono visti.


Le contraddizioni di cui lei parla, il cellulare, il Wi Fi e così via sono il segno che la lotta intrapresa per liberare dai PFAS centinaia di migliaia di cittadini del Veneto non può avere esito positivo se non è inserita all’interno di una nuova concezione del mondo e della vita; una visione per cui non c’è differenza tra uomo e ambiente in quanto noi stessi siamo una parte dell’ambiente con cui interagiamo continuamente nel bene nel male.

 Anteporre pertanto il rispetto della vita, non solo dell’uomo ma di tutto il vivente è l’unica strada percorribile per salvarci dalla catastrofe e dall’estinzione.

Già, come ha riferito il prof. Carlo Foresta, nel recente incontro di Montagnana, le nuove generazioni di maschi del Veneto presentano il 50% in meno di spermatozoi, rispetto alle generazioni che le hanno precedute; compaiono segni tipici di eunucoidismo (allungamento di gambe e braccia ma non del tronco), il 2.5% dei giovani maschi dai 20 ai 35 anni è totalmente sterile per mancanza di spermatozoi nei testicoli.


Tutto ciò, come ha spiegato il professore, è dovuto al fatto che i PFAS, ma non solo loro, sono interferenti endocrini e interferiscono fin da quando si sta formando il feto e per i primi mille giorni di vita con il testosterone.

E’evidente che i nostri ragazzi spensierati, che giocano con gli smartphone e altri ninnoli della modernità, sono del tutto ignari della tragedia che cova nei loro testicoli e che si paleserà crudelmente nei prossimi anni.

Magari, visto che nel frattempo il meccanismo che li sta rovinando diventerà sempre più chiaro ed evidente, è possibile che chiederanno alle loro madri cosa sia stato dato loro da bere e da mangiare negli anni in cui la natura e i veleni si contendevano il loro destino.

Certo non accetteranno che una madre risponda che bisognava mediare con Zaia e il suo entourage oppure che non le sembrava giusto mandare in rovina il lattaio del paese o il contadino del campo confinante.








Allora, se le madri non capiscono cose così semplici e chiare (ma non lo credo), è inutile che vadano in giro a contattare politici e funzionari.

Sono coloro che in questo momento stanno tenendo nascosta quella che chiamano la geo-referenziazione e cioè il posto e il nome delle aziende che producono cibi altamente inquinati da PFAS e che nessuno vieta di mettere in commercio.

La trasparenza e la verità sono rivoluzionarie di per sé e sono gli unici strumenti per salvare la vita a noi stessi, ai nostri bambini e al futuro di questa terra martoriata dall’avidità senza scrupoli.

Giovanni Fazio

Testo della chat

…. lo pensiamo tutti, ma tra il dire e il fare.... Noi per primi dovremmo non avere tessuti impermeabilizzati, comprare plastica di qualsiasi tipo ecc ma non lo facciamo nemmeno noi questa è la realtà . Il problema dell'aria non è da meno . In certi giorni ho l'asma quando non piove, ma non me ne vado in giro sempre in bicicletta e non sto lottando anche per questo . Mi sembra che pochi ci pensano. Il cellulare e il wi fi di casa  con le relative onde che sono dannose lo abbiamo tutti. C'è bisogno di un cambiamento  su tutto, sta avvenendo ma troppo lentamente. Vero. Qualcosa sui pfas si è ottenuto mi sembra... Non è abbastanza certo. La questione non è della regione solamente ma del mondo intero. Mi chiedo quanti leoni da tastiera sarebbero disposti a vivere  un'esistenza umile e penosa ma ecologica tornando all'800. Personalmente io e i miei figli l'abbiamo provata per qualche giorno...non vado oltre. La giusta mediazione ci vuole, il cittadino che si lamenta spinge ad un cambiamento... Le bombe non le tira più nessuno 😜. Buona giornata.

Filmato di una manifestazione contro la costruzione del dotto A.Ri.C.A. 1988

filmato di un intervento contro la costruzione di una discarica ad Arzignano 1 maggio 1990