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sabato 2 giugno 2018

CIBI INQUINATI SULLA NOSTRA MENSA.



QUANTO VALE LA NOSTRA VITA E QUELLA DEI NOSTRI FIGLI?

L’inquinamento delle falde idriche del Veneto Occidentale è una delle più grandi catastrofi che ha messo a rischio centinaia di migliaia di cittadini in tre province (Vicenza, Padova e Verona) per l’avvelenamento da PFAS delle acque superficiali e profonde, nonché di una considerevole parte della rete degli acquedotti civili, compreso quello di Arzignano, Montecchio e Montorso.

Alla preoccupazione per l’acqua inquinata da PFOA si aggiunge quella degli alimenti contaminati da tutti i PFAS che da Trissino, Arzignano e Montebello, tramite il dotto A.Ri.C.A. si riversano nel fiume Fratta a Cologna Veneta.   
    

Broccoli, radicchi, cespi di insalata, uova, carni di vitello, maiale, sono stati repertati contaminati in alcune aziende e in alcuni campi; non tutti alla stessa maniera, ma nessuno si è preoccupato di separare gli alimenti contaminati da quelli liberi da inquinamento.

Tutti i prodotti sono arrivati sui banchi dei supermercati e, perfino nei negozi bio perché il dosaggio dei PFAS non viene eseguito, fino ad ora, nei cibi biologici.

Così non sappiamo quali cibi comprare, non sappiamo cosa dare da mangiare ai nostri bambini.
Non sappiamo che mangimi abbiano mangiato polli e altri animali.



Al seminario workshop InterCinD annuale Meeting, svoltosi a Venezia all’hotel Amadeus, ieri, 1 giugno 2018,  la relazione del professore Ernesto Burgio dell’ECERI (European Cancer and Environment Research Institute) di Bruxelles, non ha lasciato dubbi sui danni epigenetici durante la formazione del feto nei primi 2 anni del bambino e sui disturbi del neurosviluppo.
Non ha lasciato dubbi sul fatto che i danni arrecati alle vite in formazione e nello sviluppo non sono correlati al dosaggio dei distruttori endocrini bensì alla loro semplice presenza nei cibi e nell’acqua.




Gentilin si vanta di avere portato l’acqua di Brendola e Lonigo a ZERO PFAS, non certamente quella di Arzignano. Ma la mamma di Lonigo non sa che un semplice ovetto dato a cena al suo bambino potrebbe contenere, da solo, la stessa quantità di PFOA di 36 litri di acqua.
"NON CI SONO PERICOLI"

Tuttavia c’è qualcuno in alto loco che ci rassicura: perché nella media dei cibi siamo nei limiti.


Ma si possono fare discorsi del genere?
Si può ragionare col criterio “a chi tocca tocca”?
Siamo esterrefatti della faccia tosta con cui ci spacciano distruttori endocrini, tranquillizzandoci sulle loro dosi e negando i loro danni all’organismo. Soprattutto siamo letteralmente sconvolti per la dieta dei bambini.


Il prof Ernesto Burgio ha ripetuto quello che ormai dice tutta la ricerca internazionale: “quello che determina l’intera vita di un individuo sono i suoi primi 1000 giorni di vita”.

Chi allerta i cittadini, chi cerca di difendere i propri figli e nipoti (io ne ho tre che hanno dai due mesi ai quattro anni), chi pretende di sapere che merce compra al mercato e da quale azienda o allevamento questa proviene, viene tacciato di terrorismo.

Si spaccia acqua inquinata da PFAS per acqua oligominerale, ingannando chi crede nelle istituzioni e, così facendo, si tradisce la fiducia dei cittadini e li si espone alla contaminazione.

La Cillsa ha elaborato una serie di proposte per proteggere i cittadini dalla contaminazione e dal rischio.

E’ necessario e urgente applicare il  principio di precauzione da parte di tutte le istituzioni.

E’ indispensabile un processo serio di monitoraggio di tutto il territorio, propedeutico ad una bonifica totale.

Dobbiamo restituire ai cittadini fiducia e sicurezza.

Dobbiamo pretendere dalle istituzioni un serio impegno e azioni responsabili nei confronti, soprattutto, dei nascituri e dei nostri bambini.

Apriamo un nuovo capitolo della lotta contro l’inquinamento da PFAS pubblicando il testo integrale del documento di CiLLSA e invitando cittadini, associazioni e comitati a discuterlo. 

E’ il primo passo verso l’apertura di una vertenza generale per il futuro della nostra terra e dei nostri figli.

Giovanni Fazio



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