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lunedì 5 marzo 2018

«PFAS E POLVERI SOTTILI: RISCHIO PER IL FETO»




Il pediatra Burgio lancia l’appello alla politica:

 «Fluorurati a lungo trascurati: serve prevenzione.
 Lo smog causa tumori e diabete»

Riportiamo uno stralcio di un articolo del Giornale di Vicenza di oggi 05/03/2018.

L’invito, rivolto alle istituzioni, è accorato, fermo, deciso. L’inquinamento sta diventando un pericolo epocale:
«Informate la gente su cosa fare per tutelare la salute.

Nel Veneto l’allarme è ancora più grave.
I Pfas sono una realtà a lungo trascurata che propongono problemi seri.

 Il rischio è maggiore durante la formazione del feto e nei primi 2 anni di vita del bambino.
Occorre ridurre al massimo l’esposizione precoce all’ambiente deteriorato.

Questi danni epigenetici sono irreversibili.

È la prevenzione a fare la differenza».

Ernesto Burgio, pediatra ed esperto di punta dell’European cancer and environment research institute di Bruxelles, è uno dei massimi studiosi a livello mondiale del rapporto tra degrado dell'ambiente e salute umana.

E il suo appello viene dal convegno organizzato ieri nella  sede di via Lioy, dall’onlus umanitaria vicentina Surgery for children guidata dal dott. Sergio D’Agostino e  all’Ordine dei medici del presidente Michele Valente, per celebrare la “Quarta Giornata internazionale dei  difetti alla nascita”.

Da cinque anni la CiLLSA (Cittadini per il Lavoro, la Legalità, la Salute e l’Ambiente) svolge questo compito di informazione.

Abbiamo informato nei dettagli con i post di questo blog, volantini e conferenze il danno che i PFAS producono durante la gravidanza e nella primissima infanzia.

Ne abbiamo denunciato la caratteristica del bioaccumulo da cui derivano conseguenze gravi, nel tempo, anche per chi ne assume piccole dosi per volta.




Le parole pronunciate dal pediatra Ernesto Burgio e dai partecipanti del convegno scientifico, confermano, con grande autorevolezza, la giustezza della nostra campagna di informazione e la richiesta di acqua non contaminata per i bambini e le gravide.

Adesso le medesime preoccupazioni da noi espresse vengono confermate dal Giornale di Vicenza, per quello che può valere.

Sta a voi, genitori arzignanesi, scegliere se dare ascolto a chi vi invita alla prudenza, alla prevenzione e all’adozione almeno in privato, del principio di precauzione o cullarvi nelle parole di Gentilin e Pellizzari che vi offrono la famosa acqua oligominerale del nostro acquedotto, rassicurando mamme e scuole.


Sta a voi accogliere o meno, insieme alle nostre, le raccomandazioni del dott. Ernesto Burgio, degli scienziati e dell’Ordine dei medici di Vicenza.

Giovanni Fazio   



sabato 3 marzo 2018

GENTILIN "ACQUA ZERO PFAS PER MONTECCHIO" . MA NON PER ARZIGNANO




Riportiamo quanto scritto da noi nel post del 23 febbraio di quest’anno


“…E' anche necessario che il sindaco di Arzignano, primo responsabile della salute dei cittadini ma anche primo responsabile dell’acqua che beviamo in quanto presidente di bacino e azionista di maggioranza di Acque del Chiampo, applichi, come da noi richiesto da anni, il PRINCIPIO DI PRECAUZIONE, fornendo ai bambini dell’asilo, alle mense scolastiche e alle donne in stato di gravidanza acqua non contaminata da PFAS.

Non si trinceri dietro i livelli minimi e massimi consentiti per queste sostanze nell’acqua potabile. Nel mondo questi limiti variano da un paese all’altro a dismisura senza garantire per niente la salute dei cittadini.
 La natura di queste molecole è quella di essere sostanze che si accumulano per circa 20 anni nel nostro corpo e quindi fissare un limite, sia pure basso non ha senso.

Gentilin mostra l'acqua oligominerale MITENI
A volte basta molto poco per scatenare un cancro o un’altra patologia. 
Si dà il caso inoltre, scientificamente dimostrato, che l’azione patogena delle stesse non è dose dipendente. Cioè, a volte basta molto poco per scatenare un cancro o un’altra patologia. 

Tutto ciò Giorgio Gentilin, che è un medico, ha il dovere di saperlo e, se vuole, può confutarci pubblicamente ma per iscritto, sostenendo l’innocuità dell’acqua che beviamo, ma, non facendo riferimento al recente decreto regionale, bensì confutando, dati alla mano, quello che sostengono i medici e 200 scienziati di tutto il mondo a cominciare dalla Conferenza di Madrid del 2015 (consultabile in internet) e smentendo la recente ricerca dell'università di Padova che taglia la testa al toro e chiude la bocca a quanti contestavano la pericolosità di questi prodotti".



Il sindaco “Zero PFAS” ci risponde

con l’l’intervista di Luisa Nicoli sul GDV del 2 marzo nella quale continua a ripetere il solito mantra:

“…. in un monitoraggio svoltosi tra il dicembre del ’17 e il gennaio del ’18  i parametri rispettano i limiti …. Erano arrivate segnalazioni da una materna paritaria e da alcuni plessi dei comprensivi - spiega il sindaco Giorgio Gentilin - se n'era parlato anche in Consiglio comunale.
 Così ho deciso di avviare un accertamento in strutture pubbliche e private frequentate dalla comunità, per dare una risposta concreta.
Mi sono rivolto alla società Acque del Chiampo e da comune azionista di maggioranza ho ottenuto un monitoraggio a costo zero.
 Il Comune deve avere una funzione di controllo a presidio e tutela della salute dei cittadini e a tal fine è stata preziosa la collaborazione di Acque del Chiampo che ha eseguito la rilevazione straordinaria in maniera gratuita e puntuale, oltre alle rilevazioni periodiche in tutta la rete gestita”.


Nel suo bel discorsetto però tralascia di dire la quantità di PFOA ritrovata nell’acqua di Arzignano; si limita a dire che i monitoraggi erano in linea con quelli pubblicati da Acque del Chiampo. E volevo vedere che non lo fossero.

Quindi ve lo diciamo noi che abbiamo fatto fare le analisi dell'acqua che si beve ad Arzignano , proprio alla fine di dicembre del 2017 presso il laboratorio AGROLAB di Altavilla Vicentina e abbiamo conservato i dati di quelle pubblicate da Acque del Chiampo.

All’epoca erano presenti nell’acqua potabile di Arzignano               52,5 nanogrammi litro di PFOA.

Si dà il caso che il decreto Zaia sui limiti dei PFAS per l’acqua potabile assegna un limite a Lonigo, Brendola Sarego ecc = a 40 ng/litro

mentre per Arzignano assegna un limite, diciamo “sartoriale”, di 60 nanogrammi litro.


Il perché di questa bizzarria “scientifica” è tutto da spiegare (chiedere agli autori). Resta il fatto che i nostri bambini e anche noi beviamo o, abbiamo bevuto, un’acqua 15.5 nanogrammi eccedenti i limiti per Lonigo e solo 7.5 nanogrammi vicina al limite fissato per Arzignano.
  Siamo pertanto lontani da Zero PFAS.

Esultano, rassicurati dalle parole del sindaco, i dirigenti scolastici, tra cui Jole Frighetto del Leonardo da Vinci, che si fa un vanto di quanto avviene nella sua scuola «Docenti e studenti nel nostro istituto bevono regolarmente l'acqua del rubinetto”.

Il guaio è che quest’acqua viene data anche ai bambini delle scuole dell’infanzia e nelle mense scolastiche.

Non è tutto: recentemente c’è stata una svolta.

Anche il sindaco Gentilin e Andrea Pellizzari aderiscono al Movimento Zero PFAS.




In una recente intervista del nuovo programma audiovisivo di Acque del Chiampo, di cui riportiamo il LINK, Giorgio Gentilin dichiara di avere ricevuto dall’assessorato regionale all’ambiente 270.000 euro per realizzare una parte di un progetto più grande denominato “OSAV”.

Si tratta della costruzione di un filtro per rendere l’acqua di Montecchio Maggiore e Brendola zero PFAS (A Brendola tra l’altro, in realtà, il filtro è già stato installato da un pezzo e l’acqua si è normalizzata ndr).

Dichiara Giorgio Gentilin:
Vogliamo ottenere acqua Zero PFAS in tutti i comuni gestiti da Acque del Chiampo; è dal giugno del 2013 che l’istituzione è sul pezzo”.

Ma dal 2013 ad ora non gli è mai passata per la testa l’idea che un filtro lo si poteva mettere anche per Arzignano?

 Per i nostri concittadini sembrano sufficienti i limiti previsti da Zaia?

Non gli è venuto mai in mente che sia opportuno applicare il principio di precauzione ed evitare che i bambini e i cittadini bevano acqua targata Miteni?

Arzignano presenta valori di PFOA più alti di Montecchio e Brendola.


Si vede chiaramente che Arzignano ha vaòlori di PFAS più alti di Montecchio e di Brendola

Tuttavia i filtri, che stiamo pagando anche noi arzignanesi nelle bollette, saranno installati solo per questi comuni.
Si ricordi Gentilin che prima di essere presidente del Consiglio di Bacino è il sindaco di questa città.

Siamo stufi dei commenti agiografici del Giornale di Vicenza e siamo stufi di vedere quanta premura abbiano Pellizzari e Gentilin di provvedere per l’acqua degli altri comuni lasciando i loro concittadini a bocca asciutta.
Ribadiamo quello che abbiamo scritto il 23 febbraio

Continueremo a dire, fino alla noia, che non basta applicare temporaneamente i filtri per Arzignano (cosa che Gentilin si è rifiutato fino ad ora di fare) e che noi riteniamo indispensabile,
è necessario chiudere i pozzi di Canove, notoriamente compromessi e allacciarsi all’acquedotto che è già pronto da tempo e porta l’acqua di Recoaro fino alla Ghisa.”

Giovanni Fazio

IL GATTO E LA VOLPE






martedì 27 febbraio 2018

TU PUOI PARTECIPARE ALLA DISCUSSIONE EUROPEA SUI LIMITI DEI PFAS NEL’ACQUA POTABILE.




  • Cari amici,
    in questi giorni si stanno discutendo nell’ ambito della Comunità Europea i nuovi limiti da applicare alla presenza di PFAS nell’acqua potabile. Ogni cittadino europeo può contribuire con le proprie osservazioni alla discussione e noi pensiamo che questa sia una ottima maniera per noi, cittadini del Veneto, appartenenti al popolo inquinato dai PFAS, per far sentire la nostra voce.

    Anche noi possiamo partecipare attivamente. Come?
    Collegandoci al sito:


    premere su REGISTER:
    Registrarsi con il proprio account e-mail. Selezionare nazionalità Italiana e EU CITIZEN. Il sistema consente un solo commento per account. Appena riceverete la mail di conferma e conferma password, ritornate sul REGISTER di cui sopra e digitate la password. Cliccate su Give Feedback.

    Per facilitare i vostri commenti, vi proponiamo 4 post standard. Potete fare copia e incolla del commento che preferite o modificarlo in base alle vostre esigenze. Il tutto è libero purché sia verosimile e dimostrabile.
    Quindi inserite commento e premete SAVE.
    A fine procedura il vostro post sarà leggibile.
    TEMPI: 19 Marzo 2018.

    GRAZIE A TUTTI NELL’INTERESSE DI TUTTI

    ESEMPI COMMENTI ALLA PROPOSTA DI LEGGE EUROPEA SUI LIMITI DI PFAS NELL’ACQUA POTABILE

    ·         Sono XXX, una mamma di Lonigo (Veneto, Italia) che vive in una delle aree più contaminate al mondo da PFAS e per anni, sia io che la mia famiglia, abbiamo inconsapevolmente bevuto e utilizzato per cucinare acqua contaminata da PFAS. Ritengo che i limiti di PFAS nell’acqua potabile in vigore nella mia Regione, che erano dello stesso ordine di grandezza proposti nella direttiva Revision of the Drinking Water Directive (RECAST 2017), non sono stati efficaci a tutelare adeguatamente la mia salute e quella della mia famiglia. Posso dirlo con dati e numeri che mostrano elevati livelli di nel mostro sangue. Vi chiedo pertanto di rivedere al ribasso, definendo limiti di PFAS nell’acqua potabile prossimi allo zero e in linea col Principio di precauzione, e che siano in grado di tutelare adeguatamente la salute perché l’inquinamento che abbiamo subito (e continuiamo a subire) in Veneto non si ripeta mai più nel Pianeta.

    ·         Sono XXX e vivo in Veneto (Italia), in un territorio inquinato da PFAS. I miei fiumi, la mia terra, gli ortaggi e i frutti del mio orto, la mia acqua potabile e il mio sangue e quello dei miei figli sono inquinati da PFAS. Ritengo che i limiti per i PFAS proposti nella direttiva Revision of the Drinking Water Directive (RECAST 2017) non sono sufficienti a tutelare adeguatamente la mia salute e quella della mia famiglia. Lo dico perché l’applicazione di limiti come quelli proposti nella direttiva non ha impedito che i PFAS si accumulassero nel mio sangue e in quello dei miei figli. Posso confermare quello che dico con numeri e analisi ufficiali. Vi chiedo pertanto di applicare concretamente il principio di precauzione e definire limiti di PFAS prossimi allo zero nell’acqua potabile perché un caso di inquinamento come quello che io e la mia famiglia viviamo non si ripeta mai più.


    ·         Apprezzo alcuni elementi della proposta di legge che per la prima volta regola la presenza tutti i PFAS (secondo la definizione dell’OECD) nell’acqua potabile. Tuttavia, ritengo che i limiti proposti dalla direttiva non sono sufficienti a tutelare la salute umana e non tengono conto del principio di precauzione, un fondamento cardine della tutela ambientale a livello comunitario. Vi chiedo pertanto di rivedere i limiti al ribasso, stabilendo valori prossimi allo zero, e che tutelino in modo preventivo la salute e la sicurezza dei cittadini.

    ·         ·         Sono ***** e vivo in Veneto (Italia), in un territorio inquinato da PFAS. I miei fiumi, la mia terra, gli ortaggi e i prodotti agricoli e degli allevamenti, la mia acqua potabile e il mio sangue e quello dei miei figli sono inquinati da PFAS. Ritengo che i limiti per i PFAS proposti nella direttiva Revision of the Drinking Water Directive (RECAST 2017) non siano sufficienti a tutelare adeguatamente la mia salute e quella della mia famiglia. Lo dico perché limiti come quelli proposti nella direttiva, applicati agli acquedotti del Veneto, non hanno impedito che i PFAS si accumulassero nel mio sangue e in quello dei miei figli. Posso confermare quello che dico con numeri e analisi ufficiali. La vostra pertanto sarebbe una direttiva inefficace a fronteggiare la contaminazione di ambiente e esseri umani. Vi chiedo pertanto di applicare concretamente il principio di precauzione e definire limiti di PFAS prossimi allo zero nell’acqua potabile. Vi prego inoltre di considerare il fatto che tutta la fauna ittica mondiale è ampiamente contaminata da queste sostanze, con le conseguenze che potete immaginare per ciò che comporta per l’alimentazione numana e che il problema tende ad espandersi e accrescersi nei prossimi anni. Per questi evidentissimi motivi ritengo opportuno che sia bandita per sempre la produzione e l’uso di tutti i perfluorati e che l’intera classe di molecole sia inserita tra quelle contemplate nella convenzione di Stoccolma.

    •  
    ·          


venerdì 23 febbraio 2018

ARZIGNANO: TUMORI AL SENO. TRA LE PIU’ GIOVANI AUMENTO DEL 30%



Il Giornale di Vicenza di oggi pubblica la notizia estremamente preoccupante dell’aumento del tumore al seno del 30% tra le giovani donne.

L’articolo non svela le cause di quella che si sta trasformando in un una vera e propria epidemia, ma non è un mistero ormai per nessuno che gli interferenti endocrini presenti nell’acqua, nei cibi e probabilmente anche nell’aria della nostra città giocano un ruolo importantissimo nella genesi dei tumori, soprattutto, come è dimostrato, quelli che mimano gli estrogeni.

Certamente non tutto può essere attribuito ai PFAS, vista l’abbondanza con cui la nostra agricoltura è irrorata con pesticidi, diserbanti e fitofarmaci e tra gli allevamenti non mancano quelli che producono carni e uova che, come dichiara la stessa indagine ARPAV pubblicata dalla Regione Veneto, sono fortemente contaminati da PFOS e PFOA.



È anche noto che alcuni interferenti endocrini agiscono sulle bambine e sui feti come bombe ad orologeria programmando un tumore che si formerà negli anni che seguono la completa maturazione sessuale.

Lo so, sono cose orribili da dire, ed è veramente doloroso parlarne, ma è giusto che tutti sappiano in quale melma di sostanze chimiche stiamo nuotando e non si meraviglino dell’aumento del 30% dei tumori al seno perché è certo che non ce li manda il buon Dio.

È bene che tutti sappiano che non tutte le molecole prodotte da MITENI vengono ricercate, anche perché nessuno ne  ha chiesto l’elenco, e non tutte possono essere fermate, in toto o in parte, dai filtri a carboni attivi.
È necessario pertanto che la, produzione di PFAS, visto l’enorme danno che essi hanno procurato alla nostra salute e alla nostra economia sia sospesa immediatamente.

Ma è anche necessario che il sindaco di Arzignano, primo responsabile della salute dei cittadini ma anche primo responsabile dell’acqua che beviamo in quanto presidente di bacino e azionista di maggioranza di Acque del Chiampo, applichi, come da noi richiesto da anni, il PRINCIPIO DI PRECAUZIONE, fornendo ai bambini dell’asilo, alle mense scolastiche e alle donne in stato di gravidanza acqua non contaminata da PFAS.

Non si trinceri dietro i livelli minimi e massimi consentiti per queste sostanze nell’acqua potabile. Nel mondo questi limiti variano da un paese all’altro a dismisura senza garantire per niente la salute dei cittadini.






La natura di queste molecole è quella di essere sostanze che si accumulano per circa 20 anni nel nostro corpo e quindi fissare un limite, sia pure basso non ha senso.

Si dà il caso inoltre, scientificamente dimostrato, che l’azione patogena delle stesse non è dose dipendente. Cioè, a volte basta molto poco per scatenare un cancro o un’altra patologia.


Tutto ciò Giorgio Gentilin, che è un medico, ha il dovere di saperlo e, se vuole, può confutarmi pubblicamente ma per iscritto, sostenendo l’innocuità dell’acqua che beviamo, non, facendo riferimento al recente decreto regionale, ma confutando, dati alla mano, quello che sostengono i medici e 200 scienziati di tutto il mondo a cominciare dalla Conferenza di Madrid del 2015 (consultabile in internet) e smentendo la recente ricerca di Padova che taglia la testa al toro e chiude la bocca a quanti contestavano la pericolosità di questi prodotti.

Ma non basta applicare temporaneamente i filtri per Arzignano (cosa che Gentilin si rifiuta di fare) e che noi riteniamo indispensabile, è necessario chiudere i pozzi di Canove, notoriamente compromessi e allacciarsi all’acquedotto che è già pronto da tempo e porta l’acqua di Recoaro fino alla Ghisa.

Si tratta di un’opera realizzabile in pochissimo tempo (settimane) e con pochissima spesa e ci libererebbe una volta per tutte dall’acqua targata Miteni.

Chiudiamo commentando il premio, ampiamente meritato, al Centro Donna, diretto dal dott. Graziano Meneghini. Operatori sicuramente all’altezza dell’arduo compito di contenere una patologia in spaventosa evoluzione.


Tuttavia non possiamo rivolgere lo stesso apprezzamento al direttore generale della ULSS 8 Giovanni Pavesi che non manca l’occasione di farsi fotografare vicino alla targa del premio.

Graziano Meneghini dichiara che sono state 10.000 le donne che si sono rivolte al centro Donna nel 2017.

Facendo un calcolo semplice, risulta che, escludendo le domeniche, siamo di fronte a una presenza di 34 donne al giorno.
È evidente che il piccolo ambulatorio non è in grado di far fronte a una tale massa di richieste e che c’è bisogno urgente di un aumento di personale e di mezzi, ma non ci sembra che l’ULSS si dia data tanto da fare in merito in questi anni.

Le liste di attesa sono lunghissime e tentare di rivolgersi privatamente allo screening comporta spese insostenibili per la maggior parte delle persone.  

Si pretende di gettare al vento una somma ingentissima per costruire un nuovo ospedale a Montecchio, di cui nessuno sente l’impellente bisogno, quando mancano le risorse per far funzionare bene quello che già c’è e che è stato anche premiato.


Giovanni Fazio




giovedì 22 febbraio 2018

I PFAS DIMEZZANO IL TESTOSTERONE.




Infertilità e lesioni al sistema riproduttivo

Sconcertante conferma dell’università di Padova
Dopo la bomba dei dati sugli operai Miteni imboscati dallo SPISAL di Arzignano (i dirigenti sono ancora là però), scoppia la seconda bomba certificata dall’Università di Padova che conferma i danni all’apparato riproduttivo dei bambini e degli adulti da parte dei PFAS.

 Adesso il procuratore generale Cappelleri non potrà più dichiarare di non sapere e dovrà procedere nei confronti di quanti sono responsabili del più grande inquinamento avvenuto nel Veneto.
Ne deriva che anche il sindaco Giorgio Gentilin non potrà più nascondersi dietro i limiti (altalenanti) fissati da Zaia per negare ancora una volta l’acqua non contaminata ai bambini e alle gravide, come chiediamo già dal 2015.


 I limiti non hanno senso di fronte al fatto che queste sostanze si accumulano nell’organismo per anni senza potere esserne espulse, come ha dichiarato la dottoressa Francesca Russo, Responsabile regionale del Dipartimento di Prevenzione, al convegno sui PFAS tenutosi a Venezia nel febbraio del 2017 “per smaltire le sostanze dall’organismo ci vogliono 20 anni e non i 3-5 previsti”
Nella stessa occasione sia lei che il dott. Mantoan Direttore generale della sanità denunciarono gravi problemi per le gravidanze e per i feti.

 Adesso la ricerca di Padova conferma che le lesioni all’apparato riproduttivo cominciano già nel feto.

Un altro punto che non si potrà ignorare è quello della necessità di un monitoraggio nella popolazione di Arzignano e una ricerca dei PFAS nel sangue degli operai del comparto conciario
Finora gli arzignanesi sono stati esclusi da tutte le misure di prevenzione adottate per tutte le altre cittadine dell’area inquinata e, guarda caso, la città di Arzignano è a pochi passi dalla Miteni e dal distretto conciario.

E’ anche venuto il momento, dopo le rilevazione dell’Università di Padova, che le mamme di Arzignano, come hanno già fatto le mamme degli altri comuni, capiscano che i loro bambini non fanno parte di una razza speciale, indenne da tutte le contaminazioni, e si muovano prima che sia troppo tardi.

Non possiamo lasciare che un velo di omertà nasconda ai cittadini di Arzignano lo stato reale della situazione sanitaria.





SABATO 24 FEBBRAIO ALLE 10.30 SAREMO DAVANTI AL TRIBUNALE DI VICENZA PER SOLLECITARE I GIUSTI PROVVEDIMENTI GIUDIZIARI DI FRONTE A UNA SITUAZIONE CHE DI GIORNO IN GIORNO SI RIVELA SEMPRE PIU’ DRAMMATICA.

La CiLLSA e il Comitato ZERO PFAS Agno Chiampo invitano tutti i cittadini responsabili a partecipare.

Giovanni Fazio