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mercoledì 21 dicembre 2016

GUARDIA DI FINANZA VENERDI A PALAZZO MOLIN, sede del maxi-comparto guidato da Domenico Mantoan.



Riportiamo un articolo del Presidente dell’Ordine dei Medici di Vicenza, dott. Michele Valente, pubblicato il 20 dicembre dal Giornale di Vicenza
      e un articolo che parla dell’arrivo della Guardia di Finanza negli uffici del direttore generale della sanità veneta, pubblicato dal Corriere Veneto.

“Uno studio del Censis RBM Salute ha sancito con precisione un fenomeno che negli ultimi mesi andava assumendo peso e forma:
 la spesa sostenuta dagli italiani nella sanità privata è in continua e costante crescita.
 Nel 2015 si sono raggiunti i 34,5 miliardi di euro con un aumento del 3,2 per cento negli ultimi due anni.
Il dato è reso ancor più preoccupante se si considera che nello stesso periodo la spesa complessiva delle famiglie è aumentata poco più dell’1,5 per cento e che la sanità privata sta abbassando progressivamente le proprie tariffe.

I FINANZIAMENTI ALLA SANITA' PUBBLICA INVECE DIMINUOISCONO


 In un Paese dove 11 milioni di persone riducono o addirittura rinunciano alle cure per mancanza di mezzi, cosa spinge altri 10 milioni a ricorrere a cliniche e laboratori privati?


La ricerca del Censis dice che il tasto dolente del sistema pubblico rimane quello delle liste d’attesa e che il 72,6 per cento de- gli intervistati si è rivolto al privato o all’intramoenia per non dovere attendere mesi o addirittura anni per ottenere una prestazione.

 Altro problema che spinge gli utenti nelle strutture private è quello degli orari.

Un terzo degli intervistati ha infatti lamentato la difficoltà di assentarsi dal lavoro per una visita o un esame e che quindi rivolgersi ai privati che hanno orari più prolungati e lavorano anche tutto il sabato è una scelta più congeniale. Di ciò sono consapevoli anche i nostri politici che infatti hanno imposto l’accesso a certi esami in un orario più prolungato.

 Peccato non abbiano adeguato il numero degli addetti, pensando di riuscire a curare il malanno con i pannicelli caldi.

Un altro motivo che rende sempre più appetibile la scelta del privato


rispetto alla sanità pubblica sta nel costo.

Quasi il 6 per cento dei pazienti hanno detto che rivolgendosi al pubblico avrebbero speso per il ticket quasi quanto si spende dal privato.
Sia consentita allora una domanda: perché il privato guadagna e il pubblico è sempre in perdita? Ah saperlo!”

Come al solito, da parte dei responsabili della Sanità Veneta e Nazionale anche quest’anno per Natale avremo tanto fumo e niente arrosto.
Come dice il presidente Valente, tante belle parole ma nessuna assunzione di personale negli ospedali.







Colpisce la notizia data dal Corriere del Veneto, secondo cui le fiamme gialle fanno irruzione a Venezia negli uffici del direttore regionale alla sanità dott. Domenico Mantoan.

“VENEZIA 
Non solo il fallimento di Ca’ della Robinia, ma anche il trasloco dell’archivio dell’Area sanità e sociale.
Avrebbe avuto una duplice finalità l’accesso della Guardia di finanza,
Dott.Domenico Mantoan
venerdì a Palazzo Molin a Venezia, sede del maxi-comparto guidato da Domenico Mantoan.
 Sabato da Palazzo Balbi è stata diramata una dichiarazione ufficiale con cui lo stesso direttore generale nega che ci sia stato un blitz, ma sono i consiglieri regionali sia di maggioranza che di opposizione a confermare la comunicazione data in proposito dall’assessore regionale Luca Coletto in commissione Affari Istituzionali, un fatto che si aggiunge ai riscontri del Corriere del Veneto, fra cui la testimonianza dei dipendenti che hanno assistito all’intervento delle Fiamme Gialle.

Il nuovo filone

Partiamo dalla novità di giornata.
Sabato è emerso che i finanzieri avrebbero acquisito la documentazione relativa al trasferimento di «una parte degli archivi del Settore Formazione del personale SSR (Servizio Sanitario Regionale, ndr) della Sezione regionale Controlli Governo e Personale SSR e della Sezione regionale Attuazione Programmazione Sanitaria», così definita nella delibera con cui giusto due anni fa la giunta regionale disponeva il loro trasloco da Venezia a Montecchio Precalcino, nel Vicentino.

 In seguito ad alcuni spostamenti «anche logistici», alla «scadenza del contratto di locazione» dell’ex ospedale Giustinian e della «scarsità di strutture regionali disponibili per funzioni di archivio», era stato deciso di affidare a una cooperativa l’incarico di portare i materiali a villa Nievo Bonin Longare.

La convenzione sottoscritta con l’ULSS 4 Alto Vicentino prevedeva, da parte della Regione, una spesa di 10.200 euro per «l’attività iniziale di mappatura, catalogazione e trasporto degli archivi» e un esborso massimo di 25.000 euro «per ogni annualità per il servizio di conservazione e gestione complessiva di materiali d’archivio».
Ca' della robinia 
 Soldi che sarebbero dovuti provenire dalle «risorse finanziarie per l’erogazione dei livelli essenziali di assistenza per l’esercizio 2014».

Resta da capire cos’è che, di questo procedimento, ha catturato l’attenzione degli investigatori.

IL FALLIMENTO DELLA COOP.

Tornando invece a Ca’ della Robinia, l’ex discoteca di Nervesa della Battaglia che grazie a un contributo regionale sarebbe dovuta diventare una fattoria didattica per disabili e invece fu trasformata in un ristorante-birreria (chiuso dopo lo scandalo), il documento acquisito avrebbe avuto per oggetto il fallimento dell’omonima cooperativa sociale.

Con sentenza depositata lo scorso 12 ottobre, la sezione fallimentare del tribunale di Treviso ha infatti dichiarato la fine della onlus ... 


In vista dell’udienza del prossimo 1 marzo, finalizzata all’esame dello stato passivo, il termine per la presentazione delle domande di ammissione da parte dei creditori è stato fissato al 30 gennaio.

Con l’obiettivo di recuperare i 3.096.012,08 euro effettivamente liquidati a Ca’ della Robinia (su un totale di 3,4 milioni di finanziamento concesso), la giunta Zaia si appresta così ad approvare due delibere: una per formalizzare la richiesta di insinuazione nel passivo, l’altra per confermare la volontà di entrare (con un avvocato esterno) nel comitato dei creditori.

Valdagno, manifestazione in difesa dell'ospedale  
Emerge, secondo quanto scrive il Corriere del Veneto, che i fondi per curare i cittadini vengono deviati su operazioni che nulla hanno a che vedere con la diagnosi e cura, che le erogazioni di enormi somme vengono fatte a cooperative dal comportamento “discutibile”, almeno fino a quando la magistratura non dirà “criminale”: Una birreria al posto di un centro di riabilitazione, tutto a spese nostre, mentre si chiudono gli ospedali e non si assume personale ospedaliero.


I DONI DELL'ANNO NUOVO









domenica 18 dicembre 2016

MILANO ROMA: DALLA FAME ALLA DIFFAMAZIONE

  Scrive Travaglio nell’incipit del suo editoriale di oggi:

 “Giorgio Bocca lo chiamava “il Paese di Sottosopra”, ma era un eufemismo. Questo è un manicomio, però gestito non dagli psichiatri, ma dai matti.



 A Milano c’è un sindaco indagato per falso materiale e falso ideologico sul principale appalto del principale grande evento degli ultimi anni: l’Expo 2015.

Il sindaco si “autosospende” e si fa sostituire dal vicesindaco, inventandosi un istituto giuridico che non esiste in natura e nell’ordinamento, giustificato con un “impedimento temporaneo” anch’esso inventato visto che le indagini non gli impediscono di esercitare le sue funzioni.


Una penosa manfrina per fare pressioni sulla Procura generale che ha osato riesumare l’inchiesta sepolta dalla Procura ordinaria e riaperta dal gip. E tutti, compreso Salvini, implorano Sala di restare al suo posto perché “Milano dev’essere governata”.



Intanto a Roma viene arrestato il capo del Personale del Comune per fatti estranei e precedenti all’attuale amministrazione (una casa comprata nel 2013 con soldi del costruttore Scarpellini) e tutti chiedono le dimissioni della sindaca Raggi che l’aveva nominato senza sapere – né poter sapere – nulla di quel fatto, scoperto dalla Procura di Roma con intercettazioni e indagini patrimoniali.



Evidentemente “Roma non dev’essere governata”, o almeno non da lei.
Tra i più feroci censori della sindaca ci sono alcuni dei suoi compagni (si fa per dire) di movimento, riuniti in permanenza per processarla in contumacia (la presenza dell’ “imputata ” non è prevista), che pretendono, in alternativa o in accumulo: la testa della Raggi, quella del vicesindaco Frongia, quella del suo capo-segreteria Romeo.
 I quali non sono accusati né indagati di nulla e non si sa bene di che debbano rispondere, a parte dell’essersi fidati di un dirigente mai inquisito né sospettato di corruzione fino all’altro ieri. …..”

Conclude Travaglio

“…… Certo, è bizzarro che il caso Marra provochi discussioni infinite e appassionate in un movimento che passa per autoritario e verticistico, mentre il caso Sala non suscita il minimo stormir di fronda in un partito che si fa chiamare “democratico”, si vanta di discutere liberamente di tutto e un anno fa sfiduciò davanti al notaio il sindaco Marino per uno scandalo infinitamente meno grave.

 Nessuno pensa che Sala debba dimettersi perché è iscritto nel registro degli indagati (anche se il suo partito, per lo stesso motivo, ha chiesto per mesi le dimissioni della Muraro): se ne riparlerà a fine indagine.

 Ma se, tra le 12 o 18 correnti del Pd, per non parlare della stampa, non si leva una voce su un sindaco probabilmente ineleggibile e sospettato di aver falsificato atti e truccato appalti, mentre sono tutti impegnati a chiedere le dimissioni della Raggi, qualche riflessione sulla diversità del M5S andrà fatta.

I 5Stelle si impegnano allo spasimo per regalare agli altri il comodo slogan “siete uguali a noi”. Ma gli altri ce la mettono tutta per dimostrare che i 5Stelle sono diversi.”




Pretendere, come afferma Travaglio, le dimissioni del sindaco di Roma Raggi e quelle del vicesindaco Frongia e del suo capo segreteria Romeo, i quali non sono accusati né indagati di nulla e non si sa bene di che debbano rispondere, a parte dell’essersi fidati di un dirigente mai inquisito né sospettato di corruzione fino all’altro ieri, mentre a Milano si celebra da parte del PD il “Martirio” di un  sindaco indagato per reati molto gravi è lo sconcertante paradosso cui ancora una volta ci sottopone il teatrino della politica.

Leggere il coretto della stampa nazionale e ascoltare i commenti delle seriose TV renziane che ripetono stancamente il paradigma della squalificazione e della diffamazione nei confronti della sindaca Raggi, come fecero un anno e mezzo fa nei confronti di un’ottima persona, seria e onesta come Marino, mi fa venire il voltastomaco.



E’ un indegno deja vu nel quale sono caduti ingenuamente o colpevolmente come certi talebani romani, anche i militanti e gli eletti del M5S (di cui non faccio parte).

Come abbiamo fatto quando gli scherani di Renzi bombardavano Marino con ogni infamia e calunnia, continuiamo a fare anche adesso. Non ci lasciamo ingannare da questo gioco infame.

I cittadini italiani hanno dimostrato una notevole autonomia di giudizio e riteniamo che, anche questa volta sapranno dare, a tempo debito, le giuste risposte ai calunniatori di professione.




Tuttavia, al di là di Roma e Milano il mondo bolle e bisogna raffreddarlo, acqua, suoli e aria vengono quotidianamente avvelenati in nome di un industrialismo folle e omicida.
 Sono questi i veri problemi quotidiani con cui ci confrontiamo, con fatica ma con costanza, e questi pettegolezzi sono solo un piccolo intralcio che ci disturba ma non ci ferma.



Giovanni Fazio







sabato 17 dicembre 2016

LA GERMANIA SCOMMETTE SULLA MOBILITA’ SOSTENIBILE


250 milioni di dollari per rendere le auto a idrogeno pronte a una produzione di massa.

Stando al quotidiano tedesco Die Welt, il Paese guidato da Angela Merkel intende investire 250 milioni di dollari per rendere le auto a idrogeno pronte a una produzione di massa.
Parte della cifra sarà usata per ricerca e sviluppo, e parte per creare l'infrastruttura necessaria, ad esempio le stazioni di ricarica. Sempre stando al giornale tedesco, il governo avrebbe approvato un programma di sostegno per auto alimentate con celle a idrogeno, che proseguirà fino al 2026. (Ansa)

I coreani della Hyundai hanno aperto in Germania una stazione pubblica di rifornimento per veicoli a idrogeno:
È la prima dello stato federale messa a disposizione da una Casa automobilistica. Il distributore, realizzato in collaborazione con Air Liquide, si trova a Offenbach, cittadina sul Meno a pochi chilometri da Francoforte che ospita la sede europea del gruppo asiatico.
L'impianto prevede una capacità di stoccaggio di 200 chilogrammi di idrogeno, sufficiente ad alimentare più di 30 veicoli al giorno. Grazie alla tecnologia di erogazione ad alta pressione è possibile rifornire auto come la Hyundai ix35 Fuel cell in appena 3/5 minuti.
 L'iniziativa presa dalla multinazionale di Seul rientra nella strategia di partecipazione nella Clean Energy Partnership (CEP), il piano avviato nel 2002 e gestito dal Ministero dei Trasporti e delle Infrastrutture tedesco che punta alla riduzione dell'emissione di gas serra dell'80% entro il 2050, grazie anche all'adozione di soluzioni di mobilità a impatto zero e dell'infrastruttura a idrogeno.
 La costruzione e la manutenzione della stazione sono state finanziate con un contributo di 1 milione di euro fornito dal ministero.


Da noi, nel Veneto, in controtendenza, lo stato e la Regione hanno già erogato più di 600 milioni di euro alle ditte che avrebbero dovuto costruire in proprio una inutile e devastante superstrada pedemontana ma sono senza soldi e nessuno glie li presta.
La politica della mobilità nel mondo mira ad abbassare i volumi di traffico su gomma e a costruire reti di metropolitane leggere di superficie affiancate ai treni veloci. Si punta sull’auto elettrica e sull’auto ad idrogeno per abbassare i tassi di inquinamento atmosferico ormai insopportabili.
 Solo in Europa si stimano 470 000 morti all’anno per l’inquinamento dell’aria.
Vicenza è la seconda città capoluogo con l’aria più inquinata d’Italia in quanto ha sforato per 110 giorni il limite massimo delle  PM10 ( polveri sottili).
 Un bel record per Variati e per Zaia. Seguono Padova con 88 giorni, Treviso con 85 giorni, Venezia con 91.  


Lascio a voi le considerazione del caso. Basta attraversare il confine del Brennero per capire che l’Europa è un’altra cosa.


 Investire nelle fonti energetiche rinnovabili creerebbe migliaia di posti di lavoro, sboccho produttivi di lunga durata, aria più pulita, meno morti per tumori e per malattie varie ( dalle malattie polmonari al diabete, all'ictus e infarto e all'ipotiroidismo) e risparmio energetico da reinvestire. 
Ma ai nostri governanti e ai nostri imprenditori piacciono di più i pasticci delle superstrade senza copertura o delle autostrade con i sottofondi stradali fatti con gli scarti di fonderia. Troppo furbi per capire che il resto del mondo è anni luce più avanti di noi.

Giovanni Fazio











mercoledì 14 dicembre 2016

GLI SCIENZIATI ACCUSANO LA COMMISSIONE EUROPEA PER LE REGOLE SUGLI INTERFERENTI ENDOCRINI

 PESTICIDI, ALIMENTI,  COSMETICI 
 LA MINACCIA CHE LA UE  NON VUOLE VEDERE

Scontro tra interessi economici delle multinazionali e il diritto alla salute dei popoli europei.

Novembre doveva essere il mese decisivo per approvazione dei “criteri per l’individuazione degli interferenti endocrini  nei pesticidi e biocidi” presentati dalla Commissione europea, 

 per regolare cioè l’uso di tutte quelle sostanze, naturali e chimiche, che possono danneggiare il sistema ormonale e sono presenti per esempio in prodotti per l’igiene umana e animale, in alimenti trattati con pesticidi, ma anche in molti materiali plastici di cui sono fatti alcuni contenitori per alimenti e componenti elettronici, in mobili trattati con soluzioni antimacchia o idrorepellenti e in alcune schiume di sedili per auto e materassi.

Per la maggior parte degli endocrinologi internazionali l’esplosione di malattie come i tumori al seno, ai testicoli, alle ovaie e alla prostata, o le alterazioni dello sviluppo del cervello, il diabete, l’obesità è collegata alla capacità di queste sostanze di interferire con il nostro sistema ormonale.

 La bozza realizzata dalla Commissione europea però non ha convinto gli Stati membri dell’Ue che hanno chiesto di modificare il testo in alcuni “punti chiave” prima di approvare le nuove regole.





 Da queste dipenderà la compilazione di una lista di agenti chimici che potranno entrare nel mercato europeo. “Senza la definizione di questi criteri i regolamenti europei su pesticidi e biocidi non possono essere attuati correttamente” – spiega il parlamentare europeo Piernicola Pedicini (M5S) –

ma il Parlamento teme che con la proposta della Commissione la salute dei cittadini non sia messa sufficientemente al sicuro”.







CENTO scienziati di tutto il mondo hanno chiesto di contrastare la diffusione di queste sostanze sulla base dei dati forniti dalla ricerca:

 “Le evidenze scientifiche vengono volutamente manipolate da parte di soggetti che hanno dietro interessi industriali, creando la falsa impressione di una controversia”.

 La Commissione Ue ha realizzato uno studio sullo stato della ricerca scientifica in questo settore in cui concludeva che
 “il legame di causa effetto tra interferenti endocrini e alcune patologie non ha largo consenso tra gli scienziati”.



























Questa presunta “controversia scientifica” ha spinto la Commissione a trattare gli interferenti endocrini come qualsiasi altra sostanza chimica non particolarmente pericolosa.

Barbara Demeneix, endocrinologa del Centro nazionale di ricerca scientifica (Cnrs) in Francia, tra i primi firmatari dell’appello, la pensa diversamente:

 “Gli interferenti endocrini producono effetti sul nostro sistema ormonale anche a dosi basse. E non è possibile stabilire una soglia minima di garanzia che il corpo umano può sopportare perché ogni giorno siamo esposti a un mix molto ampio di queste sostanze che sommandosi diventa comunque pericoloso”.



Con l’applicazione delle bozze della Commissione verrebbero classificati come interferenti solo quelle sostanze per le quali sono scientificamente dimostrati gli effetti nocivi e il rischio per la salute umana.


 La proposta della Commissione si basa su un approccio (risk-based) che limita molto la lista degli agenti classificati dannosi per l’essere umano.

Secondo gli endocrinologi come Demeneix invece
la legislazione dovrebbe prediligere un approccio più cauto (hazard-based)[1]e, nel rispetto del principio di precauzione[2],
modificare i criteri in modo che identifichino come interferenti endocrini anche quegli agenti che la ricerca scientifica valuta come potenzialmente dannosi.



Le Monde ha rivelato che il documento della Commissione si basa su studi fortemente influenzati da pareri di tossicologi con forti conflitti di interesse con industrie del settore chimico.

 Thomas Zoeller, professore di Biologia all’Università del Massachusetts, sostiene che quello che sta succedendo ricorda i meccanismi osservati nel settore del tabacco:

“Se si va a guardare chi c'è alle spalle degli esperti contrari a bandire gli interferenti endocrini (persone che hanno ricevuto e ricevono finanziamenti dall’industria chimica)  si arriva alla conclusione che c'è in gioco qualcosa che va molto oltre l’ambito scientifico”.

 “Le cause delle disfunzioni ormonali non possono essere ricercate solo in fattori genetici – spiega la ricercatrice Demeneix –Credo che gli interferenti endocrini rappresentano oggi una delle più grandi minacce alla salute globale”.





[1] Si intende per approccio Risk based una scelta basata sulla dimostrazione scientifica di un rischio verificato sull’uomo. Si intende per approccio Hazard based un a scelta che non tiene conto del rischio già verificato sugli animali o su quello rilevato su base epidemiologica ma ancora non dimostrato.  
[2] Si9 intende pe principio di precauzione quello che impone al produttore di una sostanza l’onere di dimostrarne la innocuità per l’uomo e per gli animali e non, viceversa, quello di lasciare a chi pensa di avere ricevuto un danno dalla suddetta sostanza il compito di dimostrarne la nocività. Il principio di precauzione è stato adottato dall’Unione Europea. Il Trattato di Maastricht ha introdotto il principio di precauzione (poi ripreso dalla Costituzione Europea art. III-233) attualmente enunciato all'art. 191 del Trattato sul funzionamento dell'Unione europea, dove si sostiene che la politica dell'Unione in materia ambientale mira a un elevato livello di tutela ed «è fondata sui principi della precauzione e dell'azione preventiva, sul principio della correzione, in via prioritaria alla fonte, dei danni causati all'ambiente e sul principio "chi inquina paga"»

giovedì 8 dicembre 2016

TIRIAMOCI SU LE MANICHE

Dopo l’euforia del successo del NO al referendum si sono letti nei social una serie di messaggi di cui non si sente alcun bisogno.
Da una parte quelli che vengono dall’area PD che enfatizzano il 40% del SI come una vittoria anziché analizzare e mettere a profitto i motivi della sconfitta.
Dall’altra una serie di assurde bordate da parte di sedicenti comunisti contro il Movimento 5 Stelle assimilato tout court ai fascisti.
 Se non si è capaci di capire la abissale differenza che c’è tra i ragazzi del M5S, i loro numerosissimi elettori e Casa Pound, è meglio smettere di far politica perché, oltre tutto si rischia il ridicolo e la definitiva perdita di credibilità.
Non è il caso quindi né di insultare e fare il verso a chi ha fatto una scelta differente dalla nostra né, tanto meno, a chi ha lavorato con slancio e generosità al nostro fianco, per conseguire il successo referendario.
Sulle motivazioni della vittoria strepitosa del fronte del NO si stanno pubblicando interessantissime analisi sulle fasce di elettori e sul mix di motivazioni sulle quali non entro nel merito, ma che sono degne di molto studio e attenzione da parte di tutti noi.
 Il comportamento da assumere nei confronti di chi ha fatto una scelta differente dalla nostra non può essere quello della irrisione; non stiamo parlando di un derby calcistico ma delle ragioni che hanno portato alla sconfitta una politica iperliberista che ha provocato sangue e lacrime agli Italiani (e non solo), ha impoverito i ceti medi e tutti quelli che li seguono nella scala sociale. Ha creato un aumento spaventoso di poveri, ci sta togliendo il welfare, cioè sanità, pensioni, scuola che i vari J.P.Morgan, Standard & Poors, Moodis e via di seguito pretendono siano privatizzate per spremerci meglio.
E’ su questo, ci si dovrà misurare con coloro che non avevano capito quale fosse la posta in gioco oltre al massacro della nostra costituzione.
 Sarà su questo, e non su false unioni di una sinistra che non esiste, che bisognerà costruire nuovi percorsi politici e sociali antiliberisti per restituire sovranità monetaria alla nostra gente, per aprire un confronto sulla possibilità di liberarci dalla pesantissima bolletta energetica, liberando le fonti rinnovabili e aprendo un settore industriale eco compatibile e tale da invertire o, per lo meno, fermare il riscaldamento globale e creare centinaia di migliaia di posti di lavoro.

Ci si dovrà misurare sullo scandalo del gravissimo problema delle migrazioni, determinato dalla sottovalutazione del fenomeno da parte del Governo, dal suo modo maldestro di gestirlo come emergenza e di devolverlo ad agenzie poco serie quando non addirittura criminali, alle prefetture e ai sindaci in maniera incosciente e dilettantistica.
 Ci si dovrà misurare sulla necessità di dare certezza al risparmio, al credito e alla gestione della moneta, creando una banca pubblica di stato.
 Insomma, la politica non si fa inseguendo vecchi miti: o si sta dalla parte dei cittadini, di chi sta subendo i danni globali dell’usurpazione della sovranità da parte di banche e mercati o si sta dall’altra parte, qualunque sia il nome con cui si ammanti la militanza nelle file degli amici e sostenitori degli avvoltoi.
Per questo è inconsistente e risibile la proposta di Pisapia, che tanto si è speso per il SI’ dopo avere dato un uomo di destra, travestito da compagno, come sindaco alla città di Milano.
Nel nome della Sinistra, in Italia e nel mondo, il Blearismo ha guidato l’assalto dei Mercati, ai diritti dei lavoratori e allo status di milioni di ceti medi.
E’ ora di iniziare a fare politica sulle cose reali e sui bisogni veri delle persone e di mettere da parte paraventi verbali che nascondono solo la volontà di continuare per la strada intrapresa da Renzi e da chi lo ha collocato al vertice del partito e del governo che hanno massacrato l’Italia.


Proporre l’"unità della sinistra", come fa Pisapia, inutilmende sperando di suscitare nuovi appetiti tra i transfughi di SEL, significa pronunciare parole ormai prive di senso e di contenuto perché quella sinistra che si vorrebbe unire, nei fatti non esiste più già da un pezzo.


Giovanni Fazio

lunedì 5 dicembre 2016

LE CRITICHE DI PATRIZIA BARTELLE M5S E L’EREDITA’ DI GIORGIO GENTILIN

Consigliera Patrizia Bartelle
E’ di due giorni fa l’intervista pubblicata sul Giornale di Vicenza, alla consigliera regionale del M5S Patrizia Bartelle nella quale la stessa dichiara, a proposito della vicenda del nuovo ospedale da costruire a Montecchio M.
«Ancora molti interrogativi» «Un’iniziativa priva di senso logico».
«Ho atteso - spiega l’esponente dei M5S - che in aula si concludesse l’iter sul progetto di legge “Azienda Zero” e sulla riduzione delle UlSS per fare una ricognizione.
A differenza di quella di Arzignano, la struttura di Montecchio suscita preoccupanti interrogativi:
 ha senso costruire un ospedale nuovo in uno spazio così angusto e compromesso, a poco più di 10 km da Vicenza e a soli 5 da Arzignano, che da quel che capisco verrebbe azzerato dall’unico ospedale di area? No».
Il sopralluogo di Bartelle arriva anche dopo un paio di interrogazioni.
1954 Inaugurazione ell'ospedale Cazzavillan
 «La cifra messa a disposizione risulterebbe pari a 50 milioni, sufficiente, stando alla Conferenza dei sindaci, per il nuovo ospedale – aggiunge-
  La commissione tecnica regionale dei lavori pubblici, due anni fa, dopo aver ridotto lo spazio-superficie da 41 mila a 31.860 mq rilevava che “il costo dell’intervento è riferito alla realizzazione della parte edilizia. L’attivazione della struttura e i costi di attrezzamento non sono ricompresi nella stima».



Lo scandalo della costruzione dell’ospedale a Montecchio mentre se ne chiudono due nell’Ovest Vicentino è finalmente approdato al Consiglio Regionale.
Sono quattro anni che la CiLLSA denuncia quella che non è altro che una mera speculazione edilizia ai danni dei cittadini e della loro salute.
Abbiamo combattuto questa battaglia contro gli sperperi nella sanità che continuano malgrado le dure critiche e le conseguenze giudiziarie con cui si è conclusa l’era Galan.
Adesso siamo nell’era Zaia ma la musica è sempre la stessa. Mancano medicine, mancano medici negli ospedali, si allungano le liste di attesa per visite e ricoveri, Cresce la spesa per medicine e ticket ma l’unica preoccupazione dei politici sembra quella di costruire muri.
1954 Ospedale Cazzavillan in costruzione


La giusta contestazione della consigliera Patrizia Bartelle cade in un momento particolarmente critico della sanità dell’Ovest Vicentino e ci auguriamo che altri consiglieri regionali si uniscano alla denuncia della vergogna della gestione dei nostri ospedali da parte della sanità regionale per fermare questo sperpero di denaro pubblico e usare i soldi della sanità per ricostituire al completo gli organici degli ospedali di Arzignano e Valdagno in modo da renderli operativi al 100%.

Questa schizofrenia amministrativa della nostra sanità trova alla base il sostegno di Giorgio Gentilin, sindaco di Arzignano che continua a reclamare inopinatamente la chiusura dell’ospedale Cazzavillan e la costruzione del nuovo ospedale a Montecchio.


1951 Posa della prima pietra dell'ospedale cazzavillan

Ben altre erano le parole che lo stesso sindaco scriveva in calce ad un libro commemorativo dell’ospedale Arzignanese uscito nel 2011
“Da mezzo secolo nell’edificio sorto su questa collina si lavora per assicurare un servizio insostituibile e di valore inestimabile per la salute dei cittadini.”
Erano le parole di Giorgio Gentilin scritte il 18 Novembre del 2011. (Alleghiamo il LINK dell’articolo per chi volesse leggerlo integralmente).
Sappiamo solo che a cinque anni di distanza l’ospedale di Arzignano per il sindaco non è più insostituibile né, tanto meno, inestimabile.
E ancora, il 9 Gennaio del 2013 l’ineffabile sindaco scriveva sul Giornale di Vicenza a proposito del nuovo reparto di pronto soccorso:



          "Già attivo da qualche settimana, il nuovissimo reparto primeggia in tutta la Regione per l'elevatissimo livello di tecnologia.
Il nuovo pronto soccorso sarà l'orgoglio del nostro caro ed amato ospedale.
 L'ospedale di Arzignano rimarrà ancora per diversi anni il polo di emergenza del territorio dell’ULSS5 5."

Adesso Giorgio Gentilin ha cambiato idea.

 Siamo abituati a questi repentini cambi di idea del sindaco: ricordo che nell’ultima campagna elettorale promise ai cittadini che non avrebbe mai acconsentito alla costruzione di un gassificatore per bruciare i fanghi di conceria. “Sono un medico e al primo posto viene la salute dei cittadini”

Ma adesso al primo posto viene la costruzione del gassificatore, essendo lui e il presidente di ACQUE DEL CHIAMPO SpA gli unici sostenitori di un progetto che interessa solo a pochi speculatori.

Ormai anche il secondo mandato di Gentilin volge al termine e il sindaco ci lascia una pesante eredità.

Ospedale di Valdagno
 E’ infatti sua la responsabilità della insana lotta all’interno della conferenza dei sindaci della ULSS 5 contro i primi cittadini della Valle dell’Agno che difendevano l’ospedale di Valdagno e il punto nascite.
 E’ sua la responsabilità maggiore della spaccatura della conferenza.
E’ sua la responsabilità di avere spezzato e indebolito il fronte dei sindaci che, se le cose non cambiano, porterà a tempi brevi alla chiusura di entrambi gli ospedali dell’Ovest Vicentino.

Aprono finalmente un varco nel muro di indifferenza e di omertà le obiezioni della Consigliera Bartelle sulla insufficienza del finanziamento per l’ospedale a Montecchio, sullo spreco che esso rappresenta, sulla riduzione dell’area di Montecchio, stretta e inospitale, da 41 mila a 31.860 mq. (Di gran lunga inferiore all’area che attualmente occupa il Cazzavillan).

Resta valida la richiesta dei cittadini di Arzignano di fermare il progetto, finché siamo in tempo, e di rifinanziare la sanità dell’Ovest Vicentino.  

ASPETTIAMO SU QUESTO UNA RISPOSTA RESPONSABILE DELLA POLITICA.

E NON SI LAMENTINO I PROFESSIONISTI DEL CONSIGLIO REGIONALE SE I CITTADINI VOLTANO LORO LE SPALLE, PERCHE’ QUESTA E’ LA INEVITABILE SORTE DI CHI ANTEPONE GLI AFFARI E IL CEMENTO AI BISOGNI DEI SOFFERENTI.

Giovanni Fazio