“ogni dodici mesi ci
sono 600 interventi effettuati
alla Breast Unit diventata polo senologico per l'Ulss 8 Berica e centro
d'eccellenza della sanità veneta.”
Meneghini, primario della Breast Unit:
«Si è abbassata la fascia d'età più colpita che si attesta tra i 35 e i
50 anni ma è calata la mortalità con possibilità di
farcela al 90%»
Questo
è l’incipit dell’articolo apparso sul Giornale di Vicenza del 30 settembre
scorso.
In coda al sottotitolo la notizia
consolatoria “…
calata la mortalità con possibilità di farcela del 90%.”
Certo non è colpa del dott. Meneghini se l’età del tumore
al seno si abbassa paurosamente e un numero di ragazze giovanissime è colpito
da questa tremenda malattia.
Il 90% di donne ce la fa, ma quando
ti viene diagnosticato il cancro tutto il mondo ti cade davanti. Non sai se
farai parte di quel 90% che sopravviverà e ti avvii verso un percorso doloroso
e incerto che cancella tutti i tuoi sogni e i tuoi progetti, che ti conduce
alla sala operatoria, alla chemioterapia e a lunghi anni di incertezze e di speranza.
Il dato
certo è che la malattia, di anno in anno, colpisce un numero sempre più grande
di donne sempre più giovani.
Potete restare indifferenti a queste notizie? Non avete
madri, sorelle, figlie?
Non si può restare con le mani in mano mentre le cause che determinano il male crescono smisuratamente sotto i nostri occhi.
Le
cause di questo progressivo aumento di tutti i tumori, delle malattie degenerative e
metaboliche va trovata nelle condizioni precarie del territorio della nostra
regione dove, per favorire profitti e speculazione, si massacra l’ambiente con
le ripercussioni che qui vediamo documentate.
È di questi giorni la pubblicazione di “MAL’ARIA DI CITTA’ ” il report annuale di Legambiente sullo stato delle nostre città.
In parallelo con il crescere dei
tumori e delle altre malattie vediamo la crescita annuale dell’inquinamento
atmosferico.
“Secondo
l’Agenzia Ambientale Europea (EEA) l’inquinamento atmosferico continua ad
avere impatti significativi sulla salute della popolazione europea, in
particolar modo per i cittadini delle aree urbane.
Gli inquinanti sotto
osservazione, in termini di rischio per la salute
umana, sono le polveri
sottili (Pm), il biossido di azoto (NO2) e l’ozono troposferico (O3) … L’inquinamento
ha anche un impatto economico se si considerano i costi sanitari associati,
l’accorciamento dell’aspettativa di vita, le morti premature e le giornate di
lavoro perse.
A pagarne le conseguenze, come sempre, sono i cittadini.
Ogni anno sono infatti oltre 60 mila le morti premature in Italia
dovute all'inquinamento atmosferico che determinano un danno economico, stimato
sulla base dei costi sanitari comprendenti le malattie, le cure, le visite, i
giorni di lavoro persi, che solo in Italia oscilla tra 47 e 142 miliardi di
euro all'anno.
Ad oggi infatti i ¾ della popolazione urbana è
esposta a concentrazioni troppo elevate rispetto a quanto indicato dall'OMS per
le sole polveri sottili (Pm 2,5). Decisamente troppo… Alcuni inquinanti hanno
un potenziale impatto sul clima e sul riscaldamento globale a breve termine;
l’ozono troposferico (O3) e il black carbon (BC) …
C’è bisogno di politiche integrate ed
efficaci e ce n’è bisogno subito.
… Non è un problema solo
di soldi e di mezzi meno inquinanti: si deve programmare la conversione ad
una nuova mobilità, pubblica e condivisa, inderogabilmente a emissioni
zero.
Si
tratta di scegliere e progettare da subito il modo in cui dovrà
necessariamente cambiare la mobilità nelle aree urbane.
In
sostanza l’inquinamento atmosferico è al momento la più grande minaccia
ambientale per la salute umana ed è percepita come la seconda più grande
minaccia ambientale dopo il cambiamento climatico.”
La citazione del documento di Legambiente che potete scaricare per intero dal LINK , fa il punto sul grave stato della qualità dell’aria nelle nostre città. Fanno riflettere i dati relativi all'elenco delle città inquinate da cui risulta che in testa alla classifica delle città più inquinate d’Italia ci sono ben 5 capoluoghi veneti con in testa Vicenza che occupa il 6° posto della classifica nazionale, seguita da Rovigo, al 7°, Verona al 9°, Venezia al 13° e Padova al 16°.
Dell’accorato appello di Legambiente e dello
stato di rischio in cui vivono i cittadini del Veneto il nostro ineffabile presidente
Zaia non si è mai preoccupato né tanto meno occupato e diciamo che nemmeno gli
amministratori delle nostre città ci fanno tanto caso visto che al di là di
qualche domenica a piedi non mettono in atto nessuna misura strutturale di
quelle che suggerisce anche Legambiente.
Il presidente Zaia, andando contro corrente
rispetto alle direttive europee e al buon senso, nel 2018 ha chiuso un progetto
che riguardava la realizzazione di un complesso moderno sistema di
metropolitane di superficie che avrebbero abbattuto la gran parte dell’attuale
traffico automobilistico.
Per quanto riguarda il traffico il nostro presidente evidentemente non si ispira a Berlino bensì al Cairo e Nuova Deli.
Intanto
sempre più gente si ammala e muore.
La stessa totale disattenzione Zaia riserva all'inquinamento che ha colpito, ufficialmente, 360.000 persone, ma se ne stimano più di mezzo
milione.
La bonifica del vasto territorio inquinato che riguarda la bassa
pianura veneta, compresa in tre province Verona, Vicenza e Padova, dovrebbe essere
al primo posto nell'elenco dei progetti finanziati dal Green New Deal,
quel patto europeo che prevede una pioggia di miliardi per i progetti di
risanamento ambientale.
Nell’intervista rilasciata all’indomani della sua rielezione bulgara
il presidente elenca i suoi progetti più importanti
29/9/2020
Giornale di Vicenza
IL FUTURO NEI PROGETTI DI ZAIA.
Del resto ci lasciamo alle spalle il
mondo analogico, è il digitale che ci aiuterà a vivere meglio in tanti settori,
dalla sanità alle infrastrutture con le Smart road».
Certo, «la madre di tutte le battaglie resta l'autonomia - continua - e anche su questo confermo che abbiamo dei progetti che non faranno piacere a Roma».
E non solo.
E ancora.
«La Valdastico va completata a Nord perché servirà a sgravare il polo veronese
sul Brennero dal traffico pesante».
Il presidente
non nomina nemmeno di striscio tra le
priorità quella che interessa mezzo milione di persone e l’unica che ha senso, cioè
la bonifica di un terzo del territorio regionale, la salvaguardia delle
falde idriche, della fascia della ricarica degli acquiferi e la rivoluzione
delle tecniche produttive e di smaltimento dei rifiuti.
Esiste già un progetto, firmato dal Ministro dell’ambiente, dal presidente della Regione dai sindacati, dai sindaci dei comuni interessati, dalla Confindustria ecc. ecc. che potrebbe essere l’inizio di questo processo epocale e cioè il patto decennale Stato Regione siglato nel febbraio del 2016 che prevede la bonifica dell’intera area del bacino Fratta Gorzone.
A quattro anni dalla firma però non è stata messa nemmeno la prima pietra.
Come documenta l’Istituto Superiore di Sanità, migliaia di pozzi con livelli che superano i 50.000 nanogrammi/litro di PFAS sono alla base di un diffuso inquinamento di prodotti alimentari, verdure, frutta, carni, uova ecc. che raggiugono quotidianamente le nostre mense.
Gli scoli
del distretto conciario, ricchissimi di veleni, oltre che di PFAS, si irradiano, oltre che nella bassa pianura, anche nell'Adriatico, inquinando pesci e mitili.
Produrrebbe una grande ricchezza e renderebbe la nostra agricoltura competitiva a livello mondiale.
Tutto
questo al nostro presidente, a Confindustria e ai nostri sindaci non interessa affatto,
nemmeno dal punto di vista del grande valore economico ed occupazionale che avrebbe un'opera del genere, forse
perché prima di iniziare a bonificare, ovviamente, bisognerebbe smettere di inquinare e questo tasto non è particolarmente gradito all'industria della concia e affini.
Parleremo nel prossimo post della bonifica mancata e di quello che arriva nelle nostre mense, dei limiti PFAS decretati da Zaia per gli acquedotti che non sono uguali a zero, come lui afferma, ma 390 nanogrammi/litro.
Nel frattempo
accontentiamoci dei mille casi annuali di tumori al seno nella Breast Unit di
Montecchio Maggiore.
Giovanni Fazio
La provincia di Vicenza è la più cementificata d'Italia |