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lunedì 20 dicembre 2021

EL PUEBLO UNIDO JAMAS SERA' VENCIDO

 LA STORIA NON SI PUO' FERMARE

 


L’11 settembre del 1973 verso le 4 del pomeriggio mi trovavo in auto, iniziavano le mie ferie, in realtà un po’ tardive, in Sicilia dai miei genitori e da mia sorella, Ero appena partito e, attraversando, Montecchio avevo acceso la radio della macchina. Fu così che appresi, in diretta, che in Cile era in corso un colpo di stato per rovesciare il Governo di Salvador Allende. Moriva con Salvador Allende la speranza di un popolo e la speranza dei popoli. La dittatura feroce di Pinochet si insediò con la pretesa di fermare la storia e lo fece nel modo più feroce possibile.

All'interno dello Stadio Nazionale, in quei mesi, avvennero torture e interrogatori violentissimi e moltissime donne vennero stuprate dai militari addetti al "campo".

 Approssimativamente 130.000 individui vennero arrestati nei tre anni seguenti, con il numero di "scomparsi" (noti come desaparecidos, dal termine spagnolo) che raggiunse le migliaia nel giro di pochi mesi.

 Moltissime di queste persone sono state uccise: alcune lanciate dagli aerei in stato semicomatoso, altri ancora sono scomparsi nel nulla, cancellati dai registri da un regime che avrebbe voluto eliminare tutte le opposizioni.

Altro fatto accertato è il rapimento dei bambini degli oppositori, che venivano affidati a sostenitori del regime. Gran parte delle persone prese di mira erano stati sostenitori di Allende. Inoltre, il "decreto del 13 settembre" mise fuori legge tutti i partiti che avevano fatto parte di Unità Popolare.

 

Durante il suo incarico, Salvador Allende aveva perseguito una politica che egli chiamava "La via cilena al socialismo". Questa comprendeva la nazionalizzazione di determinate grandi imprese (soprattutto quella del rame), la riforma del sistema sanitario, un proseguimento delle riforme del suo predecessore Eduardo Frei Montalva riguardanti il sistema scolastico, un programma per la distribuzione gratuita di latte per i bambini e un tentativo di riforma agraria. Il precedente governo di Eduardo Frei aveva già parzialmente nazionalizzato il rame, acquisendo il 51% delle miniere di proprietà straniera. Allende espropriò la percentuale restante senza ricompensare le compagnie statunitensi che possedevano le miniere.

Gli sforzi del governo nel portare avanti queste riforme condussero ad una forte opposizione da parte dei proprietari terrieri, di alcuni settori del ceto medio, della destra rappresentata dal Partito Nazionale, della Chiesa cattolica (che era scontenta della direzione cui puntava la riforma scolastica) e infine dei cristiano democratici.

La riforma agraria che Allende evidenziò come una delle politiche centrali del suo governo aveva già avuto inizio con il suo predecessore Frei Montalva, che aveva espropriato tra un quinto e un quarto di tutte le proprietà soggette ad esproprio[9]. L'intenzione del governo Allende era di acquisire tutte le proprietà di più di ottanta ettari irrigati. Allende intendeva inoltre migliorare il benessere socioeconomico dei cileni più poveri. Un elemento chiave era quello di fornire occupazione, sia tramite le nuove imprese nazionalizzate che con progetti di lavori pubblici.

 

IN CILE CON GABRIEL BORIC VINCE LA SINISTRA



LA STORIA NON SI PUO' FERMARE


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