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martedì 18 luglio 2017

PFAS: ALIMENTI INQUINATI SENZA CONTROLLO

Apriamo questo post con la notizia che la Giunta regionale veneta ha rilasciato in data 11 luglio una concessione per edificare una centrale elettrica di cogenerazione alla Miteni.

(Forse un premio per avere inquinato mezza regione).

Scrive Alberto Peruffo:
“Mentre i nostri figli crescono a pane e liquame, questi signori deliberano la continuazione della MITENI.
Al posto di sospendere il giudizio, di sequestrarla con vincolo, di ricollocare eventualmente le dipendenze, di bastonare gli inquinatori, essi ricogenerano i responsabili primari dei PFAS….
  
In una recentissima intervista il Prof. Grandjean della Harward University (una delle Università più prestigiose al mondo), tra i massimi esperti mondiali sugli effetti dei PFAS sulla salute umana, dice:
 "Le persone che hanno subito un accumulo di queste sostanze chimiche nel corpo dovrebbero cercare di mantenere la loro esposizione a zero".
Se quei signori citati, governatori, non capiscono le nozioni elementari, non aspettiamoci che capiscano le parole di un docente universitario di altissimo profilo, per quanto queste siano chiare e inequivocabili.”

Sono chiarissime infatti, poiché i PFAS sono sostanze chimiche artificiali non presenti in natura, il nostro organismo non è capace di metabolizzarli; pertanto occorrono molti anni per espellerli ma, nel frattempo, essi agiscono e possono provocare malattie molto gravi e tumori.




Questo è il motivo per cui la CiLLSA ha diffidato il sindaco di Arzignano affinché prenda una serie di provvedimenti relativi all’acqua potabile e, tra questi, quello di rifornire di acqua totalmente esente da PFAS gli asili nido, le mense scolastiche e le donne gravide.

La concessione rilasciata dalla Regione testimonia il fatto che non vi è alcuna intenzione di chiudere o trasferire in altro posto la Miteni, come suggeriva, tra l’altro, lo stesso direttore regionale della sanità Domenico Mantoan.

 Una decisione gravissima in ossequio alla società multinazionale responsabile di uno dei più grandi disastri ambientali della nostra epoca.



 Come sempre, per Luca Zaia vengono prima le grandi opere inutili e dannose, le corporation multinazionali e dopo i veneti, come dimostrano le mille storie di devastazione ambientale, di ospedali inutili di autostrade e superstrade fatte solo per speculare, di riforme sanitarie regionali che rendono sempre più costosa l’assistenza sanitaria, di scarichi industriali inviati attraverso il tubo ARICA a innaffiare i campi di Cologna Veneta e giù di lì.



Ma ecco che il 15 luglio sul Giornale di Vicenza compare il solito articolo piaggione:

“Pfas, ambulatori e medici per gli esposti
Controlli sulla salute per 7 mila veneti
VENEZIA “Entro la metà di settembre sarà operativo il "Secondo livello" del piano di sorveglianza della popolazione esposta ai Pfas.
Per l'avvio della plasmaferesi, ci saranno tempi più brevi».
 Queste le novità da palazzo Balbi che interessano potenzialmente 84.795 veneti.
La giunta Zaia ha approvato il provvedimento che pianifica la presa in carico dal servizio sanitario regionale di chi ha concentrazioni di Pfas nel sangue superiori alla media. In pratica, il percorso assistenziale gratuito per la diagnosi tempestiva di eventuali patologie croniche possibilmente correlate all'esposizione da sostanze perfluoroalchiliche”  

IN PAROLE POVERE CI FARANNO LA CHEMIO SENZA PAGARE IL TICKET QUANDO PRENDEREMO IL CANCRO.

“La popolazione coinvolta nello screening è di 84.795 soggetti….
…… La dotazione minima di personale prevede due medici e due infermieri.”

Nello stesso articolo si enumerano tutta una serie di strumenti atti a seguire e curare quanti degli 84.795 cittadini contaminati si ammaleranno (Stimati dalla Regione in circa 7.000, non si sa su quale base scientifica). Ammesso e non concesso che i due medici riescano a fare 10 visite al giorno quanti giorni ci vorranno per visitare e curare 9.000 persone? E quanti ce ne vorranno per scrinare le altre 75.975?


Tuttavia la parte più interessante dell’articolo riguarda le misure prese per le imprese agroalimentari e zootecniche.

“….. AZIENDE ZOOTECNICHE.

La Giunta ha poi approvato le indicazioni per le aziende di
Lavorazione e produzione di alimenti per il consumo umano che usano acqua contaminata da Pfas.

Con l'ok al provvedimento all'interno di ogni UlSS si costituirà un gruppo di valutazione multidisciplinare (Dipartimento prevenzione, Arpav e l’ente gestore) che dovrà valutare la soluzione tecnica più adeguata ad ogni operatore perché smetta di usare l'acqua inquinata.
Sul tappeto ci sono diverse strade: l’uso di filtri a carbone attivi, lo spostamento del pozzo in un'area non contaminata o l'allacciamento alla rete idrica. Si valuterà caso per caso.”


MA DI CONTROLLI SUGLI “ALIMENTI PER IL CONSUMO UMANO” NELLE INDICAZIONI DELLA GIUNTA NON SE NE PARLA



Da una ricerca dell’ARPAV a cura della Regione Veneto (area sanità e sociale, sez. veterinaria) in data 06/11/2015 venivano pubblicati dei dati relativi al rinvenimento di PFAS nei cibi prodotti localmente.

Tra i vari dati erano stati riscontrati 2 400 nanogrammi/Kg in una gallina, 8 200 ng/Kg in una trota, 57 400 ng/Kg in una scandola,
 3 600 ng/KG in alcune partite di uova.

E’ chiaro che fin da allora il quadro alimentare risultava estremamente allarmante.
Il fatto è ancora più preoccupante se si aggiunge il rilevamento recente fatto dall’Istituto Superiore di Sanità secondo cui, come pubblica il Giornale di Vicenza del 20 maggio di quest’anno, gli allevatori hanno valori di PFAS nel sangue doppi rispetto ai residenti dell’area inquinata.




“CONSEGUENZE DELLA CONTAMINAZIONE.
 L'Istituto superiore di sanità ha concluso il bio-monitoraggio su proprietari e operatori delle aziende agricole in area inquinata
Pfas, allevatori con valori doppi dei residenti”

Se, come dice il Prof. Grandjean della Harward University
 "Le persone che hanno subito un accumulo di queste sostanze chimiche nel corpo dovrebbero cercare di mantenere la loro esposizione a zero"
ci chiediamo come possano fare i ragazzi di Lonigo e dintorni a rispettare il consiglio dell’illustre medico se, oltre che nell’acqua, i PFAS si trovano in abbondanza in alcuni cibi prodotti nella zona inquinata.

Proprio per mitigare il danno la Regione Veneto avrebbe dovuto prendere immediati provvedimenti monitorando gli alimenti prodotti nelle zone inquinate e vietando il commercio di quelli contenenti PFAS almeno dal 2013 e sicuramente dal 2015 ma non lo ha fatto.
Adesso, bontà sua, ci fa sapere che “nella UlSS si costituirà un gruppo di valutazione multidisciplinare (Dipartimento prevenzione, Arpav e l’ente gestore) che dovrà valutare la soluzione tecnica più adeguata ad ogni operatore perché smetta di usare l'acqua inquinata.”

CAMPA CAVALLO CHE L’ERBA CRESCE

Vi immaginate quanto tempo passerà perché si formi la suddetta commissione, perché si riunisca e decida da dove cominciare, perché valuti “la soluzione più adeguata” caso per caso e la comunichi a chi di dovere, perché provveda a costruire nuovi pozzi o nuovi acquedotti o aggiungere nuovi filtri, aspettare i finanziamenti, fare i bandi e, infine, una per una, come è stato stabilito, realizzare le opere necessarie (Mentre la Miteni continua a spargere i suoi veleni tranquillamente)?

Adesso Luca Zaia è a posto: ha preso provvedimenti che risolveranno i problemi della agricoltura e della zootecnia inquinata.

Nel frattempo tonnellate di uova prodotte in loco, tonnellate di bistecche, polli, pesci, galline, radicchi, zucchine ecc. ecc.  invaderanno i nostri supermercati e quelli del resto del paese.
Se ne faranno, tra l’altro, panettoni, dolciumi, gelati per la gioia dei nostri palati e di quelli dei nostri bambini.

Si rende conto il presidente del Veneto che consentire l’immissione nel mercato di cibi potenzialmente pericolosi, come è stato fatto fino ad ora coscientemente, è un fatto gravissimo?

Si rende conto che non esercitando i dovuti controlli sui prodotti locali finirà per condannare all’ostracismo anche quelli che non presentano inquinamento?

Si rende conto che tutto ciò non può che aggravare ed estendere la contaminazione da PFAS a tutto il Veneto e a tutto il paese?

Chi dirà ai ragazzi contaminati quali cibi potranno mangiare e quali evitare?

Si rende conto che questo modo di procedere può provocare la più grande catastrofe del settore agro alimentare del Veneto?

Si rende conto che è palese che le sue delibere, di fatto, consentiranno alle industrie agroalimentari di continuare a smerciare i propri prodotti senza controlli, provocando un probabile danno della intera popolazione italiana?

E cosa succederà quando un magistrato deciderà che la salute dei bambini, dei ragazzi e dei cittadini tutti è più importante del mercato?

Zaia: Il controllo degli effetti dell’inquinamento Miteni sull’agroalimentare e sugli allevamenti avrebbe dovuto essere il primo atto di prevenzione per tutelare la salute dei cittadini e quella delle aziende produttrici.

Avresti dovuto agire già parecchi anni fa ma hai fatto lo gnorri.

Ciò che hai fatto in tutto questo tempo e ciò che stai facendo non è certamente il modo più idoneo per proteggere i cittadini, l’ambiente, gli agricoltori e gli allevatori.

Adesso pensi di cavartela creando commissioni che non avranno il compito di controllare gli alimenti ma solo l’acqua con cui vengono prodotti.

Più che proteggere i cittadini finiranno col lasciare le cose come stanno per il maggior tempo possibile.

Tutto ciò non ti salverà quando i nodi verranno al pettine, quando tutti prenderanno coscienza dei danni derivati da questo modo di procedere.

Un’ ultima domanda:

“HAI PRESENTATO IL CONTO ALLA MITENI PER TUTTE LE SPESE CHE, FINO AD ORA, HAI ACCOLLATO A NOI CITTADINI, MALAMENTE PROTETTI E MALAMENTE CURATI?”


Giovanni Fazio




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