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venerdì 13 ottobre 2023

FERMARE LA GUERRA

 



L’Italia e l’Europa possono intervenire in Medio oriente per fermare la corsa al massacro e aprire una conferenza internazionale per un assetto definitivo e pacifico della Palestina

La vendetta non paga, al contrario, un intervento contro il popolo di Gaza solleverà una protesta internazionale anche contro di noi europei! 

 

Si sta conducendo anche da noi in Italia una sporca guerra combattuta con le parole.  Il tono delle accuse ad Hamas, per la inaccettabile e gravissima strage di civili, non è contestualizzato e non ha una pari valenza nei confronti del terrorismo esercitato da Israele e dei suoi crimini contro l’umanità. 

Allontaniamo da noi il rumore di fondo di  questa ipocrita discriminazione, perpetrata da quanti oggi si stracciano le vesti per i crimini di Hamas, e prendiamo atto che siamo di fronte ad una lotta di resistenza armata da parte di un popolo oppresso.

L'Europa sta commettendo gli stessi errori di quando sosteneva l'occupazione francese dell'Algeria e la guerra del Viet Nam.



Il terrore è usato abbondantemente da entrambe le parti. Non ci sono buoni e cattivi.

Se chiamiamo terroristi i combattenti di Hamas perché non facciamo altrettanto nei confronti di chi, deliberatamente, bombarda la piazza di un mercato uccidendo 50 persone e ferendone moltissime altre?

Non è forse terrorismo chiudere sotto assedio, sottraendo viveri, medicinali, acqua potabile e energia, e bombardare ferocemente una città dove vivono due milioni di persone incolpevoli ? lo spettro del ghetto di Varsavia aleggia sulle macerie fumanti.

Si può deportare un popolo di due milioni di persone verso un futuro ancora peggiore del presente?

Fermare la guerra  subito.

Per quanto estremamente difficile, è possibile se si accetta di riconoscere tutte le cause che l’hanno generata. Non si tratta di inviare al tribunale dell’Aia imputati di entrambe le parti ma di chiudere per sempre la questione.

 


La strada intrapresa fino ad ora non ha prospettiva. Chiusa male una guerra, ne comincerà una nuova. Uccisioni e ribellioni continueranno a ripetersi negli anni a venire.

 

Solo un percorso di pace può cambiare positivamente la storia.

 

L’Europa può essere la  mediatrice di una svolta,  un garante forte per una Palestina libera e disarmata, che operi per la soluzione dei nodi che si sono accumulati in anni di scontri e atrocità, che agisca per il riconoscimento dei diritti dei palestinesi, che costruisca le tappe per la fine all'occupazione militare da parte di Israele e guidi verso un percorso di pace, realizzabile solo con il riconoscimento reciproco delle parti belligeranti.

Lo stato di Israele, così com’è attualmente, è una realtà colonialista creata su presupposti  di discriminazione razziale e religiosa. Non è possibile non prendere atto che il modo con cui calpesta i Palestinesi nella loro terra è un crimine contro l’umanità, paragonabile a quello di tutte le dominazioni coloniali del passato.

L’alternativa è l’idea di una vera democrazia, dove tutte le realtà etniche, sociali, di genere, religiose  dovranno essere riconosciute e rispettate su un piano di assoluta parità.  

Ci sono sei milioni di palestinesi che vivono nei lager, in Palestina, dislocati in tutta la regione. Oltre un terzo vive, da tantissimi anni  in campi profughi in Giordania, Libano, Siria, Cisgiordania, nella striscia di Gaza. Costoro, dimenticati dal mondo, hanno pieno diritto di un riconoscimento internazionale, del ritorno a casa, della restituzione di quanto è loro stato sottratto e del riconoscimento economico per le sofferenze che hanno patito.


La causa della grande sofferenza di un popolo innocente è nostra, di noi europei, vincitori e vinti; sia dei nazisti che degli alleati che, alla fine della seconda guerra mondiale, assecondando  le sirene dei sionisti,   imposero con la forza dei vincitori  la nascita di uno stato ebraico in Palestina.

Noi Europei, per cinquecento anni siamo stati feroci oppressori degli abitanti di 4 continenti.      I popoli che abbiamo schiavizzato e derubato guardano con il dovuto disprezzo ciò che noi chiamiamo "Civiltà occidentale".

Una “vendetta” violenta e crudele su Gaza da parte degli israeliani sarà vissuta come un ulteriore insulto dai mussulmani di tutto il pianeta, genererà ancora odio e incontenibile antisemitismo in ogni angolo della terra, sarà vissuta con sdegno e sofferenza da milioni di persone in tutto il mondo.

Il pianeta non sarà più sicuro per nessuno. Sta a noi impedire nuove torri gemelle. Sta a noi impedire la nascita di nuove generazioni di terroristi.

È stato un grave errore pensare di governare, chi è escluso dal nostro benessere, con gli eserciti, i muri e la violenza. Sarà molto dura. Le offese, da entrambe le parti sono e sono state molto gravi ma lo furono ancora più gravi tra noi e i tedeschi nell’ultimo conflitto mondiale e tra i giapponesi, bruciati dall’atomica, e gli americani

È bene che tutti si rendano conto che è nostro interesse sanare la questione.

Blocchiamo le armi. Disarmiamo i generali. Portiamo pane, scuole, ospedali, giardini e feste. Restituiamo dignità umana a tutti coloro cui è stata sottratta. Abbattiamo le porte dei lager e di Gaza, mettiamo al servizio di una pace duratura e universale tutto il nostro impegno e tutto lo sforzo economico possibile.

Giovanni Fazio

 



lunedì 9 ottobre 2023

GAZA

 UNA GUERRA DI CUI SIAMO RESPONSABILI

 


Quanto sta avvenendo oggi in Israele mi ricorda due episodi storici che determinarono la fine del colonialismo in Viet Nam e in Algeria.

L'offensiva del Têt fu un grande attacco a sorpresa sferrato dall'esercito nordvietnamita e dai Viet Cong durante la guerra del Vietnam. L'offensiva fu lanciata la notte del capodanno vietnamita, cioè tra il 30 e il 31 gennaio 1968 e avvenne durante la presidenza di Lyndon B. Johnson.



LA BATTAGLIA DI ALGERI

Nelle prime ore della mattina del 1º novembre 1954, guerriglieri del FLN eseguirono molteplici attacchi organizzati in varie parti dell'Algeria contro installazioni militari, posti di polizia, magazzini e mezzi di comunicazione. Dal Cairo, il FLN emise via radio un comunicato in cui esortava il "popolo algerino" e i "militanti della causa nazionale" ad insorgere per la "restaurazione dello Stato algerino, sovrano, democratico e sociale, all'interno dei principi dell'Islam, e per il rispetto di tutte le libertà fondamentali senza distinzioni di razza e di religione".



La guerra è orribile ma diventa l’ultima istanza di un popolo come quello palestinese che vive dal 1967 sotto occupazione militare da parte di uno stato sionista che, grazie al continuo sostegno delle potenze occidentali, si è installato in terra di Palestina continuando a sottrarre terra e risorse agli abitanti del luogo, incolpevoli, e cacciati nei campi profughi per tutta la vita.

 

Riporto un articolo di Elena Basile


scritto oggi sul Fatto Quotidiano

“Settantacinque anni di occupazione israeliana e di una politica occidentale piena di doppi standard che ha lasciato incancrenire la situazione, uccidendo ogni possibile  orizzonte politico per una mediazione israelo-palestinese, basata sul principio onusiano dei due Stati, sono alla base dell’orrore  odierno. Lo capirebbe uno studente liceale. Gli analisti occidentali, esperti del conflitto, invece si limitano a condannare i barbari che   sgozzano i civili e a riproporre il diritto di Israele all’autodifesa, come se fosse questo diritto a essere messo in discussione. 

 

La soluzione dei  due Stati è stata di fatto accantonata, i dialoghi di pace mai ripresi, l’attività del Quartetto resa impossibile dalla guerra permanente  alla Russia, l’attività dei coloni armati giustificata, le spedizioni punitive delle truppe di occupazione israeliane anche. Si è avuta  l’impudenza di pensare di normalizzare una situazione di ingiustizia evidente con un accordo tra Israele, Emirati Arabi , Bahrein e a  breve con l’Arabia Saudita sulla pelle dei palestinesiGaza prigione a cielo apertoLe risoluzioni Onu mai applicate da Israele. Sono  fatti oggettivi o no? Ricordate Operazione  Piombo fuso del dicembre 2008: quanti morti e mutilati palestinesi, signor Mieli? Era  stato appena eletto Obama e aspettai con segreta speranza che il nuovo presidente, colui che per ragioni misteriose avrebbe ricevuto  il Nobel per la pace, dicesse una parola di netta condanna al massacro da parte di Israele. Invano.

 

Campo profughi palestinese

Come al solito, per evitare gli  attacchi dei seminatori di odio, dovrò premettere qual che si dovrebbe dare per scontato: criticare la politica israeliana e  statunitense   (una politica estera europea mi sembra inesistente) non significa odiare gli ebrei o gli americani. Anzi c’è una storia gloriosa ebraica,   un’intellighenzia amata e rispettata ovunque, che ha creduto e in parte realizzato la democrazia: l’unica in Medio Oriente.

La  contraddizione più recente, come sottolinea Gad Lerner, è data dall’impossibilità di riconciliare una democrazia interna (seppure  parziale con varie categorie di cittadini di serie Bcon una politica di occupazione all’estero.

 

Allo stesso modo la società civile  americana, le avanguardie artistiche e culturali, le università, la mobilità e il dinamismo sono da portare a esempio. È la giaculatoria che dobbiamo ripetere per evitare i più grossolani linciaggi: come riconoscere che fra Mosca e Kiev c’è stato un aggressore tattico e la  violazione materiale delle frontiere ucraine è stata effettuata dalla Russia.

 

 Tornando ai fatti che i colti analisti odierni rifiutano di  considerare, ripeteremo all’infinito che non esistono i buoni e i cattiviesiste storicamente una violenza di Stato che genera guerre e  terrorismo.

 

Nel conflitto israelo-palestinese l’occupazione è israeliana, la negazione del diritto di autodeterminazione del popolo  palestinese è israelianale incursioni nelle moschee e nelle chiese sono israelianela violazione delle risoluzioni Onu è israeliana.

 Non si mette in discussione il diritto alla difesa, ma una politica israeliana e occidentale nutrita di doppi standard e soprusi che crea il mostro Hamas. Così come una politica aggressiva di espansione della Nato e di rifiuto di considerare gli interessi legittimi di  sicurezza  della Russia ha creato il Putin invasore.

 

Un mondo in bilico, scrive Mieli. Non si sa bene, paragonando la Russia o Hamas e l’Iran a  Hitler, a quale nuova guerra mondiale stia chiamando l’Occidente. Possibile che uno storico non comprenda che le relazioni  internazionali sono fatte di equilibri tra interessi contrapposti, che la diplomazia serve a spiegare le ragioni del nemico e, se  l’Occidente ripiega su sé stesso, rompendo il dialogo con Cina e Russia, membri del Consiglio di sicurezza dell’Onu, le crisi  scoppieranno nei vari scacchieri internazionali sempre più violente?

 

Un cattolico direbbe che Mieli andrà all’inferno. Non sono cattolica, ma credo che gli intellettuali dovrebbero contribuire all’analisi oggettiva dei conflitti, evitare le mistificazioni ipocrite e le  pericolose incitazioni a serrare le fila e all’odio del nemico in un mondo a rischio di guerra nucleare. Giorgio Parisi, premio Nobel per  la Fisica, ricorda che non c’è più il telefono rosso e che lancette del giorno del giudizio restringono i tempi.”

 

Quando ogni strada è chiusa alla giustizia un popolo può ricorre solo alla rivolta.

Come afferma Elena Basile non significa essere antisemita e odiare gli ebrei. Tuttavia su questo equivoco, creato ogni qualvolta gli israeliani mortificano, uccidono, espropriano e incarcerano i palestinesi, anche bambini, si basano le accuse a quanti prendono le parti di un popolo oppresso e umiliato da più di cinquant’anni. 

 

Analisi semantica di lessico ipocrita e falsificante.

 

Andare a casa di altri per fondare uno Stato, anche se te lo ha detto Dio in persona, si chiama colonialismo.

Creare uno stato dove la nazionalità dipende dall’essere ebreo si chiama razzismo.

Si chiamava così anche in Sud Africa quando ad avere diritto alla nazionalità erano i coloni Boeri.

 


L’esclusione dai diritti di cittadinanza ai non israeliani si chiama Apartheid.

La lotta dei Palestinesi contro una occupazione militare  straniera si chiama Resistenza.

I combattenti per la loro patria  occupata militarmente si chiamano partigiani .

Oberdan fu trovato in una pensione di Vienna con delle bombe con cui intendeva uccidere l’imperatore: era un patriota o un terrorista?

Inviare armi in ucraina significa aiutare un paese ingiustamente occupato

Inviarli in Palestina per aiutare la Resistenza significa terrorismo.

Ospitare milioni di profughi ucraini in Europa è un atto di solidarietà,

respingere i profughi palestinesi è definito “difesa dei confini”.

 

Le parole e l’ignoranza della storia ci rendono ipocriti. Per non continuare a sbagliare linguaggio basta usare, una volta tanto, il cervello  e, per un attimo, mettersi nei panni dei palestinesi, magari cristiani, come quelli che vengono perseguitati a Nazaret dai sionisti; oppure in quelli di un disgraziato, che fugge dai disastri che la nostra civiltà occidentale ha creato in tante parti del mondo, e vede annegare in mare o morire al margine del deserto sua moglie e sua figlia. Se considerassimo esseri umani  coloro che stanno dall’altra parte del reticolato forse il mondo sarebbe migliore.

 

Giovanni Fazio




 


   

 

 

 

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mercoledì 27 settembre 2023

LE PFAS FANNO AUMENTARE IL COLESTEROLO E IL RISCHIO DI INFARTO

 


Da una intervista al prof. Carlo Foresta

Lo scrive Cristina Giacomuzzo sul giornale di Vicenza, in un articolo del 27/09/2023, a proposito di una nuova ricerca sulle Pfas, che il prof Foresta ha realizzato  in collaborazione con Alberto Ferlin, ordinario di endocrinologia, e Nicola Ferri, ordinario di farmacologia, pubblicata sulla rivista internazionale "Toxicology Reports".

C'è una correlazione tra Pfas e colesterolo alto. Ecco perché il rischio di infarto in chi abita Delle zone inquinate da queste sostanze aumenta”.

Carlo Foresta è professore ordinario di endocrinologia all'Università di Padova di cui è studioso senior, membro del Consiglio superiore di sanità e presidente della Fondazione Foresta onlus.

Il professore con la sua ricerca conferma quanto già stato scoperto dalla ricerca scientifica internazionale mettendone in luce i meccanismi microbiologici che stanno alla base della ipercolesterolemia,

Il nostro studio svela il meccanismo attraverso il quale Pfoa e Pfos, i più diffusi composti della famiglia dei Pfas, interferiscono con il processo di assorbimento da parte delle cellule epatiche del colesterolo dal sangue. In pratica, questi inquinanti inibiscono la membrana delle cellule del fegato ostacolando il normale assorbimento di colesterolo. Ecco perché i livelli circolanti nel sangue aumentano. L'ipercolesterolemia è il principale fattore di rischio per le cardiopatie ischemiche, prima causa di morte tra le malattie cardiovascolari.

Ictus cerebrale


 Questa ricerca è stata condotta sulla popolazione residente in zone contaminate dai Pfas in Veneto e mostrano che la percentuale dei soggetti con elevati livelli di colesterolo nel sangue, nella fascia di età compresa 35 e 75 anni, è più del doppio rispetto alla popolazione generale di controllo (circa 57% contro 22%).

La giornalista chiede come si sia arrivati alla recente scoperta.

“L'interferenza con la produzione di testosterone è stata la prima cosa balzata ai miei occhi. Poi ci siamo chiesti come i Pfas agiscano anche sugli altri organi. C'è condivisione tra i diversi studi epidemiologici sugli aspetti materno-fetali, fertilità, tireopatie, e riduzione della risposta immunitaria.

Infertilità maschile

 Negli ultimi 5 anni i nostri studi hanno permesso di identificare altri importanti meccanismi. Ad esempio, come questi composti riducano l'attività biologica del testosterone attraverso l'interferenza con il suo recettore.

 Abbiamo dimostrato che si legano alle membrane degli spermatozoi limitando la motilità e quindi la fertilità.

Per quanto riguarda la poliabortività i Pfas riducono l'attività del progesterone a livello endometriale alterando quindi la capacità dell'endometrio di accogliere l'embrione e di supportarne lo sviluppo. “Stiamo lavorando ad una ricerca, finanziata dalla Regione Veneto, che punta a capire il meccanismo di riduzione di assimilazione della vitamina D e quindi l'assorbimento del calcio che comporta un indebolimento della struttura scheletrica, l'osteopatia”. A conclusione dell’intervista il prof Foresta muove una dura critica alla sanità mondiale che non si è sufficientemente spesa nella ricerca di trattamenti per eliminare la presenza delle PFAS dai nostri corpi





 









La riduzione dell'inquinamento ambientale è sicuramente il punto fondamentale, ma rimane il grosso problema della lunga permanenza di queste sostanze nell'organismo: si accumulano in particolari organi (fegato, scheletro, sangue) in alcuni casi anche fino a 10 anni.

Le conseguenze sono terribili a qualsiasi concentrazione. Ecco perché ora si deve passare a un livello successivo: abbassare il tasso plasmatico di queste sostanze, Non c'è ancora nessuna possibilità di intervenire per abbattere i Pfas: serve trovarne una”


 

Sono passai 10 anni da quando il prof. Stefano Polesello del CNR scoperse la presenza massiva delle PFAS nelle acque della nostra regione.

Da allora è stato fatto poco o niente per la prevenzione delle patologie derivate dalla contaminazione.


PFAS: prevenzione materno infantile


La risposta alla mancata prevenzione, da parte della Regione è stata sempre la stessa:

 I PFAS non sono considerati CAUSA diretta di malattia ma, eventualmente, CONCAUSA di alcune malattie legate, in primis, al metabolismo e che, comunque, ogni considerazione su di essi ha bisogno di ulteriori approfondimenti scientifici».

Campa cavallo!



La recente ricerca del prof Foresta sconfessa questa tesi dimostrando, come già aveva fatto nelle ricerche precedenti di alcuni anni fa, che le PFAS sono senza alcun dubbio, CAUSA DIRETTA DI MOLTE PATOLOGIE .

 

Molte migliaia di cittadini stanno utilizzando ancora oggi acqua inquinata da PFAS.

Gli alimenti che vengono dalla zona inquinata non vengono controllati. Non si ricercano le pfas nelle donne in gravidanza né nei bambini.

Abbiamo già elencato nel recentissimo convegno ecologico di Arzignano tutte le manchevolezze della Regione, secondo cui la gente muore di infarto o di ictus cerebrale in maniera molto maggiore nelle zone inquinate ma “la causa di ciò sono le abitudini di vita e non le PFAS”.

 Forse sono le abitudini di vita di chi governa questa sfortunata ragione!

 

Giovanni Fazio

 

 

martedì 26 settembre 2023

L'UOMO CHE SALVO' IL MONDO

 

STANISLAV PETROV

sono passati esattamente 40 anni dal giorno in cui  Il colonnello russo Petrov ha salvato il mondo dalla guerra nucleare

di Michele Boato*

 Il 26 settembre 1983 Stanislav Petrov, tenente colonnello dell'esercito sovietico di 44 anni, ha il turno di notte: nel bunker Serpukhov 15 (vicino Mosca) deve controllare i dati che vengono inviati dai satelliti che spiano i movimenti degli armamenti Usa. 

La sorveglianza antinucleare sovietica si basa sul sistema di prima allerta Oko, 101 satelliti utilizzati per rilevare il lancio di missili balistici (spesso armati con testate nucleari) attraverso la rilevazione agli infrarossi dei gas di scarico prodotti dai loro propulsori sia in fase di decollo, che di volo, per intercettare il missile e individuare il luogo di impatto. 


Le informazioni fornite dai satelliti sono poi trasferite al sistema antimissile balistico. Alle 0.14 il sistema Oko lancia l'allarme: ha individuato un missile balistico partito da una base in Montana e diretto verso il territorio sovietico.

 Petrov prende la difficile decisione di non seguire il protocollo e si mette 


ad osservare il sistema, anche quando questo lancia altri 4 allarmi per altri 4 missili. Petrov sa cosa deve fare: la procedura, in caso di attacco missilistico statunitense, è drammaticamente semplice: 1. Allertare il sistema di difesa ed i vertici di co[1]mando militare; 2. Lanciare istantaneamente un contrattacco missilistico nucleare contro gli Stati Uniti secondo la dottrina della "Distruzione Mutua Assicurata".


Dopo la comunicazione ai superiori, l'allarme percorrerà la scala gerarchica e 196 porterà in pochi minuti alla massiccia operazione di rappresaglia: partiranno missili balistici sufficienti a distruggere obiettivi strategici in Inghilterra, Francia, Germania Ovest e USA.

È un periodo di grandissima tensione tra le due superpotenze: all'inizio del mese un caccia sovietico aveva abbattuto un aereo di linea sudcoreano che, per errore, era penetrato nello spazio aereo dell'URSS: erano morte tutte le 269 persone a bordo. Pochi mesi prima il Presidente Reagan aveva coniato l'espressione "Impero del Male" e annunciato il programma delle guerre stellari. Si programmava il dispiegamento dei missili Pershing in Europa.


 Al Cremlino c'era Yuri Andropov che si era convinto che gli USA stavano preparando un attacco, un primo colpo nucleare. Oggi gli storici ricostruiscono quel periodo come il momento di maggiore rischio per l'umanità: forse ancora peggiore della crisi dei missili a Cuba.


 Ma Petrov non è convinto. Perché solo 5 missili e non, come tutti prevedono, centinaia? Sa quale è il suo compito, ma pensa che un attacco preventivo, tale da scatenare la terza guerra mondiale, atomica, non potrebbe mai partire con soli 5 missili.


 E nello spazio di pochissimi secondi prende la decisione più importante della sua e delle nostre vite: interpreta il segnale come un errore del satellite. 

Alcuni minuti dopo il radar conferma che non è in corso alcun attacco: ciò che il satellite sovietico interpreta come il lancio di 5 missili balistici intercontinentali dalla base nel Montana è in realtà l'abbaglio del sole riflesso dalle nuvole. Tutto dipende da una congiunzione astronomica legata all'equinozio di autunno da poco passato: il Sole, la Terra ed uno dei satelliti di Oko si trovarono perfettamente allineanti durate i propri moti di rivoluzione ed il sistema Oko interpreta i riflessi solari come i fumi del propulsore di un missile. 


Equinozio di autunno

Se Petrov avesse seguito il protocollo, nel giro di pochi minuti centinaia di missili russi sarebbero stati lanciati verso il territorio americano. In un'ora la guerra nucleare avrebbe ucciso decine di milioni di persone. È un caso che sia lui il responsabile; forse un'altra persona avrebbe seguito alla lettera il protocollo e la specie umana non esisterebbe più.


 Petrov ha appena salvato il mondo, ma il mondo non lo viene a sapere. Il tenente colonnello Stanislav Petrov ha ricevuto molte onorificenze, nel resto del mondo, ma non in patria: non riceve nessuna medaglia o encomio per aver salvato il pianeta, anzi gli ordinano di mantenere il segreto e la sua carriera si arresta quella sera di inizio autunno.

 Petrov afferma sempre di non considerarsi un eroe, di aver fatto ciò che gli sembrava più logico: «in fondo, ho deciso solo di non fare niente!» I suoi superiori non la pensano così: è obbligato ad andare in pensione anticipatamente, ha un esaurimento nervoso per lo stress. La propaganda sovietica non può permettersi di far emergere le falle dei propri sistemi ed apparati militari e il segreto è mantenuto fino al crollo dell'URSS. 

 La storia di Petrov inizia a circolare solo 20 anni dopo, quando il 19 gennaio 2006 si reca a New York per ritirare un premio dell'Onu. Nel 2013 l'Assemblea Generale dell'ONU introduce in suo onore la Giornata Internazionale per l'eliminazione totale di tutte le armi nucleari, che viene celebrata ogni anno proprio il 26 settembre. Petrov muore nel 2017 all'età di 77 anni.


Stanislav Petrov


* Tratto dal libro Michele Boato “Nonviolenza in azione. Iniziative e protagonisti” ed Libri di Gaia. Venezia 2022