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giovedì 8 dicembre 2016

TIRIAMOCI SU LE MANICHE

Dopo l’euforia del successo del NO al referendum si sono letti nei social una serie di messaggi di cui non si sente alcun bisogno.
Da una parte quelli che vengono dall’area PD che enfatizzano il 40% del SI come una vittoria anziché analizzare e mettere a profitto i motivi della sconfitta.
Dall’altra una serie di assurde bordate da parte di sedicenti comunisti contro il Movimento 5 Stelle assimilato tout court ai fascisti.
 Se non si è capaci di capire la abissale differenza che c’è tra i ragazzi del M5S, i loro numerosissimi elettori e Casa Pound, è meglio smettere di far politica perché, oltre tutto si rischia il ridicolo e la definitiva perdita di credibilità.
Non è il caso quindi né di insultare e fare il verso a chi ha fatto una scelta differente dalla nostra né, tanto meno, a chi ha lavorato con slancio e generosità al nostro fianco, per conseguire il successo referendario.
Sulle motivazioni della vittoria strepitosa del fronte del NO si stanno pubblicando interessantissime analisi sulle fasce di elettori e sul mix di motivazioni sulle quali non entro nel merito, ma che sono degne di molto studio e attenzione da parte di tutti noi.
 Il comportamento da assumere nei confronti di chi ha fatto una scelta differente dalla nostra non può essere quello della irrisione; non stiamo parlando di un derby calcistico ma delle ragioni che hanno portato alla sconfitta una politica iperliberista che ha provocato sangue e lacrime agli Italiani (e non solo), ha impoverito i ceti medi e tutti quelli che li seguono nella scala sociale. Ha creato un aumento spaventoso di poveri, ci sta togliendo il welfare, cioè sanità, pensioni, scuola che i vari J.P.Morgan, Standard & Poors, Moodis e via di seguito pretendono siano privatizzate per spremerci meglio.
E’ su questo, ci si dovrà misurare con coloro che non avevano capito quale fosse la posta in gioco oltre al massacro della nostra costituzione.
 Sarà su questo, e non su false unioni di una sinistra che non esiste, che bisognerà costruire nuovi percorsi politici e sociali antiliberisti per restituire sovranità monetaria alla nostra gente, per aprire un confronto sulla possibilità di liberarci dalla pesantissima bolletta energetica, liberando le fonti rinnovabili e aprendo un settore industriale eco compatibile e tale da invertire o, per lo meno, fermare il riscaldamento globale e creare centinaia di migliaia di posti di lavoro.

Ci si dovrà misurare sullo scandalo del gravissimo problema delle migrazioni, determinato dalla sottovalutazione del fenomeno da parte del Governo, dal suo modo maldestro di gestirlo come emergenza e di devolverlo ad agenzie poco serie quando non addirittura criminali, alle prefetture e ai sindaci in maniera incosciente e dilettantistica.
 Ci si dovrà misurare sulla necessità di dare certezza al risparmio, al credito e alla gestione della moneta, creando una banca pubblica di stato.
 Insomma, la politica non si fa inseguendo vecchi miti: o si sta dalla parte dei cittadini, di chi sta subendo i danni globali dell’usurpazione della sovranità da parte di banche e mercati o si sta dall’altra parte, qualunque sia il nome con cui si ammanti la militanza nelle file degli amici e sostenitori degli avvoltoi.
Per questo è inconsistente e risibile la proposta di Pisapia, che tanto si è speso per il SI’ dopo avere dato un uomo di destra, travestito da compagno, come sindaco alla città di Milano.
Nel nome della Sinistra, in Italia e nel mondo, il Blearismo ha guidato l’assalto dei Mercati, ai diritti dei lavoratori e allo status di milioni di ceti medi.
E’ ora di iniziare a fare politica sulle cose reali e sui bisogni veri delle persone e di mettere da parte paraventi verbali che nascondono solo la volontà di continuare per la strada intrapresa da Renzi e da chi lo ha collocato al vertice del partito e del governo che hanno massacrato l’Italia.


Proporre l’"unità della sinistra", come fa Pisapia, inutilmende sperando di suscitare nuovi appetiti tra i transfughi di SEL, significa pronunciare parole ormai prive di senso e di contenuto perché quella sinistra che si vorrebbe unire, nei fatti non esiste più già da un pezzo.


Giovanni Fazio

lunedì 5 dicembre 2016

LE CRITICHE DI PATRIZIA BARTELLE M5S E L’EREDITA’ DI GIORGIO GENTILIN

Consigliera Patrizia Bartelle
E’ di due giorni fa l’intervista pubblicata sul Giornale di Vicenza, alla consigliera regionale del M5S Patrizia Bartelle nella quale la stessa dichiara, a proposito della vicenda del nuovo ospedale da costruire a Montecchio M.
«Ancora molti interrogativi» «Un’iniziativa priva di senso logico».
«Ho atteso - spiega l’esponente dei M5S - che in aula si concludesse l’iter sul progetto di legge “Azienda Zero” e sulla riduzione delle UlSS per fare una ricognizione.
A differenza di quella di Arzignano, la struttura di Montecchio suscita preoccupanti interrogativi:
 ha senso costruire un ospedale nuovo in uno spazio così angusto e compromesso, a poco più di 10 km da Vicenza e a soli 5 da Arzignano, che da quel che capisco verrebbe azzerato dall’unico ospedale di area? No».
Il sopralluogo di Bartelle arriva anche dopo un paio di interrogazioni.
1954 Inaugurazione ell'ospedale Cazzavillan
 «La cifra messa a disposizione risulterebbe pari a 50 milioni, sufficiente, stando alla Conferenza dei sindaci, per il nuovo ospedale – aggiunge-
  La commissione tecnica regionale dei lavori pubblici, due anni fa, dopo aver ridotto lo spazio-superficie da 41 mila a 31.860 mq rilevava che “il costo dell’intervento è riferito alla realizzazione della parte edilizia. L’attivazione della struttura e i costi di attrezzamento non sono ricompresi nella stima».



Lo scandalo della costruzione dell’ospedale a Montecchio mentre se ne chiudono due nell’Ovest Vicentino è finalmente approdato al Consiglio Regionale.
Sono quattro anni che la CiLLSA denuncia quella che non è altro che una mera speculazione edilizia ai danni dei cittadini e della loro salute.
Abbiamo combattuto questa battaglia contro gli sperperi nella sanità che continuano malgrado le dure critiche e le conseguenze giudiziarie con cui si è conclusa l’era Galan.
Adesso siamo nell’era Zaia ma la musica è sempre la stessa. Mancano medicine, mancano medici negli ospedali, si allungano le liste di attesa per visite e ricoveri, Cresce la spesa per medicine e ticket ma l’unica preoccupazione dei politici sembra quella di costruire muri.
1954 Ospedale Cazzavillan in costruzione


La giusta contestazione della consigliera Patrizia Bartelle cade in un momento particolarmente critico della sanità dell’Ovest Vicentino e ci auguriamo che altri consiglieri regionali si uniscano alla denuncia della vergogna della gestione dei nostri ospedali da parte della sanità regionale per fermare questo sperpero di denaro pubblico e usare i soldi della sanità per ricostituire al completo gli organici degli ospedali di Arzignano e Valdagno in modo da renderli operativi al 100%.

Questa schizofrenia amministrativa della nostra sanità trova alla base il sostegno di Giorgio Gentilin, sindaco di Arzignano che continua a reclamare inopinatamente la chiusura dell’ospedale Cazzavillan e la costruzione del nuovo ospedale a Montecchio.


1951 Posa della prima pietra dell'ospedale cazzavillan

Ben altre erano le parole che lo stesso sindaco scriveva in calce ad un libro commemorativo dell’ospedale Arzignanese uscito nel 2011
“Da mezzo secolo nell’edificio sorto su questa collina si lavora per assicurare un servizio insostituibile e di valore inestimabile per la salute dei cittadini.”
Erano le parole di Giorgio Gentilin scritte il 18 Novembre del 2011. (Alleghiamo il LINK dell’articolo per chi volesse leggerlo integralmente).
Sappiamo solo che a cinque anni di distanza l’ospedale di Arzignano per il sindaco non è più insostituibile né, tanto meno, inestimabile.
E ancora, il 9 Gennaio del 2013 l’ineffabile sindaco scriveva sul Giornale di Vicenza a proposito del nuovo reparto di pronto soccorso:



          "Già attivo da qualche settimana, il nuovissimo reparto primeggia in tutta la Regione per l'elevatissimo livello di tecnologia.
Il nuovo pronto soccorso sarà l'orgoglio del nostro caro ed amato ospedale.
 L'ospedale di Arzignano rimarrà ancora per diversi anni il polo di emergenza del territorio dell’ULSS5 5."

Adesso Giorgio Gentilin ha cambiato idea.

 Siamo abituati a questi repentini cambi di idea del sindaco: ricordo che nell’ultima campagna elettorale promise ai cittadini che non avrebbe mai acconsentito alla costruzione di un gassificatore per bruciare i fanghi di conceria. “Sono un medico e al primo posto viene la salute dei cittadini”

Ma adesso al primo posto viene la costruzione del gassificatore, essendo lui e il presidente di ACQUE DEL CHIAMPO SpA gli unici sostenitori di un progetto che interessa solo a pochi speculatori.

Ormai anche il secondo mandato di Gentilin volge al termine e il sindaco ci lascia una pesante eredità.

Ospedale di Valdagno
 E’ infatti sua la responsabilità della insana lotta all’interno della conferenza dei sindaci della ULSS 5 contro i primi cittadini della Valle dell’Agno che difendevano l’ospedale di Valdagno e il punto nascite.
 E’ sua la responsabilità maggiore della spaccatura della conferenza.
E’ sua la responsabilità di avere spezzato e indebolito il fronte dei sindaci che, se le cose non cambiano, porterà a tempi brevi alla chiusura di entrambi gli ospedali dell’Ovest Vicentino.

Aprono finalmente un varco nel muro di indifferenza e di omertà le obiezioni della Consigliera Bartelle sulla insufficienza del finanziamento per l’ospedale a Montecchio, sullo spreco che esso rappresenta, sulla riduzione dell’area di Montecchio, stretta e inospitale, da 41 mila a 31.860 mq. (Di gran lunga inferiore all’area che attualmente occupa il Cazzavillan).

Resta valida la richiesta dei cittadini di Arzignano di fermare il progetto, finché siamo in tempo, e di rifinanziare la sanità dell’Ovest Vicentino.  

ASPETTIAMO SU QUESTO UNA RISPOSTA RESPONSABILE DELLA POLITICA.

E NON SI LAMENTINO I PROFESSIONISTI DEL CONSIGLIO REGIONALE SE I CITTADINI VOLTANO LORO LE SPALLE, PERCHE’ QUESTA E’ LA INEVITABILE SORTE DI CHI ANTEPONE GLI AFFARI E IL CEMENTO AI BISOGNI DEI SOFFERENTI.

Giovanni Fazio



  

mercoledì 30 novembre 2016

UN PIANO ENERGETICO NAZIONALE ECOSOSTENIBILE E’POSSIBILE E NECESSARIO





La competizione tra un governo, che stravolge le regole fondamentali del nostro paese per spalancare le porte all’ingordigia dei poteri finanziari, e i cittadini, che difendono la Costituzione per impedire che la nostra civiltà sia sostituita da una logica di mercato, mirante esclusivamente al profitto ad ogni costo, è il confronto tra due concezioni contrapposte della vita.

Scrive Lester Brown:
 Siamo testimoni di una gara fra punti di non ritorno, in natura e nei nostri sistemi politici.
Potremo eliminare gradualmente le centrali elettriche a carbone prima che lo scioglimento
della calotta glaciale della Groenlandia diventi irreversibile?
Potremo coagulare la volontà politica di bloccare la deforestazione dell’Amazzonia prima che la sua crescente vulnerabilità agli incendi la porti ad un punto di non ritorno?
Potremo aiutare le nazioni a stabilizzare la loro popolazione prima del loro fallimento?”




La distruzione della vita sul nostro pianeta passa anche per la centrale elettrica a carbone a Brindisi, per gli inceneritori che Renzi vuole accendere in tutta Italia, per i crematori privati, dispensatori di diossine e metile di mercurio, per i cementifici usati per bruciare rifiuti a Monselice e per i sottofondi stradali della A31 riempiti di rifiuti tossici di fonderia; passa per le acque cristalline del Veneto Occidentale inquinate dai perfluorati dalla Miteni, per i veleni cancerogeni della Marzotto a Maratea e per i fondi, negati dal Governo, per risanare l’ILVA di Taranto; passa per il gasdotto TAP che sfonda le bianchissime scogliere del Salento e si arrampica, attraverso le terre terremotate, come un serpente velenoso verso il NORD, passa per la TAV in Val d’Aosta e nel Veneto (ben 10 minuti di risparmio nella tratta Milano Venezia) e per il Mose, drago lagunare divoratore di miliardi; passa per il MUOS di Niscemi e per l’uranio impoverito in Veneto e in Sardegna, per le superstrade inutili divoratrici di terra fertile e per i vigneti del Nord Est irrorati con i veleni della Monsanto.


UN PIANO ENERGETICO NAZIONALE ECOSOSTENIBILE E’POSSIBILE E NECESSARIO




I cittadini che manifestano per le strade in difesa dei valori fondativi della nostra civiltà chiamano in causa il governo, portatore degli interessi dei grandi gruppi finanziari e delle banche private.

Questa sfida, comunque vada, cambierà la nostra vita e quella dei nostri figli.

Io tremo pensando alla catastrofe vera che provocherebbe la vittoria del “SI’”.

Wolfgang Scheubel ministro tedesco dell'economia 
Sarebbe la vittoria delle multinazionali che stanno rapinando l’umanità delle loro millenarie ricchezze, che sconvolgono il sottosuolo alla ricerca di combustibili fossili con tecniche ancora più destruenti di quelle fino ad ora usate.

E’ davanti ai nostri occhi il frutto della cupidigia dei mercati che provoca guerre e migrazioni di proporzioni bibliche, mai viste sul nostro pianeta: ne siamo tutti diretti testimoni e parte coinvolta.


Ma non basta: la brama di denaro dei mercati mira alla distruzione del welfare pubblico a favore di un cosiddetto welfare aziendale dove la “sanità integrativa” prende il posto del Servizio Sanitario Nazionale.

In soldoni questo significa che gli industriali non verseranno più i contributi per l’assistenza sanitaria allo stato ma ad un gigantesco fondo privato di cui saranno soci.

Questo significa quindi che enormi risorse finanziarie saranno trasferite dal servizio pubblico alle tasche dei privati che gestiranno la sanità privata.

Questo significa anche che l’assistenza sanitaria non avrà come finalità la salute dei cittadini ma il business delle banche.




La partita che si sta giocando con la modifica della nostra Costituzione, chiesta a gran voce da J. P. Morgan, da Standard & Poors, dalla BCE e dal Fondo Monetario Internazionale e dagli articoli apocalittici del Financial Times, mira anche a questo, sottraendo porzioni sempre più grandi di sovranità ai cittadini per imporre gli interessi della grande finanza internazionale agli italiani.
L’ideologia assurda di chi sostiene questo gioco è quella della “crescita infinita” in un pianeta dalle risorse finite, già boccheggiante; una ideologia folle la cui inconsistenza è comprensibile anche ad un bambino.

Gli scienziati Maturana e Varela
E’ questa ideologia la causa della  desertificazione del nostro sistema produttivo.
 La pratica della delocalizzazione spinge gli imprenditori a chiudere le aziende in Italia e aprirle là dove la gente si può sfruttare meglio.






 Ci sarà sempre nel mondo un poveraccio disposto a vendersi per un pezzo di pane e là si sposteranno gli industriali di tutto il mondo fin quando non scoveranno un disgraziato ancora più povero o uno schiavo.

Il neo liberismo non distrugge soltanto il nostro patrimonio produttivo, non si limita a creare fame e disoccupazione, disperazione per i giovani e chiusura di ogni orizzonte di speranza per la loro vita, esso cancella due secoli di lotte civili e sociali che hanno portato l’Europa ad essere la patria dei diritti e della civiltà.

E’ questo il “cambiamento” richiesto da Renzi: la svolta verso la barbarie della deregulation e il libero arbitrio dei mercati.
Ed è questa la vera posta in gioco in una contraddizione fatale tra la storia di un partito che ha alle spalle una tradizione democratica, solidale e libertaria e l’operato del suo segretario che la cancella per sempre insieme agli articoli della Costituzione che si vogliono eliminare.

Leggi il link sottostante

Giovanni Fazio


  

venerdì 25 novembre 2016

IL MIO NO ALLA RIFORMA DELLA COSTITUZIONE

IL MIO NO ALLA RIFORMA DELLA COSTITUZIONE E’ UN

NO AD UNA EUROPA GOVERNATA DALLE BANCHE

NO ALLE DELOCALIZZAZIONI DELLE NOSTRE FABBRICHE

NO ALLA SPAVENTOSA DISOCCUPAZIONE GIOVANILE

NO A CHI HA PRODOTTO ESODATI

NO ALL’IMPOVERIMENTO DEI CETI MEDI

NO AL LAVORO PRECARIO E ALLA CANCELLAZIONE
            DEI DIRITTI DEI LAVORATORI


NO ALLA PRIVATIZZAZIONE DELLA SALUTE

NO ALLA PRIVATIZZAZIONE DELLA SCUOLA

NO AI FURTI DI STATO SULLE PENSIONI

NO AGLI AMICI DI MARCHIONNE

NO AD UNA TELEVISIONE ASSERVITA AL POTERE

NO ALLE MULTINAZIONALI DELLA FINANZA



NO ALLE TRIVELLE E ALLE ENERGIE FOSSILI

NO ALL’INQUINAMENTO DEI MARI

NO ALL’INQUINAMENTO DELL’ACQUA

NO ALLE TASSE SULLA CASA

NO ALLE MAFIE DI STATO


NO A CHI VUOLE RIPRIVATIZZARE L’ACQUA

NO AI PESTICIDI DELLA MONSANTO

NO AGLI INCENERITORI

NO AI CREMATORI

NO ALLE GUERRE

NO ALL'AEREO PRESIDENZIALE DI RENZI

NO ALLE SPESE MILITARI

NO A CHI MODIFICA LA COSTITUZIONE
          PER AVERE IN MANO TUTTO IL POTERE.



Al di là delle chiacchere, del servilismo dei telegiornali,
delle regalie per corrompere gli elettori,
col nostro NO voltiamo pagina
e ricostruiamo un paese umano e democratico.
IL MIO E’ UN
NO GLOBAL







martedì 25 ottobre 2016

A GORINO SCENDE LA NOTTE NERA

24 ottobre 2016
A Gorino scende la notte nera


Giunge dal fondo della storia
Il pianto dei morti di Sebrenica.
Nella notte, senza canto di grilli,
Dove il gelsomino
Fiorisce tra le macerie
Si alza il sogno dolente dei bambini di Gaza.
E marciano
Le donne di Mosul
Lattanti in braccio e disperazione nel cuore.
Il vento e la sabbia
Le spingono verso l’ignoto.
We have a dream!
James Earl Chaney, Andrew Goodman e Michael Schwerner.
Non li ricorda più nessuno
Questi tre poveri ragazzi
Massacrati sulle verdi rive del Mississippi.
Li trovarono la mattina dopo,
Sparsi intorno i volantini
dell’ African-American Civil Rights.
Da Memphis,
Dove  James Earl Ray
Tento’ di fermare la storia,
La voce profonda di King
Si leva sommessa
In un canto che viene da lontane ere
Dal cuore ardente della terra:
We have a dream.
Costruiscono barricate a Gorino,
Gridano gli uomini contro il bus
Scortato dalla polizia attonita.
Dal finestrino li guardano le quattro bambine
Della chiesa battista di Birminghan.
GOT MIT UNS
Sono solo undici donne
E otto bambini.
A Gorino
Scende la notte nera.

Giovanni Fazio


UN PRESIDE DELLA MAGNA GRECIA IN CORSO PALLADIO

Primo da destra Enrico Delle Femmine
Enrico Delle Femmine è un preside che continua la sua professione, anche adesso che non è più a scuola. Lo vediamo distribuire volantini in corso Palladio e aprire capannelli discutendo garbatamente con i passanti interessati.

E’ intervenuto nei dibattiti sulle modifiche costituzionali con la finezza delle sue argomentazioni di uomo colto e preparato e con lo spirito del filosofo della Magna Grecia prestato alla città di Vicenza, portatore di un impegno civile che non lo ha mai abbandonato.

Fa parte del Comitato per la Legge di Iniziativa Popolare (LIP), costituito da migliaia di docenti in tutta Italia, che propone una reale alternativa alla pessima scuola di Renzi, una riforma dal basso, una riforma corale elaborata da chi a scuola ci va ogni giorno e si confronta coi problemi veri. Una riforma vera, voluta da quella parte degli insegnanti che amano il proprio lavoro, amano stare con i ragazzi e si impegnano nel compito arduo di aiutarli a diventare cittadini consapevoli.

Lo ringraziamo per le “pillole” di saggezza nella sua analisi dei vari articoli della mala riforma del Senato voluta da Renzi e ne mettiamo in evidenza il commento sull’Articolo 83.
Enrico conclude il suo breve, ma incisivo, intervento con una affermazione “Una volta quelli del PD (ma quanti ne sono rimasti?) queste cose le chiamavano fascismo.”
E’ a quanti hanno votato per i PD in tutti questi anni che dedico questa mia presentazione.

Giovanni Fazio


Un po' di conti:
Il "nuovo" articolo 83 della Costituzione prevede che dalla settima votazione si possa eleggere il prossimo Presidente della Repubblica con il 60% DEI VOTANTI (non componenti) della Camera;
siccome la nuova legge elettorale assegna al partito che vincerà le prossime elezioni la maggioranza assoluta del 55% dei parlamentari, ne consegue che il partito di governo potrà eleggere DA SOLO (dato che un 5% di assenti in Parlamento è praticamente fisiologico) il prossimo Presidente della Repubblica.
In base alla nuova legge costituzionale (art. 135 ), il Presidente della Repubblica (scelto dal governo) elegge cinque Giudici costituzionali e il partito di governo ne elegge tre.
Questo significa che se passa la Riforma di Renzi e del PD, il partito di maggioranza relativa governerà controllando anche Presidente della Repubblica e Corte costituzionale, dato che elegge, direttamente o indirettamente, otto giudici costituzionali.
Una volta quelli del PD (ma quanti ne sono rimasti?) queste cose le chiamavano fascismo.

Enrico Delle Femmine”





lunedì 24 ottobre 2016

TRIVELLE, INCENERITORI, AREE PROTETTE, UN ANTICIPO DELLA POLITICA AMBIENTALISTA DI RENZI IN ATTESA DEL “SI”

Casalabate Salento
















Salviamo la bellezza (filmato)


Se vince il “SI” le lobby dell’energia e del petrolio non dovranno più confrontarsi con le comunità e con i loro rappresentanti, non avranno più un contraltare ….”

A dirlo è il presidente della regione Puglia Emiliano intervistato dal Fatto Quotidiano.

Ad accendere la miccia sono state alcune dichiarazioni di Emiliano, tornato a chiedere lo spostamento di 30 chilometri del gasdotto TAP che dovrebbe arrivare fino in Salento: “Ci sono problemi geologici e l’approdo capita in una spiaggia bellissima”.

Coralli del mediterraneo

Un’eresia per il ministro per lo sviluppo economico Carlo Calenda:
 “Abbiamo il nostro governatore della Vallonia. Emiliano sa benissimo che spostare di 30 chilometri il gasdotto vuol dire non farlo. Serve responsabilizzarsi, altrimenti diventa il gioco a chi è più irresponsabile”.
E’ l’incipit di una lunga intervista rilasciata al “Fatto Quotidiano” in cui Emiliano non esita a esprimere un giudizio molto critico sul modo in cui il governo affronta i problemi ambientali.

Isole Eolie

“Se passa la riforma costituzionale lo Stato si riprenderà molte competenze, e le Regioni dovranno adeguarsi.
 Il governo avrà la potestà esclusiva in materia di energia e una clausola di supremazia anche sulle materie riservate alle Regioni.
 E allora potrebbe estendere la ricerca di petrolio ovunque, anche entro le 12 miglia marine dalle coste. Basterebbe una legge ordinaria.”

Nello stesso giorno appare un articolo sull’arrivo in aula dopo tre anni, della
Tonnara di San Vito (Sicilia)

 REVISIONE DELLA LEGGE SULLE AREE PROTETTE
Malgrado i tre anni di approfondimenti, il testo che riforma la legge quadro sulle aree protette (la 394/91) presenta diversi punti critici.
Tanto che, già giovedì, quasi tutte le associazioni ambientaliste italiane (dal WWF alla Legambiente, da Greenpeace alla Lipu, dal Fai a Italia Nostra a Marevivo) hanno inviato ai senatori una lettera con dettagliate osservazioni.






Parco del Gran Paradiso
Con la nuova legge infatti sarà indebolita la governance del parco a vantaggio di gruppi estranei alle finalità ambientali.

 Infatti il nuovo Consiglio Direttivo sarà composto per metà da “esperti” tra i quali rientrano anche i cosiddetti ‘portatori di interesse economico’ (le associazioni agricole nazionali, ad esempio) con il rischio che la tutela dell’area passi in secondo piano.

Il direttore del parco, poi, sarà nominato su proposta del ministero dell’Ambiente ciò fa sì che possano intervenire valutazioni di tipo politico nella nomina.

 Non si fa più cenno all’ALBO: fino ad oggi la scelta era effettuata tra gli iscritti a un albo di soggetti giudicati idonei alla carica (per accedervi dovevano rispondere a precisi requisiti).

Il disegno di legge stabilisce inoltre che gestori di impianti idroelettrici, attività estrattive, impianti di biomasse, coltivazione di idrocarburi e simili, insomma tutte le attività già presenti e attive all’interno dei parchi, dovranno corrispondere un contributo agli enti parco se la loro produzione è superiore a una certa soglia.

Questo comporta per i gestori del parco delle vere e proprie difficoltà al mento di rinnovo delle licenze scadute per via della perdita delle royalties.
In sintesi il governo e i privati penetrano nell’ente parco in maniera determinante snaturandone le finalità.




8 NUOVI INCENERITORI IMPOSTI DAL GOVERNO ALLE REGIONI

Il ministro dell’Ambiente Gian Luca Galletti, che ha fondato (con relativa quotazione in borsa) la multi utility ambientale dell’Emilia Romagna, la Hera (conta almeno 78 inceneritori), è l’ispiratore del decreto del consiglio dei ministri pubblicato il 5 ottobre in Gazzetta Ufficiale che sancisce in modo definitivo – dopo un anno di polemiche e scontri con le Regioni - la realizzazione di otto inceneritori in tutta la penisola, di fatto annullando qualsiasi opposizione degli enti locali.

Eccoli, uno dopo l’altro: uno in Umbria (capacità di 130mila tonnellate all’anno), uno nelle Marche (190mila tonnellate all’anno), uno in Lazio (210mila tonnellate all’anno), uno in Campania (300 mila tonnellate all’anno). E ancora Abruzzo (120mila tonnellate al l’anno), Sardegna (101mila tonnellate all’anno da impianti nuovi e 20mila da potenziamento) e due in Sicilia (690mila tonnellate all’anno). Per la Puglia, invece, il decreto dispone di potenziare la capacità già esistente (70milatonnellate all’anno).

In totale, la capacità da realizzare ammonta a 1,83 milioni di tonnellate all’anno, in barba alla salute dei cittadini, e alle eclatanti dichiarazioni pronunciate contro il riscaldamento globale da Renzi nel summit di Parigi.

Le Regioni sono definitivamente estromesse essendo passata al governo, col DECRETOSBLOCCA ITALIA, la facoltà di indicare quanti e dove dovranno essere gli inceneritori da costruire in Italia.


PETROLIO: OTTO PERMESSI IN SETTE GIORNI

La Global Petroleum Limited (società petrolifera australiana) nel 2014, ha avviato le pratiche al ministero dell’Ambiente per ottenere la Valutazione d’Impatto Ambientale (VIA) per la ricerca in 745 chilometri quadrati tra Vieste a Brindisi.
Il 14 ottobre il ministero le ha concesso la VIA per due permessi di ricerca, ma in sette giorni ha ne ha concessi altri quattro.
 Con due implicazioni:
·      la prima riguarda la tecnica utilizzata per cercare gas e petrolio, quella dell’airgun, una tecnica di ricerca che danneggia gravemente i cetacei, i mammiferi marini e i pesci in generale, tanto che in Italia, il divieto della pratica dell’airgun era stato inserito oltre un anno fa nel decreto sugli ecoreati.    
                
Poi, però, con una serie di emendamenti (firmati dai centristi di Area Popolare, Forza Italia e Scelta Civica e appoggiati dal ministro dell’Ambiente Gian Luca Galletti), fu soppresso.

·      La seconda: le aree di ricerca si trovano spesso a poche decine di miglia da riserve naturali (come Torre Guarceto).




A ciò si aggiunge la sentenza del Tar del Lazio che, a inizio ottobre, ha bocciato il ricorso dei Comuni abruzzesi e marchigiani sulle richieste della Spectrum Geolimited di condurre indagini su circa 30mila chilometri quadrati di mare Adriatico, da Rimini a Otranto.

 È stato il segnale: in una sola settimana, dall’11 al 18 ottobre, oltre ai permessi pugliesi il ministero ha rilasciato altri due permessi di ricerca nel mar Ionio (1500 chilometri quadrati per la Global Med) e un’istanza di prospezione sempre nello Ionio per altri 4mila chilometri). In più, nel Mar di Sicilia, a largo di Gela, per 456 chilometri quadrati a Edison Eni.


Non ci resta che piangere. Ma siccome lo diceva Benigni, non lo diremo più.

L’aggressione al territorio, l’accentramento dei poteri nelle mani del governo, l’estromissione delle amministrazioni locali e delle istanze dei cittadini sono l’espressione evidente di una politica che privilegia e spiana la strada agli interessi delle lobby e delle grandi compagnie multinazionali senza riguardi per nessuno.

Questi sono i reali obiettivi di chi sta stravolgendo la nostra Costituzione

ATTENZIONE!

All’interno del testo della riforma costituzionale c’è un articolo che i renziani non citano mai:

è il numero 117 che recita “La potestà legislativa è esercitata dallo Stato e dalle Regioni nel rispetto della Costituzione, nonché dei vincoli derivanti dall’ordinamento dell’Unione Europea e dagli obblighi internazionali.”.

La potestà legislativa quindi è subalterna per Costituzione ai dettami di Bruxelles e dei trattati internazionali come potrebbero essere il CETA o il TTIP.

Ciò significa che se un domani, per esempio, una multinazionale ci imponesse semi di grano OGM e FITOFARMACI CANCEROGENI, il Parlamento non potrebbe vietarne l’uso nel territorio con una legge a favore dei consumatori perché questa sarebbe incostituzionale.
E’ questo l’ultimo florilegio della Riforma Renziana scritta con l’esclusivo intento di spalancare le porte alle compagnie internazionali, togliendo sovranità alla nazione intera.
Domani, se vincerà il “SI” sarà la Monsanto a stabilire il nostro menù quotidiano e saranno le banche internazionali a succhiare i nostri stipendi e le nostre pensioni, come già avviene in Grecia; la Miteni se la riderà, e gli ospedali saranno privatizzati.

Ci riflettano quanti si battono in buona fede contro inceneritori e crematori, OGM e fitofarmaci, lobby dei farmaci e trivelle a mare, pensando che il “SI” al referendum serva solo a risparmiare qualche soldo e a velocizzare l’iter legislativo; se così fosse non si spiegherebbero l’interesse alla modifica costituzionale da parte di lobby economiche internazionali e dello stesso presidente Obama, noto sostenitore del Trattato Transatlantico (TTIP).

Giovanni Fazio