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lunedì 2 settembre 2024

1 SETTEMBRE 2024 RIPRENDE L’ATTIVITA’ DEL GRUPPO EDUCATIVO ZERO PFAS “ONE HEALTH

 UN PERCORSO DI CITTADINANZA ATTIVA NELLE SCUOLE VENETE PER BANDIRE I PFAS”

 

“La speranza è un movimento contro.

Se non abbiamo un’idea di ciò contro cui siamo contrari,

allora la speranza si dissolve in genericità”

John Holloway

 Di Donata Albiero

Pfas, prodotti chimici per sempre (‘Forever chemicals’), indistruttibili, circa diecimila composti chimici di sintesi, ampiamente utilizzati dalle industrie per conferire proprietà resistenti, idrorepellenti, antifiamma a una infinità di prodotti di largo  consumo (imballaggi alimentari, carta forno, filo interdentale, cosmetici, capi di  abbigliamento, schiume antincendio, rivestimenti metallici, antiaderenti per padelle,  creme e cosmetici, vernici e fotografia, cromatura, pesticidi, prodotti farmaceutici  eccetera), ci minacciano ogni giorno. Sembra un catalogo di Amazon e, letto così, non  sconvolge nessuno  anche se il messaggio è quello della diffusione universale di un  tossico cancerogeno perenne che mette in discussione la stessa capacità riproduttiva  del genere umano. Tonnellate di PFAS si riversano, ogni giorno, nell’ambiente e fanno  parte degli oggetti della nostra vita ordinaria. Amorevolmente, rimpinziamo con tali  molecole i nostri ignari bambini.

John Alloway, nella prefazione del suo libro “LA SPERANZA IN UN TEMPO SENZA SPERANZA” scrive: “... Il treno corre nella notte, sempre più veloce. Dove sta andando, dove ci sta portando? Ai campi di concentramento? Alla guerra nucleare? A un susseguirsi di pandemie? Noi non lo sappiamo. Ma ora (...) appare un messaggio  sullo schermo in fondo alla carrozza ‘Destinazione Estinzione’. Il riscaldamento  globale, la distruzione della biodiversità, la scarsità d’acqua, più pandemie  distruttive, le crescenti tensioni tra stati, le disuguaglianze sempre più grandi e  oscene ... puntellano la strada per quel destino. Ferma il treno, ferma il treno, ferma il treno!” 



Ma non lo stiamo guidando. Non lo controlliamo. Un fenomeno di rimozione collettiva ci consente di continuare a vivere la nostra quotidianità senza il problema di fermare  il treno”. Prenotiamo le ferie, portiamo ai centri estivi i nostri bambini, ci lamentiamo dell’aumento del costo della vita. Ciò significa che la conoscenza non è sufficiente  per  fermare il treno. È fondamentale che essa si evolva in consapevolezza.

Solo allora nasce in noi la necessità di agire, di tirare il freno a mano. Tuttavia, non il  terrore e la paura debbono essere alla base di una nostra azione consapevole ma la  speranza.  

Noi, gruppo educativo Zero Pfas del Veneto, non andremo, perciò, nelle scuole, per il settimo anno consecutivo, a ripetere “bla bla, bla”, a ribadire quello che tutti, almeno  nel Veneto, bene o male, dovrebbero già sapere sulle cause ed effetti per la salute e l’Ambiente di siffatte sostanze chimiche perfluoroalchiliche. 

Non vogliamo sprecare             tempo perché di tempo ce n’è concesso poco, anzi pochissimo. Nella manciata di ore a disposizione nelle scuole, irrisoria per la complessità e la vastità del problema che trattiamo, per l’empatia da instaurare con i ragazzi, cercheremo di suscitare un sentimento positivo di speranza. La speranza che il treno si possa fermare, la  speranza che, nell’immediato, produce azione. Quale sia l’azione che i giovani  intraprenderanno lo decideranno loro. L’esperienza di questi anni è stata  significativa e tanto numerose sono state le iniziative dei ragazzi da sorprenderci. 

Certamente, non faremo educazione di ‘economia domestica’. Come si fa a credere ancora che la siccità che avanza dipenda dal fatto che ci laviamo i denti senza chiudere  il rubinetto del lavandino? Come si fa, in qualità di medici, dire ad una donna in gravidanza, per quanto riguarda i pfas, di stare attenta alla dieta? Nemmeno nei  negozi biologici si riesce a rinvenire un prodotto, uno solo, su cui ci sia scritto “PFAS  FREE”.

Troviamo, tali sostanze chimiche, nell’acqua “potabile”, probabilmente anche in  quella minerale, ma non ce lo dicono. Sono certamente presenti in una grande  quantità di alimenti che compriamo al mercato.

Il Prof Enzo Merler, medico del lavoro ed epidemiologo, prima di morire, ci ha lasciato una ricerca sui lavoratori della Miteni (azienda che è stata produttrice di  PFAS a Trissino). Essa conferma, in maniera drammatica, la  contaminazione altissima e la correlazione dei PFAS, assunti quotidianamente dagli operai e dagli altri addetti, con le ormai ultra-note  patologie degenerative e mortali.

"E gli altri lavoratori? A dieci e passa anni dalla scoperta dei PFAS nei reflui della Miteni, giù, giù fino a Montagnana e oltre, in nessuna altra fabbrica  del Veneto sono stati ricercati i PFAS nel sangue degli operai. Sono migliaia di persone che lavorano nelle concerie, nelle cartiere nei depuratori, nel  settore della plastica, nella gestione dei rifiuti, nelle produzioni di stoffe  ecc. 

Nemmeno un controllo in dieci anni! Nella regione più inquinata  d’Italia i PFAS non si ricercano nel sangue dei lavoratori! Non fanno parte dei controlli routinari delle visite di fabbrica. La medicina del lavoro  (SPISAL) ignora il problema. Quindi non si fa prevenzione, non si  individuano le specifiche mansioni a rischio, non si interdicono alcune  sostanze ecc. ecc. I lavoratori di cui parliamo, potrebbero anche essere i  genitori dei ragazzi che visitiamo nelle scuole”. 

Sono amare riflessioni, che  condividiamo, di Giovanni Fazio, medico attivista, componente del gruppo  educativo Zero Pfas, fondatore dell’associazione ecologista CiLLSA, il quale  ha ritenuto doveroso realizzare nella Ecofesta in Arzignano proprio un convegno su “PFAS salute e prevenzione nei luoghi di lavoro"  il 14 settembre 2024. 

      Vogliamo proseguire? Non si vietano i PFAS, presenti nei pesticidi in  grande abbondanza, né quelli appositamente introdotti nelle creme per il  mare, tali da consentire di fare il bagno senza che la crema abbandoni la    pelle (impermeabili!).

 Inutile dilungarsi in un criminale elenco di omissioni. C’è chi produce i  PFAS, c’è chi ne consente la produzione e l’uso, c’è chi finge di prendere  misure cautelative, autorizzandone l’assunzione giornaliera fino ad un  certo limite (ovviamente incommensurabile poiché nessuno sa quanti  PFAS ingoia, respira, beve). C’è chi firma petizioni ai parlamentari  nazionali ed europei perché venga bandita la produzione dei PFAS. Lo  facciamo anche noi anche se abbiamo scarsissima fiducia di un interessamento reale da parte del Governo e dei parlamenti. Nel  frattempo, il dottor Francesco Bertola, presidente ISDE di Vicenza, con la  sua meritoria ricerca sui ragazzi, nati da madri contaminate da PFAS,  scopre che molti di loro hanno problemi importanti della sfera riproduttiva. Lo confermano anche gli studi in vitro dell’emerito prof.re Calo Foresta dell’Università di Padova. Chi ci sta leggendo assume, anche  lui, una buona dose di PFAS quotidiana.

Il problema non è tecnico bensì politico. È il risultato di una società  ingiusta dove prevalgono gli interessi economici e commerciali sul diritto  alla vita e alla salute. Non prenderne atto; non agire, di conseguenza, è  pura ipocrisia o connivenza (a rischio) col sistema. 

RIBELLARSI è giusto. Contro l’ingiustizia evidente e la sopraffazione dei diritti fondamentali della vita non resta, in effetti, che ‘insorgere’! Non puoi  startene con le mani in mano se ti rovinano chimicamente tuo figlio di  diciannove anni; è quello che sta avvenendo e che avverrà sempre più  frequentemente se non fermiamo i responsabili. È una constatazione dura  ma necessaria. Non esistono altre alternative. Dobbiamo riprenderci i  diritti, che ci appartengono, con le nostre mani, con la nostra azione. Se

assisti, per strada, all’aggressione di una donna devi intervenire subito per salvarla; non è certo necessario prefigurare una società senza stupri per  farlo. Lo si fa e basta.

Ribellarsi è giusto anche se non hai prefigurato “La città del sole”, di Campanella o l’“Utopia” di Thomas More. Ribellarsi significa agire,  impedire il male adesso e tutti insieme. Per il resto, si vedrà. 

Noi, gruppo educativo, evidenzieremo tale aspetto agli studenti, in una visione sistemica dei problemi. Ribadiremo, infatti, che i cambiamenti  climatici e la contaminazione chimica sono due facce della stessa medaglia  e stanno interagendo in maniera sinergica, diventando una minaccia  esistenziale su scala globale.

Come reagire? Come sperare ancora? La risposta ce la danno i ragazzi, con  la loro partecipazione all’itinerario educativo e le tante “buone pratiche”  che prefigurano un’azione più vasta ed efficace.

 


Partiremo, in continuità con quanto emerso nella relazione finale di giugno  2024 (in Pfas.land. organo di informazione on line del Movimento che ci  ha accompagnato sostenendoci per sei anni. Ad agosto 2024 ha chiuso la  sua attività progettuale), al termine di un anno di lavoro con le scuole, a  cui rimando per chi volesse approfondire.

Abbiamo finora, in sei anni consecutivi, già incontrato 8500 studenti, oltre a 1500 adulti (genitori, docenti). Inizieremo da lì, per parlare di speranza  nell’azione. Cercheremo di convincere i ragazzi che il destino non è  segnato. Il futuro non è scritto: nessuno può prevederlo. Come diceva  Piero Angela, qualsiasi futuro è possibile. Lo costruiamo noi stessi, giorno per giorno, attraverso ogni decisione presa (o non presa), con il nostro comportamento e con le nostre scelte.

Quello che facciamo conta. Sia come individui, ma molto di più come parte di una comunità. Bisogna farsi sentire. Tenere alta la tensione sul  problema, accendere un faro di attenzione su chi ostacola il cambiamento,  sui responsabili reali, sia di quelli che operano direttamente che su coloro  che agiscono omissivamente.

Contestare le falsità con cui ci propinano i veleni, contrastare chi non garantisce, a tutti i livelli, la nostra salute. Pensiamo intensamente alle  nostre mamme, alle nostre sorelle, ai nostri figli a tutti coloro che, ignari,  sono vittime di un avvelenamento collettivo preordinato a scopo di  profitto. Contestiamo i politici che ci tradiscono; indichiamoli per nome,  neghiamo il nostro consenso in maniera forte e chiara a chi è complice, in

modo che capiscano che non lo avranno più, che non li voteremo se non

prenderanno decisioni forti, concrete per contrastare il male che ci distrugge.

Mettiamo alla berlina chi trae profitto dalla produzione, il commercio e l’uso dei PFAS. Agiamo concretamente contro i PFAS. Stimoliamo le  soluzioni alternative e boicottiamo pubblicamente i prodotti che   contengono PFAS e chi li produce.

Difendiamoci da chi continua a temporeggiare come ha fatto fino ad ora. Assumiamo, in definitiva, la buona disposizione a ribellarci, se necessario,  con una grande speranza cocciuta e combattiva, pur in tempi gravi senza  speranza, quelli, per intenderci, in cui viviamo. Pratichiamo una speranza  attiva che ha forti fondamenti nella nostra azione. Creiamo un mondo  basato sul mutuo riconoscimento della dignità umana. Contrastiamo, prima di tutto, l’indifferenza generale mettendo a fuoco il reale

problema che riguarda ognuno di noi, la nostra vita, la nostra salute, il nostro futuro.

 

dialogo tra una studentessa e la coordinatrice del progetto  Bisogna  fermare il treno, salvarsi la pelle e scendere. Poi si rileverà il da farsi. 

Jane Goodall, etologa e antropologa ( la citiamo spesso nei nostri post su Generazione Speranza), nel “Il libro della speranza. Manuale di  sopravvivenza per un pianeta in  pericolo” (Bompiani) avvisa "La speranza  non cancella le difficoltà e i pericoli che esistono, ma allo stesso tempo non si fa sconfiggere da questi. C'è tanta oscurità, ma sono le nostre azioni a  riportare la luce". Ne facciamo tesoro. 

Donata Albiero

Allegati

LETTERA ALLE SCUOLE CON ITINERARIO EDUCATIVO A.S. 2024 2025

https://drive.google.com/file/d/14OwL_RzotPbVyrCAjqaTvtEd_AVGaqr8/view?usp=drive_link

 

COMUNICATO STAMPA

https://drive.google.com/file/d/18jDYjBRZlBroloI7MB8siA5fCvqqLe-m/view?usp=drive_link

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