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martedì 19 novembre 2019

ASSEMBLEA DEI COMITATI VENETI VERSO L'UNITA' DEL MOVIMENTO





Cari amici
I gravi disastri che oltre alla nostra amata Venezia stanno colpendo diverse città e regioni italiane non sono un puro evento meteorologico ma l’ennesimo avvertimento che ci manda madre terra per fermare chi ancora pensa di fare affari impunemente sul corpo devastato della natura, cementificando i territori, sventrando le montagne, accendendo inceneritori, continuando a usare energia fossile aumentando di giorno in giorno il carico di anidride carbonica nella nostra atmosfera.
Ognuno di noi è cosciente dell’eccezionalità di questo momento della storia dell’umanità e della gravità di ciò che accade, nel pianeta e nella nostra regione.
Ignorare questi segnali ci spingerebbe, con un viaggio senza ritorno, verso la fine, a breve termine e non fra cento anni, della nostra civiltà e forse del genere umano, travolto insieme a milioni di specie animali e vegetali.
Chi arraffa gli ultimi frutti avvelenati di questa dissennata distruzione sono i soliti politici e imprenditori responsabili dell’affondamento di Venezia e della nostra Regione.
         Per tutti gli altri resta il desolato panorama di terre e fiumi inquinati, di città soffocate dagli scarichi dei veicoli e delle industrie, cibi avvelenati, lavori, sempre più precari e parcellizzati, che non offrono alcun avvenire e la prospettiva di pensioni da fame, se ci arriveremo, movimenti migratori sempre più massivi guerre e carestie.
È ORA DI RISPONDERE ALL’APPELLO: ORA O MAI PIU’
Ci giunge, da tanti comitati e gruppi di cittadini, la richiesta di UNITA’ DEL MOVIMENTO, un nuovo livello di aggregazione e un nuovo approccio istituzionale.
È una richiesta urgente che ci viene da tutti coloro che soffrono le conseguenze di questo sviluppo dissennato, una richiesta a cui, responsabilmente non possiamo non dare una RISPOSTA FORTE ED EFFICACE.
  La gravità della situazione ci impone di mettere da parte ogni riserva mentale e di rimboccarci le maniche, guardando esclusivamente al presente, al futuro prossimo e al diritto dei nostri bambini di averne uno accettabile.
Questi, in estrema sintesi, i motivi per i quali vi invitiamo a partecipare personalmente a questo importantissimo evento.

ASSEMBLEA DEI COMITATI E ASSOCIAZIONI VENETE
SABATO 23 NOVEMBRE 2019 DALLE 09.30 ALLE 18.30
PADOVA VIA TOBLINO 53 – MANDRIA (Fondaz. Opera Immacolata)


PROGRAMMA DELL’ASSEMBLEA
- dalle 09.30 alle 13.00   interventi sulle singole questioni di grande rilevanza.
- Intervallo di un’ora per pranzo (il pranzo costa 14 euro, prenotare almeno tre giorni prima scrivendo a micheleboato@gmail.com
- dalle 14 alle 18.30, si prendono le decisioni assembleari su:
1. priorità comuni, su cui impegnare le nostre energie regionali,
2. struttura e nome della rete regionale di comitati e associazioni,
3. prime (forti) iniziative comuni nei mesi di dicembre e gennaio.
Al primo intervento di Titta Fazio (No Pfas) seguono gli interventi di chi lo chiede attraverso la scheda che consegniamo all’entrata, con cui chiediamo anche:
- la mail dei partecipanti (per restare in contatto con una mailing list)
- un contributo (da 2 euro in su) per pagare la sala (300) e l’operatore (180), totale 480 euro.
Gli interventi dal palco verranno intervallati da una decina di interventi in video di 5 minuti, tra cui quello di don Albino Bizzotto (quel giorno è relatore a Torino).
L’assemblea è aperta a tutte le persone impegnate per l’ambiente, la salute e la solidarietà sociale.

ASSOCIAZIONI ADERENTI


(Amica Terra-Gaiarine, Amico Albero-Mestre, Aranova-Pederobba, Ass.Vegetariana, Beati i Costruttori di Pace, Centro A. Langer VR, CiLLSA, Criaave-Cittadini per Rimozione Impatto Amb.Aeroporto Ve, Codacons- Mestre, Com.Allagati  Favaro, Com.No inceneritore Padova, Com.per la pace Castelfranco, Com.Terre Nostre-Villadose, CoVePA-Com.Veneto Pedemontana Alternativa, No inceneritore-Schio, Ecoistituto del Veneto, Eddymburg, Forum dell’aria, Forum, ISDE Padova(Medici per l’Ambiente), Rifiuti Zero, Mountain Wilderness, Mov. dei Consumatori, Mov. Nonviolento, Opzione Zero, PAN-Italia-No Pesticidi, Per altre strade, PFAS.Land, Salviamo il paesaggio, Soccorso pop. Mira, Stop Pedemontana, Tera e Aqua, Valore Ambiente-Mirano, VeneziAmbiente, Venezia Cambia) 







lunedì 11 novembre 2019

RINO MASTROTTO E STEFANO FRACASSO CHIEDONO LA COSTRUZIONE DI UN INCENERITORE AD ARZIGNANO



RISPONDIAMO: “ABBIAMO GIA’ DATO”



Il 25 ottobre c.a. la testata on line VVOX pubblica un’intervista a Rino Mastrotto, noto imprenditore della concia, presidente dell’omonimo gruppo conciario di Trissino (uno dei più grossi d’Italia), vicepresidente dell’Unione Nazionale Industria Conciaria (UNIC) e presidente della sezione concia di Confindustria Vicenza.

Il fatturato del Rino Mastrotto Group, è di oltre 300 milioni di euro.
Ci troviamo pertanto di fronte ad un milionario che vanta stabilimenti in Brasile e in Svezia, oltre a quelli del Veneto e che è in procinto di aprirne uno in Toscana a Santa Croce sull’Arno. Il suo cruccio è, da sempre, il “trattamento dei fanghi” prodotti dall’attività del distretto concia di Arzignano: 8.550 addetti, 455 imprese e una produzione di 2.825,5 milioni di euro (dati di fine 2018).



Da anni “Trattamento fanghi” nella valle del Chiampo è sinonimo di “Inceneritore”, sogno irrealizzato delle lobby della concia.
Non solo la parola “inceneritore” è bandita dal lessico dei giornali e delle TV locali, sempre attente a non dispiacere ai signori della concia, ma anche altri sinonimi come “gassificatore” o “termovalorizzatore” sono parole da non pronunciare e non scrivere mai, se non si vuole toccare il nervo scoperto dei cittadini che a più riprese si sono opposti a ulteriori pratiche inquinanti.

Già adesso gli abitanti di Arzignano e dintorni soffrono per essere uno dei comuni in cui l’acqua del rubinetto contiene dai 26 ai 90 nanogrammi di PFOA, a seconda della stagione e delle piogge che provocano l’innalzamento della falda, e di non poter contare né sulla installazione di filtri a carboni attivi, come è stato fatto per altri comuni inquinati né, tanto meno sulla progettazione di nuovi acquedotti.
La parola impronunciabile è sempre nel cuore dei big fin dal lontano 1986 quando l’allora sindaco Severino Trevisan aveva approntato un progetto per incenerire circa 569 tonnellate di fanghi al giorno.
Allora si costituì immediatamente un comitato che raccolse in poco tempo più di 10.000 firme e costrinse sindaco e conciari ad archiviare il progetto.
         Malgrado ciò, periodicamente, c’è qualcuno che ci riprova.
Presentazione del progetto del nuovo inceneritore a Montecchio M.
Recentemente l’AD di Acque del Chiampo, la società che gestisce l’acquedotto e i depuratori di Arzignano e Montebello, è tornato all’attacco proponendo un inceneritore da 50.000 tonnellate annue (i due depuratori, insieme non ne producono più di 36.000) ma, onde evitare la sollevazione generale degli abitanti della zona, insieme ai sindaci che hanno aderito al progetto,  ha incluso tra le condizioni inviolabili del nuovo impianto la clausola secondo cui la struttura dovrebbe essere costruita al di fuori del territorio dei comuni facenti parte del bacino.


È in particolare questa clausola che fa arrabbiare Rino Mastrotto:

 “…  il progetto arriva in ritardo. Il bando è una messa in scena, l’ennesima. Io non ci credo. Avrebbero dovuto farlo prima ... ma nessuno ha voluto prendersi la responsabilità. Il Comune di Arzignano ha avuto paura perché quando era tutto pronto (durante il doppio mandato di Giorgio Gentilin n.d.r.) si sono resi conto che politicamente avrebbero potuto perdere consensi … Acque del Chiampo e Medio Chiampo hanno scelto di non realizzare l’impianto trattamento fanghi nell’area del distretto locale. … È da anni che dico: prima di tutto deve nascere un progetto che rispetta l’ambiente, poi si costruirà dove va fatto.”

Più volte Mastrotto, ripete di essere per il rispetto dell’ambiente ma la sua richiesta di costruire un inceneritore è già di per sé una smentita del suo preteso ambientalismo e quella di costruirla “dove va fatto” cioè accanto al depuratore di Arzignano, non brilla certo di rispetto per l’impatto ambientale che tale struttura avrebbe per i circa 60.000 cittadini che abitano nella zona.

Il giorno dopo, a sostegno delle tesi dell’imprenditore conciario, arriva su VVOX la risposta di Stefano Fracasso, ex sindaco di Arzignano e attuale capo gruppo consiliare del PD in Regione:

  “…. Mastrotto ha certamente centrato le prospettive del comparto e la sua esperienza imprenditoriale è testimonianza di capacità di lettura delle dinamiche del mercato. Ha centrato pure l’accusa alla politica di inconcludenza e paura nell’affrontare la soluzione al trattamento dei fanghi di depurazione…
E il bando per costruire un impianto di trattamento ovunque, ad eccezione di dove quei fanghi si producono è l’epilogo dell’ipocrisia. Ci si vuol tenere i soldi e l’occupazione della concia ma non i necessari interventi di sostenibilità ambientale ed economica. …
…. non avevo mai pensato che la soluzione fosse esternalizzare, che il motto fosse “lontano dagli occhi, lontano dal cuore”.
Se una soluzione è ambientalmente sostenibile fuori dal distretto perché non lo può essere nel distretto? E dove se non nel distretto una soluzione può essere capita e socialmente accettata se non dove la ricchezza che la concia genera si distribuisce? Sorprende pure il silenzio degli attuali sindaci della valle del Chiampo, nessuno che si senta in dovere di affrontare a viso aperto la questione.
Non si vive di solo facebook, ci vuole anche lavoro, reddito, investimenti, sostenibilità; nei comuni se ne discute? Ci attendono altri dieci anni di in-decisioni? Non credo che l’economia e l’ambiente della valle se lo possano permettere.”


Si sentiva proprio il bisogno di questo energico appoggio ai big della concia da parte dell’esponente del PD. Secondo la sua teoria la soluzione del problema consiste nel costruire un inceneritore “là dove quei fanghi si producono”.
 È la logica seguita da sempre da tutte le aziende della zona, a partire dalla Miteni che ha seppellito tonnellate di rifiuti e sversato tonnellate di reflui, “là dove quei fanghi si producono” con il bel risultato che tutti conosciamo, dal momento che sversare reflui e fanghi nell’alta pianura veneta significa inquinare la più grande falda acquifera d’Italia.
 È la stessa logica praticata da più di cinquant’anni dai conciari arzignanesi che hanno riempito abusivamente tutte le cave di ghiaia dei dintorni “dove la ricchezza che la concia genera si distribuisce, lasciando per anni che i percolati raggiungessero la falda sottostante e successivamente costruendo ben nove discariche tutte attorno al depuratore, senza alcuna considerazione dell’impatto ambientale che tale mole di rifiuti conciari rappresenta per la falda acquifera sottostante.


 Si tratta di una bomba ad orologeria, costituita da milioni di tonnellate di rifiuti conciari, separati dalla falda, a volte affiorante, solo da un sottile telo di plastica e una spolverata di argilla, inadeguata a sostenere cotanto peso.

 Forse la vera ipocrisia è stata quella di ritenere che questo fosse il luogo più idoneo per interrare rifiuti conciari, così come Miteni pensava che il più idoneo fosse quello di Trissino.

         L’idea di Fracasso è davvero originale sotto il profilo ambientale poiché, da che mondo è mondo, la localizzazione per gli impianti di trattamento rifiuti dovrebbe essere individuata dopo una accurata analisi idrogeologica del territorio, delle risorse acquifere che potrebbero essere compromesse, dei centri abitati adiacenti, dell’orografia, della logistica, delle correnti atmosferiche e delle colture della zona. Si chiama analisi dell’impatto ambientale che dovrebbe essere effettuata da specifiche commissioni di esperti che, fino ad oggi, se ne sono sempre fregati.  

         A parte il fatto che anche Fracasso adotta anche lui il neologismo “trattamento fanghi” per indicare il termine “inceneritore”, in linea con il lessico prudente degli inquinatori di sempre, tutte le condizioni per considerare l’area alle porte della città come idonea all’impianto di incenerimento, mancano.
         A parte il fatto che l’uso di bruciare i rifiuti è considerato molto dannoso per le comunità adiacenti agli inceneritori (vedi studio SENTIERI e molti altri), a parte il fatto che la UE sta per bandire definitivamente tale tecnica, per vari motivi, non ultimo quello del riscaldamento terrestre, bruciare i fanghi è anche molto dispendioso e l’energia che se ne potrebbe ricavare è troppo poca perché il gioco valga la candela. Naturalmente a ciò sopperisce il lauto finanziamento che queste strutture ricevono dallo stato, attraverso “incentivi verdi”. Si tratta pertanto di un ottimo affare per costruttori e gestori privati degli impianti, ancora una volta totalmente a spese nostre:
E dove se non nel distretto una soluzione può essere capita e socialmente accettata se non dove la ricchezza che la concia genera si distribuisce?

E già noi cittadini inquinati, le migliaia di persone ammalatesi e decedute per tumori e patologie derivate dalle sostanze tossiche sparse sui terreni, nell’acqua e nell’aria, siamo degli ingrati e dovremmo ringraziare i nostri benefattori e coloro che come Fracasso li incensano in nome del nuovo dogma sulla nuova sostenibilità ambientale legata al campanile.

Un recente report dell’ARPAV sull’inquinamento atmosferico di Arzignano 2018

Riporta dati ancora più sconfortanti di quelli registrati a Vicenza e Schio e minacciosi perché le tabelle ricavate dalle centraline mobili, ci informano che polveri sottili e toluene sforano bellamente le norme di sicurezza europee.

La cosa più grave è che tali misure sono state effettuate in Via Mazzini e in via Cazzavillan. Cioè sono misure che si riferiscono ad un’area urbana adiacente alla scuola primaria (elementare)Fogazzaro.

Altri veleni repertati non superano la soglia prevista ma sono abbondantemente presenti, come l’ozono, il benzo(a)pirene, il monossido di carbonio che risulta con valori meno alti perché misurato da una centralina posta molto in alto, attaccata al palo della luce. Il monossido di carbonio infatti è un gas pesante che in assenza di venti o di spazi aperti, permane nel luogo dove è stato emesso dagli scappamenti delle auto per 24 giorni circa. Pertanto, l’ultimo tratto di via Mazzini, è detto “La valle della morte” in considerazione della strettezza della strada e dell’altezza delle abitazioni. È superfluo elencare le patologie che provoca una miscela di inquinanti come quella rilevata da Arpav per il 2018 nella città delle pelli.
A questa miscela di tossici prodotti dal traffico automobilistico che rastrella la città dalle due alle quattro volte al giorno, si aggiungono le emissioni del distretto della concia.
A chi si sbraccia per costruire una nuova fonte inquinante in loco diciamo: “Grazie, siamo già a posto”. Fa specie che un miliardario non si sia ancora stancato di accumulare quattrini, proponendo simili impianti e che il portavoce regionale del PD gli faccia da stampella.

        
Non siamo indifferenti ai problemi sollevati dai produttori di pelli, e anche dal trasporto dei fanghi verso lo smaltimento, tuttavia riteniamo che il problema non si risolve dalla coda, cioè dai rifiuti, ma dalla testa e cioè attraverso un radicale cambiamento di materie prime e tecnologie usate, dalla raccolta differenziata (circa metà dei fanghi potrebbero diventare materia seconda), ma anche da una analisi dei costi-benefici che la produzione delle pelli rappresenta per l’intera zona, dallo studio dei problemi ancora insoluti dell’avvelenamento massiccio delle acque (anche da parte delle PFAS, presenti nei reflui industriali. Ne sanno qualcosa cittadini, allevatori e agricoltori a valle dello sbocco del dotto A.Ri.C.A.).


 Riteniamo altresì che nel bilancio del budget complessivo del distretto concia debbano far parte anche i costi sociali ingentissimi derivati dalle spese per un inquinamento massivo del territorio e delle persone. Diversificazione e delocalizzazione su siti più idonei dovrebbero entrare nel merito di una analisi complessiva che non è stata mai fatta.

         A chi si facesse incantare dallo pseudo ecologismo campanilistico dei due, ricordiamo che, da sempre, ci siamo battutti contro la costruzione degli inceneritori, sia ad Arzignano che altrove, ci siamo battuti per salvaguardare l’aria e la salute degli Arzignanesi, ma anche quella degli abitanti dei comuni vicini e, soprattutto, per la salute dei bambini, prime vittime dell’inquinamento ambientale. Il cinismo con cui tali strumenti vengono proposti come soluzione all'ingente inquinamento, prodotto dall'attuale attività della concia, è misura dell' etica che li sottintende:"Prima i schei e dopo la salute". E' questo principio barbaro e immorale che noi combattiamo in nome di tutte le persone che a causa di ciò si sono ammalate e sono morte, in nome dei nostri bambini che hanno diritto di vivere in un ambiente sano e non contaminato da diossine e cromo esavalente, in nome del diritto alla vita e all'ambiente che in questi terribili tempi di devastazione ambientale viene ogni giorno di più negato. 

Giovanni (Titta) Fazio



  



mercoledì 24 luglio 2019

ALTERNANZA SCUOLA LAVORO ANCHE PER GLI INSEGNANTI



AVVENIRISTICA INIZIATIVA AVVIATA IN VENETO

Apprendiamo da un comunicato, sul quale campeggia una accattivante foto dell’assessora Elena Donazzan, la recente istituzione da parte della Regione di un nuovo corso formativo per gli insegnanti veneti (delusi dalla mancata realizzazione dell’autonomia regionale)

 “Prof a scuola di impresa e aziende alla scoperta del sistema educativo regionale: l’incrocio formativo tra scuola e aziende è l’obiettivo dell’iniziativa sperimentale avviata in Veneto da Regione e Ufficio Scolastico regionale, nell’ambito del protocollo di intesa sull’alternanza scuola-lavoro siglato con le parti datoriali e sindacali”.

(I sindacati, infatti, anche questa volta, non potevano deludere le aspettative del mondo della scuola).

Finalmente gli insegnanti delle scuole Arzignanesi potranno andare ad imparare dai conciari come si preserva il territorio dall’inquinamento.

 Sarà molto istruttivo, un vero spasso, per i bravi professori, aggirarsi tra bottali e sacchi di perfluorati, scoprendo come vengano scaricate legalmente e quindi impunemente, tonnellate di solfati, cloruri, cromo e altre fetenzie nel fiume Fratta Gorzone per la gioia delle centinaia di migliaia di cittadini che vivono a valle del nostro favoloso depuratore consorziale.
Una vera occasione da non perdere.

Sottolinea il comunicato della bella assessora

“L’iniziativa, battezzata “Si-Fa, la Scuola innovativa, si fa spazio in Azienda” … e punta a potenziare e sviluppare forme sempre più qualificate di alternanza scuola-lavoro.Sono certa che questo nuovo strumento di alternanza, che rinforza il modello veneto dell’educazione, potrà diventare il modo per superare le reciproche diffidenze e portare quella giusta contaminazione tra esperienze e storie diverse, quella della scuola e quella dell’impresa”.

Gli insegnanti in verità erano in trepidante attesa di questa contaminazione e di conoscere dal di dentro “storie diverse”.



 Per esempio, come si costruisce in venti anni, senza mai venirne a capo, una superstrada pedemontana (a spese dei cittadini veneti) per assicurare lauti incassi al costruttore.

 Ci sono in queste mirabili imprese dei know how che sfuggono ai comuni mortali ma finalmente, con la contaminazione, forse potremo sopperire alla nostra incresciosa ignoranza. 

 
C’è poi da imparare a Vicenza come si costruisce illegalmente un tribunale in un terreno alluvionale. 

Sono cose difficilissime da portare a termine, ma la nostra imprenditoria è più in gamba di super man e arriva là dove i comuni mortali non oserebbero mai.


 Potremmo elencare tante imprese gloriose che fanno dei nostri imprenditori una classe speciale capace di trasmettere valori e saperi ai nostri modesti insegnanti;

per esempio il modo come siano stati capaci di spendere 5 miliardi per il MOSE senza che nessuno protesti perché non funzionerà mai. Sono abilità innegabili che i nostri poveri insegnanti non mancheranno di apprezzare.


 E che dire del turismo!
Bravissimi i nostri imprenditori del divertimento a far sfilare le grandi navi davanti a San Marco e al Palazzo Ducale. Ma nemmeno in America! Altro che Disney Land!





Non ci dilungheremo sulle magnifiche opportunità che offre il Trevigiano, dove non solo si irrorano vigne e territori con sostanze chimiche di prim’ordine ma si riesce a farlo togliendo posti agli ospedali. Una magia che sconvolge anche la mente del nostro Governatore.


E' infinita  la serie di innovazioni e soluzioni impensabili. Per quanto riguarda la finanza, per esempio, è tutto da imparare il metodo con cui far fallire due banche e farla franca; oppure l'assolutamente grandiosa innovazione nel campo dello smaltimento dei rifiuti, utilizzando i sottofondi autostradali per i rifiuti di fonderia. 

Insomma è proprio vero, l'imprenditoria veneta non ha più niente da imparare da quella partenopea. 

Anche per quanto riguarda l'infiltrazione mafiosa nelle aziende del territorio non siamo rimasti indietro a nessuno.

Tirando le somme, per gli insegnanti, questa opportunità di apprendere dalla viva voce degli imprenditori è una vera golosità, un'occasione unica che solo il Veneto può dare. 

Tornando a casa qualcuno mediterà sulla lezione di vita impartita, con arguta filosofia, dall’ultimo conciario: “Par far schei no ghe sé bisogno de studiare”

Davanti a tanta atavica saggezza si chiederanno, pensando con tristezza all’ultimo aumento di stipendio di 20 euro elargito dal governo, che cosa hanno studiato a fare ma anche che cavolo di lavoro totalmente inutile (per far schei) hanno intrapreso
  
Conclude l’assessora:

Ringrazio l’Ufficio scolastico regionale che ha subito colto la valenza dell’iniziativa e ha supportato e valorizzato questa significativa innovazione…A chi si spaventa per una eccessiva autonomia della scuola e nella scuola, rispondo con il nostro metodo di lavoro, fatto di obiettivi per il miglioramento della qualità del sistema educativo e di profonda collaborazione tra i diversi soggetti del territorio, di cui la scuola è parte integrante”.

Giovanni Fazio