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sabato 22 settembre 2018

PFAS : NUOVE PROVE SCIENTIFICHE DALL’AMERICA



L'esposizione ai PFAS comporta «inequivocabilmente» gravi danni ai reni.

I BAMBINI SONO I PIU’ ESPOSTI


Lo conferma uno studio pubblicato lo scorso 13 settembre sul Clinical Journal dell'American Society of Nephrology

Il professore John Stanifer della Duke University di Durham, autore della ricerca dichiara:
 «I reni sono organi molto sensibili, soprattutto quando si tratta di tossine ambientali che possono entrare nel flusso sanguigno …

Poiché così tante persone sono esposte ai prodotti chimici che rientrano nella famiglia dei PFAS e agli agenti sempre nuovi come il GenX, era per noi fondamentale comprendere il rapporta tra queste sostanze chimiche e le malattie renali.
 Ci sono diversi modi in cui queste sostanze possono causare danni ai reni ….
Per comprendere la correlazione tra i PFAS e le malattie renali abbiamo effettuato le nostre ricerche sistematicamente su pubblicazioni mediche dal 1990 al 2018: ricerche epidemiologiche, farmacocinetiche, tossicologiche, e abbiamo incluso nella ricerca dati clinici, istologici, molecolari e metabolici.
Il professore John Stanifer della Duke University di Durham
 In totale abbiamo analizzato 74 studi di cui 21 epidemiologici,13 farmacologici e 40 tossicologici.


Tre studi epidemiologici effettuati sulla popolazione dimostrano l’associazione tra esposizione ai PFAS e bassa funzione renale.
Proseguendo, in dieci studi tossicologici si sono dimostrate modificazioni istologiche a livello tubulare e cellulare provocate dall’esposizione ai PFAS;
 cinque studi farmacocinetici dimostrano che i reni sono la maggiore via di eliminazione dei PFAS.
 Infine numerosi studi dimostrano, per altre vie, che l’esposizione ai PFAS è collegata a malattie renali.
Sono ormai accertate l’associazione tra PFAS e scarsa funzionalità renale e la prevalenza di malattia renale cronica nei soggetti esposti.
Questi effetti sono sati riscontrati anche nei bambini.
Ed è particolarmente preoccupante che i bambini abbiano una maggiore esposizione a queste sostanze chimiche rispetto agli adulti.”
Concludendo “dalla ricerca si evidenzia che nel rapporto tra ambiente e malattie renali sta emergendo un crescente corpo di evidenze anche se restano ancora molte domande sul modo in cui i PFAS agiscono.”





Particolarmente penoso e ridicolo appare, dopo la lettura delle dichiarazioni del professor John Stanifer quanto pubblicato su Giornale di Vicenza giovedì 20 settembre 2018 nella rubrica “Lettere” Pagina 47:

“Il Servizio epidemiologico dell'Ulss 8 ha già affermato che gli effetti delle sostanze perfluoroalchiliche (PFAS) sulla salute umana "sono poco conosciuti, ma si è visto che possono determinare delle alterazioni di tipo metabolico, se associate a scorretti stili di vita, portare allo sviluppo di malattie croniche".

Ci domandiamo se questi dottori della nostra Ulss abbiano mai letto qualcosa della letteratura internazionale dove gli effetti delle sostanze perfluoroalchiliche (PFAS) sulla salute umana sono, contrariamente a quanto essi affermano, ampiamente descritti.

 Ci chiediamo anche se abbiano avuto sentore degli studi del Prof. Foresta che dimostrano il rapporto tra PFOA e i recettori del testosterone, o se siano al corrente del fatto che tale sostanza può determinare alla 11^ settimana di gravidanza gravi lesioni al feto che ne comprometterebbero lo sviluppo e l’identità sessuale. 

Dichiarano questi dottori, su un giornale ampiamente rassicurante,  che queste sostanze fanno male “se associate a scorretti stili di vita”.

Allo stesso modo ci chiediamo se il dott. Giorgio Gentilin sia al corrente dei danni renali che l’esposizione ai PFAS può arrecare a bambini.

Avete mai pensato che un bambino di 10 chili se beve un litro d’acqua in un giorno beve l’equivalente di un decimo del proprio peso corporeo? E che se un adulto di 80 chili dovesse bere in proporzione al bambino dovrebbe bere 8 litri di acqua al giorno? Non è difficile quindi capire che un bambino di dieci chili riceve, in proporzione, una dose di PFAS otto volte superiore a quella di un adulto, e questo mentre si trova nella più delicata fase del suo accrescimento.

Signor sindaco, non c’è bisogno dell’autorizzazione della ULSS 8 (che, tra l’altro abbiamo visto come la pensa, cosa sa e cosa non sa) per emettere un’ordinanza che vieti negli asili, nelle mense scolastiche e alle donne in gravidanza l’uso dell’acqua del rubinetto e rifornire di acqua veramente potabile i bambini.

 Si tratta del cosiddetto PRINCIPIO DI PRECAUZIONE EUROPEO (se lo vada a leggere) che è appunto stato fatto per situazioni simili alla nostra, in cui, sebbene l’acqua dei nostri acquedotti comunali rientri, secondo acque del Chiampo, entro i limiti di performance per i PFAS stabiliti da un decreto regionale, non vi è alcuna prova scientifica che tali limiti, come del resto i precedenti del 2015, rappresentino una garanzia rispetto ai rischi di cui sopra.




E ai genitori consiglio di non scommettere sul sindaco: nel dubbio viene prima la salute del vostro bambino.
Non stiamo chiedendo altro che acqua pulita e non inquinata!

Giovanni Fazio

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