L’ha rivelato un gruppo di ricerca dell’Università di Milano: le vongole
dell’adriatico hanno livelli 9 volte superiori ad analisi fatte nel 2013 al delta
del Po.
Il dipartimento di prevenzione veneto però non se ne era accorto.
La sconvolgente notizia reiterata dall’Arena di Verona e dal Giornale di Vicenza,
conferma ciò che da tempo stiamo dicendo.
L’inquinamento dell’acqua è solo la punta dell’iceberg di un fenomeno molto
più vasto ed esplosivo. Una parte importante
dell’agroalimentare del Veneto è fortemente compromessa.
E’ questa la notizia che trapela dai dati del monitoraggio effettuato dall’Istituto Superiore di Sanità nella cosiddetta Zona Rossa dove sono state trovate uova, fegato di maiale e
altri alimenti fortemente inquinati da PFAS.
Lo avevamo già comunicato con una
dettagliata relazione alla “Commissione
Parlamentare di Inchiesta sulle attività illecite connesse al ciclo dei
rifiuti e su illeciti ambientali ad esse correlate” in una udienza tenutasi nella prefettura di Vicenza nel Settembre del
2017.
Lo abbiamo comunicato in una dettagliata relazione alla Commissione Regionale di Inchiesta sui PFAS il
17/12/2017
Abbiamo anche denunciato in vari post e alle stesse Commissioni che la TDI (Acceptable Day Intake), in
italiano DGA (Dose Giornaliera
Accettabile) che viene proposta per valutare la commestibilità o meno di un
alimento che contiene sostanze tossiche, è una misura che non ha alcun fondamento scientifico ma serve solo a consentire alle industrie di smerciare derrate di alimenti
inquinati (secondo i limiti di legge).
Per quanto riguarda i PFAS tale metodo di misurazione della nocività dei
tossici negli alimenti è doppiamente falsa.
Infatti, e ormai lo sanno tutti e non solo gli addetti ai lavori, i PFAS sono molecole che appartengono alla classe dei POPs e
cioè sono sostanze che una volta ingerite dagli organismi viventi, compreso
l’uomo, non vengono smaltite rapidamente e si
accumulano, giorno dopo giorno, impiegando anni per cominciare ad essere
eliminate.
Pertanto è semplicemente ridicolo e intellettualmente disonesto il concetto
stesso di dose giornaliera accettabile perché quella dose si accumulerà con le
successive nel corso dei giorni e degli anni senza possibilità di essere
espulsa.
la mensa dei beati costruttori di pace |
Eppure, come annunciato dal Giornale di Vicenza di oggi, è proprio la nuova edizione della DGA che i vertici
politici e amministrativi che dovrebbero tutelare la nostra salute, stanno
aspettando per dirci che cavoli, patate e uova pieni di PFAS saranno
perfettamente commestibili.
Per noi l’unica dose giornaliera
accettabile di PFAS è uguale a ZERO,
perché il buon Dio non ce li ha messi i Pfas nel nostro pane quotidiano, ce li
ha messi Nardone (AD Miteni) e tutti
quelli che in un modo o nell’altro sono diventati e diventano suoi complici.
E’ quindi sbagliato e controproducente utilizzare i cosiddetti nuovi limiti
designati dall’EFSA e ingannare le persone dicendo che la loro applicazione garantirà cibi sani.
E’ sbagliato e al limite della criminalità basarsi su questi limiti per la protezione delle donne
gravide, dei bambini e dei feti.
Intervento a Montecchio M. in occasione dell'icontro col magistrato Felice Casson |
Tutto ciò è ampiamente provato
checché ne dica il Giornale di Vicenza che, tra l’altro si contraddice
clamorosamente citando, nell’articolo di oggi gli studi del Prof. Carlo Foresta e del Prof. Ernesto Burgio.
Nei post di cui alleghiamo i LINK questi
concetti sono chiaramente espressi.
Riportiamo un brano del Giornale di Vicenza di oggi
“… Alcuni studi
epidemiologici, d’altro canto, avevano messo in luce che nell’area più a
rischio c’è una mortalità più alta
per patologie legate al ciclo del colesterolo,
alla tiroide, a malattie della gestazione, ad alcuni tipi di tumore ed a patologie dell’apparato urogenitale.
Dopo che l’endocrinologo
dell’Università di Padova prof.Carlo
Foresta aveva presentato una ricerca da cui emerge che i Pfas interferiscono sul sistema endocrino-riproduttivo, nei
giorni scorsi, in un convegno svoltosi a Venezia,il prof. Ernesto Burgio, pediatra che collabora con istituzioni di
ricerca governative ed europee, ha affermato: «C’è il rischio che fra vent'anni si verifichi una situazione
drammatica». «I Pfas sono sicuramente degli interferenti endocrini e sia gli
embrioni che i feti sono ad essi particolarmente sensibili, con la conseguenza
che poi hanno uno sviluppo alterato», spiega.
Insomma, «il rischio è che molti bambini di oggi
diventino dei giovani o degli adulti con gravi problemi, e per questo è
necessario ridurre il livello di esposizione già a livello dei feti»,
conclude Burgio.”
Finalmente anche il Giornale di Vicenza, obtorto collo, ammette
che le gravide e i bambini devono stare ben lontani dai PFAS.
E’ di pochi giorni fa
il fatto che alcuni cittadini di Creazzo,
comune alle porte di Vicenza che non è stato inserito nella Zona Rossa, abbiano
fatto analizzare alcuni campioni di kiwi coltivati in loco.
Convegno Isde Abano Terme |
Il responso è stato
devastante. Si va dai 9000 ai 22000
nanogrammi di PFOA al chilo.
Solo il gruppetto di
persone che gravitano attorno a Zaia, ai suoi assessori e all’entourage delle
alte sfere della Sanità del Veneto continua a dire che tutto va bene e che
nei prossimi mesi andrà meglio. Auguriamo loro di godersi, senza patemi d'animo, delle belle scorpacciate di spaghetti alla vongole e fegato alla veneziana.
Iscrizioni al comitato ZERO PFAS Agno Chiampo |
Sarebbero dovuti intervenire almeno dal 2005 quando fu varato con squilli di tromba il patto Stato Regione per il risanamento del Fratta Gorzone.
Quel progetto avrebbe
dovuto eliminare per sempre tutti gli inquinanti, prodotti principalmente da
Miteni e dal distretto conciario di Arzignano, che arrivavano nel bacino irriguo
del Fratta Gorzone fino a Chioggia.
Dopo 10 anni, periodo
che era stato fissato per il grande risanamento della pianura Veneta, non era
stato fatto nulla.
Sarebbero potuti
intervenire almeno nel 2015, quando da un primo monitoraggio di ARPAV erano
stati ritrovati, nei campi e negli allevamenti della Zona Rossa, uova e carni
con livelli altissimi di PFAS.
Imboscarono i dati
con la scusa che non sarebbero stati eseguiti correttamente.
Convegno Montagnana |
Ci fu nel 2016 un secondo monitoraggio, venuto alla luce con grande ritardo solo alla fine del 2017. Era stato effettuato dall'Istituto Superiore di Sanità con reperimenti di alimenti fortemente contaminati da più PFAS contemporaneamente; tali prodotti non furono mai ritirati dal mercato.
Il commento delle
istituzioni in merito a questo secondo monitoraggio fu che non erano state
rilevate criticità.
Ma le criticità ci sono eccome: e i cittadini
non sanno quello che comprano sui banconi del mercato e cosa mangiano e fanno
mangiare ai loro bambini a colazione, pranzo e cena.
Per fortuna ci pensano i privati a scoprire che le vongole
dell’Adriatico sono immangiabili e i kiwi pure.
Cosa succederà quando
le evidenze verranno a galla?
Lo scenario che
comincia ad appalesarsi è fosco come non mai e le responsabilità molteplici e enormi.
Giovanni Fazio
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