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domenica 10 giugno 2018

PFAS, MENU OFFERTO DALLA REGIONE VENETO

NON SOLO ACQUA MA ANCHE CIBO 

L’ha rivelato un gruppo di ricerca dell’Università di Milano: le vongole dell’adriatico hanno livelli 9 volte superiori ad analisi fatte nel 2013 al delta del Po.



Il dipartimento di prevenzione veneto però non se ne era accorto.

La sconvolgente notizia reiterata dall’Arena di Verona e dal Giornale di Vicenza, conferma ciò che da tempo stiamo dicendo.

L’inquinamento dell’acqua è solo la punta dell’iceberg di un fenomeno molto più vasto ed esplosivo. Una parte importante dell’agroalimentare del Veneto è fortemente compromessa.

E’ questa la notizia che trapela dai dati del monitoraggio effettuato dall’Istituto Superiore di Sanità  nella cosiddetta Zona Rossa dove sono state trovate uova, fegato di maiale e altri alimenti fortemente inquinati da PFAS.

 Lo avevamo già comunicato con una dettagliata relazione alla “Commissione Parlamentare di Inchiesta sulle attività illecite connesse al ciclo dei rifiuti e su illeciti ambientali ad esse correlate” in una udienza tenutasi nella prefettura di Vicenza nel Settembre del 2017.

Lo abbiamo comunicato in una dettagliata relazione alla Commissione Regionale di Inchiesta sui PFAS il 17/12/2017


Abbiamo anche denunciato in vari post e alle stesse Commissioni che la  TDI (Acceptable Day Intake), in italiano DGA (Dose Giornaliera Accettabile) che viene proposta per valutare la commestibilità o meno di un alimento che contiene sostanze tossiche, è una misura che non ha alcun fondamento scientifico ma serve solo a consentire alle industrie di smerciare derrate di alimenti inquinati (secondo i limiti di legge).

Per quanto riguarda i PFAS tale metodo di misurazione della nocività dei tossici negli alimenti è doppiamente falsa.

Infatti, e ormai lo sanno tutti e non solo gli addetti ai lavori, i PFAS sono molecole che appartengono alla classe dei POPs e cioè sono sostanze che una volta ingerite dagli organismi viventi, compreso l’uomo, non vengono smaltite rapidamente e si accumulano, giorno dopo giorno, impiegando anni per cominciare ad essere eliminate.

Pertanto è semplicemente ridicolo e intellettualmente disonesto il concetto
la mensa dei beati costruttori di pace
stesso di dose giornaliera accettabile perché quella dose si accumulerà con le successive nel corso dei giorni e degli anni senza possibilità di essere espulsa.

Eppure, come annunciato dal Giornale di Vicenza di oggi, è proprio la nuova edizione della DGA che i vertici politici e amministrativi che dovrebbero tutelare la nostra salute, stanno aspettando per dirci che cavoli, patate e uova pieni di PFAS saranno perfettamente commestibili.

Per noi l’unica dose giornaliera accettabile di PFAS è uguale a ZERO, perché il buon Dio non ce li ha messi i Pfas nel nostro pane quotidiano, ce li ha messi Nardone (AD Miteni) e tutti quelli che in un modo o nell’altro sono diventati e diventano suoi complici.

E’ quindi sbagliato e controproducente utilizzare i cosiddetti nuovi limiti designati dall’EFSA e ingannare le persone dicendo che la loro applicazione garantirà cibi sani.
E’ sbagliato e al limite della criminalità basarsi su questi limiti per la protezione delle donne gravide, dei bambini e dei feti.

Intervento a Montecchio M. in occasione dell'icontro col magistrato Felice Casson
Le evidenze scientifiche non possono più essere ignorate e i rischi connessi a questi alimenti raccomandati da EFSA e dalla Regione Veneto sono chiari e ineludibili: tali sostanze appartengono alla classe degli INTERFERENTI ENDOCRINI e sono anche cancerogene (a prescindere dalla dose).

 Tutto ciò è ampiamente provato checché ne dica il Giornale di Vicenza che, tra l’altro si contraddice clamorosamente citando, nell’articolo di oggi gli studi del Prof. Carlo Foresta e del Prof. Ernesto Burgio.

Nei post di cui alleghiamo i LINK questi concetti sono chiaramente espressi.









Riportiamo un brano del Giornale di Vicenza di oggi


“… Alcuni studi epidemiologici, d’altro canto, avevano messo in luce che nell’area più a rischio c’è una mortalità più alta per patologie legate al ciclo del colesterolo, alla tiroide, a malattie della gestazione, ad alcuni tipi di tumore ed a patologie dell’apparato urogenitale.
Dopo che l’endocrinologo dell’Università di Padova prof.Carlo Foresta aveva presentato una ricerca da cui emerge che i Pfas interferiscono sul sistema endocrino-riproduttivo, nei giorni scorsi, in un convegno svoltosi a Venezia,il prof. Ernesto Burgio, pediatra che collabora con istituzioni di ricerca governative ed europee, ha affermato: «C’è il rischio che fra vent'anni si verifichi una situazione drammatica». «I Pfas sono sicuramente degli interferenti endocrini e sia gli embrioni che i feti sono ad essi particolarmente sensibili, con la conseguenza che poi hanno uno sviluppo alterato», spiega.
Insomma, «il rischio è che molti bambini di oggi diventino dei giovani o degli adulti con gravi problemi, e per questo è necessario ridurre il livello di esposizione già a livello dei feti», conclude Burgio.”

Finalmente anche il Giornale di Vicenza, obtorto collo, ammette che le gravide e i bambini devono stare ben lontani dai PFAS.

E’ di pochi giorni fa il fatto che alcuni cittadini di Creazzo, comune alle porte di Vicenza che non è stato inserito nella Zona Rossa, abbiano fatto analizzare alcuni campioni di kiwi coltivati in loco.
Convegno Isde Abano Terme

Il responso è stato devastante. Si va dai 9000 ai 22000 nanogrammi di PFOA al chilo.

 Adesso i ricercatori dell’università di Milano ci dicono che le vongole dell’adriatico sono immangiabili.

Solo il gruppetto di persone che gravitano attorno a Zaia, ai suoi assessori e all’entourage delle alte sfere della Sanità del Veneto continua a dire che tutto va bene e che nei prossimi mesi andrà meglio. Auguriamo loro di godersi, senza patemi d'animo, delle belle scorpacciate di spaghetti alla vongole e fegato alla veneziana.

Iscrizioni al comitato ZERO PFAS  Agno Chiampo

Sarebbero dovuti intervenire almeno dal 2005 quando fu varato con squilli di tromba il patto Stato Regione per il risanamento del Fratta Gorzone.




Quel progetto avrebbe dovuto eliminare per sempre tutti gli inquinanti, prodotti principalmente da Miteni e dal distretto conciario di Arzignano, che arrivavano nel bacino irriguo del Fratta Gorzone fino a Chioggia.

Dopo 10 anni, periodo che era stato fissato per il grande risanamento della pianura Veneta, non era stato fatto nulla.

Sarebbero potuti intervenire almeno nel 2015, quando da un primo monitoraggio di ARPAV erano stati ritrovati, nei campi e negli allevamenti della Zona Rossa, uova e carni con livelli altissimi di PFAS.

Imboscarono i dati con la scusa che non sarebbero stati eseguiti correttamente.
Convegno Montagnana


Ci fu nel 2016 un secondo monitoraggio, venuto alla luce con grande ritardo solo alla fine del 2017. Era stato effettuato dall'Istituto Superiore di Sanità   con reperimenti di alimenti fortemente contaminati da più PFAS contemporaneamente; tali prodotti non furono mai ritirati dal mercato.

Il commento delle istituzioni in merito a questo secondo monitoraggio fu che non erano state rilevate criticità.

 Ma le criticità ci sono eccome: e i cittadini non sanno quello che comprano sui banconi del mercato e cosa mangiano e fanno mangiare ai loro bambini a colazione, pranzo e cena.

Per fortuna ci pensano i privati a scoprire che le vongole dell’Adriatico sono immangiabili e i kiwi pure.

Cosa succederà quando le evidenze verranno a galla?
Lo scenario che comincia ad appalesarsi è fosco come non mai e le responsabilità molteplici e enormi.

Giovanni Fazio




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