Visualizzazioni totali

martedì 30 gennaio 2018

CHIEDIAMO ACQUA NON INQUINATA PER I BAMBINI DI ARZIGNANO E PER TUTTI GLI ABITANTI

I BAMBINI SONO INNOCENTI: LASCIALI FUORI DALLA POLITICA.

La manifestazione di Montagnana, trasmessa da RAI 3, dove le mamme chiedono a gran voce che sia continuata nelle mense scolastiche e negli asili la distribuzione di acqua in bottiglia (di vetro), testimonia il fatto che i cittadini hanno acquisito maggiore coscienza di quanta non ne abbiano gli amministratori sui danni che possono derivare ai bambini dall’ingestione dell’acqua contaminata dai PFAS.

 Vengono contestati i valori dichiarati dai gestori dell’acquedotto.

27 gennaio 2018 Manifestazione davanti a Miteni

 Del resto, anche ad Arzignano, città tenuta fuori da tutte le mappe della contaminazione da PFAS per motivi non resi ancora noti alla popolazione e che lo stesso sindaco evita di spiegare, i dati stampati sulle bollette sarebbero una media dei valori riscontrati (sarebbe bene che Acque del Chiampo ce li facesse vedere tutti).

Il sindaco di Arzignano Giorgio Gentilin si ostina a non autorizzare la distribuzione di acqua non contaminata agli asili, alle mense scolastiche e alle donne gravide.
 Così facendo espone a rischio le giovanissime generazioni di arzignanesi, visto che gli stessi valori di 55 ng/litro di PFOA dichiarati da Acque del Chiampo non garantiscono l’assenza di effetti nocivi sulla salute, soprattutto per i più piccini.

Non ci è stato spiegato il motivo per cui i cittadini di Arzignano non abbiano diritto ai monitoraggi gratuiti pur essendo, rispetto agli altri comuni, tra i più vicini alle fonti inquinanti (non solo Miteni, ma anche l’area industriale della città).

Non accettiamo che di fronte alla gravità del fenomeno inquinante Arzignano sia esclusa da tutte le misure riservate ai cittadini delle città vicine e che il Sindaco dichiari pubblicamente che stiamo bevendo acqua paragonabile all’acqua oligominerale.

Invitiamo pertanto il sindaco ad applicare il PRINCIPIO DI PRECAUZIONE EUROPEO e ad agire al più presto perché ogni giorno che passa la situazione diventa più rischiosa.

Giovanni Fazio

I bambini sono innocenti. Lasciali fuori dalla politica.







sabato 20 gennaio 2018

Bloccata la costruzione di due mini centraline elettriche alle sorgenti del Chiampo.

UN PARADISO VERDE E INCONTAMINATO SOTTO LA PIATTA.

Con gli abitanti di Crespadoro



La commissione di Valutazione impatto ambientale VIA della
Regione ha dato parere negativo alla richiesta di derivazione per realizzare due centraline idroelettriche a Crespadoro, ovvero quelle di maggiore potenza e impatto tra le 11 di cui è 

stata fatta richiesta da tempo.

 
Donne di Crespadoro Luigi Rossetto


Il "no" sulla VIA è arrivato per le centraline che avrebbero dovuto essere realizzate a Campodalbero alla Piatta e in Val Bona:
la prima con una potenza di 197,60 kw, una tubazione di un chilometro e 300 metri e un salto di 158 metri;
la seconda di 68,32 kw, condotta di 1 chilometro e 200 metri e un salto di 199.


La notizia del blocco fa seguito a una lotta iniziata da alcuni cittadini di Crespadoro, Pio, Gabriella, Guglielmo, Graziano
 e pochi altri già durante la precedente amministrazione comunale che, di fatto, aveva dato tacitamente via libera ai progetti.

Malgrado l’atteggiamento dell’amministrazione comunale si costituì un comitato informale e iniziò una raccolta di firme per bloccare i progetti.

Intubare undici sorgenti o tratti di esse per vari chilometri significava privare dell’acqua l’intero bacino con le conseguenze che ognuno può immaginare riferite all’ambiente ma anche alla solidità e tenuta del suolo  sovrastante  Campodalbero e Crespadoro.

7 maggio 2016 incontro con gli abitanti di Credspadoro
Anche i turisti che frequentavano il “laghetto” durante l’estate furono coinvolti . 

Sono state avvisate le famiglie dei residenti, alcune delle quali aderirono all’iniziativa di lotta.

 I promotori della difesa delle sorgenti del Chiampo chiesero aiuto alla CiLLSA che sostenne l’iniziativa del comitato continuando la raccolta delle firme nella piazza di Arzignano, divulgando il fatto attraverso incontri, volantinaggi e gazebo.

Arzignano 29 aprile 2017


CiLLSA fu anche tramite dell’incontro tra i membri del comitato e la consigliera regionale Cristina Guarda che portò la questione a livello regionale.

Emanuela Dal Cengio, subentrata al sindaco uscente, si dimostrò fin dall’inizio contraria ai progetti in via di approvazione e aperse un nuovo fronte di lotta cercando di impedirne la realizzazione.




Ci incontrammo con la dinamica sindaca insieme all’avvocato Edoardo Bortolotto nel comune di Crespadoro per analizzare la situazione e studiare le possibili azioni da intraprendere.
Necessaria comunque era la mobilitazione di tutta la comunità e la divulgazione di quanto stava avvenendo a danno della nostra montagna e del nostro torrente.
 Purtroppo la recente delibera della Giunta Regionale n. 1988 del 23 dicembre 2015, dava poco spazio alle possibili iniziative per fermare gli undici progetti.




Malgrado ciò la campagna di lotta e di informazione e le 1300 firme raccolte sono state la spinta del recente verdetto della commissione VIA che taglia la testa al toro ritenendo pericolosi per l’ambiente e per la stessa struttura del territorio, i progetti presentati per due centraline.

E’ evidente che nemmeno gli altri progetti potranno sfuggire al giudizio severo della VIA poché insistono nello stesso ambito e creano le medesime problematiche delle due centraline già bocciate. Si sta aprendo pertanto una strada piena di promesse per la fine del pericolo centraline nella valle del Chiampo.
Riportiamo con piacere le dichiarazioni della brava sindaca al Giornale di Vicenza:

«Non sono contraria all'energia pulita, ma tutti questi impianti sono sfruttamento del territorio; ne abbiamo già una di Eusebio Energia a Ferrazza da anni sul territorio, senza problemi, e una seconda in costruzione a Laita Righello. Ma non possiamo pensare che possano diventare 11, tutte sul torrente Chiampo in meno di 15 chilometri di corso d'acqua, che così andrebbe in secca.
Una delle due che ha ricevuto il no tra l'altro si trova vicino alla sorgente di Brassavalda, dove la scorsa estate ci sono stati problemi di emergenza idrica.
Mi sono insediata a giugno 2016 e dopo neanche un mese è stata approvata la prima delibera di giunta contraria alle centraline idroelettriche. “

Siamo a buon punto di una storia che grazie alla sinergia tra cittadini, sindaca, associazione ambientalista e consigliera regionale di minoranza, ha sortito un successo che ci auguriamo, raggiunga in pieno l’obiettivo di salvaguardare la nostra vallata dalla speculazione che la aggredisce da tutte le parti.

FILMATO: L'ORO VERDE DI CRESPADORO



Giovanni Fazio



martedì 16 gennaio 2018

RISPOSTA CORTESE A LUCIANO PANATO

Sbocco del condotto ARICA
Premetto che condivido le preoccupazioni delle popolazioni che vivono a valle dello sbocco del collettore ARICA che scarica un carico inquinante molto forte, poi diluito (mi scusi il termine) dall’apporto di acque non inquinate.



 La diluizione non esclude la quantità del carico inquinante che, ora sappiamo, comporta anche la massiva presenza dei perfluorati provenienti da Miteni e dalle rifiniture di Arzignano.

La solita musica
Aggiungo che spendere 3 milioni e mezzo di euro, come chiede L’AD di Acque del Chiampo, per allungare il tubo di qualche chilometro, non diminuisce di un nanogrammo il contenuto dei reflui che vi vengono convogliati, pertanto si tratta di misure inutili, dannose e spreco di denaro pubblico.

Non si salva la responsabilità degli scarichi conciari e di Miteni Bypassando Lonigo e inquinando gli abitanti che abitano un poco più in là nel sud Vicentino, Veronese e Padovano.

 Si tratta di una misura ipocrita che non mira alla soluzione del problema, che richiede invece una tecnologia conciaria adeguata, ricicli, controlli a piè di fabbrica, uso di sostanze eco compatibili, tutte cose che avrebbero dovuto essere messe in opera già con il primo piano per il risanamento del Fratta Gorzone dal 2005 al 2015   che si è concluso con un nulla di fatto.
Non condivido, a distanza di 20 anni la dichiarazione da lei citata dell’assessore all’ambiente Stefano De Marzi della giunta Fracasso

 “Il Nostro distretto produttivo sta comunque cercando di alleggerire l'impatto ecologico nei territori a sud. è di qualche mese fà l'apertura di una vasca per liquami da 30 mila metri cubi, dall'uso della quale si conta di ottenere un miglioramento degli scarichi; inoltre sono allo studio nuove tecniche ecologiche per una concia pulita. Misure che richiedono tempi lunghi e che non alleggeriscono per ora i disagi di chi stà a valle. Per questo il prolungamento del collettore qualora sia studiato in modo da non creare serie controindicazioni, può essere un rimedio rapido ed efficace". (Fonte: Il Giornale di Vicenza 20/10/1998) (Erano forse queste le iniziative che apprezzava anche Boato? NdR)

Non abbiamo visto “miglioramento degli scarichi” “nuove tecnologie per una concia più pulita” malgrado i “tempi lunghi” né “uno studio che non crei serie controindicazioni” e non è stato un “rimedio rapido”.
A venti anni di distanza tutte queste cose non sono state fatte e il rimedio rapido si è risolto nello spostare più a valle l’inquinamento pesante di concerie e di Miteni.
Il danno al patrimonio idrogeologico, agroalimentare e alla salute umana è stato incommensurabile, come recitano le tristi cronache di questi giorni.

Il tempo ha dato torto a lei e a De marzi e non dà ragione a Andrea Pellizzari che si accinge a prolungare ulteriormente il tubo con le medesime promesse e spiegazioni.
So che lei a questo punto chiede ai suoi interlocutori di esplicitare quali siano le misure da prendere (anche se non lo ha chiesto a De Marzi); è la stessa domanda che, guarda caso, pongono i difensori a oltranza del comportamento dei conciari.

Al fine di evitarle di ripetere la consueta domanda le rispondo che non è affare mio risolvere i problemi della tecnologia conciaria ma di chi produce pellami ricavandone, tra l’altro, un buon profitto.
 Il mio compito da medico e da cittadino è quello di chiedere che qualunque impresa restituisca acqua aria e beni ambientali allo stesso modo in cui li ha ricevuti dalla comunità.
 Questo significa difendere i beni comuni.

Chiariti i motivi per cui mi oppongo, insieme ad una vasta moltitudine di cittadini che abitano a SUD di Miteni e Arzignano, ritorno al suo scritto.
Ribadisco che una compagine di quattro consiglieri Verdi si presentò ad Arzignano una sola volta e fece parte dell’amministrazione del sindaco Savegnago.  

 Ribadisco che per tutto il periodo di quella amministrazione i Verdi di Arzignano furono all’opposizione.

Stefano De Marzi fu invitato a far parte della giunta Fracasso molto tempo dopo e a titolo personale.

Non ci fu mai un governo rosso verde della città per il semplice motivo che nell’amministrazione del sindaco Fracasso non esistevano consiglieri Verdi in quanto non avevano partecipato nemmeno alle elezioni.
 Lei lo sa benissimo e confonde le carte in tavola.

Preciso che mi sono dimesso da consigliere a metà mandato per consentire al primo dei non eletti di subentrare al mio posto, come era stato pattuito prima delle elezioni. Ciò per permettere a tutta la squadra di imparare a governare un comune.

Tuttavia gli altri tre consiglieri non seguirono il mio esempio e non rispettarono il patto preelettorale.

 Poco dopo mi dimettevo anche dal partito dei Verdi che negli anni aveva perso quella carica di rinnovamento degli esordi e il contatto con i cittadini e i loro reali bisogni.

Non sto qui a raccontare come ho ritenuto di spendere il mio impegno concretamente a favore degli ultimi.

Lo chieda se vuole ai miei ex pazienti, agli immigrati che non avevano né documenti né assistenza, alle ragazze del Burkina Fasu che scappavano dagli stupri, agli anziani abbandonati dalle istituzioni e dalle famiglie.

 Io mi fermo qui, anche per quello che, insieme a un gruppo di validissimi colleghi, ho realizzato per migliorare l’assistenza sanitaria nella nostra ULSS e nella provincia di Vicenza.

Sono stato al fianco di mia moglie, di cui sono fiero, e che ha dato il nome di Antonio Giuriolo alla sua scuola per sottolineare l’impegno civile e democratico che imprimeva alla attività didattica.
Molti furono gli attacchi delle amministrazioni alla scuola, proprio per il suo carattere di avanguardia culturale e civile della vita della città;
la più dura fu sferrata dal sindaco Gentilin che prendeva spunto da false accuse nei confronti di uno studente di origine marocchina per fomentare una campagna razzista contro la scuola.
 L’offensiva dell’amministrazione comunale, sostenuta con articoloni del Giornale di Vicenza, si concluse con una totale vittoria della scuola.
La “Giuriolo” poco dopo fu premiata pubblicamente, per il suo impegno civile, dal prefetto e dal provveditore, davanti a tutti i sindaci della provincia schierati in fascia tricolore, in Piazza dei signori a Vicenza.



Premiazione della scuola Giuriolo a Vicenza 


 Rivendico il diritto di rispondere esclusivamente del mio operato e delle mie dichiarazioni.

Rivendico la lotta contro la chiusura dell’ospedale di Arzignano, bene comune (altro spreco di denaro pubblico).
Rivendico la lotta perdente contro lo scempio del parco delle Rotte del Guà.

Rivendico le lotte contro la costruzione di un inceneritore ad Arzignano (nei confronti della quale lei ha spesso ironizzato).

 Rivendico l’impegno nel movimento ZERO PFAS,  la lotta per far sì che ai bambini e alle donne gravide sia dispensata acqua senza inquinanti.

Rivendico le lotte democratiche contro la pedemontana, contro la costruzione della autostrada in Val d’Astico, rivendico l’educazione alimentare che svolgo periodicamente contro l’uso di pesticidi, insetticidi e fitofarmaci in agricoltura e negli allevamenti, la lotta contro l’arrivo degli OGM in Italia e contro i trattati internazionali che lo consentirebbero, rivendico la partecipazione alla campagna referendaria vinta contro lo stravolgimento della Costituzione Repubblicana voluta da Renzi.

Rivendico la partecipazione da anni alla lotta per sostenere dal basso una legge di iniziativa popolare della scuola che e rispetti la Costituzione (LIP).


 Rivendico la mia solidarietà e partecipazione alle iniziative contra la TAV a Vicenza e dintorni, le campagne radio condotte da Padova contro il governo delle lobby multinazionali che da Bruxelles conduce il nostro paese al disastro.


Partecipo alle iniziative in difesa degli immigrati e alle iniziative contro l’omofobia per il sostegno dei diritti civili, del diritto ad una morte decorosa e umanitaria, dei diritti delle donne ancora discriminate nel mondo del lavoro e dalla cultura maschilista.


 Ritengo che sia ancora altissimo il prezzo di malattia e di morte che pagano gli operai in fabbrica, e che la lotta per la salute parta proprio dalle aziende e deve saldarsi con le lotte del territorio.

Ritengo che ci sia un nesso stringente tra la lotta per il restauro dei diritti dei lavoratori in fabbrica, la lotta per la difesa dell’ambiente, la riconquista dei cittadini della sovranità sulla moneta, la lotta contro le banche private che stanno divorando i risparmi di tutta una vita a chi ha avuto fiducia in loro.

 Rivendico l’adesione delle lotte benedette dei centri sociali contro la base militare di Vicenza.


Credo nel dovere di impegnarsi contro la guerra e il nucleare e nella lotta contro il riscaldamento globale causato, tra l’altro, dalla ideologia produttivistica che pretende di far crescere la produzione all’infinito in un pianeta che infinito non è.
La mia libera militanza la esercito in un movimento vasto e composito che esprime uguali esigenze, settori di società civile che si ribella al dominio delle oligarchie e delle caste e lotta per la difesa dei beni comuni.
In questo vasto fiume in piena ritengo che ci sia solo bisogno di condivisione e di solidarietà.

Pertanto non posso accettare che mi vengano attribuite responsabilità, azioni o pensieri che non mi appartengono.
Se ha delle domande da rivolgere a Boato o a Walter Formenton o a chiunque altro, si rivolga a loro non a me.
Da ora in poi non risponderò più ai suoi post per il rispetto che nutro per i lettori e per la mia stessa persona.

Giovanni Fazio

Per correttezza aggiungo il LINK del post di Luciano Panato

domenica 14 gennaio 2018

UNA SCONFITTA GIUDIZIARIA MA UN TRIONFO MORALE DI VINCENZO CORDIANO

IL DOTTORE CHE PER PRIMO HA SVELATO I PFAS DEL VENETO AL MONDO.







Oggi nella cronaca di Valdagno del Giornale di Vicenza è apparso un articolo relativo al ricorso intentato dal presidente regionale dell’ISDE dott. Cordiano nei confronti della direzione dell’ULSS 5.

Scrive il cronista

“Ancora a luglio del 2012 e ad agosto del 2013 l'amministrazione dell'ex ULSS 5, ai tempi degli ex dg. Renzo Alessi e Giuseppe Cenci aveva sanzionato il dott. Vincenzo Cordiano con due richiami scritti, non nella veste di dipendente ma di presidente regionale di ISDE (medici per l'ambiente). “

In realtà con questa specificazione Franco Pepe, il cronista del Giornale di Vicenza, prende una solenne cantonata.

L’ex DG Alessi non poteva sanzionare il presidente regionale dell’ISDE (Associazione medici per l’ambiente) per due motivi: primo, nel 2012 e nel 2013 Vincenzo Cordiano non era presidente regionale dell’ISDE, secondo, anche se lo fosse stato, un direttore generale di una ULSS non ha alcun potere sanzionatorio nei confronti dei membri di una associazione di medici quale è l’ISDE.
“Cordiano, come pronta replica aveva impugnato i provvedimenti irrogati accusando l'ULSS di atti illegittimi e di mobbing, chiedendo inoltre un risarcimento di 5 mila euro per i danni subiti. “

Purtroppo il giudice ha rilevato che, in base alla legge 300 del 1970, "non può tenersi conto delle sanzioni disciplinari decorsi due anni dalla loro applicazione” Così, con una motivazione puramente tecnica che non entra nel merito dei richiami (giustificati o meno che fossero), viene a cadere non solo il ricorso ma anche l’accusa di mobbing nei confronti dell’ULSS, che si fondava sulla natura di quei richiami.

Resta comunque il fatto che le “attenzioni” nei confronti del medico sono nate, guarda caso, proprio quando questi stava conducendo una campagna di informazione sull’inquinamento da PFAS mentre tutte la autorità dormivano, minimizzavano e il Giornale di Vicenza metteva in discussione la nocività dei perfluorati.

A nome di quanti oggi pagano il prezzo della contaminazione delle acque e del territorio in balia di industrie che hanno usato i rifiuti in maniera, a dir poco, criminale e di amministratori e politici ciechi e sordi al grido che viene dai cittadini, esprimo, a nome di tutto il movimento ZERO PFAS,  totale e incondizionata solidarietà al dott. Vincenzo Cordiano, esempio di grande coraggio e abnegazione nello svolgere quello che è il compito di ogni medico e di ogni operatore sanitario e cioè fare opera di educazione sanitaria ai cittadini e denunciare quanto, nell’ambiente, è causa di grave nocività.
Per anni Vincenzo ha svolto questo compito in assoluta solitudine ma il tempo gli ha dato ragione e questa sconfitta giudiziaria torna totalmente a suo onore: il dipendente di una ULSS che viene sanzionato perché grida al mondo la verità che altri nascondono.

Giovanni Fazio

Manifestazione al tribunale di Vicenza

martedì 9 gennaio 2018

NE' INCENERITORI NE' DISCARICHE



Praia a Mare 

Premetto che intervengo in questo dibattito su inceneritori e discariche soltanto perché un interlocutore di Antonella ha tirato in ballo l’associazione CiLLSA, a sproposito.

 La querelle nasce da un articolo trionfalistico del Giornale di Vicenza con cui l’AD di Acque del Chiampo dichiarava che cinque aziende avevano risposto al bando per la costruzione di un inceneritore per bruciare altrove, almeno si spera, i fanghi delle concerie.

 Sono un medico e, come tale, sono tenuto a conoscere le malattie prodotte da metalli pesanti, perfluorati e quant’altro si reperisce negli scarichi fognari della zona industriale o nell’atmosfera sovrastante.

 Non sono un tuttologo come chi ci ha tirato in ballo e quindi non dò ricette a nessuno su questioni che non conosco.

Sono un cittadino e ritengo che ognuno di noi abbia gli stessi diritti e doveri relativamente all’uso dei beni comuni tra i quali primeggiano l’acqua, l’aria e il suolo.


Le affermazioni che mandano in bestia, francamente non so perché, l’interlocutore sono quelle per cui chi intraprende qualsiasi attività è libero come tutti, di usare aria, suolo e acqua ma ha il dovere di restituirle alla comunità e ai posteri nelle stesse condizioni in cui le ha ricevute.

Aggiungo che un imprenditore non può pretendere che la comunità si faccia carico di risolvere a spese proprie i problemi da lui creati usando determinate sostanze nocive, rilasciate poi nell’aria e nell’acqua. 

Ma in realtà è proprio quello che accade da noi nel civilissimo Veneto, con le sue autostrade, superstrade, ospedali nati dal nulla, banche, dighe mobili o meno. Come al solito chi paga, è sempre Pantalone, questa figura della commedia dell'arte che piace tanto al vernacoliere che governa questa regione.


Il più delle volte non è assolutamente possibile recuperarle o riciclarle come testimonia l’impossibilità di scaricare nel Rio Acquetta i reflui del depuratore consortile di Arzignano.

Fratta Gorzone, sbocco del xcanale ARICA

Per quanto riguarda il “problema fanghi” ribadiamo quanto espresso più volte: coerentemente con il precedente enunciato non mi incarterò sulla questione se sia meglio la discarica o l’inceneritore in quanto il problema non è dove e come eliminarli ma di cosa sono fatti.

Partire dalla coda è stata per anni la tattica usata dai produttori di fango e dai loro sostenitori, ma così non è possibile risolvere il problema. Sono solo stati capaci di realizzare nove mega discariche su un’area dall’equilibrio idrogeologico delicatissimo in quanto ricarica di falda.

Bisogna, invece, partire dalla testa, dalle tecnologie e dalle sostanze usate per garantire prodotti e rifiuti eco sostenibili e riciclabili senza danno per la popolazione e per la natura.

 L’interlocutore inutilmente mi sfida a spiegare quali siano queste sostanze e questa tecnologia eco sostenibile poiché questo non è affar mio ma di chi produce pelli e rifiuti.

 Mi auguro che una concia che rispetti la vita e l’ambiente sia possibile ma nel caso non lo fosse è chiaro che si rinuncia poiché ci sono in ballo valori un tantino più elevati del cuoio.  

Il problema è ancor più evidente quando di mezzo c’è la vita degli operai. 

Recenti reperti epidemiologici, ci narrano quanto sia avvenuto a chi andava a guadagnarsi il pane e invece ha perduto la vita.




Le malattie e la morte sul lavoro sono un sottoprodotto della cultura industrialista, quella che mette al primo posto il profitto. E’ questa cultura che produce i casi Marlane, Tissen e così via.

Mai più un uomo dovrà scegliere tra la malattia e il lavoro e mai più dovranno essere autorizzate aziende che portano morte e distruzione.

Don Albino Bizotto. Epifania della terra
 Sono questi i valori che come CiLLSA abbiamo sempre sostenuto e continuiamo a sostenere contro chi ci ricatta contrapponendo discariche a inceneritori.

Le malattie degenerative, le patologie endocrine, gli infarti, gli ictus e i tumori sono in costante aumento in questa meravigliosa società dove si dichiara di volere bonificare un territorio senza chiudere la causa dell’inquinamento.

Nostro compito è quello di contrastare questo male che avanza, in nome di valori che non fanno parte del bagaglio di menzogne e ipocrisie su cui galleggia in maniera infame il potere politico e finanziario di questa regione.  

Giovanni Fazio


domenica 7 gennaio 2018

I BAMBINI SONO LE PRIME VITTIME DEI PFAS

Ieri, 6 gennaio 2018, don Albino Bizotto, sacerdote della comunità di “Beati costruttori di pace”, ha celebrato una messa e pronunciato una omelia in difesa della vita minacciata, nella nostra regione da un uso ormai incontrollato di cementificazione che altera il rapporto tra città e campagna, sconvolgendo i sistemi idrogeologici e modificando drasticamente l’habitat di umani, animali e piante.

Ha pronunciato parole di condanna per chi avvelena l’acqua e la vita versando veleni, in particolare PFAS nelle falde idriche, contaminando persone, animali e colture.

Abbiamo partecipato a questa iniziativa, peraltro osteggiata dall’amministrazione comunale di Trissino, consapevoli che è necessario cooperare con tutti coloro che si battono per salvare la vita e la salute delle future generazioni.

Gli studi sugli interferenti endocrini dimostrano, il passaggio di questi attraverso la placenta nel sangue e negli organi in formazione del feto. Sono dimostrate su umani e animali le deformazioni e le patologie ereditarie provocate dalla contaminazione durante la gestazione dei piccoli esseri.

Si è dimostrato che alcuni interferenti endocrini assunti dalla madre durante la gravidanza provocano nelle figlie femmine l’insorgenza del cancro della mammella. Sugli animali si riscontrano danni fino alla terza generazione.
Gli interferenti endocrini quindi sono sostanze che si trasmettono alle generazioni successive attraverso modificazioni epigenetiche.


Il dottor Giorgio Gentilin, sindaco di Arzignano sa o dovrebbe sapere queste cose e quindi dovrebbe, per lo meno avvertire ufficialmente le donne gravide che non va bevuta l’acqua di Arzignano che contiene alti livelli di PFOA (anche se appena al di sotto dei nuovi limiti fissati da Zaia, non si sa sulla base di quali ricerche scientifiche).
Per lo stesso motivo dovrebbe sconsigliare di bere l’acqua del rubinetto ai bambini che vanno all’asilo e a quelli che frequentano le mense scolastiche.
Il sindaco è la massima autorità sanitaria della città e sta zitto oppure risponde che i valori sono dentro i limiti, pur sapendo che non esiste nessuna pubblicazione scientifica che garantisce che tali limiti non creano danni ai bambini che devono nascere e a quelli che sono nati.

Non parliamo dei dirigenti della ULSS che vanno in giro minimizzando le conseguenze della contaminazione e il rischio.


Nella Conferenza sull’Ambiente e lo Sviluppo delle Nazioni Unite (Earth Summit) di Rio de Janeiro del 1992, a cui parteciparono più di centottanta delegazioni governative da tutto il mondo, venne ratificata la Dichiarazione di Rio, nella quale tra l’altro si sanciva e si accettava il “principio di precauzione”.
Il principio di precauzione si applica cioè non a pericoli già identificati, ma a pericoli potenziali, di cui non si ha ancora conoscenza certa.

I PFAS, per i quali esistono ormai dati certi su danni alle madri e ai bambini, citati anche in documenti ufficiali dal dott. Domenico Mantoan, rientrano sicuramente anche in questo ambito per quello che riguarda gli effetti tossici non ancora “sicuramente dimostrati”.


In nome dunque del PRINCIPIO DI PRECAUZIONE Invitiamo
i medici di famiglia ad informare le mamme e le donne in attesa di un bambino.
 i genitori a farsi avanti per tutelare la salute dei loro figli,
 gli insegnanti e i dirigenti scolastici a farsi carico di un rischio evitabile con misure semplici, almeno per quanto riguarda l’acqua.
 Ci auguriamo che l’ipocrisia e il menefreghismo non prevalgano sulla sorte e il futuro dei nostri bambini.

Giovanni Fazio
Vox clamans in deserto