In una delle tante chat che sono nate per mettere in relazione i cittadini che stanno lottando per liberare il Veneto dalla iattura dei PFAS, una “mamma” si è giustificata per il fatto che dal recente incontro in Regione le mamme non hanno portato a casa niente di più di quello che già si sapeva, invocando la necessità di mediare.
Questo post è una risposta a chi, come la persona in questione, pensa di risolvere il problema dell’inquinamento blandendo il potere.
(testo della chat in coda al post)
mi meraviglia che lei paragoni
un cambio di paradigma necessario, e cioè una svolta globale sistemica, necessaria
per la vita sul pianeta al “ritorno all’ottocento”,
epoca per altro molto buia, caratterizzata da monarchie autoritarie, grande
inquinamento da carbone e agricoltura povera legata in gran parte al latifondo
e allo sfruttamento disumano della manodopera.
Chi critica gli ambientalisti di solito
dice che vogliamo tornare all’età della pietra.
Ci sono nazioni modernissime come la Danimarca dove tutto il territorio danese è adibito solo ad agricoltura biologica, che marcia con tappe forzate verso la fine della dipendenza dal petrolio utilizzando quasi esclusivamente energia da fonti rinnovabili, che per latte, birra e altri alimenti liquidi fin dagli anni ’80 usa solo il vetro, che non accetta imballaggi in plastica e ha realizzato le migliori piste ciclabili del mondo. Tutto questo, mantenendo un welfare molto ricco (a differenza di quando sta accadendo in Italia) e attento ai problemi della qualità della vita.
Anteporre il diritto alla salute al mercato è, come insegna questo paese avanzatissimo, un atto di civiltà
che noi qui in Italia nemmeno siamo capaci di immaginare.
La Danimarca non solo non è “tornata al’800”,
come dice lei, ma è avanti anni luce nel cammino del progresso e della
tecnologia sostenibile.
Una Miteni e nove discariche sulla ricarica della falda più
grande d’Italia, in Danimarca non le avrebbero mai permesse.
Ora, tornando a noi, io faccio parte di
una associazione che si chiama Cittadini
per il Lavoro, la Legalità, la Salute e l’Ambiente e
già il nome dell’associazione chiarisce che non abbiamo intenzione di assalire la
sede della Regione Veneto armati di molotov e bastoni.
I politici in doppio petto, che
vi accolgono per colloquiare amabilmente non sono diversi da quelli che negli
anni hanno autorizzato gli scempi
che adesso mettono a rischio non solo la salute ma anche l’economia
agroalimentare del Veneto.
I nodi che adesso vengono
al pettine erano già previsti quando negli anni ottanta si costruiva il
condotto A.Ri.C.A.
Noi eravamo
anche allora lì, con i coltivatori diretti e i loro trattori, con i sindaci
della pianura, con i cittadini di Cologna Veneta e degli altri comuni e con i
veneziani che temevano l’inquinamento della laguna.
Purtroppo,
mediazione o no, tutti noi siamo stati sconfitti da un potere molto più grande
rappresentato in quegli anni dal distretto della concia, appoggiato ovviamente
da Confindustria e da quei politici che, come oggi, operavano per lo “sviluppo
del Veneto”: e i risultati si sono visti.
Le contraddizioni di cui lei parla, il
cellulare, il Wi Fi e così via sono il segno che la lotta intrapresa per liberare dai PFAS centinaia di migliaia di cittadini
del Veneto non può avere esito positivo se non è inserita all’interno di una
nuova concezione del mondo e della vita; una visione per cui non c’è
differenza tra uomo e ambiente in quanto noi
stessi siamo una parte dell’ambiente con cui interagiamo continuamente nel
bene nel male.
Anteporre pertanto il rispetto della vita, non
solo dell’uomo ma di tutto il vivente è l’unica strada percorribile per
salvarci dalla catastrofe e dall’estinzione.
Già, come ha riferito il prof. Carlo Foresta, nel recente
incontro di Montagnana, le nuove
generazioni di maschi del Veneto presentano il 50% in meno di spermatozoi,
rispetto alle generazioni che le hanno precedute; compaiono segni tipici di eunucoidismo (allungamento di gambe e
braccia ma non del tronco), il 2.5% dei giovani maschi dai 20 ai 35 anni è
totalmente sterile per mancanza di spermatozoi nei testicoli.
Tutto ciò, come ha spiegato il
professore, è dovuto al fatto che i PFAS, ma non solo loro, sono interferenti
endocrini e interferiscono fin da quando si sta formando il feto e per i primi
mille giorni di vita con il testosterone.
E’evidente che i nostri ragazzi
spensierati, che giocano con gli smartphone e altri ninnoli della modernità,
sono del tutto ignari della tragedia che cova nei loro testicoli e che si
paleserà crudelmente nei prossimi anni.
Magari, visto che nel frattempo il
meccanismo che li sta rovinando diventerà sempre più chiaro ed evidente, è
possibile che chiederanno alle loro
madri cosa sia stato dato loro da bere e da mangiare negli anni in cui la
natura e i veleni si contendevano il loro destino.
Certo non accetteranno che una madre
risponda che bisognava mediare con Zaia e il suo entourage oppure che non le
sembrava giusto mandare in rovina il lattaio del paese o il contadino del campo
confinante.
Allora, se le madri non capiscono cose così semplici e chiare (ma non lo credo), è
inutile che vadano in giro a contattare politici e funzionari.
Sono coloro che in questo momento stanno tenendo nascosta quella che
chiamano la geo-referenziazione e cioè
il posto e il nome delle aziende che producono cibi altamente inquinati da PFAS e che
nessuno vieta di mettere in commercio.
La trasparenza e la verità sono rivoluzionarie di per sé e sono
gli unici strumenti per salvare la vita a noi stessi, ai nostri bambini e al
futuro di questa terra martoriata dall’avidità senza scrupoli.
Giovanni Fazio
Testo della chat
“….
lo pensiamo tutti, ma tra il dire e il fare.... Noi per primi dovremmo non
avere tessuti impermeabilizzati, comprare plastica di qualsiasi tipo ecc ma non
lo facciamo nemmeno noi questa è la realtà . Il problema dell'aria non è da
meno . In certi giorni ho l'asma quando non piove, ma non me ne vado in giro
sempre in bicicletta e non sto lottando anche per questo . Mi sembra che pochi
ci pensano. Il cellulare e il wi fi di casa con le relative onde che sono
dannose lo abbiamo tutti. C'è bisogno di un cambiamento su tutto, sta
avvenendo ma troppo lentamente. Vero. Qualcosa sui pfas si è ottenuto mi
sembra... Non è abbastanza certo. La questione non è della regione solamente ma
del mondo intero. Mi chiedo quanti leoni
da tastiera sarebbero disposti a vivere un'esistenza umile e penosa ma
ecologica tornando all'800. Personalmente io e i miei figli l'abbiamo
provata per qualche giorno...non vado
oltre. La giusta mediazione ci vuole, il cittadino che si lamenta spinge ad
un cambiamento... Le bombe non le tira più nessuno . Buona giornata.”
Filmato di una manifestazione contro la costruzione del
dotto A.Ri.C.A. 1988
filmato di un intervento contro la costruzione di una
discarica ad Arzignano 1 maggio 1990
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