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martedì 27 febbraio 2018

TU PUOI PARTECIPARE ALLA DISCUSSIONE EUROPEA SUI LIMITI DEI PFAS NEL’ACQUA POTABILE.




  • Cari amici,
    in questi giorni si stanno discutendo nell’ ambito della Comunità Europea i nuovi limiti da applicare alla presenza di PFAS nell’acqua potabile. Ogni cittadino europeo può contribuire con le proprie osservazioni alla discussione e noi pensiamo che questa sia una ottima maniera per noi, cittadini del Veneto, appartenenti al popolo inquinato dai PFAS, per far sentire la nostra voce.

    Anche noi possiamo partecipare attivamente. Come?
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    A fine procedura il vostro post sarà leggibile.
    TEMPI: 19 Marzo 2018.

    GRAZIE A TUTTI NELL’INTERESSE DI TUTTI

    ESEMPI COMMENTI ALLA PROPOSTA DI LEGGE EUROPEA SUI LIMITI DI PFAS NELL’ACQUA POTABILE

    ·         Sono XXX, una mamma di Lonigo (Veneto, Italia) che vive in una delle aree più contaminate al mondo da PFAS e per anni, sia io che la mia famiglia, abbiamo inconsapevolmente bevuto e utilizzato per cucinare acqua contaminata da PFAS. Ritengo che i limiti di PFAS nell’acqua potabile in vigore nella mia Regione, che erano dello stesso ordine di grandezza proposti nella direttiva Revision of the Drinking Water Directive (RECAST 2017), non sono stati efficaci a tutelare adeguatamente la mia salute e quella della mia famiglia. Posso dirlo con dati e numeri che mostrano elevati livelli di nel mostro sangue. Vi chiedo pertanto di rivedere al ribasso, definendo limiti di PFAS nell’acqua potabile prossimi allo zero e in linea col Principio di precauzione, e che siano in grado di tutelare adeguatamente la salute perché l’inquinamento che abbiamo subito (e continuiamo a subire) in Veneto non si ripeta mai più nel Pianeta.

    ·         Sono XXX e vivo in Veneto (Italia), in un territorio inquinato da PFAS. I miei fiumi, la mia terra, gli ortaggi e i frutti del mio orto, la mia acqua potabile e il mio sangue e quello dei miei figli sono inquinati da PFAS. Ritengo che i limiti per i PFAS proposti nella direttiva Revision of the Drinking Water Directive (RECAST 2017) non sono sufficienti a tutelare adeguatamente la mia salute e quella della mia famiglia. Lo dico perché l’applicazione di limiti come quelli proposti nella direttiva non ha impedito che i PFAS si accumulassero nel mio sangue e in quello dei miei figli. Posso confermare quello che dico con numeri e analisi ufficiali. Vi chiedo pertanto di applicare concretamente il principio di precauzione e definire limiti di PFAS prossimi allo zero nell’acqua potabile perché un caso di inquinamento come quello che io e la mia famiglia viviamo non si ripeta mai più.


    ·         Apprezzo alcuni elementi della proposta di legge che per la prima volta regola la presenza tutti i PFAS (secondo la definizione dell’OECD) nell’acqua potabile. Tuttavia, ritengo che i limiti proposti dalla direttiva non sono sufficienti a tutelare la salute umana e non tengono conto del principio di precauzione, un fondamento cardine della tutela ambientale a livello comunitario. Vi chiedo pertanto di rivedere i limiti al ribasso, stabilendo valori prossimi allo zero, e che tutelino in modo preventivo la salute e la sicurezza dei cittadini.

    ·         ·         Sono ***** e vivo in Veneto (Italia), in un territorio inquinato da PFAS. I miei fiumi, la mia terra, gli ortaggi e i prodotti agricoli e degli allevamenti, la mia acqua potabile e il mio sangue e quello dei miei figli sono inquinati da PFAS. Ritengo che i limiti per i PFAS proposti nella direttiva Revision of the Drinking Water Directive (RECAST 2017) non siano sufficienti a tutelare adeguatamente la mia salute e quella della mia famiglia. Lo dico perché limiti come quelli proposti nella direttiva, applicati agli acquedotti del Veneto, non hanno impedito che i PFAS si accumulassero nel mio sangue e in quello dei miei figli. Posso confermare quello che dico con numeri e analisi ufficiali. La vostra pertanto sarebbe una direttiva inefficace a fronteggiare la contaminazione di ambiente e esseri umani. Vi chiedo pertanto di applicare concretamente il principio di precauzione e definire limiti di PFAS prossimi allo zero nell’acqua potabile. Vi prego inoltre di considerare il fatto che tutta la fauna ittica mondiale è ampiamente contaminata da queste sostanze, con le conseguenze che potete immaginare per ciò che comporta per l’alimentazione numana e che il problema tende ad espandersi e accrescersi nei prossimi anni. Per questi evidentissimi motivi ritengo opportuno che sia bandita per sempre la produzione e l’uso di tutti i perfluorati e che l’intera classe di molecole sia inserita tra quelle contemplate nella convenzione di Stoccolma.

    •  
    ·          


venerdì 23 febbraio 2018

ARZIGNANO: TUMORI AL SENO. TRA LE PIU’ GIOVANI AUMENTO DEL 30%



Il Giornale di Vicenza di oggi pubblica la notizia estremamente preoccupante dell’aumento del tumore al seno del 30% tra le giovani donne.

L’articolo non svela le cause di quella che si sta trasformando in un una vera e propria epidemia, ma non è un mistero ormai per nessuno che gli interferenti endocrini presenti nell’acqua, nei cibi e probabilmente anche nell’aria della nostra città giocano un ruolo importantissimo nella genesi dei tumori, soprattutto, come è dimostrato, quelli che mimano gli estrogeni.

Certamente non tutto può essere attribuito ai PFAS, vista l’abbondanza con cui la nostra agricoltura è irrorata con pesticidi, diserbanti e fitofarmaci e tra gli allevamenti non mancano quelli che producono carni e uova che, come dichiara la stessa indagine ARPAV pubblicata dalla Regione Veneto, sono fortemente contaminati da PFOS e PFOA.



È anche noto che alcuni interferenti endocrini agiscono sulle bambine e sui feti come bombe ad orologeria programmando un tumore che si formerà negli anni che seguono la completa maturazione sessuale.

Lo so, sono cose orribili da dire, ed è veramente doloroso parlarne, ma è giusto che tutti sappiano in quale melma di sostanze chimiche stiamo nuotando e non si meraviglino dell’aumento del 30% dei tumori al seno perché è certo che non ce li manda il buon Dio.

È bene che tutti sappiano che non tutte le molecole prodotte da MITENI vengono ricercate, anche perché nessuno ne  ha chiesto l’elenco, e non tutte possono essere fermate, in toto o in parte, dai filtri a carboni attivi.
È necessario pertanto che la, produzione di PFAS, visto l’enorme danno che essi hanno procurato alla nostra salute e alla nostra economia sia sospesa immediatamente.

Ma è anche necessario che il sindaco di Arzignano, primo responsabile della salute dei cittadini ma anche primo responsabile dell’acqua che beviamo in quanto presidente di bacino e azionista di maggioranza di Acque del Chiampo, applichi, come da noi richiesto da anni, il PRINCIPIO DI PRECAUZIONE, fornendo ai bambini dell’asilo, alle mense scolastiche e alle donne in stato di gravidanza acqua non contaminata da PFAS.

Non si trinceri dietro i livelli minimi e massimi consentiti per queste sostanze nell’acqua potabile. Nel mondo questi limiti variano da un paese all’altro a dismisura senza garantire per niente la salute dei cittadini.






La natura di queste molecole è quella di essere sostanze che si accumulano per circa 20 anni nel nostro corpo e quindi fissare un limite, sia pure basso non ha senso.

Si dà il caso inoltre, scientificamente dimostrato, che l’azione patogena delle stesse non è dose dipendente. Cioè, a volte basta molto poco per scatenare un cancro o un’altra patologia.


Tutto ciò Giorgio Gentilin, che è un medico, ha il dovere di saperlo e, se vuole, può confutarmi pubblicamente ma per iscritto, sostenendo l’innocuità dell’acqua che beviamo, non, facendo riferimento al recente decreto regionale, ma confutando, dati alla mano, quello che sostengono i medici e 200 scienziati di tutto il mondo a cominciare dalla Conferenza di Madrid del 2015 (consultabile in internet) e smentendo la recente ricerca di Padova che taglia la testa al toro e chiude la bocca a quanti contestavano la pericolosità di questi prodotti.

Ma non basta applicare temporaneamente i filtri per Arzignano (cosa che Gentilin si rifiuta di fare) e che noi riteniamo indispensabile, è necessario chiudere i pozzi di Canove, notoriamente compromessi e allacciarsi all’acquedotto che è già pronto da tempo e porta l’acqua di Recoaro fino alla Ghisa.

Si tratta di un’opera realizzabile in pochissimo tempo (settimane) e con pochissima spesa e ci libererebbe una volta per tutte dall’acqua targata Miteni.

Chiudiamo commentando il premio, ampiamente meritato, al Centro Donna, diretto dal dott. Graziano Meneghini. Operatori sicuramente all’altezza dell’arduo compito di contenere una patologia in spaventosa evoluzione.


Tuttavia non possiamo rivolgere lo stesso apprezzamento al direttore generale della ULSS 8 Giovanni Pavesi che non manca l’occasione di farsi fotografare vicino alla targa del premio.

Graziano Meneghini dichiara che sono state 10.000 le donne che si sono rivolte al centro Donna nel 2017.

Facendo un calcolo semplice, risulta che, escludendo le domeniche, siamo di fronte a una presenza di 34 donne al giorno.
È evidente che il piccolo ambulatorio non è in grado di far fronte a una tale massa di richieste e che c’è bisogno urgente di un aumento di personale e di mezzi, ma non ci sembra che l’ULSS si dia data tanto da fare in merito in questi anni.

Le liste di attesa sono lunghissime e tentare di rivolgersi privatamente allo screening comporta spese insostenibili per la maggior parte delle persone.  

Si pretende di gettare al vento una somma ingentissima per costruire un nuovo ospedale a Montecchio, di cui nessuno sente l’impellente bisogno, quando mancano le risorse per far funzionare bene quello che già c’è e che è stato anche premiato.


Giovanni Fazio




giovedì 22 febbraio 2018

I PFAS DIMEZZANO IL TESTOSTERONE.




Infertilità e lesioni al sistema riproduttivo

Sconcertante conferma dell’università di Padova
Dopo la bomba dei dati sugli operai Miteni imboscati dallo SPISAL di Arzignano (i dirigenti sono ancora là però), scoppia la seconda bomba certificata dall’Università di Padova che conferma i danni all’apparato riproduttivo dei bambini e degli adulti da parte dei PFAS.

 Adesso il procuratore generale Cappelleri non potrà più dichiarare di non sapere e dovrà procedere nei confronti di quanti sono responsabili del più grande inquinamento avvenuto nel Veneto.
Ne deriva che anche il sindaco Giorgio Gentilin non potrà più nascondersi dietro i limiti (altalenanti) fissati da Zaia per negare ancora una volta l’acqua non contaminata ai bambini e alle gravide, come chiediamo già dal 2015.


 I limiti non hanno senso di fronte al fatto che queste sostanze si accumulano nell’organismo per anni senza potere esserne espulse, come ha dichiarato la dottoressa Francesca Russo, Responsabile regionale del Dipartimento di Prevenzione, al convegno sui PFAS tenutosi a Venezia nel febbraio del 2017 “per smaltire le sostanze dall’organismo ci vogliono 20 anni e non i 3-5 previsti”
Nella stessa occasione sia lei che il dott. Mantoan Direttore generale della sanità denunciarono gravi problemi per le gravidanze e per i feti.

 Adesso la ricerca di Padova conferma che le lesioni all’apparato riproduttivo cominciano già nel feto.

Un altro punto che non si potrà ignorare è quello della necessità di un monitoraggio nella popolazione di Arzignano e una ricerca dei PFAS nel sangue degli operai del comparto conciario
Finora gli arzignanesi sono stati esclusi da tutte le misure di prevenzione adottate per tutte le altre cittadine dell’area inquinata e, guarda caso, la città di Arzignano è a pochi passi dalla Miteni e dal distretto conciario.

E’ anche venuto il momento, dopo le rilevazione dell’Università di Padova, che le mamme di Arzignano, come hanno già fatto le mamme degli altri comuni, capiscano che i loro bambini non fanno parte di una razza speciale, indenne da tutte le contaminazioni, e si muovano prima che sia troppo tardi.

Non possiamo lasciare che un velo di omertà nasconda ai cittadini di Arzignano lo stato reale della situazione sanitaria.





SABATO 24 FEBBRAIO ALLE 10.30 SAREMO DAVANTI AL TRIBUNALE DI VICENZA PER SOLLECITARE I GIUSTI PROVVEDIMENTI GIUDIZIARI DI FRONTE A UNA SITUAZIONE CHE DI GIORNO IN GIORNO SI RIVELA SEMPRE PIU’ DRAMMATICA.

La CiLLSA e il Comitato ZERO PFAS Agno Chiampo invitano tutti i cittadini responsabili a partecipare.

Giovanni Fazio





lunedì 19 febbraio 2018

PFAS: la ULSS di ARZIGNANO (SPISAL) SAPEVA TUTTO DA ANNI.


Riporto un breve stralcio della relazione della COMMISSIONE PARLAMENTARE DI INCHIESTA (PAG. 16 E 17)


Altro aspetto della vicenda è quello della sicurezza dei lavoratori.
 Su questo fronte il Tagliaferri, addetto al Nucleo ecologico dei Carabinieri di Treviso, nell’audizione del 14 settembre 2017, ha riferito che, a seguito del sopralluogo effettuato in data 25 giugno 2017, erano in corso dei controlli mirati, con l’ausilio dello Spisal di Venezia, che in realtà si chiama ULSS 3 Serenissima (ha cambiato da poco dicitura). 

Gli accertamenti non erano conclusi, Mercoledì 14 febbraio 2018 – 22 – Commissione di inchiesta 17 in quanto, sempre secondo quanto riferito dal Tagliaferri, dalla documentazione rinvenuta presso l’azienda era emerso che gli operai hanno valori di PFOA (acido perfluoroottanoico) nel siero “a livelli stellari”, pari a 90.000 nanogrammi per litro, “i più alti del mondo”, come rilevati dallo stesso professor Giovanni Costa della Clinica del lavoro di Milano, medico storico della società Miteni, in quanto lo è stato per circa trent’anni fino al 31 dicembre 2016.

 Tali dati, nel corso degli anni, erano stati puntualmente trasmessi, con tanto di ricevuta di ritorno, da Miteni allo Spisal competente, che è quello di Arzignano.

 Tuttavia, il professor Costa aveva sempre circoscritto il problema e, a sua volta, lo Spisal di Arzignano ne aveva avallato la teoria sulla mancanza di pericolosità delle elevate presenze di PFAS nel sangue (90.000 ng/l); il professor Costa infatti aveva sempre cercato di sminuire la gravità della situazione sanitaria dei lavoratori della Miteni, sostenendo che, a parte un po’ di colesterolo, grossi problemi non ve ne erano.”

Malgrado tutti i tentativi messi in atto da chi tenta di oscurare la attenzione pubblica su Arzignano, la commissione di Inchiesta parlamentare la rimette nell’occhio del ciclone.

Si tratta, come ognuno di voi può capire leggendo questo stralcio della relazione della commissione parlamentare, di affermazioni gravissime che coinvolgono direttamente lo SPISAL della ULSS di Arzignano e i massimi dirigenti dello stesso e della stessa ULSS.

Nella relazione parlamentare tuttavia non si fa accenno a eventuali dati su contaminazione da PFAS relativi agli operai che lavorano nel distretto conciario.

 È presumibile che tutte le aziende che usano gli spruzzi per impermeabilizzare e rendere antimacchia le pelli usino prodotti
perfluoroalchilici.

È stata effettuata la ricerca dei PFAS nel sangue dei lavoratori di Arzignano? Chi esercita la vigilanza sulla salute di questi lavoratori? Sono gli stessi che asserivano e certificavano che 90.000 nanogrammi di PFOA nel sangue non costituivano alcun pericolo per la salute?
 Dopo quanto emerso è legittimo porsi queste domande.

Chiediamo chiarezza e controlli:
Vogliamo che sia reso noto quali sostanze si usano nelle aziende arzignanesi e nel distretto conciario e quali reali controlli in merito si fanno sugli operai per non dovere piangere in futuro la stessa sorte degli operai della Miteni.

Giovanni Fazio






domenica 18 febbraio 2018

Pfas, Cristina Guarda (Amp): "il quadro è allarmante.


Si proceda subito con il monitoraggio sui nati tra 2002 e 2015"

"Ancora una volta la Giunta regionale, pur confermando l'intenzione di monitorare i Pfas nel sangue di bambini e ragazzi già annunciata a inizio dello scorso anno, cerca di prendere tempo e rinvia in modo indefinito un intervento che, alla luce della relazione della commissione parlamentare sulle ecomafie, si sta riconfermando urgente e non più dilazionabile."
 Lo dice la consigliera regionale Cristina Guarda (Amp), commentando la risposta ad un'interrogazione che chiedeva conto dell'attivazione di uno screening sui bambini nati dal 2013 nella zona rossa, maggiormente esposta ai Pfas.
















L'esponente vicentina stigmatizza il "comportamento dell'esecutivo veneto che invece di dare certezze in merito alle richieste avanzate dal territorio contaminato già dalla scorsa primavera, stride sia con il richiamo della Commissione parlamentare, sia con la necessità di stabilire una volta per tutte, scientificamente, il nesso di causalità tra Pfas e le 4 patologie della maternità e neonatalità che il coordinamento Regionale per le Malattie Rare ha identificato appunto come conseguenza dell'esposizione alle sostanze perfluoroalchiliche."

Guarda, nell'annunciare la presentazione di un nuovo atto da presentare al Consiglio, ricorda i dati diffusi dal Coordinamento che confermano lo studio reso noto alla fine del 2016:
 "le donne in gravidanza nella zona contaminata dai Pfas ha avuto il 49% di probabilità in più di avere una preeclampsia, patologia che può causare anche la morte, e il 69% in più di contrarre diabete gestazionale.
 Oltre a questo si conferma il rischio maggiore per i neonati di contrarre patologie SGA (piccoli per età gestazionale) e malformazioni neurologiche.
Queste osservazioni, datate aprile 2017, non possono che confermare l'urgenza di estendere un monitoraggio a ragazzi e bambini nati dal 2002 al 2015, proprio quelli nati nel periodo preso in considerazione dallo studio che associa le 4 patologie
con la contaminazione del sangue da Pfas, così da studiare l'evoluzione dello stato di salute dei soggetti di cui possiamo tracciare la storia sanitaria
."
"Un monitoraggio dunque - conclude la consigliera - indispensabile sia per evitare che la gravità della contaminazione venga derubricata, sia per individuare precisamente chi assistere con urgenza, sia per consentire una gestione ottimale della contaminazione."
Cristina Guarda, Consigliera della Regione Veneto (Amp)

Ma non esiste solo la Zona Rossa.

I BAMBINI DI ARZIGNANO HANNO GLI STESSI DIRITTI DEGLI ALTRI.
CHIEDIAMO ANCHE PER LORO UN MONITORAGGIO CON ANALISI DEL SANGUE, ACQUA INCONTAMINATA NELLE MENSE SCOLASTICHE, NEGLI ASILI E ALLE GRAVIDE.  
Giovanni Fazio



giovedì 15 febbraio 2018

MITENI INQUINA: CHI HA CONSENTITO E CONSENTE CHE CIO' AVVENGA?





La commissione parlamentare di inchiesta ha documentato nei minimi particolari le responsabilità di Miteni per quanto concerne la fonte primaria dell’inquinamento da PFAS di una vastissima area di territorio veneto. 

Apprezzo e condivido totalmente fino in fondo quanto scritto da Alberto Peruffo e aggiungo che la responsabilità di quanto accaduto e di quanto avviene si estende a chi avrebbe dovuto e dovrebbe tutelare cittadini e territorio e non lo ha fatto. 

Chiedetevi chi è corso a Roma al ministero dell’ambiente per ottenere livelli di scarico per i PFAS più permissivi, chiedetevi chi tuttora propone, come misura risolutiva, l’allungamento di qualche chilometro del dotto ARICA. 

Chiedetevi chi ha tollerato e tollera tuttora la logica della diluizione. 

Chiedetevi anche quante siano le aziende presenti sul territorio che utilizzano i perfluorati e quali controlli siano stati mai fatti alle emissioni di aerosol in atmosfera e a quelle dei liquidi a piè di fabbrica.

 Chiedetevi perché “stranamente” Arzignano non sia stata mai inclusa in nessuna delle zone inquinate pur essendo una delle aree più vicine alla sorgente dell’inquinamento primario e secondario. 

 Chiedetevi perché mai il censimento delle aziende agro alimentari    sia stato fatto con tanta superficialità e incongruenza e perché i prodotti con presenza massiva di PFOS e PFOA non siano stati tolti dal commercio. 

Chiedetevi perché non si parli più degli alimenti e ci si focalizzi solo sull’acqua. C’è ancora qualcuno che pensa che la quantità abnorme di PFAS riscontrata nel sangue dei ragazzi sia da attribuire esclusivamente all’acqua bevuta?

 Ci sono interessi macroscopici che gravitano attorno all’inquinamento MITENI che rimane comunque, senza alcuna attenuante, la causa prima del disastro ambientale.

Il silenzio a volte è peggiore della menzogna e oggi è proprio questo assordante silenzio lo strumento con cui si tenta di nascondere agli occhi e alla coscienza dei cittadini le responsabilità enormi dei soggetti pubblici che hanno contribuito e contribuiscono alla diffusione della contaminazione.

 È proprio questo il motivo per cui è così difficile fermare Miteni.

Giovanni Fazio