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mercoledì 25 dicembre 2019

BUON NATALE: UN MESSAGGIO DI NOSTRA MADRE TERRA




Non ha senso augurare Buon Natale se non ci si ripropone di cambiare prospettiva rispetto ai massimi fenomeni inquinanti che stanno minando la stessa sopravvivenza del genere umano.

 Il primo problema da risolvere è la rimozione di massa dei messaggi drammatici, degli avvertimenti che, giorno dopo giorno, ci invia la Natura. Rompiamo questa sciocca adesione a un film della nostra vita, edulcorato e fasullo, quando tutti stiamo ballando sulla tolda del Titanic.

Cominciamo a riflettere con la nostra testa e con la nostra intelligenza.

Per quanto riguarda l'acqua potabile, Arzignano (a differenza di tutti gli altri  comuni che ci stanno attorno) è l'unico comune per cui, da sempre, non si è fatto assolutamente niente) stiamo continuando a bere l'acqua di sempre, piena di PFOA e di altro (Gen_X e C6O4, sono pfas che non vengono cercati nell'acqua che beviamo quotidianamente).

 Non voltate pagina quando gli scienziati vi avvertono del danno che queste sostanze fanno, soprattutto alle nuove generazioni.

Costruire il Presepe e non riflettere che il primo Gesù Bambino che avete accanto è proprio vostro figlio, significa che lui è l'unica persona di cui non vi state realmente occupando.

Sapete che cibi gli vengono dati a scuola? Sono cibi pieni di pesticidi ma anche di PFAS: vi costa tanto impegnarvi con gli altri genitori per chiedere a gran voce il diritto dei bambini di mangiare cibi sani? I cibi biologici esistono.

         Lo stesso vale per l'aria di Arzignano. E' inquinatissima. Non lo dico io; lo dice il rapporto 2018 dell'ARPAV. Se non vi fidate di me non chiudete gli occhi davanti a un documento ufficiale.

 Malgrado ciò, c'è chi pensa a costruire un inceneritore a un chilometro e mezzo dal centro urbano; e lo scrive pure sui giornali senza vergognarsene.

Questi sono FATTI. Non voltatevi dall'altra parte: le conseguenze della vostra disattenzione le pagherebbero i vostri figli, per tutta la vita.

Detto ciò vi auguro un sincero Buon Natale, che sia una vera presa di coscienza contro lo scempio che si fa dell'ambiente in cui viviamo, per puri interessi di guadagno. Guadagno di pochi al prezzo della sofferenza di tutti gli altri.

E vi invio al posto del solito Presepe, un messaggio diretto di nostra MADRE TERRA (filmato)


Giovani Fazio


lunedì 23 dicembre 2019

PEDEMONTANA VENETA TECNICI INDAGATI



UN OPERAIO MORTO. FRANE E COSTI ALLE STELLE.

Dopo il crollo del 2017 della galleria Malo-Castelgomberto della Pedemontana Veneta al torrente Poscola del 2017[1], stiamo assistendo dal novembre 2019 al crollo in località Cracchi nello stesso tunnel. “Sarà un nuovo Vietnam per la SPV, una Vallugana bis, ancora più devastante perché una nuova voragine sta minacciando le case e le famiglie della contrada!”, con queste parole oggi Massimo Follesa portavoce del Coordinamento Veneto Pedemontana Alternativa per l’ovest vicentino, ha commentato presentazione di un esposto ai Carabinieri Forestali della Valle dell’Agno. “Nell’esposto è stato segnalato quanto è emerso durante il sopralluogo nelle vicinanze del cantiere della Superstrada pedemontana veneta sito nel Comune di Cornedo in località Cracchi. Ho verificato la situazione della frana, di cui nel mese di novembre hanno parlato i media locali [2] sta decisamente peggiorando, il crollo è aumentato e sotto gli occhi dei presenti continua a precipitare terra e acqua nel tunnel sottostante come testimonia il video che abbiamo montato [3]” ha dichiarato Follesa.

Ad oltre un mese dalla segnalazione del 17 novembre 2019, sono stati ripresi una serie di brevi smottamenti dai quali si intuisce che la voragine profonda oltre quindici metri, larga all'incirca 40x40 metri è in costante ampliamento e che insiste sopra il tracciato delle gallerie interrate lì previste dal progetto.

 L’ampliarsi della voragine può costituire un serio rischio o pericolo nei confronti delle maestranze, della popolazione e dell'ambiente.
 Rispetto al crollo del settembre del 2017, adesso siamo nei pressi di uno stabile a tre piani e a poche centinaia di metri dalla contrada Cracchi densamente popolata.

Il CoVePA ha chiesto di procedere con le valutazioni del caso interessando
le autorità competenti anche al fine di un eventuale sequestro del sedime.
E’ stato interessato anche il sindaco del Comune di Cornedo FRANCESCO LANARO con una comunicazione via PEC, affinché proceda urgentemente con le valutazioni del caso e con i provvedimenti del caso per dare il via a una eventuale ordinanza di blocco del cantiere in forza delle potestà di legge garantite alla amministrazione comunale e al sindaco.
 In caso di inerzia da parte dell’amministrazione comunale, qualora si verificassero sinistri o altri eventi infausti, i destinatari della comunicazione, che in tal senso costituisce atto formale di diffida, saranno ritenuti responsabili sul piano civile e penale.

All’arma dei Carabinieri è stato chiesto di agire per tutti quei reati (sia perseguibili d'ufficio sia perseguibili a querela di parte) che si dovessero ravvisare.

“La conclusione più grave che ci ha spinti in questa azione è che sono coinvolti gli stessi indagati del precedente sequestro di questo anno.
Non si comprende come mai si stia stendendo un velo sopra questa vicenda” ha continuato Follesa, ricordando che ormai sono 4 anni senza alcun rinvio a giudizio per la morte dell’operaio La Ganga e che risulta incomprensibile come mai Zaia continui con una cortina fumogena indecente sulla Pedemontana Veneta.

 
6 GENNAIO 2019 DON ALBINO CELEBRA L'EPIFANIA DELLA TERRA SUL TRACCIATO DELLA PEDEMONTANA


“Non capiamo perché continui celebrare un cantiere che produce disastri e minaccia i beni di chi poi dovrebbe pure votarlo, sembra paradossale che non faccia cacciare una squadra di tecnici indagati, anzi pare voglia proprio tenerseli per i prossimi 40 anni. Sono proprio quelli che dovrebbero gestire la manutenzione di un’opera che non riescono a costruire senza continui crolli e mancanze”. Tutto questo è una tara insuperabile capace di compromettere le manutenzioni future e i loro costi per tutta l’opera ma questo potrebbe essere il vero affare nascosto, una specie di MOSE di terra ferma capace di fare schizzare i costi di manutenzione a quei livelli da capogiro, così vicini ai 100 milioni di € all’anno, il doppio del contratto che Zaia ha firmato poco più di 2 anni fa e che comunque ricadono sulla testa del garante pubblico: la Regione Veneto.

Massimo M. Follesa portavoce CoVePA ovestVI



Ass.Co.Ve.P.A. - Coordinamento Veneto Pedemontana Altenativa


giovedì 19 dicembre 2019

NASCE MALE A MONTEBELLO IL COMITATO PER LA DIFESA DELL'ARIA DALL'INQUINAMENTO.









DELL'ARIA DALL'INQUINAMENTO.
INCIDENTE DI PERCORSO DURANTE LA SERATA.

In una lettera aperta alla mia amica Cristina Guarda la cronaca di quanto è successo
Cara Cristina,
ieri l'altro a Montebello Vicentino, in un incontro con i cittadini, organizzato da un sedicente comitato contro l'inquinamento atmosferico, gli organizzatori hanno tentato in tutti i modi di impedirmi di parlare e, di fatto, hanno troncato il mio discorso, nel punto in cui intervenivo contro la costruzione di un inceneritore ad Arzignano, sostenendo, udite, udite, che parlare di un progetto che prevede l'incenerimento di 50.000 tonnellate di fanghi l'anno ad Arzignano, a un chilometro e mezzo di distanza in linea d'aria dal centro cittadino, non avesse attinenza col tema dell'incontro.

         Aveva parlato prima di me uno sconosciuto che ha provato a magnificare le meravigliose doti della pirolisi (leggi gassificatore), subito smontato dal Prof. Gianni Tamino, presente al dibattito in qualità di relatore scientifico. Sono intervenuti successivamente Giuseppe Cazzola, consigliere di minoranza del Comune di Arzignano e Stefano Fracasso.

Non era per me onestamente accettabile che chi recentissimamente ha sostenuto sulla stampa la costruzione di un inceneritore ad Arzignano si proclamasse paladino della purezza dell'aria a Montebello.

Arzignano 2014 manifestazione contro la costruzione di un gassificatore

Tra l'altro c'è da dire che non si sa ancora come sia andato il bando di Acque del Chiampo in merito alla realizzazione di un inceneritore, scadrà infatti il 23 dicembre: tanto silenzio è davvero inquietante!
Potrebbe anche succedere che la sede individuata per questa opera inquinante sia proprio Montebello o Zermeghedo, non sappiamo come andranno le schermaglie tra le varie amministrazioni per scaricare su altri la responsabilità di un'opera che, giustamente nessuno vuole, eccetto i conciari.

Di questa grave censura nei miei confronti, che mina definitivamente la credibilità del comitato, non vi è traccia nel tuo resoconto mentre abbondavano in sala gli sperticati elogi di Stefano Fracasso, da parte tua.

 Ti ho sempre stimata per le tue battaglie ma, dopo quello che è successo due sere fa, è necessario da parte tua un chiarimento: bisognerebbe a questo punto che tu dicessi chiaramente cosa pensi della sua dichiarazione, in appoggio a quella di Rino Mastrotto, sulla necessità di costruire l'inceneritore ad Arzignano.

         La salute dei nostri bambini, in primis, e di tutta la comunità degli abitanti della vallata non può essere subordinata agli interessi dei conciari. La bonifica del territorio non passa attraverso l'inquinamento dell'aria, già altissimo, né ad Arzignano né altrove.
Se gli organizzatori di un dibattito unidirezionale a Montebello avessero avuto più a cuore la salute della popolazione avrebbero dovuto evitare che una giusta rivendicazione dei cittadini si risolvesse in una strumentale passerella politica per un PD che non brilla, eccetto alcune rarissime eccezioni, per uno sviscerato amore per l'ambiente.

Ti allego il post dove sono citate le dichiarazioni di Rino Mastrotto e Stefano Fracasso e viene descritta la gravissima situazione dell'inquinamento atmosferico ad Arzignano con dovizie di tavole e dati forniti dall'ultimo report dell'ARPAV.
Si tratta delle informazione che il rappresentante del nuovo comitato  mi ha impedito di dare agli astanti.


Giovanni Fazio


lunedì 16 dicembre 2019

CONDANNATO LUIGI GUARRACINO





SENTENZA MITE MA ESEMPLARE

15 dic 2019,
Riportiamo la comunicazione dell'Avvocato Edoardo Bortolotto che ci aggiorna sull'esito della sentenza della cassazione che condanna a un anno e otto mesi Luigi Guarracino.

La Cassazione ha confermato in parte le condanne per il disastro ambientale alla Solvay di Spinetta Marengo, azienda partner di Miteni: tra i condannati (1 anno e 8 mesi) Luigi Guarracino che è imputato anche a Vicenza per il disastro Miteni.

 “Condanne “risibili”-ha dichiarato Fulvio Aurora responsabile vertenze giudiziarie di Medicina Democratica- rispetto alla gravità e alla enormità del reato commesso, “disastro ambientale colposo innominato per inquinamento delle acque”, quelle acque che venivano utilizzate a scopo alimentare dai cittadini e dagli stessi lavoratori della Solvay, in cui venivano sversate sostanze tossiche e cancerogene, come il cromo esavalente o il tetracloruro di carbonio”.


Reflui bianchissimi, altamente tossici e cancerogeni vanno direttamente a mare

















” Tuttavia- ha sottolineato Fulvio Aurora- questa sentenza rappresenta una pietra miliare e farà giurisprudenza, in quanto i responsabili dell’inquinamento e dell’avvelenamento delle acque di un territorio vastissimo, che arriva a lambire il comune di Alessandria, dovranno risarcire le parti civili e dovranno provvedere alla bonifica del sito, ex art. 300 D.Lgs. 152/06″.
Ogni giorno siamo di fronte all'arroganza degli inquinatori, quasi sempre multinazionali. Le istituzioni locali o sono sopraffatte dalla grande potenza economica delle aziende o diventano conniventi, soprattutto stato e regioni.
E' il caso di Rosignano dove il sindaco non è riuscito nemmeno a evitare che i cittadini facessero il bagno in una spiaggia totalmente piena di rifiuti tossici della Solvaj e in un mare che rappresenta una reale minaccia per la salute e la stessa vita dei bagnanti.

Questo, associato al recentissimo fallimento della conferenza per il clima a Madrid deve farci riflettere sul ruolo dei partiti politici, permeabilissimi alla corruzione e subalterni ad indecenti interessi delle multinazionali. 




Alla lotta quotidiana contro l'attacco alla salute, condotto dalle grandi compagnie e dai loro criminali consigli di amministrazione, è necessario potenziare la lotta sul territorio, la continua denuncia e la costruzione di un movimento ecologista forte e unitario.

Giovanni Fazio



domenica 15 dicembre 2019

LOTTA PER IL DIRITTO DI RESPIRARE. I CITTADINI DI ESTE CONTRO LA SESA


LE EMISSIONI PUZZOLENTI DELL'AZIENDA ESTENSE NON SONO PIU' SOPPORTABILI.
PRESENTE ALLA MANIFESTAZIONE IL
 "FORUM veneto AMBIENTE SALUTE E SOLIDARIETA'".




14/12/2019

E'la solita storia che nel Veneto si ripete in continuazione: una società milionaria che fa i propri comodi a discapito dei cittadini e dell'ambiente e le istituzioni che, anziché proteggere quanti ne subiscono le angherie, la spalleggiano. 


Siamo ad Este, ridente cittadina del Basso Padovano, apprezzata per le sue mura e edifici medievali ma afflitta dalla presenza non più eludibile di puzze insopportabili emesse dalla vicina azienda Sesa (Società estense servizi ambientali Spa, molto vicina alla Lega di Salvini). 


Si tratta di una società municipalizzata per il trattamento rifiuti, al 51% di proprietà del Comune di Este e il resto di privati.


La Sesa è uno dei più grandi impianti di compostaggio d'Europa, con un fatturato di oltre 90 milioni di euro e ricavi annui di oltre 8 milioni.

 Produce circa 68mila tonnellate di compost all'anno, che viene sversato come fertilizzante nei campi limitrofi, già saturi secondo molti residenti, producendo una puzza "chimica", un tanfo insostenibile da anni.
Il compost prodotto - secondo un'inchiesta di Fanpage  non sarebbe però in regola e, anzi, conterrebbe - secondo analisi chimiche fatte in laboratorio - una concentrazione significativa di idrocarburi pesanti (oli, benzine etc) e anche di alcuni metalli come zinco e rame.

Patron dell'impero costruito sui rifiuti è Angelo Mandato.
 Secondo i giornalisti di Fan Page, Fabrizio Ghedin, responsabile delle relazioni esterne della Sesa, avrebbe proposto al giornale on line un finaziamento di 300.000 euro, sotto forma di investimento pubblicitario, per bloccare l'inchiesta che il giornale conduce sui traffici dell'azienda. Fanpage ha inoltre raccontato come Sesa, tramite la Biogreen, avrebbe fornito finanziamenti al partito di Salvini.


La situazione ambientale è comunque diventata insostenibile per la puzza emessa non solo dalla SESA, maggiore responsabile secondo fan Page, ma anche dalla compresenza di numerose attività potenzialmente odorigene, l’alta densità di allevamenti avicoli, il mangimificio Veronesi ai quali si aggiunge l’annoso problema della viabilità su via Padana Inferiore, dove transitano 17 mila veicoli al giorno, compreso il traffico pesante relativo a industrie, allevamenti e stabilimenti Marcegaglia (mangimificio).


Da anni un gruppo di cittadini lotta per porre fine a questa situazione che, se da un lato determina una lauta entrata per il comune e per i suoi soci privati, dall'altro rende impossibile la vita alle persone che abitano ad ESTE.








Alla manifestazione di Sabato 14 Dicembre sono intervenuti parecchi rappresentanti della nuova rete di comitati e gruppi ecologici che operano nel Veneto costituitasi di recente col nome di "FORUM veneto Ambiente Salute e Solidarietà"


Per la prima volta i cittadini che lottano per la salute e la vivibilità ambientale non sono più soli.

L'estensione del contrasto alla politica della Giunta estense, della SESA e della Giunta regionale, che non si è mai adoprata in difesa degli abitanti di Este, si estende a tutti i comitati ambientalisti del Veneto. 
Questa la novità di una manifestazione che segna una svolta nella azione politica ambientalista nel Veneto.

Giovanni Fazio




venerdì 6 dicembre 2019

EFFETTI DELETERI DEI PFAS SU GRAVIDANZA E SVILUPPO SESSUALE



I RISULTATI DELLA RICERCA SCIENTIFICA DELL'UNIVERSITA' DI PADOVA

la recente pubblicazione degli effetti deleteri dei PFAS sulla gravidanza e sullo sviluppo sessuale di feti da parte dell'equipe del prof Foresta dell'Università di Padova mette a nudo l'assoluta assenza di prevenzione che la Regione Veneto avrebbe dovuto applicare per le giovani coppie e per le gravide mentre tutt'ora mancano protocolli in merito.

Si tratta di una inadempienza gravissima, e non certo l'ultima, da parte di chi avrebbe dovuto da tempo prendersi cura dei nascituri, ben sapendo quali nefasti effetti abbiano queste sostanze sulla gravidanza.

È del 17 novembre del 2016 la circolare interna del direttore generale Area Sanità e Sociale dott. Domenico Mantoan che informa gli assessori alla Sanità Luca Coletto, Ambiente Giampaolo Bottacin, Caccia e Pesca Giuseppe Pan e il presidente della Provincia di Vicenza Achille Variati delle patologie correlate alla contaminazione da PFAS.

Il documento elenca la poli-abortività, la pre-eclampsia, bambini nati fortemente sottopeso, bambini malformati, bambini nati morti, per citarne alcune.

Da quella data abbiamo atteso inutilmente che fossero prese immediate misure di prevenzione per la natalità.

 Nessuno degli attori in questione, né il dott. Mantoan, né i destinatari della circolare hanno preso la benché minima misura di prevenzione per tutelare gravide e nascituri.

     
    Invano da queste pagine abbiamo continuato a chiedere che a tutte le donne gravide del Veneto fosse applicato un protocollo che prevedesse un esame del sangue per accertarne il grado di contaminazione, invano abbiamo chiesto che alle giovani coppie che intendono avere un figlio si facesse un esame per prevenire gravidanze infauste.


  l'impossibilità, da parte delle donne, di prendere le necessarie precauzioni ha determinato l'aumento delle suddette patologie nelle aree fortemente contaminate, ma non sappiamo quali fossero le condizioni delle madri che hanno avuto le stesse patologie in diverse aree del Veneto poiché nessuno si è peritato di controllarne il grado di contaminazione da PFAS.

        
L'Istituto Superiore di Sanità, nel suo ultimo report sul monitoraggio degli alimenti prodotti nella "Zona Rossa", ha evidenziato la presenza di prodotti altamente inquinati (Latte, uova, carne bovina, verdure) in alcune aziende. 

Gli allevatori e gli agricoltori che mangiavano i cibi da loro prodotti presentavano contaminazione da PFAS molto più elevata del resto della popolazione della stessa zona di residenza. La contaminazione dei cibi è dovuta al fatto che queste aziende traggono l'acqua da pozzi inquinati.

         L'Istituto Superiore di Sanità ha attribuito l'aumentata contaminazione all'assunzione dei cibi, oltre che all'assunzione dell'acqua dei pozzi.

Tale fenomeno è confermato dall'EFSA (Ente Europeo per le Sicurezza Alimentare)



Ci chiediamo, come fa una donna in gravidanza a evitare cibi che contengono PFAS?

Come fa una donna in gravidanza a sapere se il suo sangue è pieno di PFAS o no se non può effettuare gli esami nemmeno a pagamento?


Come fanno due giovani sposi a sapere se possono procreare un bambino senza rischi se non possono fare gli esami del sangue nemmeno a pagamento?

Come fa una mamma a dare un ovetto al suo bambino di quattro anni senza correre il rischio di avvelenarlo con dosi altissime di PFAS?




QUESTO è LO STATO DI GRANDISSIMA INCERTEZZA IN CUI SONO STATI LASCIATI TUTTI I CITTADINI DEL VENETO.

Zaia e i suoi continuano a nascondere la polvere sotto il tappeto.

 Tutti abbiamo il diritto di potere effettuare gli esami del sangue per conoscere la nostra situazione, ma i laboratori sono stati monopolizzati dalla Regione e nessuno può accedervi, tranne coloro inclusi nel piano di monitoraggio.

Ma questo non basta. La Miteni ha dichiarato di avere sostituito, dal 2005, la produzione di PFOA e PFOS con perfluorati di nuova generazione: il Gen X e il C6O4. Tali sostanze non rientrano in quelle cercate dall'ARPAV nei nostri acquedotti.

 VI SIETE CHIESTI IL MOTIVO DI CIÒ?


Oltre al PFOA, ben presente nell'acquedotto di molti comuni, compreso quello di Arzignano, quali altri veleni, non cercati, e perciò non trovati, ci fanno bere i nostri governanti?

Anziché ritirare dal commercio i prodotti inquinati la Regione apre un ulteriore studio (durata 2 anni: intanto …) si fa così anche con le cavie.







        

domenica 24 novembre 2019

NASCE IN VENETO LA GRANDE RETE DEI MOVIMENTI ECOLOGISTI



Da oggi inizia un percorso nuovo che parte dalla realizzazione della GRANDE RETE DEI MOVIMENTI che operano sul territorio.

 Il FORUM AMBIENTE SALUTE E SOLIDARIETA' (FASS) va visto come il primo passo di un PROCESSO della realizzazione di un COMUNE SOGGETTO POLITICO ECOLOGISTA FORTE e COMPETENTE in grado di contrastare l'azione destruente di una Regione mal gestita da una casta politico-imprenditoriale, responsabile di tutti i disastri che stanno penalizzando in maniera forte il territorio e la popolazione. 

         Decine di associazioni, comitati, gruppi e persone ecologiste hanno dato vita ieri, 23 novembre 2019, presso i locali di "Opera Immacolata" Padova -Mandria ad un incontro dove nel corso della giornata hanno portato il proprio contributo le realtà di lotta;un evento che si è concluso con la costituzione della grande rete che prende il nome di FORUM AMBIENTE SALUTE E SOLIDARIETA'.

         Un fondamentale processo inclusivo che potenzia la diversità dei singoli comitati, integrandoli in una realtà più grande che ne fa propri valori, problematiche, riflessioni e percorsi di lotta.
         E' stata annunciata anche la prossima costituzione di un pool di avvocati disposti a sostenere gratuitamente le vittime della repressione.
         
Sono stati costituiti già sette gruppi di lavoro, aperti a tutti e gestiti collegialmente, sui seguenti punti: Rifiuti, Aria, Acqua, Salute, Territorio, Verde e Agricoltura.

Si sta lavorando alla realizzazione del logo, al Sito Web e al team che si occupa dell'informazione e della documentazione mediatica.

         Il prossimo appuntamento è per il 14 dicembre a Padova nella sede dei beati Costruttori di Pace, ospiti di don Albino Bizzotto.  
         Arrivano anche oggi richieste di adesioni alla mailing list da parte di comitati e persone che non hanno avuto la possibilità di partecipare. Al più presto pubblicheremo i riferimenti per prendere contatto con gli addetti all'organizzazione.




martedì 19 novembre 2019

ASSEMBLEA DEI COMITATI VENETI VERSO L'UNITA' DEL MOVIMENTO





Cari amici
I gravi disastri che oltre alla nostra amata Venezia stanno colpendo diverse città e regioni italiane non sono un puro evento meteorologico ma l’ennesimo avvertimento che ci manda madre terra per fermare chi ancora pensa di fare affari impunemente sul corpo devastato della natura, cementificando i territori, sventrando le montagne, accendendo inceneritori, continuando a usare energia fossile aumentando di giorno in giorno il carico di anidride carbonica nella nostra atmosfera.
Ognuno di noi è cosciente dell’eccezionalità di questo momento della storia dell’umanità e della gravità di ciò che accade, nel pianeta e nella nostra regione.
Ignorare questi segnali ci spingerebbe, con un viaggio senza ritorno, verso la fine, a breve termine e non fra cento anni, della nostra civiltà e forse del genere umano, travolto insieme a milioni di specie animali e vegetali.
Chi arraffa gli ultimi frutti avvelenati di questa dissennata distruzione sono i soliti politici e imprenditori responsabili dell’affondamento di Venezia e della nostra Regione.
         Per tutti gli altri resta il desolato panorama di terre e fiumi inquinati, di città soffocate dagli scarichi dei veicoli e delle industrie, cibi avvelenati, lavori, sempre più precari e parcellizzati, che non offrono alcun avvenire e la prospettiva di pensioni da fame, se ci arriveremo, movimenti migratori sempre più massivi guerre e carestie.
È ORA DI RISPONDERE ALL’APPELLO: ORA O MAI PIU’
Ci giunge, da tanti comitati e gruppi di cittadini, la richiesta di UNITA’ DEL MOVIMENTO, un nuovo livello di aggregazione e un nuovo approccio istituzionale.
È una richiesta urgente che ci viene da tutti coloro che soffrono le conseguenze di questo sviluppo dissennato, una richiesta a cui, responsabilmente non possiamo non dare una RISPOSTA FORTE ED EFFICACE.
  La gravità della situazione ci impone di mettere da parte ogni riserva mentale e di rimboccarci le maniche, guardando esclusivamente al presente, al futuro prossimo e al diritto dei nostri bambini di averne uno accettabile.
Questi, in estrema sintesi, i motivi per i quali vi invitiamo a partecipare personalmente a questo importantissimo evento.

ASSEMBLEA DEI COMITATI E ASSOCIAZIONI VENETE
SABATO 23 NOVEMBRE 2019 DALLE 09.30 ALLE 18.30
PADOVA VIA TOBLINO 53 – MANDRIA (Fondaz. Opera Immacolata)


PROGRAMMA DELL’ASSEMBLEA
- dalle 09.30 alle 13.00   interventi sulle singole questioni di grande rilevanza.
- Intervallo di un’ora per pranzo (il pranzo costa 14 euro, prenotare almeno tre giorni prima scrivendo a micheleboato@gmail.com
- dalle 14 alle 18.30, si prendono le decisioni assembleari su:
1. priorità comuni, su cui impegnare le nostre energie regionali,
2. struttura e nome della rete regionale di comitati e associazioni,
3. prime (forti) iniziative comuni nei mesi di dicembre e gennaio.
Al primo intervento di Titta Fazio (No Pfas) seguono gli interventi di chi lo chiede attraverso la scheda che consegniamo all’entrata, con cui chiediamo anche:
- la mail dei partecipanti (per restare in contatto con una mailing list)
- un contributo (da 2 euro in su) per pagare la sala (300) e l’operatore (180), totale 480 euro.
Gli interventi dal palco verranno intervallati da una decina di interventi in video di 5 minuti, tra cui quello di don Albino Bizzotto (quel giorno è relatore a Torino).
L’assemblea è aperta a tutte le persone impegnate per l’ambiente, la salute e la solidarietà sociale.

ASSOCIAZIONI ADERENTI


(Amica Terra-Gaiarine, Amico Albero-Mestre, Aranova-Pederobba, Ass.Vegetariana, Beati i Costruttori di Pace, Centro A. Langer VR, CiLLSA, Criaave-Cittadini per Rimozione Impatto Amb.Aeroporto Ve, Codacons- Mestre, Com.Allagati  Favaro, Com.No inceneritore Padova, Com.per la pace Castelfranco, Com.Terre Nostre-Villadose, CoVePA-Com.Veneto Pedemontana Alternativa, No inceneritore-Schio, Ecoistituto del Veneto, Eddymburg, Forum dell’aria, Forum, ISDE Padova(Medici per l’Ambiente), Rifiuti Zero, Mountain Wilderness, Mov. dei Consumatori, Mov. Nonviolento, Opzione Zero, PAN-Italia-No Pesticidi, Per altre strade, PFAS.Land, Salviamo il paesaggio, Soccorso pop. Mira, Stop Pedemontana, Tera e Aqua, Valore Ambiente-Mirano, VeneziAmbiente, Venezia Cambia) 







lunedì 11 novembre 2019

RINO MASTROTTO E STEFANO FRACASSO CHIEDONO LA COSTRUZIONE DI UN INCENERITORE AD ARZIGNANO



RISPONDIAMO: “ABBIAMO GIA’ DATO”



Il 25 ottobre c.a. la testata on line VVOX pubblica un’intervista a Rino Mastrotto, noto imprenditore della concia, presidente dell’omonimo gruppo conciario di Trissino (uno dei più grossi d’Italia), vicepresidente dell’Unione Nazionale Industria Conciaria (UNIC) e presidente della sezione concia di Confindustria Vicenza.

Il fatturato del Rino Mastrotto Group, è di oltre 300 milioni di euro.
Ci troviamo pertanto di fronte ad un milionario che vanta stabilimenti in Brasile e in Svezia, oltre a quelli del Veneto e che è in procinto di aprirne uno in Toscana a Santa Croce sull’Arno. Il suo cruccio è, da sempre, il “trattamento dei fanghi” prodotti dall’attività del distretto concia di Arzignano: 8.550 addetti, 455 imprese e una produzione di 2.825,5 milioni di euro (dati di fine 2018).



Da anni “Trattamento fanghi” nella valle del Chiampo è sinonimo di “Inceneritore”, sogno irrealizzato delle lobby della concia.
Non solo la parola “inceneritore” è bandita dal lessico dei giornali e delle TV locali, sempre attente a non dispiacere ai signori della concia, ma anche altri sinonimi come “gassificatore” o “termovalorizzatore” sono parole da non pronunciare e non scrivere mai, se non si vuole toccare il nervo scoperto dei cittadini che a più riprese si sono opposti a ulteriori pratiche inquinanti.

Già adesso gli abitanti di Arzignano e dintorni soffrono per essere uno dei comuni in cui l’acqua del rubinetto contiene dai 26 ai 90 nanogrammi di PFOA, a seconda della stagione e delle piogge che provocano l’innalzamento della falda, e di non poter contare né sulla installazione di filtri a carboni attivi, come è stato fatto per altri comuni inquinati né, tanto meno sulla progettazione di nuovi acquedotti.
La parola impronunciabile è sempre nel cuore dei big fin dal lontano 1986 quando l’allora sindaco Severino Trevisan aveva approntato un progetto per incenerire circa 569 tonnellate di fanghi al giorno.
Allora si costituì immediatamente un comitato che raccolse in poco tempo più di 10.000 firme e costrinse sindaco e conciari ad archiviare il progetto.
         Malgrado ciò, periodicamente, c’è qualcuno che ci riprova.
Presentazione del progetto del nuovo inceneritore a Montecchio M.
Recentemente l’AD di Acque del Chiampo, la società che gestisce l’acquedotto e i depuratori di Arzignano e Montebello, è tornato all’attacco proponendo un inceneritore da 50.000 tonnellate annue (i due depuratori, insieme non ne producono più di 36.000) ma, onde evitare la sollevazione generale degli abitanti della zona, insieme ai sindaci che hanno aderito al progetto,  ha incluso tra le condizioni inviolabili del nuovo impianto la clausola secondo cui la struttura dovrebbe essere costruita al di fuori del territorio dei comuni facenti parte del bacino.


È in particolare questa clausola che fa arrabbiare Rino Mastrotto:

 “…  il progetto arriva in ritardo. Il bando è una messa in scena, l’ennesima. Io non ci credo. Avrebbero dovuto farlo prima ... ma nessuno ha voluto prendersi la responsabilità. Il Comune di Arzignano ha avuto paura perché quando era tutto pronto (durante il doppio mandato di Giorgio Gentilin n.d.r.) si sono resi conto che politicamente avrebbero potuto perdere consensi … Acque del Chiampo e Medio Chiampo hanno scelto di non realizzare l’impianto trattamento fanghi nell’area del distretto locale. … È da anni che dico: prima di tutto deve nascere un progetto che rispetta l’ambiente, poi si costruirà dove va fatto.”

Più volte Mastrotto, ripete di essere per il rispetto dell’ambiente ma la sua richiesta di costruire un inceneritore è già di per sé una smentita del suo preteso ambientalismo e quella di costruirla “dove va fatto” cioè accanto al depuratore di Arzignano, non brilla certo di rispetto per l’impatto ambientale che tale struttura avrebbe per i circa 60.000 cittadini che abitano nella zona.

Il giorno dopo, a sostegno delle tesi dell’imprenditore conciario, arriva su VVOX la risposta di Stefano Fracasso, ex sindaco di Arzignano e attuale capo gruppo consiliare del PD in Regione:

  “…. Mastrotto ha certamente centrato le prospettive del comparto e la sua esperienza imprenditoriale è testimonianza di capacità di lettura delle dinamiche del mercato. Ha centrato pure l’accusa alla politica di inconcludenza e paura nell’affrontare la soluzione al trattamento dei fanghi di depurazione…
E il bando per costruire un impianto di trattamento ovunque, ad eccezione di dove quei fanghi si producono è l’epilogo dell’ipocrisia. Ci si vuol tenere i soldi e l’occupazione della concia ma non i necessari interventi di sostenibilità ambientale ed economica. …
…. non avevo mai pensato che la soluzione fosse esternalizzare, che il motto fosse “lontano dagli occhi, lontano dal cuore”.
Se una soluzione è ambientalmente sostenibile fuori dal distretto perché non lo può essere nel distretto? E dove se non nel distretto una soluzione può essere capita e socialmente accettata se non dove la ricchezza che la concia genera si distribuisce? Sorprende pure il silenzio degli attuali sindaci della valle del Chiampo, nessuno che si senta in dovere di affrontare a viso aperto la questione.
Non si vive di solo facebook, ci vuole anche lavoro, reddito, investimenti, sostenibilità; nei comuni se ne discute? Ci attendono altri dieci anni di in-decisioni? Non credo che l’economia e l’ambiente della valle se lo possano permettere.”


Si sentiva proprio il bisogno di questo energico appoggio ai big della concia da parte dell’esponente del PD. Secondo la sua teoria la soluzione del problema consiste nel costruire un inceneritore “là dove quei fanghi si producono”.
 È la logica seguita da sempre da tutte le aziende della zona, a partire dalla Miteni che ha seppellito tonnellate di rifiuti e sversato tonnellate di reflui, “là dove quei fanghi si producono” con il bel risultato che tutti conosciamo, dal momento che sversare reflui e fanghi nell’alta pianura veneta significa inquinare la più grande falda acquifera d’Italia.
 È la stessa logica praticata da più di cinquant’anni dai conciari arzignanesi che hanno riempito abusivamente tutte le cave di ghiaia dei dintorni “dove la ricchezza che la concia genera si distribuisce, lasciando per anni che i percolati raggiungessero la falda sottostante e successivamente costruendo ben nove discariche tutte attorno al depuratore, senza alcuna considerazione dell’impatto ambientale che tale mole di rifiuti conciari rappresenta per la falda acquifera sottostante.


 Si tratta di una bomba ad orologeria, costituita da milioni di tonnellate di rifiuti conciari, separati dalla falda, a volte affiorante, solo da un sottile telo di plastica e una spolverata di argilla, inadeguata a sostenere cotanto peso.

 Forse la vera ipocrisia è stata quella di ritenere che questo fosse il luogo più idoneo per interrare rifiuti conciari, così come Miteni pensava che il più idoneo fosse quello di Trissino.

         L’idea di Fracasso è davvero originale sotto il profilo ambientale poiché, da che mondo è mondo, la localizzazione per gli impianti di trattamento rifiuti dovrebbe essere individuata dopo una accurata analisi idrogeologica del territorio, delle risorse acquifere che potrebbero essere compromesse, dei centri abitati adiacenti, dell’orografia, della logistica, delle correnti atmosferiche e delle colture della zona. Si chiama analisi dell’impatto ambientale che dovrebbe essere effettuata da specifiche commissioni di esperti che, fino ad oggi, se ne sono sempre fregati.  

         A parte il fatto che anche Fracasso adotta anche lui il neologismo “trattamento fanghi” per indicare il termine “inceneritore”, in linea con il lessico prudente degli inquinatori di sempre, tutte le condizioni per considerare l’area alle porte della città come idonea all’impianto di incenerimento, mancano.
         A parte il fatto che l’uso di bruciare i rifiuti è considerato molto dannoso per le comunità adiacenti agli inceneritori (vedi studio SENTIERI e molti altri), a parte il fatto che la UE sta per bandire definitivamente tale tecnica, per vari motivi, non ultimo quello del riscaldamento terrestre, bruciare i fanghi è anche molto dispendioso e l’energia che se ne potrebbe ricavare è troppo poca perché il gioco valga la candela. Naturalmente a ciò sopperisce il lauto finanziamento che queste strutture ricevono dallo stato, attraverso “incentivi verdi”. Si tratta pertanto di un ottimo affare per costruttori e gestori privati degli impianti, ancora una volta totalmente a spese nostre:
E dove se non nel distretto una soluzione può essere capita e socialmente accettata se non dove la ricchezza che la concia genera si distribuisce?

E già noi cittadini inquinati, le migliaia di persone ammalatesi e decedute per tumori e patologie derivate dalle sostanze tossiche sparse sui terreni, nell’acqua e nell’aria, siamo degli ingrati e dovremmo ringraziare i nostri benefattori e coloro che come Fracasso li incensano in nome del nuovo dogma sulla nuova sostenibilità ambientale legata al campanile.

Un recente report dell’ARPAV sull’inquinamento atmosferico di Arzignano 2018

Riporta dati ancora più sconfortanti di quelli registrati a Vicenza e Schio e minacciosi perché le tabelle ricavate dalle centraline mobili, ci informano che polveri sottili e toluene sforano bellamente le norme di sicurezza europee.

La cosa più grave è che tali misure sono state effettuate in Via Mazzini e in via Cazzavillan. Cioè sono misure che si riferiscono ad un’area urbana adiacente alla scuola primaria (elementare)Fogazzaro.

Altri veleni repertati non superano la soglia prevista ma sono abbondantemente presenti, come l’ozono, il benzo(a)pirene, il monossido di carbonio che risulta con valori meno alti perché misurato da una centralina posta molto in alto, attaccata al palo della luce. Il monossido di carbonio infatti è un gas pesante che in assenza di venti o di spazi aperti, permane nel luogo dove è stato emesso dagli scappamenti delle auto per 24 giorni circa. Pertanto, l’ultimo tratto di via Mazzini, è detto “La valle della morte” in considerazione della strettezza della strada e dell’altezza delle abitazioni. È superfluo elencare le patologie che provoca una miscela di inquinanti come quella rilevata da Arpav per il 2018 nella città delle pelli.
A questa miscela di tossici prodotti dal traffico automobilistico che rastrella la città dalle due alle quattro volte al giorno, si aggiungono le emissioni del distretto della concia.
A chi si sbraccia per costruire una nuova fonte inquinante in loco diciamo: “Grazie, siamo già a posto”. Fa specie che un miliardario non si sia ancora stancato di accumulare quattrini, proponendo simili impianti e che il portavoce regionale del PD gli faccia da stampella.

        
Non siamo indifferenti ai problemi sollevati dai produttori di pelli, e anche dal trasporto dei fanghi verso lo smaltimento, tuttavia riteniamo che il problema non si risolve dalla coda, cioè dai rifiuti, ma dalla testa e cioè attraverso un radicale cambiamento di materie prime e tecnologie usate, dalla raccolta differenziata (circa metà dei fanghi potrebbero diventare materia seconda), ma anche da una analisi dei costi-benefici che la produzione delle pelli rappresenta per l’intera zona, dallo studio dei problemi ancora insoluti dell’avvelenamento massiccio delle acque (anche da parte delle PFAS, presenti nei reflui industriali. Ne sanno qualcosa cittadini, allevatori e agricoltori a valle dello sbocco del dotto A.Ri.C.A.).


 Riteniamo altresì che nel bilancio del budget complessivo del distretto concia debbano far parte anche i costi sociali ingentissimi derivati dalle spese per un inquinamento massivo del territorio e delle persone. Diversificazione e delocalizzazione su siti più idonei dovrebbero entrare nel merito di una analisi complessiva che non è stata mai fatta.

         A chi si facesse incantare dallo pseudo ecologismo campanilistico dei due, ricordiamo che, da sempre, ci siamo battutti contro la costruzione degli inceneritori, sia ad Arzignano che altrove, ci siamo battuti per salvaguardare l’aria e la salute degli Arzignanesi, ma anche quella degli abitanti dei comuni vicini e, soprattutto, per la salute dei bambini, prime vittime dell’inquinamento ambientale. Il cinismo con cui tali strumenti vengono proposti come soluzione all'ingente inquinamento, prodotto dall'attuale attività della concia, è misura dell' etica che li sottintende:"Prima i schei e dopo la salute". E' questo principio barbaro e immorale che noi combattiamo in nome di tutte le persone che a causa di ciò si sono ammalate e sono morte, in nome dei nostri bambini che hanno diritto di vivere in un ambiente sano e non contaminato da diossine e cromo esavalente, in nome del diritto alla vita e all'ambiente che in questi terribili tempi di devastazione ambientale viene ogni giorno di più negato. 

Giovanni (Titta) Fazio