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mercoledì 23 maggio 2018

PFAS: ARZIGNANO ESCLUSO DAL PIANO DI RISANAMENTO DELLE ACQUE, DAGLI SCREENING ESTESI ALTROVE ANCHE AI BAMBINI.


GRAVI RESPONSABILITA’ DEL SINDACO GENTILIN.



Nel piano della Giunta veneta che comprende l’ampliamento dell’area di impatto e di attenzione e l’allargamento dello screening alla popolazione pediatrica è inutile cercare il nome di Arzignano, insieme a Montecchio, Montorso e Trissino tagliati fuori da ogni forma di intervento.

Non può che farci piacere quanto realizzato in brevissimo tempo da Acque Veronesi nella centrale idrica di Lonigo.
È un segno che la lotta dei cittadini paga e che quello che avrebbe dovuto fare spontaneamente la Regione da molti anni è stato ottenuto soltanto oggi con la mobilitazione di migliaia di cittadini.
Le zone rosse vengono premiate anche con la progettazione di tre nuovi acquedotti.

La centrale di Madonna di Lonigo provvede all’approvvigionamento idrico di comuni delle province: di Vicenza, Verona e Padova.
Si tratta dei comuni delle cosiddette “zone rosse A e B”.
Questi comuni ottengono anche l’allargamento dello screening gratuito a nuove fasce di età della popolazione. (bambini).

Ci chiediamo cosa pensino gli abitanti di Arzignano leggendo questo comunicato.

Adesso i cittadini delle aree suddette fruiranno, come asseriscono i tecnici, di acqua ZERO PFAS attraverso un costosissimo sistema di filtraggio, in gran parte finanziato dalla Regione (cioè anche da noi).

Gli abitanti si Arzignano, Montecchio, Trissino e Montorso, dovranno accontentarsi invece di acqua non filtrata, derivata dai pozzi di Canove, vicinissimi ai pozzi incriminati per eccessivo inquinamento e vicinissimi a Miteni e alle tracimazioni frequenti del depuratore di Trissino.

L’acqua che si beve ad Arzignano non è esattamente ZERO PFAS, come quella assicurata ai comuni delle zone rosse.







Oltre alle analisi che denunciano livelli di PFOA, non certo raccomandati dalla letteratura scientifica internazionale, presenti nell’acquedotto comunale, ci sono delle inequivocabili prove indirette del fatto che la giunta di Arzignano, il Consiglio comunale e il gestore Acque del Chiampo sono perfettamente a conoscenza di ciò.

Che senso ha infatti proclamare, come è stato fatto in questi giorni che nelle casette dell’acqua si può trovare acqua totalmente filtrata dai PFAS?

Dobbiamo tornare ad attingere l’acqua alla fontana come si faceva nell’ottocento?

E se l’acqua dell’acquedotto è “oligominerale” come assicura il sindaco, perché si mettono i filtri alla casetta dell’acqua?




Ci sentiamo doppiamente presi in giro da chi, invece di ricorrere a questi espedienti avrebbe dovuto provvedere da anni al risanamento dell’acqua potabile del nostro comune.

La seconda testimonianza delle cattive performance delle fonti di Canove dove attinge l’acquedotto arzignanese sta in una dichiarazione dell’AD (amministratore delegato) di Acque del Chiampo apparsa da poco sul Giornale di Vicenza. 

Andrea Pellizzari infatti ha annunciato un progetto di fornitura di acqua per Montorso con prelievo in un pozzo di Canove.

Il costo dell’opera ammonterebbe a tre milioni e seicentomila euro di cui due milioni per la costruzione della stazione di pompaggio e un milione e seicentomila euro per l’impianto di filtrazione.

Ci chiediamo: se l’acqua di Canove è “oligominerale” perché mai dovremmo spendere un milione e seicentomila euro per filtrarla?


Terza testimonianza: la Giunta veneta ha sentito il bisogno di espandere la zona arancione in territorio arzignanese, ma solo limitatamente ai pozzi di Canove, allarmata dal fatto che nei pozzi privati di questa zona, limitrofi a quelli dell’acquedotto comunale, era stata trovata acqua con altissimi valori di contaminazione da PFAS.

Non è necessario commentare questi fatti perché l’intelligenza dei lettori ha già capito tutto molto bene.

Montagnana convegno PFAS Medici di famiglia 19 maggio 2018
Guardando la foto dell’impianto di filtrazione a Madonna di Lonigo, apparsa sulla stampa, il pensiero va a quei comuni che da tale beneficio sono stati esclusi per l'assurdo comportamento di un sindaco che, incredibilmente, è anche presidente del consiglio di bacino.




Deve spiegarci il primo cittadino di Arzignano il motivo per cui non ha mosso un dito in tutti questi anni per un progetto acquedottistico che ci liberasse definitivamente e in maniera strutturale dai PFAS.

Deve spiegarci perché, almeno in maniera provvisoria, non ha provveduto a fare installare dei filtri per cautelare la popolazione dalla contaminazione.

Deve anche spiegarci perché si è opposto alla nostra richiesta di fornire acqua non inquinata ai bambini delle scuole, alle donne gravide e agli ammalati.

Deve spiegarci perché non ha provveduto a richiedere almeno un test sul grado di contaminazione degli abitanti.

19 maggio 2018 Flash Mob 

Ma non credano i consiglieri comunali e la giunta di Arzignano di cavarsela: sono altrettanto colpevoli.

In questi anni, nessuno è mai intervenuto a sostegno delle interrogazioni, a iosa, dell’unico consigliere di minoranza Piero Magnabosco che chiedeva quello che ogni cittadino si aspetta da un rappresentante della popolazione di Arzignano.

 Un Consiglio imbalsamato e incapace di autonomia dal sindaco; e questo vale anche per i consiglieri di minoranza.

Forse pensano di essere consiglieri del comune di Recoaro!!!

Comunque sappiano, sindaco, consiglieri e giunta che i cittadini sono stufi dei siparietti e dei proclami propagandistici e si aspettano FATTI CONCRETI per sé e per i loro figli.

Ci spieghino lor signori come potranno i cittadini fronteggiare l’aumento del rischio così bene descritto dal professoreForesta a Montagnana: anche lui va messo nel novero dei terroristi?




Giovanni Fazio




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