GRAVI
RESPONSABILITA’ DEL SINDACO GENTILIN.
Nel piano della
Giunta veneta che comprende l’ampliamento dell’area di impatto e di
attenzione e l’allargamento dello screening alla popolazione pediatrica è inutile cercare il nome di Arzignano,
insieme a Montecchio, Montorso e Trissino tagliati fuori da ogni forma di
intervento.
Non
può che farci piacere quanto realizzato in brevissimo tempo da Acque Veronesi
nella centrale idrica di Lonigo.
È un segno che la lotta dei cittadini paga e
che quello che avrebbe dovuto fare spontaneamente la Regione da molti anni è
stato ottenuto soltanto oggi con la
mobilitazione di migliaia di cittadini.
Le
zone rosse vengono premiate anche con la progettazione di tre nuovi acquedotti.
La
centrale di Madonna di Lonigo provvede all’approvvigionamento idrico di comuni
delle province: di Vicenza, Verona e Padova.
Si
tratta dei comuni delle cosiddette “zone rosse A e B”.
Questi
comuni ottengono anche l’allargamento dello screening gratuito a nuove fasce di
età della popolazione. (bambini).
Ci
chiediamo cosa pensino gli abitanti di Arzignano leggendo questo comunicato.
Adesso
i cittadini delle aree suddette fruiranno, come asseriscono i tecnici, di acqua
ZERO PFAS attraverso un costosissimo sistema di filtraggio, in gran parte
finanziato dalla Regione (cioè anche da noi).
Gli abitanti si
Arzignano, Montecchio, Trissino e Montorso, dovranno accontentarsi invece di
acqua non filtrata, derivata dai pozzi di Canove, vicinissimi ai pozzi
incriminati per eccessivo inquinamento e vicinissimi a Miteni e alle
tracimazioni frequenti del depuratore di Trissino.
L’acqua
che si beve ad Arzignano non è esattamente ZERO PFAS, come quella assicurata ai
comuni delle zone rosse.
Oltre
alle analisi che denunciano livelli di PFOA, non certo raccomandati dalla
letteratura scientifica internazionale, presenti nell’acquedotto comunale, ci
sono delle inequivocabili prove indirette del fatto che la giunta di Arzignano, il Consiglio comunale e il gestore Acque del
Chiampo sono perfettamente a conoscenza di ciò.
Che
senso ha infatti proclamare, come è stato fatto in questi giorni che nelle casette dell’acqua si può trovare acqua
totalmente filtrata dai PFAS?
Dobbiamo
tornare ad attingere l’acqua alla fontana come si faceva nell’ottocento?
E se l’acqua
dell’acquedotto è “oligominerale” come assicura il sindaco, perché si mettono i
filtri alla casetta dell’acqua?
Ci
sentiamo doppiamente presi in giro da chi, invece di ricorrere a questi
espedienti avrebbe dovuto provvedere da
anni al risanamento dell’acqua potabile del nostro comune.
La
seconda testimonianza delle cattive performance delle fonti di Canove dove
attinge l’acquedotto arzignanese sta in una dichiarazione dell’AD
(amministratore delegato) di Acque del Chiampo apparsa da poco sul Giornale di
Vicenza.
Andrea Pellizzari infatti
ha annunciato un progetto di fornitura di acqua per Montorso con prelievo in un
pozzo di Canove.
Il
costo dell’opera ammonterebbe a tre milioni e seicentomila euro di cui due
milioni per la costruzione della stazione di pompaggio e un milione e seicentomila euro per l’impianto di filtrazione.
Ci chiediamo: se
l’acqua di Canove è “oligominerale” perché mai dovremmo spendere un milione e
seicentomila euro per filtrarla?
Terza
testimonianza: la Giunta veneta ha sentito il bisogno di espandere la zona arancione in territorio arzignanese,
ma solo limitatamente ai pozzi di Canove, allarmata dal fatto che nei pozzi privati di questa zona,
limitrofi a quelli dell’acquedotto comunale, era stata trovata acqua con altissimi valori di contaminazione da PFAS.
Non
è necessario commentare questi fatti perché l’intelligenza dei lettori ha già
capito tutto molto bene.
Montagnana convegno PFAS Medici di famiglia 19 maggio 2018 |
Guardando
la foto dell’impianto di filtrazione a Madonna di Lonigo, apparsa sulla stampa,
il pensiero va a quei comuni che da tale beneficio sono stati esclusi per l'assurdo comportamento di un sindaco che,
incredibilmente, è anche presidente del consiglio di bacino.
Deve spiegarci il primo
cittadino di Arzignano il motivo per cui non
ha mosso un dito in tutti questi anni per un progetto acquedottistico che
ci liberasse definitivamente e in maniera strutturale dai PFAS.
Deve spiegarci perché, almeno
in maniera provvisoria, non ha provveduto
a fare installare dei filtri per cautelare la popolazione dalla
contaminazione.
Deve anche
spiegarci
perché si è opposto alla nostra
richiesta di fornire acqua non inquinata ai bambini delle scuole, alle donne
gravide e agli ammalati.
Deve spiegarci perché non ha provveduto a richiedere
almeno un test sul grado di contaminazione degli abitanti.
19 maggio 2018 Flash Mob |
Ma
non credano i consiglieri comunali e la giunta di Arzignano di cavarsela: sono
altrettanto colpevoli.
In
questi anni, nessuno è mai intervenuto a sostegno delle interrogazioni, a iosa,
dell’unico consigliere di minoranza Piero
Magnabosco che chiedeva quello che ogni cittadino si aspetta da un
rappresentante della popolazione di Arzignano.
Un Consiglio imbalsamato e incapace di
autonomia dal sindaco; e questo vale anche per i consiglieri di minoranza.
Forse pensano di
essere consiglieri del comune di Recoaro!!!
Comunque
sappiano, sindaco, consiglieri e giunta che i cittadini sono stufi dei
siparietti e dei proclami propagandistici e si aspettano FATTI CONCRETI per sé
e per i loro figli.
Ci
spieghino lor signori come potranno i cittadini fronteggiare l’aumento del
rischio così bene descritto dal professoreForesta a Montagnana: anche lui va messo nel novero dei terroristi?
Giovanni
Fazio
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