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sabato 17 dicembre 2016

LA GERMANIA SCOMMETTE SULLA MOBILITA’ SOSTENIBILE


250 milioni di dollari per rendere le auto a idrogeno pronte a una produzione di massa.

Stando al quotidiano tedesco Die Welt, il Paese guidato da Angela Merkel intende investire 250 milioni di dollari per rendere le auto a idrogeno pronte a una produzione di massa.
Parte della cifra sarà usata per ricerca e sviluppo, e parte per creare l'infrastruttura necessaria, ad esempio le stazioni di ricarica. Sempre stando al giornale tedesco, il governo avrebbe approvato un programma di sostegno per auto alimentate con celle a idrogeno, che proseguirà fino al 2026. (Ansa)

I coreani della Hyundai hanno aperto in Germania una stazione pubblica di rifornimento per veicoli a idrogeno:
È la prima dello stato federale messa a disposizione da una Casa automobilistica. Il distributore, realizzato in collaborazione con Air Liquide, si trova a Offenbach, cittadina sul Meno a pochi chilometri da Francoforte che ospita la sede europea del gruppo asiatico.
L'impianto prevede una capacità di stoccaggio di 200 chilogrammi di idrogeno, sufficiente ad alimentare più di 30 veicoli al giorno. Grazie alla tecnologia di erogazione ad alta pressione è possibile rifornire auto come la Hyundai ix35 Fuel cell in appena 3/5 minuti.
 L'iniziativa presa dalla multinazionale di Seul rientra nella strategia di partecipazione nella Clean Energy Partnership (CEP), il piano avviato nel 2002 e gestito dal Ministero dei Trasporti e delle Infrastrutture tedesco che punta alla riduzione dell'emissione di gas serra dell'80% entro il 2050, grazie anche all'adozione di soluzioni di mobilità a impatto zero e dell'infrastruttura a idrogeno.
 La costruzione e la manutenzione della stazione sono state finanziate con un contributo di 1 milione di euro fornito dal ministero.


Da noi, nel Veneto, in controtendenza, lo stato e la Regione hanno già erogato più di 600 milioni di euro alle ditte che avrebbero dovuto costruire in proprio una inutile e devastante superstrada pedemontana ma sono senza soldi e nessuno glie li presta.
La politica della mobilità nel mondo mira ad abbassare i volumi di traffico su gomma e a costruire reti di metropolitane leggere di superficie affiancate ai treni veloci. Si punta sull’auto elettrica e sull’auto ad idrogeno per abbassare i tassi di inquinamento atmosferico ormai insopportabili.
 Solo in Europa si stimano 470 000 morti all’anno per l’inquinamento dell’aria.
Vicenza è la seconda città capoluogo con l’aria più inquinata d’Italia in quanto ha sforato per 110 giorni il limite massimo delle  PM10 ( polveri sottili).
 Un bel record per Variati e per Zaia. Seguono Padova con 88 giorni, Treviso con 85 giorni, Venezia con 91.  


Lascio a voi le considerazione del caso. Basta attraversare il confine del Brennero per capire che l’Europa è un’altra cosa.


 Investire nelle fonti energetiche rinnovabili creerebbe migliaia di posti di lavoro, sboccho produttivi di lunga durata, aria più pulita, meno morti per tumori e per malattie varie ( dalle malattie polmonari al diabete, all'ictus e infarto e all'ipotiroidismo) e risparmio energetico da reinvestire. 
Ma ai nostri governanti e ai nostri imprenditori piacciono di più i pasticci delle superstrade senza copertura o delle autostrade con i sottofondi stradali fatti con gli scarti di fonderia. Troppo furbi per capire che il resto del mondo è anni luce più avanti di noi.

Giovanni Fazio











mercoledì 14 dicembre 2016

GLI SCIENZIATI ACCUSANO LA COMMISSIONE EUROPEA PER LE REGOLE SUGLI INTERFERENTI ENDOCRINI

 PESTICIDI, ALIMENTI,  COSMETICI 
 LA MINACCIA CHE LA UE  NON VUOLE VEDERE

Scontro tra interessi economici delle multinazionali e il diritto alla salute dei popoli europei.

Novembre doveva essere il mese decisivo per approvazione dei “criteri per l’individuazione degli interferenti endocrini  nei pesticidi e biocidi” presentati dalla Commissione europea, 

 per regolare cioè l’uso di tutte quelle sostanze, naturali e chimiche, che possono danneggiare il sistema ormonale e sono presenti per esempio in prodotti per l’igiene umana e animale, in alimenti trattati con pesticidi, ma anche in molti materiali plastici di cui sono fatti alcuni contenitori per alimenti e componenti elettronici, in mobili trattati con soluzioni antimacchia o idrorepellenti e in alcune schiume di sedili per auto e materassi.

Per la maggior parte degli endocrinologi internazionali l’esplosione di malattie come i tumori al seno, ai testicoli, alle ovaie e alla prostata, o le alterazioni dello sviluppo del cervello, il diabete, l’obesità è collegata alla capacità di queste sostanze di interferire con il nostro sistema ormonale.

 La bozza realizzata dalla Commissione europea però non ha convinto gli Stati membri dell’Ue che hanno chiesto di modificare il testo in alcuni “punti chiave” prima di approvare le nuove regole.





 Da queste dipenderà la compilazione di una lista di agenti chimici che potranno entrare nel mercato europeo. “Senza la definizione di questi criteri i regolamenti europei su pesticidi e biocidi non possono essere attuati correttamente” – spiega il parlamentare europeo Piernicola Pedicini (M5S) –

ma il Parlamento teme che con la proposta della Commissione la salute dei cittadini non sia messa sufficientemente al sicuro”.







CENTO scienziati di tutto il mondo hanno chiesto di contrastare la diffusione di queste sostanze sulla base dei dati forniti dalla ricerca:

 “Le evidenze scientifiche vengono volutamente manipolate da parte di soggetti che hanno dietro interessi industriali, creando la falsa impressione di una controversia”.

 La Commissione Ue ha realizzato uno studio sullo stato della ricerca scientifica in questo settore in cui concludeva che
 “il legame di causa effetto tra interferenti endocrini e alcune patologie non ha largo consenso tra gli scienziati”.



























Questa presunta “controversia scientifica” ha spinto la Commissione a trattare gli interferenti endocrini come qualsiasi altra sostanza chimica non particolarmente pericolosa.

Barbara Demeneix, endocrinologa del Centro nazionale di ricerca scientifica (Cnrs) in Francia, tra i primi firmatari dell’appello, la pensa diversamente:

 “Gli interferenti endocrini producono effetti sul nostro sistema ormonale anche a dosi basse. E non è possibile stabilire una soglia minima di garanzia che il corpo umano può sopportare perché ogni giorno siamo esposti a un mix molto ampio di queste sostanze che sommandosi diventa comunque pericoloso”.



Con l’applicazione delle bozze della Commissione verrebbero classificati come interferenti solo quelle sostanze per le quali sono scientificamente dimostrati gli effetti nocivi e il rischio per la salute umana.


 La proposta della Commissione si basa su un approccio (risk-based) che limita molto la lista degli agenti classificati dannosi per l’essere umano.

Secondo gli endocrinologi come Demeneix invece
la legislazione dovrebbe prediligere un approccio più cauto (hazard-based)[1]e, nel rispetto del principio di precauzione[2],
modificare i criteri in modo che identifichino come interferenti endocrini anche quegli agenti che la ricerca scientifica valuta come potenzialmente dannosi.



Le Monde ha rivelato che il documento della Commissione si basa su studi fortemente influenzati da pareri di tossicologi con forti conflitti di interesse con industrie del settore chimico.

 Thomas Zoeller, professore di Biologia all’Università del Massachusetts, sostiene che quello che sta succedendo ricorda i meccanismi osservati nel settore del tabacco:

“Se si va a guardare chi c'è alle spalle degli esperti contrari a bandire gli interferenti endocrini (persone che hanno ricevuto e ricevono finanziamenti dall’industria chimica)  si arriva alla conclusione che c'è in gioco qualcosa che va molto oltre l’ambito scientifico”.

 “Le cause delle disfunzioni ormonali non possono essere ricercate solo in fattori genetici – spiega la ricercatrice Demeneix –Credo che gli interferenti endocrini rappresentano oggi una delle più grandi minacce alla salute globale”.





[1] Si intende per approccio Risk based una scelta basata sulla dimostrazione scientifica di un rischio verificato sull’uomo. Si intende per approccio Hazard based un a scelta che non tiene conto del rischio già verificato sugli animali o su quello rilevato su base epidemiologica ma ancora non dimostrato.  
[2] Si9 intende pe principio di precauzione quello che impone al produttore di una sostanza l’onere di dimostrarne la innocuità per l’uomo e per gli animali e non, viceversa, quello di lasciare a chi pensa di avere ricevuto un danno dalla suddetta sostanza il compito di dimostrarne la nocività. Il principio di precauzione è stato adottato dall’Unione Europea. Il Trattato di Maastricht ha introdotto il principio di precauzione (poi ripreso dalla Costituzione Europea art. III-233) attualmente enunciato all'art. 191 del Trattato sul funzionamento dell'Unione europea, dove si sostiene che la politica dell'Unione in materia ambientale mira a un elevato livello di tutela ed «è fondata sui principi della precauzione e dell'azione preventiva, sul principio della correzione, in via prioritaria alla fonte, dei danni causati all'ambiente e sul principio "chi inquina paga"»

giovedì 8 dicembre 2016

TIRIAMOCI SU LE MANICHE

Dopo l’euforia del successo del NO al referendum si sono letti nei social una serie di messaggi di cui non si sente alcun bisogno.
Da una parte quelli che vengono dall’area PD che enfatizzano il 40% del SI come una vittoria anziché analizzare e mettere a profitto i motivi della sconfitta.
Dall’altra una serie di assurde bordate da parte di sedicenti comunisti contro il Movimento 5 Stelle assimilato tout court ai fascisti.
 Se non si è capaci di capire la abissale differenza che c’è tra i ragazzi del M5S, i loro numerosissimi elettori e Casa Pound, è meglio smettere di far politica perché, oltre tutto si rischia il ridicolo e la definitiva perdita di credibilità.
Non è il caso quindi né di insultare e fare il verso a chi ha fatto una scelta differente dalla nostra né, tanto meno, a chi ha lavorato con slancio e generosità al nostro fianco, per conseguire il successo referendario.
Sulle motivazioni della vittoria strepitosa del fronte del NO si stanno pubblicando interessantissime analisi sulle fasce di elettori e sul mix di motivazioni sulle quali non entro nel merito, ma che sono degne di molto studio e attenzione da parte di tutti noi.
 Il comportamento da assumere nei confronti di chi ha fatto una scelta differente dalla nostra non può essere quello della irrisione; non stiamo parlando di un derby calcistico ma delle ragioni che hanno portato alla sconfitta una politica iperliberista che ha provocato sangue e lacrime agli Italiani (e non solo), ha impoverito i ceti medi e tutti quelli che li seguono nella scala sociale. Ha creato un aumento spaventoso di poveri, ci sta togliendo il welfare, cioè sanità, pensioni, scuola che i vari J.P.Morgan, Standard & Poors, Moodis e via di seguito pretendono siano privatizzate per spremerci meglio.
E’ su questo, ci si dovrà misurare con coloro che non avevano capito quale fosse la posta in gioco oltre al massacro della nostra costituzione.
 Sarà su questo, e non su false unioni di una sinistra che non esiste, che bisognerà costruire nuovi percorsi politici e sociali antiliberisti per restituire sovranità monetaria alla nostra gente, per aprire un confronto sulla possibilità di liberarci dalla pesantissima bolletta energetica, liberando le fonti rinnovabili e aprendo un settore industriale eco compatibile e tale da invertire o, per lo meno, fermare il riscaldamento globale e creare centinaia di migliaia di posti di lavoro.

Ci si dovrà misurare sullo scandalo del gravissimo problema delle migrazioni, determinato dalla sottovalutazione del fenomeno da parte del Governo, dal suo modo maldestro di gestirlo come emergenza e di devolverlo ad agenzie poco serie quando non addirittura criminali, alle prefetture e ai sindaci in maniera incosciente e dilettantistica.
 Ci si dovrà misurare sulla necessità di dare certezza al risparmio, al credito e alla gestione della moneta, creando una banca pubblica di stato.
 Insomma, la politica non si fa inseguendo vecchi miti: o si sta dalla parte dei cittadini, di chi sta subendo i danni globali dell’usurpazione della sovranità da parte di banche e mercati o si sta dall’altra parte, qualunque sia il nome con cui si ammanti la militanza nelle file degli amici e sostenitori degli avvoltoi.
Per questo è inconsistente e risibile la proposta di Pisapia, che tanto si è speso per il SI’ dopo avere dato un uomo di destra, travestito da compagno, come sindaco alla città di Milano.
Nel nome della Sinistra, in Italia e nel mondo, il Blearismo ha guidato l’assalto dei Mercati, ai diritti dei lavoratori e allo status di milioni di ceti medi.
E’ ora di iniziare a fare politica sulle cose reali e sui bisogni veri delle persone e di mettere da parte paraventi verbali che nascondono solo la volontà di continuare per la strada intrapresa da Renzi e da chi lo ha collocato al vertice del partito e del governo che hanno massacrato l’Italia.


Proporre l’"unità della sinistra", come fa Pisapia, inutilmende sperando di suscitare nuovi appetiti tra i transfughi di SEL, significa pronunciare parole ormai prive di senso e di contenuto perché quella sinistra che si vorrebbe unire, nei fatti non esiste più già da un pezzo.


Giovanni Fazio

lunedì 5 dicembre 2016

LE CRITICHE DI PATRIZIA BARTELLE M5S E L’EREDITA’ DI GIORGIO GENTILIN

Consigliera Patrizia Bartelle
E’ di due giorni fa l’intervista pubblicata sul Giornale di Vicenza, alla consigliera regionale del M5S Patrizia Bartelle nella quale la stessa dichiara, a proposito della vicenda del nuovo ospedale da costruire a Montecchio M.
«Ancora molti interrogativi» «Un’iniziativa priva di senso logico».
«Ho atteso - spiega l’esponente dei M5S - che in aula si concludesse l’iter sul progetto di legge “Azienda Zero” e sulla riduzione delle UlSS per fare una ricognizione.
A differenza di quella di Arzignano, la struttura di Montecchio suscita preoccupanti interrogativi:
 ha senso costruire un ospedale nuovo in uno spazio così angusto e compromesso, a poco più di 10 km da Vicenza e a soli 5 da Arzignano, che da quel che capisco verrebbe azzerato dall’unico ospedale di area? No».
Il sopralluogo di Bartelle arriva anche dopo un paio di interrogazioni.
1954 Inaugurazione ell'ospedale Cazzavillan
 «La cifra messa a disposizione risulterebbe pari a 50 milioni, sufficiente, stando alla Conferenza dei sindaci, per il nuovo ospedale – aggiunge-
  La commissione tecnica regionale dei lavori pubblici, due anni fa, dopo aver ridotto lo spazio-superficie da 41 mila a 31.860 mq rilevava che “il costo dell’intervento è riferito alla realizzazione della parte edilizia. L’attivazione della struttura e i costi di attrezzamento non sono ricompresi nella stima».



Lo scandalo della costruzione dell’ospedale a Montecchio mentre se ne chiudono due nell’Ovest Vicentino è finalmente approdato al Consiglio Regionale.
Sono quattro anni che la CiLLSA denuncia quella che non è altro che una mera speculazione edilizia ai danni dei cittadini e della loro salute.
Abbiamo combattuto questa battaglia contro gli sperperi nella sanità che continuano malgrado le dure critiche e le conseguenze giudiziarie con cui si è conclusa l’era Galan.
Adesso siamo nell’era Zaia ma la musica è sempre la stessa. Mancano medicine, mancano medici negli ospedali, si allungano le liste di attesa per visite e ricoveri, Cresce la spesa per medicine e ticket ma l’unica preoccupazione dei politici sembra quella di costruire muri.
1954 Ospedale Cazzavillan in costruzione


La giusta contestazione della consigliera Patrizia Bartelle cade in un momento particolarmente critico della sanità dell’Ovest Vicentino e ci auguriamo che altri consiglieri regionali si uniscano alla denuncia della vergogna della gestione dei nostri ospedali da parte della sanità regionale per fermare questo sperpero di denaro pubblico e usare i soldi della sanità per ricostituire al completo gli organici degli ospedali di Arzignano e Valdagno in modo da renderli operativi al 100%.

Questa schizofrenia amministrativa della nostra sanità trova alla base il sostegno di Giorgio Gentilin, sindaco di Arzignano che continua a reclamare inopinatamente la chiusura dell’ospedale Cazzavillan e la costruzione del nuovo ospedale a Montecchio.


1951 Posa della prima pietra dell'ospedale cazzavillan

Ben altre erano le parole che lo stesso sindaco scriveva in calce ad un libro commemorativo dell’ospedale Arzignanese uscito nel 2011
“Da mezzo secolo nell’edificio sorto su questa collina si lavora per assicurare un servizio insostituibile e di valore inestimabile per la salute dei cittadini.”
Erano le parole di Giorgio Gentilin scritte il 18 Novembre del 2011. (Alleghiamo il LINK dell’articolo per chi volesse leggerlo integralmente).
Sappiamo solo che a cinque anni di distanza l’ospedale di Arzignano per il sindaco non è più insostituibile né, tanto meno, inestimabile.
E ancora, il 9 Gennaio del 2013 l’ineffabile sindaco scriveva sul Giornale di Vicenza a proposito del nuovo reparto di pronto soccorso:



          "Già attivo da qualche settimana, il nuovissimo reparto primeggia in tutta la Regione per l'elevatissimo livello di tecnologia.
Il nuovo pronto soccorso sarà l'orgoglio del nostro caro ed amato ospedale.
 L'ospedale di Arzignano rimarrà ancora per diversi anni il polo di emergenza del territorio dell’ULSS5 5."

Adesso Giorgio Gentilin ha cambiato idea.

 Siamo abituati a questi repentini cambi di idea del sindaco: ricordo che nell’ultima campagna elettorale promise ai cittadini che non avrebbe mai acconsentito alla costruzione di un gassificatore per bruciare i fanghi di conceria. “Sono un medico e al primo posto viene la salute dei cittadini”

Ma adesso al primo posto viene la costruzione del gassificatore, essendo lui e il presidente di ACQUE DEL CHIAMPO SpA gli unici sostenitori di un progetto che interessa solo a pochi speculatori.

Ormai anche il secondo mandato di Gentilin volge al termine e il sindaco ci lascia una pesante eredità.

Ospedale di Valdagno
 E’ infatti sua la responsabilità della insana lotta all’interno della conferenza dei sindaci della ULSS 5 contro i primi cittadini della Valle dell’Agno che difendevano l’ospedale di Valdagno e il punto nascite.
 E’ sua la responsabilità maggiore della spaccatura della conferenza.
E’ sua la responsabilità di avere spezzato e indebolito il fronte dei sindaci che, se le cose non cambiano, porterà a tempi brevi alla chiusura di entrambi gli ospedali dell’Ovest Vicentino.

Aprono finalmente un varco nel muro di indifferenza e di omertà le obiezioni della Consigliera Bartelle sulla insufficienza del finanziamento per l’ospedale a Montecchio, sullo spreco che esso rappresenta, sulla riduzione dell’area di Montecchio, stretta e inospitale, da 41 mila a 31.860 mq. (Di gran lunga inferiore all’area che attualmente occupa il Cazzavillan).

Resta valida la richiesta dei cittadini di Arzignano di fermare il progetto, finché siamo in tempo, e di rifinanziare la sanità dell’Ovest Vicentino.  

ASPETTIAMO SU QUESTO UNA RISPOSTA RESPONSABILE DELLA POLITICA.

E NON SI LAMENTINO I PROFESSIONISTI DEL CONSIGLIO REGIONALE SE I CITTADINI VOLTANO LORO LE SPALLE, PERCHE’ QUESTA E’ LA INEVITABILE SORTE DI CHI ANTEPONE GLI AFFARI E IL CEMENTO AI BISOGNI DEI SOFFERENTI.

Giovanni Fazio



  

mercoledì 30 novembre 2016

UN PIANO ENERGETICO NAZIONALE ECOSOSTENIBILE E’POSSIBILE E NECESSARIO





La competizione tra un governo, che stravolge le regole fondamentali del nostro paese per spalancare le porte all’ingordigia dei poteri finanziari, e i cittadini, che difendono la Costituzione per impedire che la nostra civiltà sia sostituita da una logica di mercato, mirante esclusivamente al profitto ad ogni costo, è il confronto tra due concezioni contrapposte della vita.

Scrive Lester Brown:
 Siamo testimoni di una gara fra punti di non ritorno, in natura e nei nostri sistemi politici.
Potremo eliminare gradualmente le centrali elettriche a carbone prima che lo scioglimento
della calotta glaciale della Groenlandia diventi irreversibile?
Potremo coagulare la volontà politica di bloccare la deforestazione dell’Amazzonia prima che la sua crescente vulnerabilità agli incendi la porti ad un punto di non ritorno?
Potremo aiutare le nazioni a stabilizzare la loro popolazione prima del loro fallimento?”




La distruzione della vita sul nostro pianeta passa anche per la centrale elettrica a carbone a Brindisi, per gli inceneritori che Renzi vuole accendere in tutta Italia, per i crematori privati, dispensatori di diossine e metile di mercurio, per i cementifici usati per bruciare rifiuti a Monselice e per i sottofondi stradali della A31 riempiti di rifiuti tossici di fonderia; passa per le acque cristalline del Veneto Occidentale inquinate dai perfluorati dalla Miteni, per i veleni cancerogeni della Marzotto a Maratea e per i fondi, negati dal Governo, per risanare l’ILVA di Taranto; passa per il gasdotto TAP che sfonda le bianchissime scogliere del Salento e si arrampica, attraverso le terre terremotate, come un serpente velenoso verso il NORD, passa per la TAV in Val d’Aosta e nel Veneto (ben 10 minuti di risparmio nella tratta Milano Venezia) e per il Mose, drago lagunare divoratore di miliardi; passa per il MUOS di Niscemi e per l’uranio impoverito in Veneto e in Sardegna, per le superstrade inutili divoratrici di terra fertile e per i vigneti del Nord Est irrorati con i veleni della Monsanto.


UN PIANO ENERGETICO NAZIONALE ECOSOSTENIBILE E’POSSIBILE E NECESSARIO




I cittadini che manifestano per le strade in difesa dei valori fondativi della nostra civiltà chiamano in causa il governo, portatore degli interessi dei grandi gruppi finanziari e delle banche private.

Questa sfida, comunque vada, cambierà la nostra vita e quella dei nostri figli.

Io tremo pensando alla catastrofe vera che provocherebbe la vittoria del “SI’”.

Wolfgang Scheubel ministro tedesco dell'economia 
Sarebbe la vittoria delle multinazionali che stanno rapinando l’umanità delle loro millenarie ricchezze, che sconvolgono il sottosuolo alla ricerca di combustibili fossili con tecniche ancora più destruenti di quelle fino ad ora usate.

E’ davanti ai nostri occhi il frutto della cupidigia dei mercati che provoca guerre e migrazioni di proporzioni bibliche, mai viste sul nostro pianeta: ne siamo tutti diretti testimoni e parte coinvolta.


Ma non basta: la brama di denaro dei mercati mira alla distruzione del welfare pubblico a favore di un cosiddetto welfare aziendale dove la “sanità integrativa” prende il posto del Servizio Sanitario Nazionale.

In soldoni questo significa che gli industriali non verseranno più i contributi per l’assistenza sanitaria allo stato ma ad un gigantesco fondo privato di cui saranno soci.

Questo significa quindi che enormi risorse finanziarie saranno trasferite dal servizio pubblico alle tasche dei privati che gestiranno la sanità privata.

Questo significa anche che l’assistenza sanitaria non avrà come finalità la salute dei cittadini ma il business delle banche.




La partita che si sta giocando con la modifica della nostra Costituzione, chiesta a gran voce da J. P. Morgan, da Standard & Poors, dalla BCE e dal Fondo Monetario Internazionale e dagli articoli apocalittici del Financial Times, mira anche a questo, sottraendo porzioni sempre più grandi di sovranità ai cittadini per imporre gli interessi della grande finanza internazionale agli italiani.
L’ideologia assurda di chi sostiene questo gioco è quella della “crescita infinita” in un pianeta dalle risorse finite, già boccheggiante; una ideologia folle la cui inconsistenza è comprensibile anche ad un bambino.

Gli scienziati Maturana e Varela
E’ questa ideologia la causa della  desertificazione del nostro sistema produttivo.
 La pratica della delocalizzazione spinge gli imprenditori a chiudere le aziende in Italia e aprirle là dove la gente si può sfruttare meglio.






 Ci sarà sempre nel mondo un poveraccio disposto a vendersi per un pezzo di pane e là si sposteranno gli industriali di tutto il mondo fin quando non scoveranno un disgraziato ancora più povero o uno schiavo.

Il neo liberismo non distrugge soltanto il nostro patrimonio produttivo, non si limita a creare fame e disoccupazione, disperazione per i giovani e chiusura di ogni orizzonte di speranza per la loro vita, esso cancella due secoli di lotte civili e sociali che hanno portato l’Europa ad essere la patria dei diritti e della civiltà.

E’ questo il “cambiamento” richiesto da Renzi: la svolta verso la barbarie della deregulation e il libero arbitrio dei mercati.
Ed è questa la vera posta in gioco in una contraddizione fatale tra la storia di un partito che ha alle spalle una tradizione democratica, solidale e libertaria e l’operato del suo segretario che la cancella per sempre insieme agli articoli della Costituzione che si vogliono eliminare.

Leggi il link sottostante

Giovanni Fazio


  

venerdì 25 novembre 2016

IL MIO NO ALLA RIFORMA DELLA COSTITUZIONE

IL MIO NO ALLA RIFORMA DELLA COSTITUZIONE E’ UN

NO AD UNA EUROPA GOVERNATA DALLE BANCHE

NO ALLE DELOCALIZZAZIONI DELLE NOSTRE FABBRICHE

NO ALLA SPAVENTOSA DISOCCUPAZIONE GIOVANILE

NO A CHI HA PRODOTTO ESODATI

NO ALL’IMPOVERIMENTO DEI CETI MEDI

NO AL LAVORO PRECARIO E ALLA CANCELLAZIONE
            DEI DIRITTI DEI LAVORATORI


NO ALLA PRIVATIZZAZIONE DELLA SALUTE

NO ALLA PRIVATIZZAZIONE DELLA SCUOLA

NO AI FURTI DI STATO SULLE PENSIONI

NO AGLI AMICI DI MARCHIONNE

NO AD UNA TELEVISIONE ASSERVITA AL POTERE

NO ALLE MULTINAZIONALI DELLA FINANZA



NO ALLE TRIVELLE E ALLE ENERGIE FOSSILI

NO ALL’INQUINAMENTO DEI MARI

NO ALL’INQUINAMENTO DELL’ACQUA

NO ALLE TASSE SULLA CASA

NO ALLE MAFIE DI STATO


NO A CHI VUOLE RIPRIVATIZZARE L’ACQUA

NO AI PESTICIDI DELLA MONSANTO

NO AGLI INCENERITORI

NO AI CREMATORI

NO ALLE GUERRE

NO ALL'AEREO PRESIDENZIALE DI RENZI

NO ALLE SPESE MILITARI

NO A CHI MODIFICA LA COSTITUZIONE
          PER AVERE IN MANO TUTTO IL POTERE.



Al di là delle chiacchere, del servilismo dei telegiornali,
delle regalie per corrompere gli elettori,
col nostro NO voltiamo pagina
e ricostruiamo un paese umano e democratico.
IL MIO E’ UN
NO GLOBAL