LA MINACCIA CHE LA UE NON VUOLE VEDERE
Scontro tra interessi economici delle multinazionali e il diritto alla salute dei popoli europei.
Novembre doveva essere il mese decisivo per approvazione
dei “criteri per l’individuazione degli
interferenti endocrini nei pesticidi e biocidi” presentati dalla
Commissione europea,
per regolare cioè l’uso di tutte quelle sostanze, naturali
e chimiche, che possono danneggiare il sistema ormonale e sono presenti per
esempio in prodotti per l’igiene umana
e animale, in alimenti trattati con
pesticidi, ma anche in molti materiali
plastici di cui sono fatti alcuni contenitori
per alimenti e componenti elettronici, in mobili trattati con soluzioni antimacchia o idrorepellenti
e in alcune schiume di sedili per auto e materassi.
Per la
maggior parte degli endocrinologi internazionali l’esplosione di malattie come
i tumori al seno, ai testicoli, alle ovaie e alla prostata, o le alterazioni
dello sviluppo del cervello, il diabete, l’obesità è collegata alla capacità di
queste sostanze di interferire con il nostro sistema ormonale.
La bozza
realizzata dalla Commissione europea però non ha convinto gli Stati membri dell’Ue che hanno chiesto di modificare il
testo in alcuni “punti chiave” prima di approvare le nuove regole.
Da queste dipenderà la compilazione di una lista di
agenti chimici che potranno entrare nel mercato europeo. “Senza la definizione di questi criteri i regolamenti europei su
pesticidi e biocidi non possono essere attuati correttamente” – spiega il
parlamentare europeo Piernicola Pedicini
(M5S) –
ma il
Parlamento teme che con la proposta della Commissione la salute dei cittadini
non sia messa sufficientemente al sicuro”.
CENTO scienziati di tutto il mondo hanno chiesto di contrastare la diffusione di queste sostanze sulla base dei dati forniti dalla ricerca:
“Le evidenze scientifiche vengono volutamente manipolate da parte di soggetti che hanno dietro interessi industriali, creando la falsa impressione di una controversia”.
La Commissione Ue ha realizzato uno
studio sullo stato della ricerca scientifica in questo settore in cui
concludeva che
“il legame di causa effetto tra interferenti
endocrini e alcune patologie non ha largo consenso tra gli scienziati”.
Questa presunta “controversia scientifica” ha spinto la Commissione a trattare gli interferenti endocrini come qualsiasi altra sostanza chimica non particolarmente pericolosa.
Barbara
Demeneix, endocrinologa del Centro nazionale di ricerca scientifica
(Cnrs) in Francia, tra i primi firmatari dell’appello, la pensa diversamente:
“Gli interferenti endocrini producono effetti
sul nostro sistema ormonale anche a dosi basse. E non è possibile stabilire una
soglia minima di garanzia che il corpo umano può sopportare perché ogni giorno
siamo esposti a un mix molto ampio di queste sostanze che sommandosi diventa
comunque pericoloso”.
Con l’applicazione delle bozze della
Commissione verrebbero classificati come interferenti solo quelle sostanze per
le quali sono scientificamente dimostrati gli effetti nocivi e il rischio per
la salute umana.
La proposta della Commissione si basa su un
approccio (risk-based) che limita molto la lista degli agenti classificati
dannosi per l’essere umano.
Secondo gli endocrinologi come Demeneix invece
la legislazione dovrebbe prediligere un approccio più cauto (hazard-based)[1]e, nel rispetto del principio di precauzione[2],
la legislazione dovrebbe prediligere un approccio più cauto (hazard-based)[1]e, nel rispetto del principio di precauzione[2],
modificare i
criteri in modo che identifichino come interferenti endocrini anche quegli
agenti che la ricerca scientifica valuta come potenzialmente dannosi.
Le Monde ha rivelato che il documento della
Commissione si basa su studi fortemente
influenzati da pareri di tossicologi con forti conflitti di interesse con
industrie del settore chimico.
Thomas Zoeller, professore di Biologia
all’Università del Massachusetts, sostiene che quello che sta succedendo
ricorda i meccanismi osservati nel settore del tabacco:
“Se si va a guardare chi c'è alle spalle degli
esperti contrari a bandire gli interferenti endocrini (persone che hanno ricevuto e ricevono finanziamenti dall’industria
chimica) si arriva alla conclusione
che c'è in gioco qualcosa che va molto oltre l’ambito scientifico”.
“Le cause delle
disfunzioni ormonali non possono essere ricercate solo in fattori genetici –
spiega la ricercatrice Demeneix –Credo che gli interferenti endocrini
rappresentano oggi una delle più grandi minacce alla salute globale”.
[1]
Si intende per approccio Risk based
una scelta basata sulla dimostrazione scientifica di un rischio verificato sull’uomo.
Si intende per approccio Hazard based
un a scelta che non tiene conto del rischio già verificato sugli animali o su
quello rilevato su base epidemiologica ma ancora non dimostrato.
[2]
Si9 intende pe principio di precauzione
quello che impone al produttore di una sostanza l’onere di dimostrarne la
innocuità per l’uomo e per gli animali e non, viceversa, quello di lasciare a
chi pensa di avere ricevuto un danno dalla suddetta sostanza il compito di
dimostrarne la nocività. Il principio di precauzione è stato adottato dall’Unione
Europea. Il Trattato di Maastricht ha introdotto il
principio di precauzione (poi
ripreso dalla Costituzione Europea art. III-233)
attualmente enunciato all'art. 191 del Trattato sul funzionamento dell'Unione europea, dove si sostiene che la politica dell'Unione in materia ambientale
mira a un elevato livello di tutela ed «è fondata sui principi della
precauzione e dell'azione preventiva, sul principio della correzione, in via
prioritaria alla fonte, dei danni causati all'ambiente e sul principio "chi inquina paga"»
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