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mercoledì 14 dicembre 2016

GLI SCIENZIATI ACCUSANO LA COMMISSIONE EUROPEA PER LE REGOLE SUGLI INTERFERENTI ENDOCRINI

 PESTICIDI, ALIMENTI,  COSMETICI 
 LA MINACCIA CHE LA UE  NON VUOLE VEDERE

Scontro tra interessi economici delle multinazionali e il diritto alla salute dei popoli europei.

Novembre doveva essere il mese decisivo per approvazione dei “criteri per l’individuazione degli interferenti endocrini  nei pesticidi e biocidi” presentati dalla Commissione europea, 

 per regolare cioè l’uso di tutte quelle sostanze, naturali e chimiche, che possono danneggiare il sistema ormonale e sono presenti per esempio in prodotti per l’igiene umana e animale, in alimenti trattati con pesticidi, ma anche in molti materiali plastici di cui sono fatti alcuni contenitori per alimenti e componenti elettronici, in mobili trattati con soluzioni antimacchia o idrorepellenti e in alcune schiume di sedili per auto e materassi.

Per la maggior parte degli endocrinologi internazionali l’esplosione di malattie come i tumori al seno, ai testicoli, alle ovaie e alla prostata, o le alterazioni dello sviluppo del cervello, il diabete, l’obesità è collegata alla capacità di queste sostanze di interferire con il nostro sistema ormonale.

 La bozza realizzata dalla Commissione europea però non ha convinto gli Stati membri dell’Ue che hanno chiesto di modificare il testo in alcuni “punti chiave” prima di approvare le nuove regole.





 Da queste dipenderà la compilazione di una lista di agenti chimici che potranno entrare nel mercato europeo. “Senza la definizione di questi criteri i regolamenti europei su pesticidi e biocidi non possono essere attuati correttamente” – spiega il parlamentare europeo Piernicola Pedicini (M5S) –

ma il Parlamento teme che con la proposta della Commissione la salute dei cittadini non sia messa sufficientemente al sicuro”.







CENTO scienziati di tutto il mondo hanno chiesto di contrastare la diffusione di queste sostanze sulla base dei dati forniti dalla ricerca:

 “Le evidenze scientifiche vengono volutamente manipolate da parte di soggetti che hanno dietro interessi industriali, creando la falsa impressione di una controversia”.

 La Commissione Ue ha realizzato uno studio sullo stato della ricerca scientifica in questo settore in cui concludeva che
 “il legame di causa effetto tra interferenti endocrini e alcune patologie non ha largo consenso tra gli scienziati”.



























Questa presunta “controversia scientifica” ha spinto la Commissione a trattare gli interferenti endocrini come qualsiasi altra sostanza chimica non particolarmente pericolosa.

Barbara Demeneix, endocrinologa del Centro nazionale di ricerca scientifica (Cnrs) in Francia, tra i primi firmatari dell’appello, la pensa diversamente:

 “Gli interferenti endocrini producono effetti sul nostro sistema ormonale anche a dosi basse. E non è possibile stabilire una soglia minima di garanzia che il corpo umano può sopportare perché ogni giorno siamo esposti a un mix molto ampio di queste sostanze che sommandosi diventa comunque pericoloso”.



Con l’applicazione delle bozze della Commissione verrebbero classificati come interferenti solo quelle sostanze per le quali sono scientificamente dimostrati gli effetti nocivi e il rischio per la salute umana.


 La proposta della Commissione si basa su un approccio (risk-based) che limita molto la lista degli agenti classificati dannosi per l’essere umano.

Secondo gli endocrinologi come Demeneix invece
la legislazione dovrebbe prediligere un approccio più cauto (hazard-based)[1]e, nel rispetto del principio di precauzione[2],
modificare i criteri in modo che identifichino come interferenti endocrini anche quegli agenti che la ricerca scientifica valuta come potenzialmente dannosi.



Le Monde ha rivelato che il documento della Commissione si basa su studi fortemente influenzati da pareri di tossicologi con forti conflitti di interesse con industrie del settore chimico.

 Thomas Zoeller, professore di Biologia all’Università del Massachusetts, sostiene che quello che sta succedendo ricorda i meccanismi osservati nel settore del tabacco:

“Se si va a guardare chi c'è alle spalle degli esperti contrari a bandire gli interferenti endocrini (persone che hanno ricevuto e ricevono finanziamenti dall’industria chimica)  si arriva alla conclusione che c'è in gioco qualcosa che va molto oltre l’ambito scientifico”.

 “Le cause delle disfunzioni ormonali non possono essere ricercate solo in fattori genetici – spiega la ricercatrice Demeneix –Credo che gli interferenti endocrini rappresentano oggi una delle più grandi minacce alla salute globale”.





[1] Si intende per approccio Risk based una scelta basata sulla dimostrazione scientifica di un rischio verificato sull’uomo. Si intende per approccio Hazard based un a scelta che non tiene conto del rischio già verificato sugli animali o su quello rilevato su base epidemiologica ma ancora non dimostrato.  
[2] Si9 intende pe principio di precauzione quello che impone al produttore di una sostanza l’onere di dimostrarne la innocuità per l’uomo e per gli animali e non, viceversa, quello di lasciare a chi pensa di avere ricevuto un danno dalla suddetta sostanza il compito di dimostrarne la nocività. Il principio di precauzione è stato adottato dall’Unione Europea. Il Trattato di Maastricht ha introdotto il principio di precauzione (poi ripreso dalla Costituzione Europea art. III-233) attualmente enunciato all'art. 191 del Trattato sul funzionamento dell'Unione europea, dove si sostiene che la politica dell'Unione in materia ambientale mira a un elevato livello di tutela ed «è fondata sui principi della precauzione e dell'azione preventiva, sul principio della correzione, in via prioritaria alla fonte, dei danni causati all'ambiente e sul principio "chi inquina paga"»

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