La competizione tra un governo, che stravolge le regole fondamentali del nostro paese per spalancare le porte all’ingordigia dei poteri finanziari, e i cittadini, che difendono la Costituzione per impedire che la nostra civiltà sia sostituita da una logica di mercato, mirante esclusivamente al profitto ad ogni costo, è il confronto tra due concezioni contrapposte della vita.
Scrive Lester Brown:
“Siamo testimoni di una gara fra punti di non ritorno, in natura e nei
nostri sistemi politici.
Potremo eliminare gradualmente le centrali elettriche a carbone prima
che lo scioglimento
della calotta glaciale della Groenlandia diventi
irreversibile?
Potremo coagulare la volontà politica di
bloccare la deforestazione dell’Amazzonia prima che la sua crescente vulnerabilità
agli incendi la porti ad un punto di non ritorno?
Potremo aiutare le nazioni a stabilizzare la
loro popolazione prima del loro fallimento?”
La distruzione della vita sul nostro
pianeta passa anche per la centrale elettrica a carbone a Brindisi, per gli
inceneritori che Renzi vuole accendere in tutta Italia, per i crematori
privati, dispensatori di diossine e metile di mercurio, per i cementifici usati
per bruciare rifiuti a Monselice e per i sottofondi stradali della A31 riempiti
di rifiuti tossici di fonderia; passa per le acque cristalline del Veneto
Occidentale inquinate dai perfluorati dalla Miteni, per i veleni cancerogeni
della Marzotto a Maratea e per i fondi, negati dal Governo, per risanare l’ILVA
di Taranto; passa per il gasdotto TAP che sfonda le bianchissime scogliere del
Salento e si arrampica, attraverso le terre terremotate, come un serpente
velenoso verso il NORD, passa per la TAV in Val d’Aosta e nel Veneto (ben 10
minuti di risparmio nella tratta Milano Venezia) e per il Mose, drago lagunare
divoratore di miliardi; passa per il MUOS di Niscemi e per l’uranio impoverito
in Veneto e in Sardegna, per le superstrade inutili divoratrici di terra
fertile e per i vigneti del Nord Est irrorati con i veleni della Monsanto.
I cittadini che manifestano per le strade in difesa dei valori fondativi della nostra civiltà chiamano in
causa il governo, portatore degli interessi dei grandi gruppi finanziari e
delle banche private.
Questa sfida, comunque vada, cambierà la nostra vita e quella dei nostri figli.
Questa sfida, comunque vada, cambierà la nostra vita e quella dei nostri figli.
Io tremo pensando alla catastrofe vera che
provocherebbe la vittoria del “SI’”.
Wolfgang Scheubel ministro tedesco dell'economia |
E’ davanti ai
nostri occhi il frutto della cupidigia dei mercati che provoca guerre e
migrazioni di proporzioni bibliche, mai viste sul nostro pianeta: ne siamo
tutti diretti testimoni e parte coinvolta.
Ma non basta:
la brama di denaro dei mercati mira alla distruzione del welfare pubblico a
favore di un cosiddetto welfare
aziendale dove la “sanità integrativa” prende il posto del Servizio
Sanitario Nazionale.
In soldoni
questo significa che gli industriali non verseranno più i contributi per
l’assistenza sanitaria allo stato ma ad un gigantesco fondo privato di cui
saranno soci.
Questo
significa quindi che enormi risorse finanziarie saranno trasferite dal servizio
pubblico alle tasche dei privati che gestiranno la sanità privata.
Questo
significa anche che l’assistenza sanitaria non avrà come finalità la salute dei
cittadini ma il business delle banche.
La partita che
si sta giocando con la modifica della nostra Costituzione, chiesta a gran voce
da J. P. Morgan, da Standard & Poors, dalla BCE e dal Fondo Monetario
Internazionale e dagli articoli apocalittici del Financial Times, mira anche a
questo, sottraendo porzioni sempre più grandi di sovranità ai cittadini per imporre
gli interessi della grande finanza internazionale agli italiani.
L’ideologia
assurda di chi sostiene questo gioco è quella della “crescita infinita” in un pianeta dalle risorse finite, già
boccheggiante; una ideologia folle la cui inconsistenza è comprensibile anche ad
un bambino.
Gli scienziati Maturana e Varela |
E’ questa
ideologia la causa della desertificazione
del nostro sistema produttivo.
La pratica della delocalizzazione spinge gli
imprenditori a chiudere le aziende in Italia e aprirle là dove la gente si può
sfruttare meglio.
Ci sarà sempre nel mondo un poveraccio
disposto a vendersi per un pezzo di pane e là si sposteranno gli industriali di
tutto il mondo fin quando non scoveranno un disgraziato ancora più povero o uno
schiavo.
Il neo liberismo non distrugge soltanto il
nostro patrimonio produttivo, non si limita a creare fame e disoccupazione,
disperazione per i giovani e chiusura di ogni orizzonte di speranza per la loro
vita, esso cancella due secoli di lotte civili e sociali che hanno portato
l’Europa ad essere la patria dei diritti e della civiltà.
E’ questo il “cambiamento” richiesto da
Renzi: la svolta verso la barbarie della deregulation e il libero arbitrio dei
mercati.
Ed è questa la
vera posta in gioco in una contraddizione fatale tra la storia di un partito
che ha alle spalle una tradizione democratica, solidale e libertaria e
l’operato del suo segretario che la cancella per sempre insieme agli articoli
della Costituzione che si vogliono eliminare.
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Giovanni Fazio
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