Dopo l’euforia del successo del NO al
referendum si sono letti nei social una serie di messaggi di cui non si sente
alcun bisogno.
Da una parte quelli che vengono dall’area PD che
enfatizzano il 40% del SI come una vittoria anziché analizzare e mettere a
profitto i motivi della sconfitta.
Dall’altra una serie di assurde bordate da
parte di sedicenti comunisti contro il Movimento 5 Stelle assimilato tout court
ai fascisti.
Se non
si è capaci di capire la abissale differenza che c’è tra i ragazzi del M5S, i
loro numerosissimi elettori e Casa Pound, è meglio smettere di far politica perché,
oltre tutto si rischia il ridicolo e la definitiva perdita di credibilità.
Non è il caso quindi né di insultare e fare il
verso a chi ha fatto una scelta differente dalla nostra né, tanto meno, a chi
ha lavorato con slancio e generosità al nostro fianco, per conseguire il
successo referendario.
Sulle motivazioni della vittoria strepitosa del
fronte del NO si stanno pubblicando interessantissime analisi sulle fasce di
elettori e sul mix di motivazioni sulle quali non entro nel merito, ma che sono
degne di molto studio e attenzione da parte di tutti noi.
Il
comportamento da assumere nei confronti di chi ha fatto una scelta differente
dalla nostra non può essere quello della irrisione; non stiamo parlando di un
derby calcistico ma delle ragioni che hanno portato alla sconfitta una politica iperliberista che ha provocato sangue e lacrime agli Italiani (e non solo), ha impoverito
i ceti medi e tutti quelli che li seguono nella scala sociale. Ha creato un
aumento spaventoso di poveri, ci sta togliendo il welfare, cioè sanità, pensioni,
scuola che i vari J.P.Morgan, Standard & Poors, Moodis e via di seguito pretendono
siano privatizzate per spremerci meglio.
E’ su questo, ci si dovrà misurare con coloro
che non avevano capito quale fosse la posta in gioco oltre al massacro della
nostra costituzione.
Sarà su
questo, e non su false unioni di una sinistra che non esiste, che bisognerà costruire nuovi percorsi politici e sociali
antiliberisti per restituire
sovranità monetaria alla nostra gente, per aprire un confronto sulla
possibilità di liberarci dalla
pesantissima bolletta energetica, liberando le fonti rinnovabili e aprendo
un settore industriale eco compatibile e tale da invertire o, per lo meno, fermare il riscaldamento globale e creare centinaia di migliaia di posti di
lavoro.
Ci si
dovrà misurare sulla necessità di dare
certezza al risparmio, al credito e alla gestione della moneta, creando una banca pubblica di stato.
Insomma,
la politica non si fa inseguendo vecchi miti: o si sta dalla parte dei
cittadini, di chi sta subendo i danni globali dell’usurpazione della sovranità
da parte di banche e mercati o si sta dall’altra parte, qualunque sia il nome
con cui si ammanti la militanza nelle file degli amici e sostenitori degli
avvoltoi.
Per questo è inconsistente e risibile la proposta di Pisapia, che tanto si è speso
per il SI’ dopo avere dato un uomo di destra, travestito da compagno, come
sindaco alla città di Milano.
Nel nome della Sinistra, in Italia e nel mondo,
il Blearismo ha guidato l’assalto dei
Mercati, ai diritti dei lavoratori e allo status di milioni di ceti medi.
E’ ora di iniziare a fare politica sulle cose reali e sui bisogni veri delle persone e
di mettere da parte paraventi verbali che nascondono solo la volontà di
continuare per la strada intrapresa da Renzi e da chi lo ha collocato al
vertice del partito e del governo che hanno massacrato l’Italia.
Proporre l’"unità della sinistra", come fa Pisapia, inutilmende sperando di suscitare nuovi appetiti tra i transfughi di SEL, significa pronunciare parole ormai prive di senso e di contenuto perché quella sinistra che si vorrebbe unire, nei fatti non esiste più già da un pezzo.
Giovanni Fazio
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