Il
massacro di Sabra e Shatila fu l'eccidio di un gran numero di civili,
prevalentemente palestinesi, donne, bambini e vecchi, compiuto dalle Falangi Libanesi
e l'Esercito del Libano del Sud con la complicità dell'esercito israeliano.
I
combattenti palestinesi, obbedendo all’accordo internazionale, avevano
abbandonato i campi che avevano difeso fino a quel momento dall’attacco
congiunto di israeliani e libanesi, affidando i parenti alla protezione
internazionale.
Americani, Francesi e Italiani che avevano il
compito di far rispettare l’accordo e difendere gli abitanti dei campi, allo
scadere del mese se ne tornarono in patria, lasciando donne e bambini, non più
protetti, in balia dei mercenari libanesi comandati dagli israeliani di Ariel Sharon.
La strage, una mattanza senza fine di gente
indifesa, avvenne, casa per casa, per due giorni, fra le 6 del mattino del 16 e le 8 del mattino del 18 settembre 1982
nel quartiere di Sabra e nel campo di profughi palestinesi di Shatila, entrambi
posti alla periferia ovest di Beirut.
Il 16 dicembre 1982, l'Assemblea generale delle
Nazioni Unite condannò il massacro,
definendolo "un atto di genocidio"
(risoluzione 37/123, sezione D).
L'8 febbraio 1983, la Commissione Kahan, delle Nazioni Unite, giunse alla conclusione che i diretti responsabili dei massacri erano state le Falangi libanesi e, tra i maggiori responsabili del massacro, fu indicato il generale comandante in capo delle truppe israeliane in Libano Ariel Sharon, sia come mandante dell’eccidio sia per avere impedito agli abitanti di salvarsi, sigillando il quartiere di Sabra e il campo di Chatila con le proprie truppe.
OPERAZIONE PIOMBO FUSO
L'operazione Piombo fuso (ebraico: מבצע עופרת יצוקה, Mivtza Oferet Yetzukah) è stata una campagna militare lanciata dall'esercito israeliano con l'intento dichiarato di "colpire duramente l'amministrazione di Hamas con il pretesto di generare una situazione di migliore sicurezza intorno alla Striscia di Gaza e una diminuzione dei lanci dei razzi".
La città fu bombardata dal cielo, da terra e
dal mare.
Furono colpiti quasi esclusivamente obiettivi
civili. Distrutte, oltre alle abitazioni, ospedali e scuole.
Nelle fasi finali del conflitto, durante
l'offensiva di terra, si sono registrati casi (in parte verificati anche dalle
indagini successive dell'ONU) in cui i soldati dell'IDF hanno fatto uso di
alcuni bambini come scudi umani, facendoli camminare di fronte ai loro mezzi.
In altri casi alcune famiglie sarebbero state sequestrate e tenute rinchiuse nelle loro case, che venivano impiegate dai soldati israeliani come base per le operazioni e come punto di osservazione per i cecchini.
In altri casi alcune famiglie sarebbero state sequestrate e tenute rinchiuse nelle loro case, che venivano impiegate dai soldati israeliani come base per le operazioni e come punto di osservazione per i cecchini.
Dubbi e
forti critiche al comportamento di membri dell'esercito sono state
successivamente poste anche da alcuni degli stessi soldati che hanno
partecipato all'operazione, poche settimane dopo la fine di questa.
Stando a quanto riportato dai media,
principalmente venivano criticate la quasi nulla considerazione per la vita dei
civili palestinesi, la tendenza da parte di molti soldati ad equiparare tutta
la popolazione della Striscia con i terroristi e una certa impostazione religiosa della guerra che giustificava
l'operazione nell'ottica di una più generale espulsione dei "gentili" della terra promessa.
Sulle motivazioni religiose, che hanno
esasperato alcuni comportamenti tenuti da militari israeliani durante le
azioni, hanno avuto importanza le incitazioni
dei rabbini militari che
avrebbero incitato esplicitamente alla "Guerra
Santa" per l'espulsione dei non ebrei dallo Stato di Israele.
Questa esaltazione del tema religioso ha radici
profonde, in quanto anche in altre circostanze ci sarebbero state analoghe
incitazioni, in alcuni casi finite davanti alla giustizia militare israeliana.
Nel luglio del 2009 l'ONG israeliana Breaking the Silence (in parte composta da ex soldati) ha pubblicato un report, contenente le testimonianze anonime di 54 soldati, che avrebbero preso parte all'operazione, i quali denunciavano l'uso da parte delle forze armate israeliane di civili palestinesi come scudi umani, la massiccia demolizione di edifici in generale una scarsa considerazione per l'incolumità dei civili.
Una delle testimonianze riporta che alle truppe era stato consegnato un pamphlet, con il simbolo dell'esercito, che paragonava i palestinesi ai nemici storici di Israele, i Filistei.
Le autorità israeliane hanno respinto le
accuse, ritenendole non credibili, ed evidenziando come l'anonimato delle
testimonianze riportate e l'assenza di una comunicazione preventiva da parte
dell'ONG prima della pubblicazione abbia impedito alla difesa di effettuare
eventuali verifiche sulla realtà o meno delle dichiarazioni riportate nel
report.
Due dei tanti episodi di orrore di una guerra contro un popolo quasi disarmato cui sono stati tolte città, case e terre. L’usurpazione ei territori occupati continua anche in questi giorni ad opera del governo di Benjamin Netanyahu.
Non faccio nessuna differenza tra la povera
gente deportata nei lager dai nazisti e le donne i bambini e gli uomini uccisi o
costretti a vivere nei campi di concentramento, dopo essere stati espulsi dalle
loro case e dalla loro terra.
Tutto questo deve cessare.
E’ inaudito concepire uno stato creato su basi
razziste.
La terra è di tutti e Dio non l’ha promessa a
nessuno in particolare.
Pretendere di tirarlo per la giacchetta per
giustificare una assurda impresa colonialistica fuori tempo massimo è, questa
sì, una bestemmia per chi crede in un Dio che ama tutti gli uomini alla stessa
maniera.
Giovanni Fazio
Guarda un po', questa sera mentre su quasi tutte le reti televisive si celebrava la giornata della memoria, io ho pensato le stesse cose. Poi mi sono accorto che percepivo un sentimento in cui allo schifo per la crudeltà dell'esercito israeliano e del governo di Israele, si affiancava il ripudio per l'eccidio nazista. Su questa condizione, complici gli stati occidentali, si costruisce la menzogna dello stato di Israele, pronto a ergersi, con patetica e orribile enfasi, a vittima. I morti nei campi di sterminio non hanno nulla a che vedere con tutto questo. Forse potremmo paragonarli ai bambini, alle donne, ai vecchi e le vecchie massacrati nei campi profughi per salvaguardare la terra promessa. Senza ipocrisia e senza aver timori di essere tacciati di razzismo e con simpatie naziste, tutti i media dovrebbero affiancare alle immagini dell'olocausto che fu, quelle dello sterminio dei nostri giorni. Non meravigliamoci se un arabo si fa esplodere in mezzo alla folla delle nostre città costruite con il sangue della sua gente.
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