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lunedì 16 gennaio 2017

AL PRESIDIO DAL MOLIN CONFERENZA GLOBALE CONTRO LA GUERRA E LE SERVITU' MILITARI

Presidio Dal Molin 14 gennaio 2017
 Siamo stati presenti ieri alla Conferenza globale contro la guerra e le servitù militari, svoltasi al capannone del Presidio No dal Molin.
Giornata freddissima con la neve fuori dal locale, riscaldato alla meglio dagli organizzatori.

Malgrado le condizioni climatiche proibitive, la manifestazione, di estremo interesse, ha avuto un ottimo successo di partecipazione.
Fin dall’inizio dei lavori, ore 15.30, la sala era gremita e faceva piacere vedere nel pubblico tantissimi giovani.
Invitati alla conferenza internazionale, promossa dal presidio vicentino   David Vine (USA), David Swanson (USA), Toby Blomè (USA), Corazon Fabros (Filippine), Selay Ghaffar (Afghanistan), Loohan Paik (Haway), Michel Bevacqua (Guam), Amy Holmes (Egitto), Sabrina Jean (Inghilterra), Antonio Mazzeo (Sicilia), Attivisti No Muos (Sicilia), Attivisti Sardi contro le servitù Militari (Sardegna), Attivisti No dal Molin (Vicenza), Roberto Cotti Senatore membro della IV Commissione Difesa.
Malgrado le inevitabili difficoltà quasi tutti i collegamenti in programma sono riusciti.
        
  L’espansione degli interessi di mercato che dappertutto cancellano due secoli di civiltà, di lotte sociali, di diritti politici, morali e umani per affermare la supremazia del profitto va di pari passo con la costruzione e il rafforzamento di una rete di basi militari americane, a volte mascherate dalle insegne di governi compiacenti.
          Ovunque la presenza delle basi confligge con la vita e la natura degli abitanti e con l’ecosistema.
Ne è un esempio l'isola di Diego Garcia, un atollo di 44 km²che è
Atollo Diego Garsia
la più grande dell'arcipelago delle isole Chagos nell'oceano Indiano, circa 1600 km a sud dell'India. Dal 1971  l’isola corallina ospita una base militare della United States Navy che, con gli anni, è diventata una delle più importanti delle installazioni statunitensi nel mondo.
Diego Garsia è stata il punto di partenza per attacchi aerei durante la prima guerra del Golfo (1991), la guerra in Afghanistan, e la guerra in Iraq del 2003.
Il danno arrecato elle popolazioni locali, che hanno visto distrutti i loro villaggi per dar posto alla base e sono state espulse dalla propria terra, è enorme ma altrettanto enorme è il danno arrecato dalla base agli ecosistemi marini.
Dalla viva voce dei residenti abbiamo ascoltato la cronaca della distruzione delle barriere coralline, degli ecosistemi oceanici, la morte di migliaia di cetacei e di fauna marina causata dalle esercitazioni militari.
 Abbiamo ascoltato la denuncia del danno provocato dal sonar, usato per individuare l’eventuale presenza di sottomarini: si tratta di emissioni sonore altissime, destinate a captare gli echi di ritorno provocate dagli ordigni nemici, tali da devastare totalmente i sistemi uditivi di balene e cetacei che perdono l’orientamento e spiaggiano a migliaia con le orecchie sanguinanti.

La nomina di Tillerson (ex numero 1 della Exxon e amico di Putin) a segretario di Stato da parte di Trump rivela le vere intenzioni del nuovo presidente USA e toglie ogni illusione a chi aveva puntato sul conflitto tra il nuovo eletto alla Casa Bianca e l’establishment, rappresentato dalla sua concorrente sconfitta.

L’attacco, attraverso il WTO, alla sovranità di stati e nazioni da parte delle compagnie multinazionali e la rapina delle ricchezze naturali di grandi territori trovano una sponda nella massiccia presenza militare americana.

I petrolieri, in crisi per le misure prese a livello internazionale contro il riscaldamento globale e per la dirompente avanzata delle rinnovabili, trovano in questo nuovo assetto una nuova stampella per difendere interessi fondati sulle fonti fossili e sullo sviluppo infinito, responsabili di conflitti e distruzioni, oltre che dell’aumento della temperatura e della polluzione che distruggono la terra.

Questo nesso inestricabile tra patti commerciali drogati e presenza militare deve farci riflettere sulle politiche di casa nostra, su un’Europa governata da una banca dove la base militare di Vicenza è allo stesso tempo garanzia dell’espansionismo economico della finanza mondiale e minaccia nei confronti della Russia e dei paesi del vicino oriente.

Repressione di una manifestazione operaia

          Le politiche aggressive nei confronti del welfare e dei diritti civili e sociali degli stati europei, guidati dalle direttive della BCE, del FMI e dalla finanza internazionale e fatte proprie dai governi di destra e di centro sinistra, stanno cancellando la nostra cultura e la nostra storia in nome di un liberismo selvaggio.

Nel nome del libero mercato si abbattono le barriere per la circolazione dei capitali e si erigono muri e reticolati contro la circolazione degli esseri umani.
 In questi giorni i profughi del massacro medio orientale muoiono assiderati, lungo i reticolati dell’Ungheria e della Serbia nell’indifferenza generale.


Migliaia di bambini, donne padri di famiglia, ragazzi, anziani sono considerati alla stregua di criminali e di “invasori”.

 L’Europa che un tempo era faro di civiltà e di diritti, non alza la sua voce davanti all’erezione di muri e reticolati e tace sulla responsabilità di chi genera e sostiene i conflitti.

 I nostri ministri cercano una soluzione alle ondate di profughi che approdano sulle nostre coste in accordi indecenti con governi fantoccio libici per costruire campi nel deserto.

Ringraziamo gli organizzatori della conferenza per il grande servizio che hanno reso alla causa della pace e della giustizia con una iniziativa di altissimo spessore che segna un nuovo livello della resistenza vicentina all’imperialismo militare americano.


Dal tendone del presidio, dagli interventi di quanti stanno opponendo contrasto in tutto il mondo alla logica della guerra, emerge la coscienza di una stretta connessione tra la lotta all’imperialismo militare e la resistenza ad un governo mondiale delle banche di cui si vedono gli esisti nefasti anche nella nostra provincia.

E ’da questa presa di coscienza che deve partire presto la resistenza alla violenza delle basi militari e dei mercati.

Un primo passo può essere una campagna europea per svincolarsi dalla alleanza atlantica che non ha nessuna motivazione e serve solo a mantenere il tallone americano sopra un’Europa sgradita a Trump.

Giovanni Fazio


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