Si
conclude tragicamente la vicenda di uno sbandato che ha effettuato un feroce
massacro tra i mercatini di Natale. Povera mente malata che pensava di
vendicare così le vittime di altri massacri effettuati dal cielo, con bombe
fabbricate anche in Italia.
E’
morto, vittima della sua stessa ferocia e di quella di coloro che lo hanno
indottrinato.
Altri massacri si effettuano
quotidianamente nel vicino Oriente e altri uomini, donne e bambini scompaiono,
inghiottiti dai flutti nella nera notte del Mediterraneo.
Ma non è carne nostra e ci siamo abituati ai
bollettini quotidiani dei numeri dei dispersi per sempre nel mare della
speranza negata.
Non è carne nostra e non piangiamo come abbiamo
pianto per la ragazza italiana uccisa a Berlino, nel fiore della sua
giovinezza, nel mare delle sue speranze negate, quelle stesse disprezzate da un
inverecondo ministro del lavoro, degno rappresentante di un governo che non ci
rappresenta.
E
piangiamo per tutti, uomini e donne, bambini che non vedranno mai fiorire la
loro giovinezza, anch’essa negata.
Ma nel nostro dolore profondo che avvolge il
mondo non possiamo tollerare certe urla selvagge che straripano dai giornali
dell’odio.
Giulio Reggeni |
Ho
sentito difendere e invocare il diritto alla tortura, come unica strada per
uscire dal pozzo nero della guerra senza nome.
Un
lungo cammino in cui abbiamo costruito la nostra identità di europei, basata
sui diritti, sul rispetto delle differenze, sull’uscita da drammatiche guerre
di religione in cui ci siamo scannati tra cristiani per secoli, in cui abbiamo
bruciato sui roghi, benedetti da santa madre chiesa, Giordano Bruno e altre
migliaia di persone non colpevoli di nulla ma interrogate ferocemente dai
tribunali della Santa Inquisizione.
Ferri
roventi, coltelli affilati per tagliare a brano a brano le carni degli
imputati, la ruota e altri congegni per frantumarne le ossa.
Abbiamo
chiuso l’ultima garrota in Spagna dopo il martirio di Julan Grimau, e non se lo
ricorda più nessuno.
Julian Grimau |
Ho sentito invocare e benedire la tortura e ho
capito che i tagliagole stanno vincendo la guerra.
Non
sarà quando pianteranno la loro nera bandiera sul Campidoglio che festeggeranno
la vittoria ma quando tutti noi avremo rinnegato definitivamente la nostra
umanità e il frutto doloroso della nostra storia per abbracciare la loro stessa
ferocia.
Pensavamo
di averla abbandonata per sempre sui reticolati di Aushwitz. Forse ci siamo
sbagliati.
Una
insegnante ha rimproverato su Facebook Donata che ricordava i
bambini che stanno sotto le bombe e al freddo, perché a Natale si deve parlare solo di cose belle. Forse la poveretta, impegnata a prepararsi per le future lezioni, non ha visto i giornali usciti in questi giorni di felicità natalizia e non ha sentito né guardato i telegiornali.
bambini che stanno sotto le bombe e al freddo, perché a Natale si deve parlare solo di cose belle. Forse la poveretta, impegnata a prepararsi per le future lezioni, non ha visto i giornali usciti in questi giorni di felicità natalizia e non ha sentito né guardato i telegiornali.
Chissà
cosa insegnerà ai suoi alunni quando questi giorni di serena gioia saranno
passati e i ragazzi torneranno sui banchi per ascoltare le sue lezioni.
A lei, che non conosco, dedico la fine di una
poesia di Pablo Neruda
Non ci parla del sogno, delle foglie,
Dei grandi vulcani del paese dove sei nato?
Venite a vedere il sangue per le strade,
Venite a vedere
Il sangue per le strade,
Venite a vedere il sangue
Per le strade!”
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