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giovedì 22 giugno 2023

GRUPPO EDUCATIVO ZERO PFAS UN NUOVO PARADIGMA CULTURALE NELLE SCUOLE DEL VENETO

  GRUPPO EDUCATIVO ZERO PFAS UN NUOVO PARADIGMA CULTURALE NELLE SCUOLE DEL VENETO




21 giugno 2023/ONE HEALTH

SALUTE E CITTADINANZA ATTIVA NELLA TERRA DEI PFAS

 

"La coordinatrice del Gruppo Educativo Zero Pfas, promotrice del Progetto ,che da sempre riteniamo la nostra punta di diamante “nei territori” per portare un solido cambiamento culturale, ci accompagna in un appassionante rendiconto di peregrinazione tra le scuole del Veneto durante l’anno scolastico che si sta per concludere. Un lavoro collettivo non solo e non tanto notevole nei numeri e nei contenuti, ma soprattutto lodevole per lucidità e solidità dei concetti espressi dalla stessa prof.ssa Donata Albiero in questo resoconto finale" (Comitato di redazione PFAS.land)

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venerdì 16 giugno 2023

LUTTO NAZIONALE: AMMAINIAMO LE NOSTRE BANDIERE

 


Ammainiamo le nostre bandiere per i bambini annegati in mare, per le mamme disperate morte stringendoli al proprio corpo, per le speranze negate da una Europa ipocrita, razzista e senza futuro, per il bambino vittima di giochi idioti, per i sei operai morti in questi giorni sul lavoro. Ammainiamo le nostre bandiere per la fine della pietà, per i lager, finanziati con i nostri soldi,  in cui si consumano le vite e le speranze di milioni di disperati. Ammainiamo le nostre bandiere per le ragazze stuprate dai guardiani libici che proteggono i nostri confini. Ammainiamo le nostre bandiere per i palestinesi tormentati da una occupazione militare israeliana che fingiamo di non vedere. Ammainiamo le nostre bandiere per Giulio Regeni dimenticato e barattato da un governo senza onore.

giovedì 8 giugno 2023

TRIBUNALE DI VICENZA

 

DIRITTI UMANI IN QUESTIONE 


Negli USA una causa di 70.000 abitanti della West Virginia contro DuPont, accusata di avere contaminato con scarichi di PFAS  il fiume Ohio e le popolazioni abitanti lungo il suo corso, si è conclusa con il pagamento, da parte della multinazionale, di 700 milioni di dollari ai cittadini inquinati.

         Se non avesse temuto una condanna ancora più drastica l’azienda produttrice di perfluorati, non avrebbe sborsato questa enorme somma alle vittime dell’inquinamento da essa determinato.

Questa è storia e non giurisprudenza, tuttavia la storia ha una pregnanza e un peso che schiaccia qualunque  ipotesi assolutoria o minimizzante, qualunque perizia di esperti conniventi con le lobby.

 La pregnanza della somma sborsata è un macigno che nessuna Miteni potrà mai scrollarsi di dosso. È realtà più schiacciante e più solida di qualunque ipotesi scientifica, come tutto ciò che è veramente accaduto.

Oggi gli operai della ex Miteni hanno chiesto che la causa di risarcimento contro la multinazionale di Trissino non venga archiviata.

Gli operai della ex Miteni portano nei propri organi e nel proprio sangue le molecole tossiche assorbite in lunghi anni di permanenza a diretto contatto con esse. Tutti loro sono a rischio e le tremende patologie correlate, che hanno già spazzato via  i loro compagni più anziani, potrebbero scatenarsi da un momento all’altro. Come l’amianto, anche le PFAS uccidono.

Archiviare la causa sarebbe inaccettabile, non solo dalle vittime della Miteni ma da tuto il popolo Italiano che non accetta più escamotage né scappatoie giuridiche per  chi dissemina morte.

Questo è il motivo per cui stamattina, 8 giugno 2023, insieme a molte altre sigle del movimento ecologista abbiamo presidiato il tribunale di Vicenza perché la giustizia che chiedono gli operai è anche la nostra e quella dei nostri figli per i quali chiediamo un futuro in cui la salute e la vita non siano più barattabili con il posto di lavoro.

POST SCRIPTUM

L’udienza, iniziata poco dopo le 13.00 si è conclusa con l’intervento del Gip che si riserva di studiare il caso. Ci si risentirà probabilmente a settembre.

Non possiamo mollare! La pressione sociale sulla magistratura deve continuare perché il diritto di chi non conta sia rispettato in una provincia in cui il potere di chi conta è pervasivo e onnipotente.

Difendere gli operai della ex Miteni è, fuor di retorica, la vera continuazione della Resistenza, la difesa del Diritto, dei valori che la Costituzione attribuisce al Lavoro, dei diritti sociali e, inevitabilmente, dei Diritti Umani, visto che di salute in ultima analisi si parla, di salute scientemente messa a rischio, di salute che scientemente continua ancora ad essere a rischio per una grandissima parte della popolazione.

 

 

Giovanni Fazio 

 

 



 

 

lunedì 5 giugno 2023

NON SOLO PFAS: NEGATO IL DIRITTO ALLA SALUTE IN VENETO


LA SANITA' VENETA INFIERISCE SUI PIU' POVERI
MENTRE FIORISCONO I PROFITTI DEI PRIVATI

Assessore alla Sanità Veneta Manuela Lanzarin

Leggo su Facebook una testimonianza dell’infimo livello cui si è ridotta la sanità pubblica nel Veneto: 

“Ora la nostra Ulss7 Pedemontana, Ospedale di Santorso, CHIEDE agli EMODIALIZZATI non autosufficienti per patologia grave, di PAGARE il trasporto in ambulanza un euro al Km.

La persona che me lo ha appena segnalato è una giovane donna di Poleo con VAD (cuore meccanico) e DIALIZZATA che non può più né guidare né lavorare a causa dei gravi problemi di salute. Da mesi è in attesa che la Commissione Medica INPS la convochi per il riconoscimento di invalidità e accompagnatoria.

La distanza dalla sua casa di Poleo di Schio e Ospedale di Santorso è di 10 km + 10 km per il rientro, 3 volte la settimana. Per un totale di 260 euro al mese.

Il Servizio Sanitario Nazionale garantisce ai soggetti nefropatici cronici in trattamento dialitico il rimborso delle spese di trasporto dal domicilio al Centro Dialisi, nei limiti e con le modalità fissati dalle Regioni. (L.E.A.)

Ora chiedo -pubblicamente- ai signori della Regione Veneto se è davvero questa la tutela delle persone fragili con gravi patologie ed entrate economiche irrisorie o nulle, non bastanti né per vivere, né per sopravvivere.

Sono INDIGNATA.”

 

Pochi giorni fa ho partecipato ad un incontro pubblico nel municipio di Trissino. I relatori erano l’assessore regionale alla sanità Manuela Lanzarin e la responsabile del Dipartimento di prevenzione regionale dottoressa Francesca Russo.

Alle nostre critiche sull’andamento della lotta alla contaminazione delle PFAS nella nostra regione l’assessore, non sapendo cosa rispondere, ha più volte pronunciato la frase “ Io sto dalla vostra parte”

No cara assessore, la nostra parte è quella su descritta. È quella delle lunghe file di attesa senza neppure una data sicura per un esame o una visita specialistica, la nostra parte è quella delle  vittime di un servizio sanitario evanescente e privatizzato selvaggiamente.

La sua invece è quella di coloro che lo hanno distrutto con tagli annuali di posti letto, di servizi, di interi reparti ospedalieri e di personale. È quella di coloro che non hanno programmato i posti all’Università per garantire il ricambio generazionale di medici e infermieri. La sua parte è quella che ha elevato un muro di ticket contro il bisogno di salute dei cittadini.

La sua parte è quella che tuttora non finanzia l’Università, non provvede a modificare o eliminare il numero chiuso per l’accesso a medicina e alle specializzazioni e continua a tagliare ospedali e posti letto.

 La sua parte è quella che preferisce sprecare i soldi nel ponte di Messina, di cui si sente tanto il bisogno, nel TAV di Vicenza, nelle grandi opere di cementificazione del territorio, nelle armi da inviare in Ucraina.

Ma, si ricordi che la guerra i morti, non li fa solo là. Li fa anche qua, ogni giorno. 

 

Giovanni Fazio  

sabato 27 maggio 2023

ROB BILOTT, L'AVVOCATO AMERICANO, AD ARZIGNANO

 

Foto di Vincenzo Raimondi

La testimonianza al tribunale di Vicenza, giovedì 25 maggio, dell'avvocato Rob Bilott ha dato un grande contributo alla verità accertata dei fatti che hanno portato alla contaminazione da PFAS nel Veneto.

Fin dal suo arrivo in Italia  l’avvocato americano, celebre per avere difeso 70.000 persone contaminate da PFAS sversato nel fiume Ohio dalla multinazionale DuPont, è stata accolto dal Movimento No PFAS partecipando ad una serie di iniziative che hanno visto come tappa conclusiva la serata al teatro Mattarello di Arzignano.

La presenza di Bilott nella nostra città è stato un evento epocale.

La serata è stata aperta dalla introduzione di Donata Albiero e dal saluto caloroso della sindaca Alessia Bevilacqua cui è seguita una intervista di Alberto Peruffo a  Gianni Poggi, regista del film “Lavoro avvelenato” proiettato subito dopo.

Al film è seguita una intervista a Federico Bevilacqua autore del libro fotografico “Formula di un disastro invisibile” e dagli interventi dal palco di attivisti del territorio Piergiorgio Boscagin, vicepresidente regionale di Legambiente, l’avvocato Cristina Cola, Claudio Lupo medico ISDE, Giovanni Fazio e Giuseppe Ungherese responsabile nazionale di Greenpeace, venuto appositamente dalla capitale.

Foto di Vincenzo Raimondi



Molte importanti presenze nel pubblico tra cui anche quella di don Mariano Lovato, del presidente dei medici ISDE della provincia di Vicenza dott. Francesco Bertola, dell’avvocato Edoardo Bortolotto che al processo Miteni rappresenta gli operai della Miteni, della consigliera ragionale di Europa Verde, Cristina Guarda, del segretario Generale della CGIL della provincia di Vicenza Gianpaolo Zanni, di Michela Piccoli rappresentante storica delle mamme no PFAS, della professoressa Stefania  Romio, interprete di Bilott, di  Maria Chiara Rodighiero responsabile vicentina di Medicina Democratica, e di tanti attivisti ecologisti, personalità della politica e altri che hanno avuto ruoli di spicco nel processo Miteni e nella lotta contro l’inquinamento.





 
Foto Raimondi

Il Movimento ricorda che sono passati 10 anni dalla prima “scoperta” delle PFAS nel Veneto e deplora la assoluta insufficienza della Regione Veneto nel fronteggiare la contaminazione e la sua diffusione e nella protezione della popolazione.

Resta ancora il decreto di Zaia del 2017 con cui si fissano i livelli di performance negli acquedotti del Veneto a 390 ng litro!

A dieci anni di distanza siamo ancora costretti a

lottare contro la soppressione dei diritti umani, operata non da un ayatollah ma dal Governo della Regione Veneto, certificata dalla relazione dell’alto commissario dell’ONU  Marcus Orellana.

Tra questi, primo fra tutti, il diritto alla salute, il diritto dei cittadini a rischio, di conoscere i livelli di contaminazione da PFAS nel proprio sangue, il diritto di tutti di conoscere se i cibi venduti al mercato sono contaminati o meno, il diritto di bere acqua non contaminata, il diritto delle donne gravide di conoscere il rischio che sta correndo l’embrione che tengono in corpo.

Viviamo in un Paese che fa parte dell’Europa e non del Medio Oriente.

Non ci siamo fermati e continuiamo con lo stesso spirito di sempre perché sappiamo che abbiamo ragione e che i soprusi che stiamo vivendo dovranno necessariamente cadere e che chi sta operando in tal modo contro i cittadini del Veneto ne risponderà davanti alla legge e al giudizio degli uomini.

Giovanni Fazio

 


“ DELIBERAZIONE DELLA GIUNTA REGIONALE n. 1590 del 03 ottobre 2017

Sorveglianza sostanze perfluoroalchiliche (PFAS): acquisizione di nuovi livelli di riferimento per i parametri "PFAS" nelle acque destinate al consumo umano. 

VISTO il parere della Commissione Regionale Ambiente e Salute.

delibera

1.      di richiamare quanto evidenziato in premessa, che costituisce parte integrante e sostanziale del presente provvedimento;

2.      di stabilire che, ferma restando la competenza statale alla fissazione di valori per parametri aggiuntivi di cui all'allegato I del D. Lgs. n. 31/2001, i valori provvisori di performance (obiettivo) delle sostanze perfluoroalchiliche per l'acqua destinata al consumo umano, nell'ambito territoriale regionale, dall'adozione del presente atto e fino a diverse e nuove indicazioni da parte delle autorità nazionali e sovranazionali competenti, sono per "PFOA + PFOS" ≤ 90ng/l, di cui il PFOS non superiore a 30 ng/l ed i valori della somma degli "altri PFAS" ≤ 300 ng/l;”

( Totale 390 ng/litro n.d.r.)

Foto Raimondi

L'album della serata



sabato 13 maggio 2023

RAPPORTO AGENAS: NEL 2025 IN ITALIA MANCHERANNO ALTRI 3.632 MEDICI DI MEDICINA GENERALE.


 

Nel 2025 in Italia mancheranno 3.632 medici di medicina generale.

         Il picco di assenze si registrerà nel Lazio con un passivo di 584 camici bianchi, seguito da Sicilia (-542), Campania (-398) e Puglia (-383).

A calcolarlo è l’Agenas (Agenzia  nazionale per i servizi sanitari regionali), che ha pubblicato sul proprio sito un approfondimento sui medici di medicina generale.

Più indietro, sottolinea Fimmg (Federazione italiana dei Medici di Medicina Generale) che ha rilanciato il report,

ci sono Toscana (-253), Piemonte (-200), Emilia Romagna (-194), Veneto (-156), Lombardia (-135), Abruzzo (-127), Sardegna (-112), Liguria (-93), Umbria (-76), Friuli Venezia Giulia (-65), Calabria (-52), Marche (-42), Basilicata (-36).

 

In attivo nel 2025 ci saranno solo due regioni, Valle d’Aosta (+9) e la Provincia autonoma di Trento (+7).

 Più in generale, in media a livello nazionale ogni medico di medicina generale ha 1.237 pazienti. Il contratto prevede, salvo eccezioni, che ciascun medico assista al massimo 1.500 pazienti.

Nel 2020 nell’Unione europea il maggior numero di MMG è stato registrato in Francia (94.000), seguita dalla Germania (85.000), mentre il Portogallo (medici abilitati all'esercizio della professione) e l'Irlanda hanno riportato il maggior numero di MMG per 10.000 abitanti (rispettivamente 29,2 e 18,8 per 10.000 abitanti).

L’Italia nel 2021 è a quota 6,81 per i medici di base e 1,2 per i pediatri “generici” per 10.000 abitanti, ma va considerato che nel numero di medici generici Eurostat (l'Ufficio statistico dell'Unione europea) considera anche i medici di continuità assistenziale, mentre per i pediatri considera anche quelli che in altri Stati non sono necessariamente a carico del bilancio pubblico.

La percentuale di MMG è stata la più alta in Irlanda (54%), Portogallo (53% dei medici autorizzati erano medici generici) e Paesi Bassi (46%).

In Italia dal 2019 al 2021 il numero assoluto dei MMG si è ridotto di 2.178 unità e quello dei PLS di 386 unità.

Il dato più interessante è quello sull'anzianità di servizio.

Nel 2021, su 40.250 MMG, la quota con oltre 27 anni di anzianità è pari a 30.303 (il 75%). Le regioni con il maggior numero di assistiti per MMG sono: P.A. di Bolzano (1.494), Lombardia (1.450) e Calabria (1.423) mentre in coda ci sono Sicilia (1.034), Molise (1.030) e Umbria (1.020).

Va, però, tenuto presente che nella Provincia Autonoma di Bolzano il contratto di convenzione con il SSN dei medici di base stabilisce quale massimale di scelte 2.000 assistiti.

 

"L’approfondimento che Agenas ha dedicato alla medicina generale - commenta Silvestro Scotti, segretario generale Fimmg - è un utile strumento di politica sanitaria e auspichiamo che possa essere lo strumento che ci aspettavamo per un’azione legislativa e contrattuale per realizzare quel cambio di passo sull’assistenza territoriale del quale il nostro Paese ha bisogno". 

"Nel nostro Paese – continua il leader della Fimmg – si assistite ad una desertificazione della medicina territoriale, con un forte sbilanciamento di investimenti verso la specialistica che ha limitato gravemente il diritto alle cure dei cittadini, indotti negli anni a rinunciare alla prossimità dell’assistenza e a rivolgersi sempre più spesso al secondo livello, pubblico o privato che sia.

 La nostra speranza è che questo autorevole rapporto di Agenas diventi il punto di partenza di una programmazione che metta in condizione il territorio di tornare attrattivo, attraverso un necessario reinvestimento di risorse umane ed economiche, per rispondere in modo efficace alle esigenze di salute dei cittadini. 

Riteniamo, infine, questa integrazione di particolare rilevanza anche sui modelli in discussione per lo sviluppo di una sanità territoriale che sembra oggi guardi troppo a modelli esterofili, quasi affermando la primarietà dei modelli portoghesi o di altri paesi europei. 

Questi modelli - conclude Scotti - solo per la differenza di risorse umane in campo, mai potranno essere efficaci nel nostro paese con gli attuali numeri e con quelli che peggioreranno nei prossimi anni; forse bisognerebbe cominciare a confrontarsi, e come FIMMG siamo disponibili, su un modello italiano che, con i numeri giusti e le giuste programmazioni, ha sempre dimostrato di essere una eccellenza che ancora per tanti aspetti resiste, nonostante l'aumento di carichi di lavoro e la scarsità degli investimenti su personale e strumenti".

 

Concludiamo condividendo quanto affermato da Silvestro Scotti sulla inutilità di ricercare modelli di sanità territoriale all’estero, quando in realtà per quarant’anni  abbiamo perseguito il sistematico smantellamento del nostro che ci aveva portato al successo, mettendoci al secondo posto per speranza di vita a livello mondiale.        

Ma, si sa, quando non si vogliono vedere le vere cause della distruzione del servizio pubblico nazionale a favore della speculazione privata, i responsabili di destra e di (cosiddetta) sinistra, veri autori di questo schiaffo liberistico ai cittadini italiani, si aggrappano a soluzioni esotiche.

Intanto, mentre loro vaneggiano di modelli stranieri, la nave affonda.

La prima urgenza è provvedere alla materia prima del servizio sanitario e cioè i medici, gli infermieri e il personale.

Bisogna spalancare le porte delle università, modificare i percorsi di laurea, finanziare le facoltà di medicina affinché possano accogliere un numero di studenti tale da garantire i bisogni dei prossimi anni. Permettere agli studenti la gratuità dell’insegnamento, poiché il loro studio sarà una grande risorsa per lo Stato e solo i cretini pensano che chi studia duramente per sei anni debba anche pagare anziché ricevere uno stipendio (dal momento che lo studio va riconosciuto come lavoro a tutti gli effetti) .

 Uno Stato serio costruisce i suoi quadri e non considera lo studio un privilegio per figli di papà. I college sono la base di un modo intelligente di garantire il percorso scolastico universitario. Le Università sono il terreno in cui si coltiva l'intelligenza delle nuove generazioni per far fronte a tutte le necessità del paese. La Cultura, a differenza di quanto affermato da un noto ex ministro dell'economia, è la base che garantisce la vita di una nazione o forse qualcuno pensa che i medici li chiederemo ad Amazon?

         Una visione eco sociale dei problemi della salute mette in discussione il modello mercantilistico e liberista di una società in cui il profitto e il mercato sono al primo posto.

         A chi si sta ingrassando grazie a nuove polizze sanitarie (di fatto non garantite) a visite private con parcelle astronomiche e centri salute a beneficio degli azionisti, noi contrapponiamo milioni di persone che non ce la fanno più, che non riescono più a pagare le spese per curarsi e non riescono ad accedere alle cure, ormai miraggio di lunghissime file di prenotazioni con mete irraggiungibili.

         Non rispondere a questi diritti primari delle persone è criminalità politica e commerciale.

         Il neo atlantismo dei nuovi governanti non è una risposta  ai bisogni della nostra società.

 In America la speranza di vita è molto più bassa che in Europa proprio perché negli USA predominano gli interessi finanziari su tutto il resto.

God bless America.

Giovanni Fazio



sabato 6 maggio 2023

IL MEDICO DI FAMIGLIA SPARISCE A VICENZA


Ho inviato una breve risposta all'articolo di Marco Milioni che denuncia lo spappolamento del Servizio Sanitario Nazionale nella città di Vicenza  dove un intero quartiere è rimasto privo di medico di famiglia.

    Ormai non è un segreto per nessuno che l'obiettivo della disintegrazione della sanità pubblica, perseguito per decenni da coloro che ne volevano fare un lucroso business, è stato infelicemente raggiunto.

 E' bene che i liberisti di casa nostra ostentino questo loro successo, raggiunto con tagli annuali di posti letto ospedalieri, chiusura di ospedali, costruzione di ospedali con il metodo del project financing  dove non erano necessari, limitazioni continue all'azione del medico di famiglia, introduzione dell'Intramoenia per cui la stessa prestazione si può ottenere gratuitamente o a pagamento dallo stesso operatore. Veramente geniale!  Favolosa anche l'invenzione dell'Azienda Zero con cui accaparrarsi tutti i contratti delle ULSS. 

    Stamattina ho ringraziato Marco per il reportage sul quartiere Ferrovieri di Vicenza. Rileggendo il breve messaggio, ho pensato di renderlo pubblico. Forse una riflessione collettiva su quanto stiamo subendo potrebbe essere alla base di un modo diverso di pensare alla politica.

"Bravo Marco, come sempre, sai cogliere le contraddizioni che sono poi il sale della cronaca. Non condivido quanto riporti sulla regionalizzazione della medicina del territorio, proposta da alcuni (chi?), sottraendola alla convenzione nazionale. Non è coerente consegnare ai distruttori del servizio sanitario una parte di esso che, comunque ha già perduto moltissima autonomia.

 Ormai i medici di famiglia non sono più autorizzati a prescrivere farmaci specialistici, esami attribuiti erroneamente agli specialistici e nemmeno visite specialistiche. Per esempio, un esame del fondo oculare è indispensabile per controllare lo stato dei vasi sanguigni di un iperteso, specie se è anche diabetico, ma a questo esame si può accedere, adesso, solo attraverso la prescrizione dello specialista. (In realtà quello che al medico di famiglia interessa appurare con questo esame, non è lo stato della retina ma quello del sistema circolatorio dell’intero organismo).

 Ciò vale per moltissimi altri esami e prescrizioni per cui è diventata obbligatoria, ancorché inutile e inappropriata, la richiesta di visita specialistica. Oltre ad umiliare la professionalità del medico di famiglia,  ciò crea un ingorgo di visite specialistiche necessarie, solo burocraticamente, per autorizzare esami o prescrizione di farmaci. 

In  realtà questo meccanismo intrigato è destinato, da chi lo ha inventato, a rendere sempre più difficile l’accesso al Servizio Sanitario, alimentando così la sanità privata oppure la rinuncia alle cure, per stanchezza o mancanza di mezzi.

Contrariamente a quanto affermato da Giorgetti, secondo cui il medico di famiglia non serve più a niente in quanto basta internet per scegliere lo specialista di cui si ha bisogno, prevenzione monitoraggio delle patologie croniche,  sorveglianza sanitaria, colloquio col paziente e la sua famiglia, conoscenza del quartiere dove si vive, immediatezza dell’accesso allo studio medico ecc. hanno costituito, nei primi anni della riforma sanitaria, quella rete di protezione che ha portato il nostro paese ad un livello di eccellenza internazionale (secondi nel mondo) e ha allungato di molto la speranza di vita. 

La figura del medico della persona, introdotta dalla riforma sanitaria del ’79, è stato  un passo rivoluzionario che ha personalizzato il rapporto medico-paziente e umanizzato la sanità.

 Tale sistema è stato neutralizzato, passo dopo passo, inizialmente allontanando dal quartiere il medico di famiglia  e relegandolo nelle famigerate medicine di gruppo in cui il gruppo non serviva ad altro che a mettere in comune la spesa per i locali e la segretaria, senza alcun miglioramento per quanto riguarda la qualità del servizio e la vita  del paziente.

 Allo stesso modo, adesso si pensa non tanto ad aumentare e rendere nuovamente operativi nei quartieri (vedi caso Ferrovieri) il medico di famiglia (con studio raggiungibile a piedi e senza appuntamento) ma a costruire le cosiddette case della salute (inutili e assurdamente dispendiose quando i distretti territoriali funzionano). 

Per fare rete con gli altri servizi del territorio basta uno smartphone  e non è necessario edificare nuovi centri semi ospedalieri. L'equipe territoriale può funzionare agilmente anche se i vari operatori non vivono nello stesso locale.

Mi fermo qui. Ma tra le cose da fare, di cui nessuno parla, metterei una riforma universitaria per la creazione della figura del medico territoriale con competenze oltre che di medicina, ovviamente, anche di sociologia, statistica, epidemiologia, ecologia e scienze della comunicazione.

 Non si risolve il problema della sanità se non si ampliano le facoltà di medicina, se non si ristrutturano i corsi introducendo la medicina del territorio, se non si agevolano i giovani, magari creando campus e strutture alberghiere accessibili e dignitose. 

Ogni pianta parte dal seme; se non si  semina non si aspettino frutti e raccolti miracolosi.

Questo viene totalmente ignorato da chi ha la responsabilità di governo. Si esulta perché si è recentissimamente compresa nel piano PNRR  la fabbricazione di armi, notoriamente indispensabili alla resilienza.

Fare del medico di Famiglia un operatore socio-sanitario all’interno di una comunità data è il vero aggiornamento di una figura professionale indispensabile.

Fare, cioè, il contrario di quanto si sta facendo adesso.

La sanità, direbbe Gaber, non è star sopra un albero." 

Giovanni Fazio