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sabato 6 maggio 2023

IL MEDICO DI FAMIGLIA SPARISCE A VICENZA


Ho inviato una breve risposta all'articolo di Marco Milioni che denuncia lo spappolamento del Servizio Sanitario Nazionale nella città di Vicenza  dove un intero quartiere è rimasto privo di medico di famiglia.

    Ormai non è un segreto per nessuno che l'obiettivo della disintegrazione della sanità pubblica, perseguito per decenni da coloro che ne volevano fare un lucroso business, è stato infelicemente raggiunto.

 E' bene che i liberisti di casa nostra ostentino questo loro successo, raggiunto con tagli annuali di posti letto ospedalieri, chiusura di ospedali, costruzione di ospedali con il metodo del project financing  dove non erano necessari, limitazioni continue all'azione del medico di famiglia, introduzione dell'Intramoenia per cui la stessa prestazione si può ottenere gratuitamente o a pagamento dallo stesso operatore. Veramente geniale!  Favolosa anche l'invenzione dell'Azienda Zero con cui accaparrarsi tutti i contratti delle ULSS. 

    Stamattina ho ringraziato Marco per il reportage sul quartiere Ferrovieri di Vicenza. Rileggendo il breve messaggio, ho pensato di renderlo pubblico. Forse una riflessione collettiva su quanto stiamo subendo potrebbe essere alla base di un modo diverso di pensare alla politica.

"Bravo Marco, come sempre, sai cogliere le contraddizioni che sono poi il sale della cronaca. Non condivido quanto riporti sulla regionalizzazione della medicina del territorio, proposta da alcuni (chi?), sottraendola alla convenzione nazionale. Non è coerente consegnare ai distruttori del servizio sanitario una parte di esso che, comunque ha già perduto moltissima autonomia.

 Ormai i medici di famiglia non sono più autorizzati a prescrivere farmaci specialistici, esami attribuiti erroneamente agli specialistici e nemmeno visite specialistiche. Per esempio, un esame del fondo oculare è indispensabile per controllare lo stato dei vasi sanguigni di un iperteso, specie se è anche diabetico, ma a questo esame si può accedere, adesso, solo attraverso la prescrizione dello specialista. (In realtà quello che al medico di famiglia interessa appurare con questo esame, non è lo stato della retina ma quello del sistema circolatorio dell’intero organismo).

 Ciò vale per moltissimi altri esami e prescrizioni per cui è diventata obbligatoria, ancorché inutile e inappropriata, la richiesta di visita specialistica. Oltre ad umiliare la professionalità del medico di famiglia,  ciò crea un ingorgo di visite specialistiche necessarie, solo burocraticamente, per autorizzare esami o prescrizione di farmaci. 

In  realtà questo meccanismo intrigato è destinato, da chi lo ha inventato, a rendere sempre più difficile l’accesso al Servizio Sanitario, alimentando così la sanità privata oppure la rinuncia alle cure, per stanchezza o mancanza di mezzi.

Contrariamente a quanto affermato da Giorgetti, secondo cui il medico di famiglia non serve più a niente in quanto basta internet per scegliere lo specialista di cui si ha bisogno, prevenzione monitoraggio delle patologie croniche,  sorveglianza sanitaria, colloquio col paziente e la sua famiglia, conoscenza del quartiere dove si vive, immediatezza dell’accesso allo studio medico ecc. hanno costituito, nei primi anni della riforma sanitaria, quella rete di protezione che ha portato il nostro paese ad un livello di eccellenza internazionale (secondi nel mondo) e ha allungato di molto la speranza di vita. 

La figura del medico della persona, introdotta dalla riforma sanitaria del ’79, è stato  un passo rivoluzionario che ha personalizzato il rapporto medico-paziente e umanizzato la sanità.

 Tale sistema è stato neutralizzato, passo dopo passo, inizialmente allontanando dal quartiere il medico di famiglia  e relegandolo nelle famigerate medicine di gruppo in cui il gruppo non serviva ad altro che a mettere in comune la spesa per i locali e la segretaria, senza alcun miglioramento per quanto riguarda la qualità del servizio e la vita  del paziente.

 Allo stesso modo, adesso si pensa non tanto ad aumentare e rendere nuovamente operativi nei quartieri (vedi caso Ferrovieri) il medico di famiglia (con studio raggiungibile a piedi e senza appuntamento) ma a costruire le cosiddette case della salute (inutili e assurdamente dispendiose quando i distretti territoriali funzionano). 

Per fare rete con gli altri servizi del territorio basta uno smartphone  e non è necessario edificare nuovi centri semi ospedalieri. L'equipe territoriale può funzionare agilmente anche se i vari operatori non vivono nello stesso locale.

Mi fermo qui. Ma tra le cose da fare, di cui nessuno parla, metterei una riforma universitaria per la creazione della figura del medico territoriale con competenze oltre che di medicina, ovviamente, anche di sociologia, statistica, epidemiologia, ecologia e scienze della comunicazione.

 Non si risolve il problema della sanità se non si ampliano le facoltà di medicina, se non si ristrutturano i corsi introducendo la medicina del territorio, se non si agevolano i giovani, magari creando campus e strutture alberghiere accessibili e dignitose. 

Ogni pianta parte dal seme; se non si  semina non si aspettino frutti e raccolti miracolosi.

Questo viene totalmente ignorato da chi ha la responsabilità di governo. Si esulta perché si è recentissimamente compresa nel piano PNRR  la fabbricazione di armi, notoriamente indispensabili alla resilienza.

Fare del medico di Famiglia un operatore socio-sanitario all’interno di una comunità data è il vero aggiornamento di una figura professionale indispensabile.

Fare, cioè, il contrario di quanto si sta facendo adesso.

La sanità, direbbe Gaber, non è star sopra un albero." 

Giovanni Fazio

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