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sabato 2 giugno 2018

CIBI INQUINATI SULLA NOSTRA MENSA.



QUANTO VALE LA NOSTRA VITA E QUELLA DEI NOSTRI FIGLI?

L’inquinamento delle falde idriche del Veneto Occidentale è una delle più grandi catastrofi che ha messo a rischio centinaia di migliaia di cittadini in tre province (Vicenza, Padova e Verona) per l’avvelenamento da PFAS delle acque superficiali e profonde, nonché di una considerevole parte della rete degli acquedotti civili, compreso quello di Arzignano, Montecchio e Montorso.

Alla preoccupazione per l’acqua inquinata da PFOA si aggiunge quella degli alimenti contaminati da tutti i PFAS che da Trissino, Arzignano e Montebello, tramite il dotto A.Ri.C.A. si riversano nel fiume Fratta a Cologna Veneta.   
    

Broccoli, radicchi, cespi di insalata, uova, carni di vitello, maiale, sono stati repertati contaminati in alcune aziende e in alcuni campi; non tutti alla stessa maniera, ma nessuno si è preoccupato di separare gli alimenti contaminati da quelli liberi da inquinamento.

Tutti i prodotti sono arrivati sui banchi dei supermercati e, perfino nei negozi bio perché il dosaggio dei PFAS non viene eseguito, fino ad ora, nei cibi biologici.

Così non sappiamo quali cibi comprare, non sappiamo cosa dare da mangiare ai nostri bambini.
Non sappiamo che mangimi abbiano mangiato polli e altri animali.



Al seminario workshop InterCinD annuale Meeting, svoltosi a Venezia all’hotel Amadeus, ieri, 1 giugno 2018,  la relazione del professore Ernesto Burgio dell’ECERI (European Cancer and Environment Research Institute) di Bruxelles, non ha lasciato dubbi sui danni epigenetici durante la formazione del feto nei primi 2 anni del bambino e sui disturbi del neurosviluppo.
Non ha lasciato dubbi sul fatto che i danni arrecati alle vite in formazione e nello sviluppo non sono correlati al dosaggio dei distruttori endocrini bensì alla loro semplice presenza nei cibi e nell’acqua.




Gentilin si vanta di avere portato l’acqua di Brendola e Lonigo a ZERO PFAS, non certamente quella di Arzignano. Ma la mamma di Lonigo non sa che un semplice ovetto dato a cena al suo bambino potrebbe contenere, da solo, la stessa quantità di PFOA di 36 litri di acqua.
"NON CI SONO PERICOLI"

Tuttavia c’è qualcuno in alto loco che ci rassicura: perché nella media dei cibi siamo nei limiti.


Ma si possono fare discorsi del genere?
Si può ragionare col criterio “a chi tocca tocca”?
Siamo esterrefatti della faccia tosta con cui ci spacciano distruttori endocrini, tranquillizzandoci sulle loro dosi e negando i loro danni all’organismo. Soprattutto siamo letteralmente sconvolti per la dieta dei bambini.


Il prof Ernesto Burgio ha ripetuto quello che ormai dice tutta la ricerca internazionale: “quello che determina l’intera vita di un individuo sono i suoi primi 1000 giorni di vita”.

Chi allerta i cittadini, chi cerca di difendere i propri figli e nipoti (io ne ho tre che hanno dai due mesi ai quattro anni), chi pretende di sapere che merce compra al mercato e da quale azienda o allevamento questa proviene, viene tacciato di terrorismo.

Si spaccia acqua inquinata da PFAS per acqua oligominerale, ingannando chi crede nelle istituzioni e, così facendo, si tradisce la fiducia dei cittadini e li si espone alla contaminazione.

La Cillsa ha elaborato una serie di proposte per proteggere i cittadini dalla contaminazione e dal rischio.

E’ necessario e urgente applicare il  principio di precauzione da parte di tutte le istituzioni.

E’ indispensabile un processo serio di monitoraggio di tutto il territorio, propedeutico ad una bonifica totale.

Dobbiamo restituire ai cittadini fiducia e sicurezza.

Dobbiamo pretendere dalle istituzioni un serio impegno e azioni responsabili nei confronti, soprattutto, dei nascituri e dei nostri bambini.

Apriamo un nuovo capitolo della lotta contro l’inquinamento da PFAS pubblicando il testo integrale del documento di CiLLSA e invitando cittadini, associazioni e comitati a discuterlo. 

E’ il primo passo verso l’apertura di una vertenza generale per il futuro della nostra terra e dei nostri figli.

Giovanni Fazio



mercoledì 23 maggio 2018

PFAS: ARZIGNANO ESCLUSO DAL PIANO DI RISANAMENTO DELLE ACQUE, DAGLI SCREENING ESTESI ALTROVE ANCHE AI BAMBINI.


GRAVI RESPONSABILITA’ DEL SINDACO GENTILIN.



Nel piano della Giunta veneta che comprende l’ampliamento dell’area di impatto e di attenzione e l’allargamento dello screening alla popolazione pediatrica è inutile cercare il nome di Arzignano, insieme a Montecchio, Montorso e Trissino tagliati fuori da ogni forma di intervento.

Non può che farci piacere quanto realizzato in brevissimo tempo da Acque Veronesi nella centrale idrica di Lonigo.
È un segno che la lotta dei cittadini paga e che quello che avrebbe dovuto fare spontaneamente la Regione da molti anni è stato ottenuto soltanto oggi con la mobilitazione di migliaia di cittadini.
Le zone rosse vengono premiate anche con la progettazione di tre nuovi acquedotti.

La centrale di Madonna di Lonigo provvede all’approvvigionamento idrico di comuni delle province: di Vicenza, Verona e Padova.
Si tratta dei comuni delle cosiddette “zone rosse A e B”.
Questi comuni ottengono anche l’allargamento dello screening gratuito a nuove fasce di età della popolazione. (bambini).

Ci chiediamo cosa pensino gli abitanti di Arzignano leggendo questo comunicato.

Adesso i cittadini delle aree suddette fruiranno, come asseriscono i tecnici, di acqua ZERO PFAS attraverso un costosissimo sistema di filtraggio, in gran parte finanziato dalla Regione (cioè anche da noi).

Gli abitanti si Arzignano, Montecchio, Trissino e Montorso, dovranno accontentarsi invece di acqua non filtrata, derivata dai pozzi di Canove, vicinissimi ai pozzi incriminati per eccessivo inquinamento e vicinissimi a Miteni e alle tracimazioni frequenti del depuratore di Trissino.

L’acqua che si beve ad Arzignano non è esattamente ZERO PFAS, come quella assicurata ai comuni delle zone rosse.







Oltre alle analisi che denunciano livelli di PFOA, non certo raccomandati dalla letteratura scientifica internazionale, presenti nell’acquedotto comunale, ci sono delle inequivocabili prove indirette del fatto che la giunta di Arzignano, il Consiglio comunale e il gestore Acque del Chiampo sono perfettamente a conoscenza di ciò.

Che senso ha infatti proclamare, come è stato fatto in questi giorni che nelle casette dell’acqua si può trovare acqua totalmente filtrata dai PFAS?

Dobbiamo tornare ad attingere l’acqua alla fontana come si faceva nell’ottocento?

E se l’acqua dell’acquedotto è “oligominerale” come assicura il sindaco, perché si mettono i filtri alla casetta dell’acqua?




Ci sentiamo doppiamente presi in giro da chi, invece di ricorrere a questi espedienti avrebbe dovuto provvedere da anni al risanamento dell’acqua potabile del nostro comune.

La seconda testimonianza delle cattive performance delle fonti di Canove dove attinge l’acquedotto arzignanese sta in una dichiarazione dell’AD (amministratore delegato) di Acque del Chiampo apparsa da poco sul Giornale di Vicenza. 

Andrea Pellizzari infatti ha annunciato un progetto di fornitura di acqua per Montorso con prelievo in un pozzo di Canove.

Il costo dell’opera ammonterebbe a tre milioni e seicentomila euro di cui due milioni per la costruzione della stazione di pompaggio e un milione e seicentomila euro per l’impianto di filtrazione.

Ci chiediamo: se l’acqua di Canove è “oligominerale” perché mai dovremmo spendere un milione e seicentomila euro per filtrarla?


Terza testimonianza: la Giunta veneta ha sentito il bisogno di espandere la zona arancione in territorio arzignanese, ma solo limitatamente ai pozzi di Canove, allarmata dal fatto che nei pozzi privati di questa zona, limitrofi a quelli dell’acquedotto comunale, era stata trovata acqua con altissimi valori di contaminazione da PFAS.

Non è necessario commentare questi fatti perché l’intelligenza dei lettori ha già capito tutto molto bene.

Montagnana convegno PFAS Medici di famiglia 19 maggio 2018
Guardando la foto dell’impianto di filtrazione a Madonna di Lonigo, apparsa sulla stampa, il pensiero va a quei comuni che da tale beneficio sono stati esclusi per l'assurdo comportamento di un sindaco che, incredibilmente, è anche presidente del consiglio di bacino.




Deve spiegarci il primo cittadino di Arzignano il motivo per cui non ha mosso un dito in tutti questi anni per un progetto acquedottistico che ci liberasse definitivamente e in maniera strutturale dai PFAS.

Deve spiegarci perché, almeno in maniera provvisoria, non ha provveduto a fare installare dei filtri per cautelare la popolazione dalla contaminazione.

Deve anche spiegarci perché si è opposto alla nostra richiesta di fornire acqua non inquinata ai bambini delle scuole, alle donne gravide e agli ammalati.

Deve spiegarci perché non ha provveduto a richiedere almeno un test sul grado di contaminazione degli abitanti.

19 maggio 2018 Flash Mob 

Ma non credano i consiglieri comunali e la giunta di Arzignano di cavarsela: sono altrettanto colpevoli.

In questi anni, nessuno è mai intervenuto a sostegno delle interrogazioni, a iosa, dell’unico consigliere di minoranza Piero Magnabosco che chiedeva quello che ogni cittadino si aspetta da un rappresentante della popolazione di Arzignano.

 Un Consiglio imbalsamato e incapace di autonomia dal sindaco; e questo vale anche per i consiglieri di minoranza.

Forse pensano di essere consiglieri del comune di Recoaro!!!

Comunque sappiano, sindaco, consiglieri e giunta che i cittadini sono stufi dei siparietti e dei proclami propagandistici e si aspettano FATTI CONCRETI per sé e per i loro figli.

Ci spieghino lor signori come potranno i cittadini fronteggiare l’aumento del rischio così bene descritto dal professoreForesta a Montagnana: anche lui va messo nel novero dei terroristi?




Giovanni Fazio




domenica 20 maggio 2018

A RISCHIO IL SESSO DEI NASCITURI. MONTAGNANA IL MOVIMENTO INCONTRA I MEDICI DI FAMIGLIA






Confrontiamoci con i medici di famiglia”, questo il nome del convegno organizzato dal COMITATO ZERO PFAS di Montagnana che ha suscitato molto interesse sia per la ricchezza degli interventi che per le prospettive di un ruolo importante dei medici di famiglia nella lotta contro le patologie indotte dall’inquinamento da PFAS.

Ha aperto il convegno il prof. Carlo Foresta con un intervento che illustra la relazione, provata dalle ricerche dell’equipe da lui guidata presso l’università di Padova, tra alcuni perfluorati e il testosterone.
 Caratteristica dei PFAS è quella, comune ad altri contaminanti, della persistenza a lungo termine nell’ambiente, del trasporto anche a lontanissime destinazioni, e dell’interferenza endocrina.
 Il professore ha parlato della presenza ormai pervasiva di questi inquinanti anche nei luoghi più impensati e dei danni gravissimi provocati all’uomo e agli animali.


Sono stati osservati orsi polari diventati ermafroditi, cioè dotati contemporaneamente di organi genitali maschili e femminili, di deviazioni del comportamento sessuale degli animali selvatici contaminati, dell’ermafroditismo degli alligatori in America e dei danni provocati ai feti umani dopo l’undicesima settimana di gestazione a causa dei PFAS e della loro somiglianza con il testosterone (l’ormone che determina, tra l’altro i caratteri sessuali maschili negli embrioni).

 Ha parlato della nascita di bambini affetti da ipospadia (pene molto piccolo). da criptorchidismo (testicoli che non scendono nello scroto col rischio di atrofizzazione, in mancanza di un intervento chirurgico).


Ha illustrato rilievi epidemiologici nei giovani maschi del Veneto che evidenziano una progressiva diminuzione della virilità e la rapida diminuzione del numero di spermatozoi, nel giro di una decina di anni.

Un vero disastro ambientale che mette a rischio la specie umana e la sua capacità di continuare a riprodursi. Del resto non è un mistero la crescente frequenza di aborti spontanei, e nascita di bambini sottopeso. Non è raro trovare maschi sterili nelle giovani coppie, con ciò che ne consegue.

La relazione del professor Foresta ci induce a riflettere sul ruolo dell’industria chimica nella devastazione della vita del pianeta e nella gravissima responsabilità nei confronti dell’umanità.




Ciò che avviene sotto i nostri occhi è un crimine che sta assumendo le caratteristiche di una vera e propria strage.

 Da questa responsabilità non sono esenti i politici e il coro della stampa compiacente.

La Miteni è sempre là a testimoniare le complicità della politica in uno dei disastri ambientali più grandi d’Italia le cui conseguenze si riveleranno in tutta la loro gravità nel prosieguo degli anni.

Noi denunciamo tutto il vertice del governo della Regione, a partire dal presidente Zaia, osannato dalla stampa ma responsabile in prima persona di tutto ciò che sta avvenendo.

Denunciamo i ritardi inammissibili della magistratura e la sua responsabilità della persistenza dell’inquinamento a causa dal mancato sequestro della Miteni.

La dottoressa Marina Lecis ha illustrato le tappe dell’inquinamento effettuato dal proprio gruppo di ricerca attraverso l’esame dei pozzi e il monitoraggio degli stessi.

Ha rilevato l’incongruenza del modo in cui sono state definite dalla Regione le varie aree inquinate, sulla base esclusiva della maggiore o minore presenza di PFAS negli acquedotti, non tenendo conto dei rilevamenti sulla popolazione e dell’esame delle falde.

I reflui industriali che da Trissino, attraverso cinque depuratori e il canale ARICA sboccano nel Fratta Gorzone all’altezza del territorio di Cologna Veneta, vengono diluiti con acqua prelevata dall’Adige, pratica illegale coperta dai vertici della Regione veneta e tollerata dalla magistratura.

Riflettiamo sulle parole di Marina e ci rendiamo conto del fatto che Arzignano, zona inquinata e inquinante è stata esclusa da ogni monitoraggio, dalla mappa ufficiale dell’inquinamento, dai provvedimenti riservati ad altre zone, senza che sia stato effettuato alcun test sul sangue dei suoi abitanti.

Arzignano 19 maggio 2018 flash mob in difesa dei bambini
La testardaggine con cui il sindaco si accanisce a negare acqua non contaminata a bambini e gravide, malgrado le non più ignorabili evidenze scientifiche, è testimonianza della scala di valori adottata da questa persona.







La relazione del prof Foresta, tra l’altro, nega la effettiva validità dei limiti massimi accettabili di veleni negli acquedotti;
denuncia il fatto che ogni sostanza che rientra nei cosiddetti limiti entra in relazione con le altre molecole presenti e determina nuovi guai di cui nessuno si assume le responsabilità.

Il professore ha anche citato lo stato del NEW JERSEY che rifiutando i limiti più alti dell’EPA (ente americano per la protezione dell’ambiente) ha adottato limiti totali per i PFAS totali di 40 ng/litro (nel Veneto siamo arrivati a 390 ng/litro).




















Infine l’intervento della dottoressa Elisa Dalla Benetta è entrato nel cuore del convegno, illustrando le grandi potenzialità che deriverebbero dalla aggregazione dei dati contenuti nei computer dei medici di medicina generale con le patologie, le abitudini di vita, i luoghi di residenza e di lavoro, le medicine assunte, e la presenza di PFAS nel sangue dei pazienti.

Si tratta di un data base dalle immense potenzialità che solo i medici di famiglia posseggono. Sprecare questo enorme patrimonio di dati è senza dubbio colpevole e i Medici ma anche il Servizio Sanitario Regionale e gli Ordini devono farsene una ragione.

Noi riteniamo che il finanziamento serio di una ricerca da affidare al medico di famiglia sia improrogabile e venga prima di tanti sperperi della sanità veneta in operazioni francamente discutibili.

La dottoressa Laura Facciolo ha presentato e guidato lo svolgersi del convegno con molta professionalità

La performance organizzata dal Comitato Zero PFAS di Montagnana va registrata tra gli eventi più importanti e significativi della stagione, per la ricchezza di informazioni e per le indicazioni che il Movimento Zero PFAS nel suo insieme accoglierà nella strategia di lotta contro un’emergenza sempre più grave che affligge le popolazioni del veneto.

Giovanni Fazio
  

domenica 13 maggio 2018

SALVATE LE SORGENTI DEL CHIAMPO.



















BOCCIATA LA SPECULAZIONE DELLE MINI CENTRALINI ELETTRICHE 

Respinto definitivamente uno dei progetti che miravano a intubare per chilometri l’acqua delle sorgenti del Chiampo per realizzare mini centraline elettriche.

L’apporto energetico di queste centraline è ridicolo e inadeguato alla creazione di energia per la rete elettrica nazionale.

Malgrado la sua assoluta insignificanza dal punto di vista energetico, grazie ad una leggina del passato governo, tali impianti rendono moltissimo a chi li realizza poiché sono fortemente incentivati dai cosiddetti certificati verdi.



Si tratta pertanto esclusivamente di una legge che autorizza una vergognosa speculazione, una perdita netta per l’ambiente e per il bilancio dello stato e un profitto per chi ha soldi da investire in opere che distruggono le nostre valli.



Incontro con gli abitanti delle contrade
Festeggiamo quindi la vittoria che, malgrado la consueta, assoluta censura del Giornale di Vicenza su CiLLSA, è anche nostra.
Nell’articolo su riprodotto, pubblicato oggi, si cita la RACCOLTA DI FIRME,  ma non si dice chi siano stati questi anonimi raccoglitori.




Tra questi sconosciuti ci siamo anche noi, i nostri iscritti e cittadini attivi come Pio, Guglielmo, Gabriella Graizzaro e altri ancora che di propria iniziativa iniziarono a raccogliere le firme al” Laghetto” e nelle contrade .


Insieme a loro, che ci chiamarono in aiuto, abbiamo effettuato sopraluoghi, incontri con gli abitanti delle contrade, partecipato alle presentazioni dei progetti, contestandole insieme alle associazioni dei pescatori con cui abbiamo stretto una salda amicizia.
Questa vittoria è merito anche della consigliera regionale Cristina Guarda che ha partecipato ai sopraluoghi e ha operato in Regione in difesa dell’Alto Chiampo.

Una azione corale, iniziata da semplici abitanti delle contrade; una forma efficace di CITTADINANZA ATTIVA.
Siamo orgogliosi di avere dato il nostro modesto contributo alla salvaguardia di un patrimonio naturale poco valorizzato ma di grandissima bellezza.



Giovanni Fazio


venerdì 11 maggio 2018

ARZIGNANO: MOBILITAZIONE DELLE MAMME


SALA PIENA AL MATTARELLO

La richiesta di acqua non inquinata per i bambini degli asili e delle mense scolastiche mobilita le mamme di ARZIGNANO che scendono in campo per difendere i figli dai rischi ormai arcinoti della contaminazione da PFAS e ottenere stessi diritti degli abitanti dei comuni limitrofi.

L’atteggiamento negazionista del sindaco Gentilin non ha fermato i genitori e i cittadini vivamente preoccupati e indignati per l’esclusione di Arzignano dai monitoraggi gratuiti e dai progetti di nuovi acquedotti senza PFAS, già approntati per gli altri comuni limitrofi.


Inaccettabile il rifiuto di Gentilin e Pellizzari di applicare i filtri a carbone attivo per l’acquedotto di Arzignano, tra l’altro molto più inquinato di quello di Montecchio per cui si sta provvedendo in merito.  

Ancora più grave se al danno costoro non aggiungessero la beffa dell’aumento delle bollette per gli arzignanesi provocato dal costo dei lavori fatti altrove.

L’incontro di ieri ha visto le protagoniste delle lotte della Zona Rossa portare ad Arzignano i risultati del Movimento.

 Michela Piccoli ha spiegato come la lotta abbia prodotto anche una maturazione collettiva nella acquisizione di concetti scientifici che stanno diventando patrimonio di tutti.

È acquisito il concetto che la natura delle sostanze inquinanti, i PFAS, non consente di accettarne la presenza nell’acqua potabile e negli alimenti, nemmeno entro i cosiddetti limiti stabiliti dalla politica, in quanto queste molecole si accumulano negli organismi per anni provocando gravissimi danni e tumori.
Per questo motivo è indispensabile applicare il PRINCIPIO DI PRECAUZIONE EUROPEO rifornendo bambini, gravide e ammalati di acqua non contaminata e avvisando la cittadinanza che è prudente non usare l’acqua dell’acquedotto per fini alimentari.

Le mamme sono state esplicite.

Da ora in poi i dirigenti scolastici della città dovranno abituarsi a subire la loro irruzione nella scuola per ottenere la salvaguardia della salute dei bambini.

Nei prossimi giorni una delegazione delle mamme arzignanesi parteciperà ad un incontro con i vertici dell’ULSS e con il Commissario Dell’Acqua. A quest’ultimo chiederanno di darsi da fare presso Zaia per includere l’intera città di Arzignano nella Zona Arancione e di iniziare al più presto i monitoraggi su campioni di popolazione per verificare il grado della contaminazione dei cittadini arzignanesi.


Anche Il sindaco e il gestore di Acque del Chiampo si preparino alla loro visita: è tempo che si adeguino alle richieste della popolazione, smettendola di arroccarsi sulla ormai ridicola pretesa di un’acqua OLIGOMINERALE ad Arzignano mai esistita.

Non solo i genitori dei bambini ma una significativa parte della popolazione arzignanese aderisce al Comitato Zero PFAS Agno Chiampo, e le iscrizioni continuano con la catena di S. Antonio attivata autonomamente dai cittadini che si passano i moduli di adesione da una casa all’altra.
Si tratta di un’altra iniziativa di CiLLSA per promuovere la cittadinanza attiva e portare avanti una vertenza civile per il bene di tutta la popolazione.

Il muro delle menzogne e dei messaggi di sicurezza fasulli è ormai infranto.

Avv.Rob Billot e Dott. Vincenzo Cordiano
Merito dei medici dell’associazione ISDE che per primi, fin dal 2013 avvertirono, in incontri e dibattiti, del pericolo rappresentato dai PFAS.
Tutti noi abbiamo un debito di riconoscenza col dott. Vincenzo Cordiano, ematologo e presidente regionale dell’ISDE, iniziatore e animatore di una campagna informativa sui PFAS, durata anni, che gli procurò non poche noie da parte della direzione della ULSS.

Oggi la conoscenza della natura di questi veleni si diffonde rapidamente nella popolazione, sempre meno incline a seguire le sirene dei politici e delle istituzioni sanitarie.

Il lavoro di CiLLSA cocciuto e continuo negli anni, per promuovere una partecipazione attiva dei cittadini alla difesa della salute sta dando i suoi frutti ad Arzignano.

Il Movimento, anche ad Arzignano, cammina adesso sui suoi piedi e ragiona con la propria testa. Acquista sempre più autonomia e consapevolezza e questo è l’obiettivo cui miravamo fin dall’inizio.
L’esclusione della città da ogni misura di attenzione e monitoraggio da parte delle istituzioni è stata la goccia che ha fatto traboccare il vaso. 
Tuttavia, sia ad Arzignano che in tutto il Veneto siamo solo all’inizio di una campagna per la difesa della vita e della salute.

Gli alimenti contaminati sono liberamente in commercio e i vertici della sanità ci dicono che possiamo tranquillamente mangiarli.
Ma non è così.
Ci sono partite di carne, di uova, di latte e di vino fortemente contaminate, rilevate dallo stesso monitoraggio regionale recentemente pubblicato: abbiamo i dati.

È nostro compito esigere un totale risanamento del sistema agro alimentare del Veneto, ottenere, per i PFAS, i controlli sul mercato che attualmente non vengono effettuati. Chiedere certificazioni, etichette, garanzie.
 
Tumori e malattie degenerative sono in costante aumento. Gravi disturbi mentali e nervosi colpiscono anche i più piccini. Negli ambulatori oncologici arrivano bambini di pochi mesi. La fertilità maschile dei giovani è dimezzata rispetto a quella dei loro padri e il numero di spermatozoi nei testicoli dei nostri ragazzi diminuisce anno dopo anno a causa dell’inquinamento.


Sempre più spesso abbiamo problemi di infertilità di coppia, interruzioni di gravidanza e nati prematuri.  

Il mondo è impazzito nella sua corsa verso un profitto a tutti i costi.
L’azione delle mamme e dei cittadini che si preoccupano per la salute dei propri figli non è solo un fatto contingente e temporaneo che si esaurirebbe allorché le istituzioni, messe alle strette, realizzassero quanto richiesto dalle comunità.

È l’inizio di una nuova presa di coscienza, di una nuova cultura che mette all’ordine del giorno il cambiamento di paradigma ponendo al centro della nostra attenzione l’essere umano, i suoi affetti, il lavoro, l’amicizia e l’ambiente che lo circonda, anziché le merci.

 È l’inizio di un nuovo modo di pensare la nostra esistenza e quella dei nostri figli, limitando i disastri di un mercato fuori controllo, dotato di un potere economico enorme e in grado di corrompere politici e controllori.

È questa consapevolezza che sta nascendo nel Movimento contro i PFAS:
una riflessione collettiva sulla qualità della vita e sui valori fondanti dell’esistenza di ogni essere umano. 




È questo quello che pensa ogni mamma quando stringe al cuore il suo bambino e sogna per lui un mondo diverso per il quale ha cominciato a battersi, con tenacia e determinazione.

Giovanni Fazio