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martedì 2 maggio 2017

Pfas, nei quattordicenni esaminati valori 32 volte superiori del normale

VENEZIA

I primi risultati dello screening analizzati in un convegno


Riportiamo una parte di un articolo recente del Corriere del Veneto

“VENEZIA I risultati relativi ai primi cinquanta campioni dei prelievi di sangue effettuati tra i quattordicenni della cosiddetta «zona rossa» interessata in Veneto dagli sversamenti della Miteni nelle acque, mostrano una mediana quasi uguale a quella riscontrata all’interno del campione monitorato nel 2016 dall’Istituto Superiore di Sanità (Iss): 64 nanogrammi di sostanze Pfas (perfluoroalchiliche) nel sangue contro 70 (mentre la media nazionale dei non esposti è attorno ai due tre nanogrammi).

Allo screening ha aderito l’80% dei nati nel 2002 residenti in 21 Comuni.
Il dato è stato presentato questa mattina nel corso del primo giorno del workshop dedicato ai Pfas all’ospedale civile di Venezia, in programma fino a domani.

 «Non voglio tirare delle conclusioni che non mi spettano ha commentato i primi risultati del monitoraggio avviato dalla Regione Veneto il direttore generale della sanità della Regione Veneto, Domenico Mantoan ma personalmente quelli sui quattordicenni sono dati che mi sorprendono perché possono voler dire astrattamente due cose: o i livelli erano attestati, prima dell’introduzione dei filtri, attorno a quota 200 o non è vero che bastano tre o quattro anni per eliminare una sostanza che, evidentemente, può avere un’emivita più lunga».



















Che non sia vero che bastano tre o quattro anni per dimezzare i valori ematici dei PFAS lo si sa da tanto tempo, quindi non ci sorprendiamo. Ma si sa anche un’altra cosa che Mantoan non dice e cioè che il BIOACCUMULO dei PFAS avviene non solo bevendo l’acqua inquinata ma anche mangiando alimenti contaminati e molti di questi sono stati trovati tra polli, uova, tacchini e pesci nella ZONA ROSSA.

Sarebbe buona norma che la Regione effettuasse una indagine in merito
per rassicurare i cittadini e, soprattutto le mamme, sulla assoluta edibilità dei prodotti agro alimentari provenienti dalle zone dove le falde sono più inquinate e dove alcuni agricoltori e allevatori usano l’acqua di pozzi, a volte non ancora controllati.

E’ sempre più urgente una certificazione sugli alimenti da parte delle ULSS, soprattutto per proteggere i bambini più piccoli e i ragazzi.

Sarebbe anche buona norma che il ministero dell’ambiente rivedesse, riguardo ai PFAS, i limiti sugli scarichi industriali in modo da proteggere il territorio e la salute dei cittadini, prima ancora che le esigenze produttive della Miteni e company.

In fondo tutti sappiamo dove vanno a finire questi scarichi industriali. Chi governa la Regione dovrebbe preoccuparsi con maggiore attenzione del comparto agroalimentare del Veneto.

Si tratta di un settore della nostra economia molto importante che deve essere difeso e garantito e non annaffiato con i PFAS.


Giovanni Fazio

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