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giovedì 4 maggio 2017

COMMISSIONE PARLAMENTARE ECOMAFIE: Pfas continuano ad inquinare le acque.


 I Pfas continuano ad inquinare le acque del Veneto e per questo bisogna contenere questa emergenza ambientale.
Sono le premesse della relazione approvata all’unanimità dalla Commissione parlamentare di inchiesta sulle attività illecite connesse al ciclo dei rifiuti e su illeciti ambientali, in merito al ciclo dei prodotti dai Pfas.

 La novità principale della relazione adottata dalla Commissione sta nel considerare tali sostanze come “appartenenti alla classe dei composti organici alogenati con la conseguenza che rientrano nell’elenco delle sostanze pericolose”, come previsto dal DL 3 aprile 2006 numero 152.
In base a questa considerazione, la Regione Veneto può intervenire per richiedere di mettere a norma gli scarichi dove risiedono le sostanze considerate come inquinanti e pericolose.

Al contrario di quanto avrebbe dichiarato in un’audizione l’assessore regionale all’Ambiente, Gianpaolo Bottacin, sentito il 10 maggio del 2016.
 Un secondo snodo fondamentale, ricostruito dall’attività di indagine della Commissione, è “la certificazione che quasi il 97% dell’apporto totale di Pfas scaricati nel bacino idrico Fratta-Gorzone, nel vicentino, sia riconducibile alla Miteni”, società chimica di Trissino, al centro dell’attenzione giudiziaria sul caso Pfas.

Ne consegue, secondo il documento approvato dalla Commissione, “che l’inquinamento è ancora in atto e che le misure poste in essere per il suo contenimento non siano state completamente efficaci”.

 Nelle stesse ore è stato dato il via libera dal Consiglio regionale


all’istituzione di una commissione d’inchiesta sullo stato dell’inquinamento della falda.

 “Mentre a Roma verrà chiesto di inserire la relazione nei due rami del Parlamento per una discussione”, ha assicurato il presidente della Commissione Ecomafie, Alessandro Bratti.





 Nelle ultime settimane c’è stato un rimpallo di responsabilità, denunciato dalle opposizioni e organi di stampa, tra il presidente della Regione, Luca Zaia, che sarebbe stato tenuto all’oscuro di una relazione dell’Arpav dai suoi assessori, che a loro volta avrebbero rinviato la palla ai dirigenti del settore sanitario veneto: in particolare al direttore dell’area sanità e sociale, Domenico Mantoan.



Il deputato del M5S, Alberto Zolezzi, ha presentato delle interpellanze parlamentari per chiedere lumi sulla presunta plasmaferesi (una sorta di pulizia del sangue), fatta da Mantoan in un ciclo di cinque sedute dal costo di 3.000 euro.


 “Se ciò fosse vero – spiega Zolezzi – perché non dirlo ed estendere questa procedura ai numerosi cittadini del Veneto contaminati?”
 Un’altra criticità emersa dalla relazione riguarda i 13 lavoratori della Miteni, di cui non si conoscono ancora le esatte condizioni cliniche.


[tratto da Observatory Foundation for the Culture of Security, 8 febbraio 2017]



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