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domenica 7 maggio 2017

CHIEDONO DI INQUINARE L’ARIA dopo avere inquinato l’acqua e la terra.

Montorso firma contro l'iceneritore
Alberto Serafin, amministratore unico di Acque del Chiampo, continua il suo giro nei Consigli comunali della vallata come un commesso viaggiatore che intende piazzare conto terzi un inceneritore, probabilmente da situare accanto al depuratore di Arzignano.

Invitato dal Consiglio comunale di Montecchio Maggiore, come riferisce Luisa Nicoli in un articolo sul Giornale di Vicenza di oggi, Serafin esordisce con un clamoroso falso:

Firme a Chiampo
La direttiva europea indica il trattamento termico come soluzione per lo smaltimento dei reflui

In realtà le cose stanno esattamente all’opposto.

La Commissione europea ha avviato una procedura di infrazione contro l'Italia per gli incentivi dati dal governo italiano per produrre energia bruciando rifiuti inorganici considerandoli "fonte rinnovabile".

Infatti, secondo la normativa europea, solo la parte organica dei rifiuti potrebbe essere considerata rinnovabile; la restante parte può essere considerata esclusivamente una forma di smaltimento del rifiuto, escludendo esplicitamente la valenza di "recupero".


Ora tutti sanno che solo una parte dei fanghi conciari (solo se separata

Firme in piazza Libertà Arzignano

prima della concia) potrebbe essere considerata bio degradabile ma non certo i fanghi, dove decine e centinaia di prodotti chimici nuotano in una massa maleodorante, di veleni e sostanze tossiche.

La relazione di Serafin inoltre differisce notevolmente da quella tenuta qualche mese fa al Consiglio Comunale di Arzignano.

 Allora disse che l’inceneritore avrebbe dovuto bruciare 120 000 tonnellate
10 milioni di euro  fanno il girotondo


di rifiuti all’anno (perché, a suo dire, un inceneritore più piccolo sarebbe stato antieconomico), a Montecchio invece parla di un inceneritore di 26.000 tonnellate anno, corrispondente alla somma dei fanghi prodotti dai depuratori di Arzignano e Montebello.

Inoltre a Montecchio Maggiore, a differenza di quanto affermato ad Arzignano, sembrerebbe aver riproposto il vecchio progetto SICIT, (quello derivato dall’inceneritore di Bergen che, a suo tempo, era stato severamente bocciato dall’ARPAV).


Firme a Villaggio Giardino


 Infatti, non si sa come, Serafin sa già che

 “Il prototipo costerà 15 milioni di euro, 10 milioni dall'accordo di programma, altri 5 da Acque del Chiampo. «Ma non si tratterà di un esperimento. Il prototipo dovrà lavorare un terzo delle 26 mila tonnellate di fanghi, in pratica rappresenta una parte della linea che avrà tre unità produttive."

Come fa Serafin a conoscere costi, dettagli e tempi di realizzazione dell’opera se, come afferma

 «Non siamo alla fase realizzativa dell'impianto ma solo all'avviso esplorativo per individuare un partner industriale per la progettazione, la realizzazione e la gestione del trattamento termico.”?

E aggiunge:

 “Abbiamo individuato il project financing per velocizzare i tempi. Con le normali procedure di gara ci vorrebbero 9 anni per arrivare all'impianto, ma la Concia non ha questo tempo a disposizione.”

Ma se poco prima ha affermato che i 15 milioni (pubblici) derivati dall’accordo di programma ci sono già quale sarebbe il compito del partner? Il project Financing infatti, fino a prova contraria, prevede che il costo dell’opera è a carico del privato.

Insomma, ci sembra una relazione estremamente confusa dalla quale emerge una sola spiegazione:

a qualcuno, e non da ora, fanno gola gli incentivi d’oro pagati dallo stato. Infatti in Italia, i costi dello smaltimento dei rifiuti tramite incenerimento sono indirettamente sostenuti dallo Stato sotto la forma di incentivi alla produzione di energia elettrica.

Questa modalità di produzione (sebbene in violazione delle normative europee in materia) è infatti considerata dallo Stato, come da fonte rinnovabile (assimilata) alla stregua di idroelettrico, solare, eolico e geotermico.

Le modalità di finanziamento sono due, correlate ma diverse:
1.      pagamento maggiorato dell'elettricità prodotta per 8 anni (incentivi cosiddetti CIP 6);
2.      riconoscimento di "certificati verdi" che il gestore dell'impianto può rivendere (per 12 anni).


Si tratta di somme ingentissime, erogate in barba alle normative europee il cui costo ricade per intero sulla bolletta elettrica.
Una vera e propria truffa ai danni dei cittadini che pagano, e una presa in giro per quanto riguarda la lotta all’inquinamento prevista dai veri certificati verdi.

Alcuni “produttori di fanghi”, di fronte all’opportunità di speculare a spese del contribuente anche sui rifiuti da essi stessi prodotti, non esitano a chiedere con insistenza la costruzione di un inceneritore.



Così facendo, senza ancora aver risolto il problema dell’inquinamento delle falde provocato dallo scarico delle acque di cinque depuratori della zona nel collettore ARICA che irrora broccoletti e radicchi da Cologna Veneta in giù, chiedono tramite Serafin, di inquinare anche l’aria.

Ci sembra che in questo momento in cui tante famiglie sono in angoscia per i livelli di PFAS trovati nel sangue dei ragazzi, chiedere di inquinare anche l’aria sia una provocazione inaccettabile e tale da destare lo sdegno di tutta la popolazione.
La risposta non tarderà a manifestarsi.

Giovanni Fazio




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