Casalabate Salento |
Salviamo la bellezza (filmato)
“Se vince il “SI” le lobby dell’energia e del petrolio non dovranno più confrontarsi con le comunità e con i loro rappresentanti, non avranno più un contraltare ….”
A dirlo è il presidente della regione Puglia Emiliano intervistato dal Fatto
Quotidiano.
Ad accendere la miccia sono state alcune
dichiarazioni di Emiliano, tornato a
chiedere lo spostamento di 30 chilometri del gasdotto TAP che dovrebbe
arrivare fino in Salento: “Ci sono
problemi geologici e l’approdo capita in una spiaggia bellissima”.
Coralli del mediterraneo |
Un’eresia per il ministro per lo sviluppo
economico Carlo Calenda:
“Abbiamo il nostro governatore della Vallonia.
Emiliano sa benissimo che spostare di 30 chilometri il gasdotto vuol dire non
farlo. Serve responsabilizzarsi, altrimenti diventa il gioco a chi è più irresponsabile”.
E’ l’incipit di una lunga intervista rilasciata
al “Fatto Quotidiano” in cui Emiliano non esita a esprimere un giudizio molto
critico sul modo in cui il governo affronta i problemi ambientali.
Isole Eolie |
“Se passa la riforma
costituzionale lo Stato si riprenderà molte competenze, e le Regioni dovranno
adeguarsi.
Il governo avrà la potestà esclusiva in
materia di energia e una clausola di supremazia anche sulle materie riservate
alle Regioni.
E allora potrebbe estendere la ricerca di
petrolio ovunque, anche entro le 12 miglia marine dalle coste. Basterebbe una
legge ordinaria.”
Nello
stesso giorno appare un articolo sull’arrivo in aula dopo tre anni, della
Tonnara di San Vito (Sicilia) |
REVISIONE DELLA LEGGE SULLE
AREE PROTETTE
Malgrado
i tre anni di approfondimenti, il testo che riforma la legge quadro sulle aree
protette (la 394/91) presenta diversi punti critici.
Tanto
che, già giovedì, quasi tutte le associazioni ambientaliste italiane (dal WWF alla
Legambiente, da Greenpeace alla Lipu, dal Fai a Italia Nostra a Marevivo) hanno
inviato ai senatori una lettera con dettagliate osservazioni.
Parco del Gran Paradiso |
Infatti il nuovo Consiglio Direttivo sarà composto
per metà da “esperti” tra i quali rientrano anche i cosiddetti ‘portatori di interesse economico’ (le
associazioni agricole nazionali, ad esempio) con il rischio che la tutela
dell’area passi in secondo piano.
Il direttore del parco, poi, sarà nominato su proposta del ministero dell’Ambiente ciò
fa sì che possano intervenire valutazioni di tipo politico nella nomina.
Non si
fa più cenno all’ALBO: fino ad oggi la scelta era effettuata tra gli iscritti a
un albo di soggetti giudicati idonei
alla carica (per accedervi dovevano rispondere a precisi requisiti).
Il disegno di legge stabilisce inoltre che
gestori di impianti idroelettrici, attività estrattive, impianti di biomasse,
coltivazione di idrocarburi e simili, insomma tutte le attività già presenti e
attive all’interno dei parchi, dovranno
corrispondere un contributo agli enti parco se la loro produzione è
superiore a una certa soglia.
Questo comporta per i gestori del parco delle
vere e proprie difficoltà al mento di rinnovo delle licenze scadute per via
della perdita delle royalties.
In sintesi il governo e i privati penetrano
nell’ente parco in maniera determinante snaturandone le finalità.
8 NUOVI INCENERITORI
IMPOSTI DAL GOVERNO ALLE REGIONI
Il ministro dell’Ambiente Gian Luca Galletti, che
ha fondato (con relativa quotazione in borsa) la multi utility ambientale
dell’Emilia Romagna, la Hera (conta almeno 78 inceneritori), è l’ispiratore del
decreto del consiglio dei ministri pubblicato il 5 ottobre in Gazzetta
Ufficiale che sancisce in modo definitivo – dopo un anno di polemiche e scontri con le
Regioni - la realizzazione di otto
inceneritori in tutta la penisola, di fatto annullando qualsiasi opposizione degli enti locali.
Eccoli, uno dopo l’altro: uno in Umbria (capacità di 130mila tonnellate
all’anno), uno nelle Marche (190mila
tonnellate all’anno), uno in Lazio
(210mila tonnellate all’anno), uno in Campania
(300 mila tonnellate all’anno). E ancora Abruzzo (120mila tonnellate al l’anno), Sardegna (101mila tonnellate all’anno da impianti nuovi e 20mila da
potenziamento) e due in Sicilia
(690mila tonnellate all’anno). Per la Puglia,
invece, il decreto dispone di potenziare la capacità già esistente (70milatonnellate
all’anno).
In totale, la
capacità da realizzare ammonta a 1,83 milioni di tonnellate all’anno, in barba alla salute
dei cittadini, e alle eclatanti dichiarazioni pronunciate contro il
riscaldamento globale da Renzi nel summit di Parigi.
Le Regioni sono definitivamente estromesse essendo passata al
governo, col DECRETOSBLOCCA ITALIA, la facoltà di indicare
quanti e dove dovranno essere gli inceneritori da costruire in Italia.
PETROLIO: OTTO PERMESSI IN SETTE
GIORNI
La
Global Petroleum Limited (società petrolifera australiana) nel 2014, ha avviato le
pratiche al ministero dell’Ambiente per ottenere la Valutazione d’Impatto
Ambientale (VIA) per la ricerca in 745 chilometri quadrati tra Vieste a Brindisi.
Il 14 ottobre il ministero le ha concesso la VIA
per due permessi di ricerca, ma in sette giorni ha ne ha concessi altri
quattro.
Con due implicazioni:
· la prima riguarda la tecnica utilizzata per
cercare gas e petrolio, quella dell’airgun, una tecnica di ricerca che danneggia gravemente i cetacei,
i mammiferi marini e i pesci in generale, tanto che in Italia, il divieto della pratica dell’airgun era
stato inserito oltre un anno fa nel decreto sugli ecoreati.
Poi,
però,
con una serie di emendamenti (firmati dai centristi di Area Popolare, Forza
Italia e Scelta Civica e appoggiati dal ministro dell’Ambiente Gian Luca
Galletti), fu soppresso.
· La seconda: le aree di
ricerca si trovano spesso a poche decine di miglia da riserve naturali (come
Torre Guarceto).
A
ciò si aggiunge la sentenza del Tar del
Lazio che, a inizio ottobre, ha bocciato il ricorso dei Comuni abruzzesi e
marchigiani sulle richieste della Spectrum
Geolimited di condurre indagini su circa 30mila chilometri quadrati di mare Adriatico, da Rimini a Otranto.
È stato il segnale: in una sola settimana, dall’11 al 18 ottobre, oltre ai permessi pugliesi il ministero ha rilasciato altri due permessi di ricerca nel mar Ionio (1500 chilometri quadrati per la Global Med) e un’istanza di prospezione sempre nello Ionio per altri 4mila chilometri). In più, nel Mar di Sicilia, a largo di Gela, per 456 chilometri quadrati a Edison Eni.
L’aggressione al territorio, l’accentramento
dei poteri nelle mani del governo, l’estromissione delle amministrazioni locali
e delle istanze dei cittadini sono l’espressione evidente di una politica che
privilegia e spiana la strada agli interessi delle lobby e delle grandi compagnie
multinazionali senza riguardi per nessuno.
Questi sono i reali obiettivi di chi sta
stravolgendo la nostra Costituzione
ATTENZIONE!
All’interno
del testo della riforma costituzionale c’è un articolo che i renziani non
citano mai:
è il numero 117 che recita “La potestà legislativa è esercitata dallo
Stato e dalle Regioni nel rispetto della Costituzione, nonché dei vincoli derivanti dall’ordinamento dell’Unione Europea e
dagli obblighi internazionali.”.
La
potestà legislativa quindi è subalterna per Costituzione ai dettami di
Bruxelles e dei trattati internazionali come potrebbero essere il CETA o il
TTIP.
Ciò
significa che se un domani, per esempio, una multinazionale ci imponesse semi
di grano OGM e FITOFARMACI CANCEROGENI, il Parlamento non potrebbe vietarne
l’uso nel territorio con una legge a favore dei consumatori perché questa
sarebbe incostituzionale.
E’
questo l’ultimo florilegio della Riforma Renziana scritta con l’esclusivo
intento di spalancare le porte alle compagnie internazionali, togliendo
sovranità alla nazione intera.
Domani,
se vincerà il “SI” sarà la Monsanto a stabilire il nostro menù quotidiano e saranno
le banche internazionali a succhiare i nostri stipendi e le nostre pensioni,
come già avviene in Grecia; la Miteni se la riderà, e gli ospedali saranno
privatizzati.
Ci
riflettano quanti si battono in buona fede contro inceneritori e crematori, OGM
e fitofarmaci, lobby dei farmaci e trivelle a mare, pensando che il “SI” al
referendum serva solo a risparmiare qualche soldo e a velocizzare l’iter
legislativo; se così fosse non si spiegherebbero l’interesse alla modifica
costituzionale da parte di lobby economiche internazionali e dello stesso
presidente Obama, noto sostenitore del Trattato Transatlantico (TTIP).
Giovanni Fazio
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