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giovedì 26 gennaio 2023

DURA CRITICA ALLA POLITICA DELLA GIUNTA VENETA SULLA PROTEZIONE ALIMENTARE

 BRAVA CRISTINA!


La situazione alimentare in Veneto diventa esplosiva, soprattutto adesso che la Commissione Europea ha adottato nuove norme per proteggere i cittadini dalle sostanze PFAS “inquinanti per sempre”.

 

In particolare, la stretta arriva sulle nuove norme europee, entrate in vigore dal 1° gennaio 2023, riguardanti la contaminazione alimentare di quattro Pfas che possono avere conseguenze negative sul sistema immunitario, sullo sviluppo di feti e neonati,  sul colesterolo e su una vasta di gravi patologie che di giorno in giorno la scienza correla alla contaminazione da PFAS.

Le quattro sostanze chimiche in questione sono: Pfos, Pfoa, Pfna e PfhxS.

 

 Dal 1gennaio infatti in Europa è vietato il commercio di carne (anche di selvaggina), pesce, uova, molluschi con presenza di Pfas che superino i limiti fissati da EFSA (Ente Europeo per la Sicurezza Alimentare), con l’obbligo di eseguire analisi sui prodotti alimentari. 

 La consigliera Cristina Guarda (consigliera regionale “Europa Verde”),  accusa la Giunta veneta di avere ignorato per anni, dal 2018, i numerosi appelli che venivano dalle punte avanzate del Movimento No PFAS:

Proponevamo di intervenire con misure, se non per tutelare la salute, almeno per difendere le imprese agricole dai rischi economici, studiando una strategia per fermare il trasferimento di Pfas in piante e animali allevati. 

Oggi in Veneto non solo non esiste una strategia per proteggere un settore strategico, quello agricolo, nelle aree inquinate da Pfas (Basso veronese, Vicenza, Basso padovano, Rovigo, tra falde, fiumi e fanghi in agricoltura inquinati), ma Non ci sono nemmeno laboratori sufficienti per fare le analisi dal regolamento europeo, nel territorio più inquinato d'Europa!”

 “A rischiare ora è la qualità del prodotto Made in Veneto. Nel mirino ci sono le imprese agricole che producono e commerciano carne, pesce, molluschi e uova. Da gennaio è entrato in vigore, ed è già operativo, il regolamento Ue che impone l'analisi dei valori di Pfas in quei prodotti e ne vieta la commercializzazione se superano le soglie.

 

Il fatto è che in Veneto manca la filiera del controllo e delle buone pratiche.  

Le associazioni di categoria stanno cercando di correre ai ripari: purtroppo, ci sono solo due laboratori autorizzati in Veneto”.

 

Continua Guarda: «I produttori della zona contaminata rischiano di non poter vendere. Sono ancora una volta vittime di questo inquinamento; vanno supportati tecnicamente e anche economicamente. I rischi però si estendono dall'area arancione, fino a toccare le aree vicine al Po e altri fiumi.”

 

 E ancora. “Va considerato l'uso dei fanghi: se non sono debitamente trattati e poi vengono sparsi nei campi come concime le aree potenzialmente esposte sono davvero ampie.”

 

Serve che la Regione si attivi, magari creando un collegamento con l'Iszve (Istituto sperimentale zooprofilattico delle Venezie) per facilitare le analisi.

Ma anche favorendo buone pratiche con metodi agronomici utili a ridurre l'assorbimento dei Pfas, come accade nel Baden Württemberg, o nello stato del Maine, o a Victoria in Australia: tutti sono alle prese con esposizioni di Pfas.

Ma là agli agricoltori sono state consigliate tipologie di vegetali da coltivare o l'uso determinati concimi perché più resistenti all'assorbimento di Pfas.

 

 Qui solo silenzi».

Infine Guarda dà la sua stoccata sulla sicurezza alimentare alla luce dei restrittivi valori limiti di Efsa del 2020: 

“La Regione continua a considerare come sicuri il 95% dei prodotti analizzati, nonostante contengano Pfas a 100-500 ng (kg di peso del prodotto). Per esempio, un bimbo di 18 chili può assimilare al massimo 18 ng al giorno di 4 tipi di Pfas, ma già mangiando un solo pomodoro contaminato ne arriva ad assumere 14 ng.

Serve maggiore consapevolezza per prevenire.”

 

 

SUL VERSANTE DELLA SALUTE

 


Appoggiamo con forza l’azione di Cristina Guarda che



mira alla protezione dell’agroalimentare del Veneto.

Da parte nostra, dal sorgere della questione PFAS NEL LOTANO 2013, ci battiamo in difesa della salute dei cittadini.   

Le norme europee non sono sufficienti a garantire la salute ma almeno aprono un capitolo importante che riguarda la PREVENZIONE.

In realtà i PFAS vanno banditi per sempre su tutto il pianeta.

 

Tuttavia fino a quando saranno prodotti e immessi nell’ambiente

resta forte il bisogno di sicurezza alimentare. Lo diciamo da un pezzo. Abbiamo bisogno di trasparenza. Il cittadino ha il diritto di sapere se i cibi che acquista contengono o no pfas , ma anche pesticidi, conservanti, antimuffa ,diserbanti e così via.

Gli interferenti endocrini minacciano sempre più il nostro genoma e la nostra specie.

Ci battiamo per rendere obbligatoria una etichetta in cui siano indicati il nome del produttore, la filiera e tutte le sostanze chimiche introdotte.

 


Ci battiamo per difendere le gravide che vanno al parto al buio, senza conoscere se nel proprio sangue ci siano o meno PFAS, così pericolosi e potenzialmente letali per la mamma e per il nascituro.

 

Presidente Zaia: si rende conto che così non si può andare avanti?

 

Le responsabilità della Giunta sono grandissime.

Lo gridiamo a voce alta!

Chiediamo cibi sani per noi e per i nostri bambini. 

Chiediamo, trasparenza e possibilità di effettuare una vera prevenzione che non è possibile finché non avremo accesso agli esami del sangue e alla sicurezza alimentare.

 

Renderete conto ai cittadini del Veneto di questo comportamento.

 

Dice Cristina che state adottando la “strategia dello struzzo”.

Noi cittadini invece teniamo gli occhi bene aperti e già da un pezzo vi stiamo osservando.

 Inseriamo i limiti per prodotti di origine animale

Giovanni Fazio

 

 


 

mercoledì 25 gennaio 2023

NEL GIORNO DELLA MEMORIA


 





GAZA

GOTT MIT UNS

 

Tu,

nella goffa divisa

di moderno soldato,

segui la rotta

tracciata dalle bombe.

Varcato il confine

dello sterminio,

avanzi nel buio

tra foglie tremanti

di limoni spezzati.

Carri di duro metallo sfondano,

portici e cortili di ibisco

e cisterne profumate d’ombra e d’acqua cristallina,

dove disseta la sera il giovane garzone.

Ora

uno zampillo vermiglio sgorga

sul candido sudario

della camicia.

Mandrie atterrite

scardinano le stalle.

Il fuoco divora la campagna.

Più avanti,

terribili schianti di bombe

spalancano scuole e poveri ospedali.

Tra case strette

nei vicoli dall’impossibile fuga,

danza la morte, cantando,

tra le macerie.

Spegne sommesso pianto di disperati

il rombo ottuso dei carri.

Pioggia di cristalli

taglienti

cade dal cielo.

Ovunque

Corpi aperti di donne,

di bimbi increduli,

di fanciulle in fiore.

Tu,

nella goffa divisa di soldato moderno,

avanzi nella notte,

timoroso dei colpi

di padri e di fratelli,

di figli:

peana di piombo,

imeneo di lacrime

per le ragazze morte alla vigilia delle nozze.

Lenzuola di gelsomini coprono i bimbi uccisi,

davanti al pianto cieco delle madri.

Corazze e cingoli di acciaio,

si aprono la strada

tra desolati abbeveratoi e giardini di arance.

Bruciano come torce gli ulivi centenari.

Un orizzonte invisibile di cani

lacera i confini della notte.

Dietro di te lasci solo una scia informe di morti.

Mordechai Anielewicz,

martoriato, nelle vesti stracciate

dell’ultima lotta del ghetto,

le mani ustionate

dai colpi di un vecchio fucile,

senza più munizioni,

davanti a te s’erge.

Ora puoi riconoscere

il doloroso

trasparente sguardo dei morti.

Insieme a lui,

Itzack Zukkermann, Zivia Lubetkin, Joseph Kaplan1.

“Qui

per morire una seconda volta,

in questa Guernica,

che brucia nella notte senza possibile tregua.

Porto nel cuore

l’eco delle donne

violate e assassinate

a Sabra e Chatila.

Il lampo dei coltelli feroci

delle milizie maronite

aizzate dall’odio di Ariel.

Quanti bambini avete ucciso oggi a Gaza,

e quanti a Sabra, a Chatila?

Dalla nebbia dei lager le vostre madri

vi guardano e non vi riconoscono.

Non riconoscono le divise che indossate

né l’odio che urla nei vostri cuori.

Non riconoscono

la lingua di morte che esce dalle vostre gole esauste.

Le vostre madri,

tra le donne di Gaza,

stringono al petto

1 Sono i nomi dei combattenti nella resistenza del ghetto di Varsavia

corpi straziati di bambini.

Soccombemmo

combattendo a mani nude

contro un esercito

di acciaio temprato con l’odio.

Terroristi e banditi

ci chiamarono,

rei di difenderci

dentro il chiuso orizzonte

disperante della storia.

Terroristi e banditi

ci chiamano ancora.

Questa, che voi dite guerra,

è un massacro.

Massacro di eserciti

che marciano su un popolo inerme.

Così sugli schermi

di asettiche azzurre TV

esibite ogni sera

la cieca coscienza del mondo!

Brucia Gaza e voi

invocate

una falsa e impossibile pace.

Guerra chiamate

gli orrendi omicidi.

Guerra il delitto e le case sventrate,

guerra chiamate questo

perenne, atroce

genocidio,

Giordano di pena,

sotto l’azzurro cielo della Palestina.”

 

Titta Fazio

 

Nel “giorno della memoria” dedicato alle odierne vittime di genocidi che si susseguono nell’ipocrisia di un Occidente complice e assassino. Gli Ebrei d’Italia e del mondo hanno il dovere morale di dissociarsi dalla politica di Israele. Hanno chiuso Gaza in un ghetto da dove non si esce e dove non si può entrare. Rubano la terra e le case a poveri contadini. I cosiddetti coloni girano minacciosi sulla terra di Palestina armati di fucili. I militari israeliani mirano al cuore e alla testa per uccidere ragazzi armati di sassi.

Dedico i miei versi ai ragazzi di Palestina, alle ragazze curde, ai migranti massacrati sulla neve dai poliziotti croati e ai morti insepolti nel mar Mediterraneo.

 

giovedì 5 gennaio 2023

GROTTESCA REAZIONE DELLE ISTITUZIONI

 CONTRO TRE RAGAZZI NON VIOLENTI E RESPONSABILI


Il presidente del Consiglio, Giorgia Meloni, ha commentato: “Sono vicina al presidente del Senato e a tutti i senatori e condanno il gesto oltraggioso, incompatibile con qualsiasi civile protesta”.

Pronta anche la reazione del presidente del Senato, Ignazio La Russa: “Nessun alibi, nessuna giustificazione per un atto che offende tutte le istituzioni e che solo grazie al sangue freddo dei carabinieri non è trasceso in violenza."  Caspita! (ndr)



Intanto il presidente del Senato ha tenuto un colloquio telefonico con il ministro dell’Interno, Matteo Piantedosi. Dal titolare del Viminale – si apprende da fonti della presidenza del Senato – è arrivata solidarietà e massima disponibilità ad aumentare il livello di sicurezza di palazzo Madama.

 

E’ grottesco il modo con cui quelle che dovrebbero essere le massime autorità dello stato, reagiscono scompostamente ad un flash mob innocuo di tre ragazzi che ha lo scopo di svegliare la politica che ignora totalmente il problema numero uno che attanaglia il nostro futuro prossimo: IL RISCALDAMENTO GLOBALE.

Il riscaldamento globale ha già superato il punto di non ritorno


Ancora una volta questi signori, anziché guardare la luna guardano il dito e non vedono altro che intollerabili azioni eversive che mettono a rischio l’ordine pubblico. Tre ragazzi che, dopo avere imbrattato la facciata del Senato con un colore lavabile (andate a vedere se ce ne sono ancora tracce) hanno atteso l’arrivo dei carabinieri per autodenunciarsi. Credo che lo spettacolo inverecondo lo stiano dando la presidente del Consiglio, il presidente del Senato e il Ministro degli Interni con il loro  penoso cinguettio, ripreso però enfaticamente dal coretto della stampa padronale e dall’affondatore del PD Enrico Letta che non tralascia occasione per manifestare la siderale, ottusa, autolesionista lontananza dai veri problemi, ma anche dalla sostanza  della democrazia e dal diritto di manifestare.

 Si invocano punizioni esemplari sebbene questi ragazzi, che affrontano volontariamente  il giudizio della Magistratura,  dovrebbero essere ricevuti al Quirinale come veri eroi civili,  a differenza di tanti deputati e sanatori corrotti che invocano leggine immunitarie (già prontamente confezionate dai nuovi arrivati) e solidarietà dagli accoliti, per sottrarsi al giudizio della Magistratura.   

Io sto dalla parte degli onesti e dei ragazzi.

Giovanni Fazio



martedì 3 gennaio 2023

ARRESTATI TRE GIOVANI ATTIVISTI DI “ULTIMA GENERAZIONE”



HANNO IMBRATTATO LA FACCIATA DEL SENATO A ROMA CON VERNICE LAVABILE

per attirare l’attenzione sulla totale assenza di iniziative del Governo nei confronti del RISCALDAMENTO GLOBALE mentre vengono finanziate le fonti FOSSILI, notoriamente climalteranti.

RINGRAZIAMO GLI AUTORI DEL NOBILE GESTO  che non ha determinato alcun danno permanete alla facciata dell’edificio.

Ci consideriamo moralmente complici e sostenitori di una iniziativa che rompe l’ipocrita silenzio sull’operato di un Governo che ignora del tutto il dovere di provvedere alla salvezza del pianeta attuando iniziative appropriate e reagisce invocando una DURA REPERESSIONE contro gli autori del gesto, mostrando così il VERO VOLTO DEL GOVERNO MELONI.

GUARDA IL FILMATO

Giovanni Fazio


domenica 11 dicembre 2022

DIRITTI UMANI NEGATI ANCHE DA NOI

 


Nell’era del dominio del mercato i “Diritti umani” passano in secondo piano di fronte alle “necessità “ della produzione e delle borse.

 Le istituzioni usano questa espressione ipocritamente, sapendo quanto poco siano rispettati. E’ sufficiente che ognuno si interroghi quanto tempo è stato costretto ad aspettare una visita specialistica o particolari esami per capire che la Salute appartiene ai diritti umani cancellati proprio da chi “amministra”, meglio usare il termine “Domina”,  la nostra regione.

Non c’è bisogno di andare a veder quello che succede negli altri continenti  per elencare i diritti negati.

A casa nostra nessuno di noi ha il diritto di sapere cosa c’è nel cibo che acquista.

Ingurgitiamo veleni, PFAS, insetticidi, diserbanti e quant’altro senza che una etichetta ci avvisi della presenza di queste sostanze chimiche che entrano nei nostri organismi determinando malattie, tumori e alterando il nostro sistema riproduttivo.

Non c’è alcuna differenza tra noi e chi sbarca o muore nel mediterraneo in cerca di una terra dove sia possibile lavorare. Semplicemente non abbiamo coscienza della nostra “traversata” altrettanto letale. Il veleno presente nei cibi è figlio della stessa cultura neoliberista, quella che aggredisce la salute di noi tutti, bene primario indispensabile. Abbracciamo i nostri figli e inostri nipotini con la coscienza che non stiamo facendo niente per salvarli.

Giovanni Fazio


UNA ETICHETTA, STAMPATA SULLE BOTTIGLIE, SU COSA CONTIENE VERAMENTE IL VINO PERCHE' NON SI FA? NON BASTA CHE IL VINO SIA DOC, DEVE ESSERE LIBERO DAI VELENI, IRRORATI A PROFUSIONE SUI VIGNETI PER DIECI MESI ALL'ANNO.

lunedì 14 novembre 2022

IL PARCO DEL CANSIGLIO È UN BENE COMUNE NON VA PRIVATIZZATO

 


 Gli ecologisti, l’Ecoistituto del Veneto, Mountain Wilderness

Contro la privatizzazione l’ex albergo S. Marco

Ci dispiace che qualcuno in Regione abbia ancora intenzione di vendere l’ex albergo San Marco, come ribadito dall’assessore all’ambiente.

Ecoistituto del Veneto e Mountain Wilderness, con altre associazioni ambientaliste, con fermano la determinazione ad opporsi.

Il San Marco è stato inserito nell’elenco dei beni pubblici alienabili: è stato un errore, la Regione lo sa bene. È ora di porvi rimedio, levandolo da quell’elenco.

COME L’EX BASE AERONAUTICA

Anni fa, anche il Ministero della Difesa aveva impropriamente tentato di mettere in vendita, e per 3 volte, l’ex base aeronautica, poi Caserma Bianchin in Pian Cansiglio, ma ci siamo opposti e la vendita non è avvenuta.

Anche allora si parlava di “ruderi”, di “situazione ambientale da sanare” e la Regione non ne aveva i fondi, ma, data l’impossibilità di vendita, anche grazie all’opposizione delle associazioni, si sono trovati i finanziamenti per recuperare l’area alla situazione originale.

 


Quell’intervento oltre a recuperare la situazione precedente, ha permesso di dotare il Cansiglio di un’area camper, richiesta da anni, e di un auditorium di quasi 200 posti, l’Hangar Cansiglio, molto usato.

 

Stessa storia per il San Marco, con la struttura abbandonata da anni al deterioramento, la solita scusa della mancanza di fondi e l’indisponibilità a spendere soldi pubblici per un’attività alberghiera.

 

Se la Regione veramente lo volesse, potrebbe trovare i fondi per ristrutturare il vecchio albergo e darlo in affitto con un regolare bando pubblico, come avviene per tutte le aziende agricole del Cansiglio.

 

Perché non ha chiesto i fondi del PNNR? Se la Regione vuole, può ristrutturare il San Marco e affittarlo, anche creando una struttura polivalente, per il turismo e la didattica ambientale.

 

LO IMPEDISCE ANCHE LA COSTITUZIONE

 

Se invece la regione perseguirà la via della vendita, Ecoistituto e Mountain Wilderness, appoggiati dalle altre associazioni, hanno già disponibilità e in formazioni da alcuni ex giudici della Corte Costituzionale per un’opposizione legale efficace che bloccherà la vendita, anche se con dispendio di energie e costi legali, che però non ci fermeranno.

 

Se sarà necessario, proporremo una grande campagna per sostenere le spese legali, in molti hanno già espresso solidarietà e disponibilità.

 

Il San Marco deve rimanere pubblico, restaurato ed affittato per turismo ed educazione ambientale.

 

Non abbiamo cambiato idea: nessuna parte di Cansiglio, veneto friulano, regionale statale, va venduta.

Non va dimenticata la questione della presenza della comunità cimbra, insediatasi nella foresta dopo la fine della Serenissima del 1797, con 5 villaggi e alcune case singole.

 


È demanio, rimasto pubblico: non si è creato nessun diritto acquisito.

La comunità cimbra, tutelata dalla legge come minoranza etnica, costituisce una presenza storica e culturale importante che va salvaguardata nei giusti modi, senza mettere in crisi l’inalienabili del demanio pubblico.

Dopo anni di tentativi, la Regione Veneto, con una legge degli anni ’90, ha riconosciuto la proprietà delle case ai cimbri, ma non del terreno su cui sono state costruite, sanando la situazione con una concessione a tempi molto lunghi.

 

Il problema è invece irrisolto per i villaggi cimbri de Le Rotte e di Vallorch, nel demanio statale, gestito dal Corpo Forestale, ora Carabinieri.

 

Qui sì è verificata una situazione anomala: non è stata chiesta la stessa procedura, ma il passaggio dei due villaggi dallo Stato al Comune di Fregona, lasciando a questo la possibilità di alienare case e terreno.

 

Per l’ennesima volta riemerge la questione della vendita di parte del Cansiglio e, anche in questo caso, se passa la possibilità di vendere piccole parti, infranto il principio della inalienabilità, poi si procederà ad altre vendite a cascata.

 

Perciò ribadiamo il no alla vendita: eventuali passaggi di demanio dallo Stato, avvengano non verso i Comuni ma verso la Regione che gestisce il Cansiglio.

 

I due villaggi cimbri si trovano all’interno della Riserva Biogenetica e il Ministero della Transizione Ecologica (competente) ha espresso l’impossibilità di intaccare l’integrità di una Riserva statale col rischio di introdurre proprietà private in un ambito statale di grande valore naturalistico.

 

La  presenza della  comunità cimbra in Cansiglio è un elemento importante, storicamente e culturalmente, ma non può essere usata strumentalmente per perseguire la vendita del Cansiglio, che deve rimanere per sempre un Bene Comune.

*direttore Ecoistituto Veneto Alex Langer

**vicepresidente nazionale Mountain Wilderness Italia