BRAVA CRISTINA!
La situazione alimentare in Veneto diventa esplosiva, soprattutto adesso che la Commissione Europea ha adottato nuove norme per proteggere i cittadini dalle sostanze PFAS “inquinanti per sempre”.
In particolare, la stretta arriva sulle nuove norme europee,
entrate in vigore dal 1° gennaio 2023, riguardanti la contaminazione alimentare
di quattro Pfas che possono avere conseguenze negative sul sistema
immunitario, sullo sviluppo di feti e neonati, sul colesterolo e su una vasta di gravi
patologie che di giorno in giorno la scienza correla alla contaminazione da
PFAS.
Le quattro sostanze chimiche in questione sono: Pfos, Pfoa, Pfna e PfhxS.
Dal 1gennaio infatti
in Europa è vietato il commercio di carne (anche di selvaggina), pesce,
uova, molluschi con presenza di Pfas che
superino i limiti fissati da EFSA (Ente Europeo per la Sicurezza Alimentare), con
l’obbligo di eseguire analisi sui prodotti alimentari.
La consigliera Cristina Guarda (consigliera regionale “Europa
Verde”), accusa la Giunta veneta
di avere ignorato per anni, dal 2018, i numerosi appelli che venivano dalle
punte avanzate del Movimento No PFAS:
“Proponevamo di intervenire con misure, se non per tutelare la salute, almeno per difendere le imprese agricole dai rischi economici, studiando una strategia per fermare il trasferimento di Pfas in piante e animali allevati.
Oggi
in Veneto non solo non esiste una strategia per proteggere un settore
strategico, quello agricolo, nelle aree inquinate da Pfas (Basso veronese,
Vicenza, Basso padovano, Rovigo, tra falde, fiumi e fanghi in agricoltura
inquinati), ma Non ci sono nemmeno laboratori sufficienti per fare le
analisi dal regolamento europeo, nel territorio più inquinato d'Europa!”
Il fatto è che in Veneto manca la filiera del
controllo e delle buone pratiche.
Le associazioni di categoria stanno cercando di
correre ai ripari: purtroppo, ci sono solo due laboratori autorizzati in Veneto”.
Continua Guarda: «I produttori della zona contaminata
rischiano di non poter vendere. Sono ancora una volta vittime di questo
inquinamento; vanno supportati tecnicamente e anche economicamente. I rischi
però si estendono dall'area arancione, fino a toccare le aree vicine al
Po e altri fiumi.”
E ancora. “Va considerato
l'uso dei fanghi: se non sono debitamente trattati e poi vengono sparsi nei
campi come concime le aree potenzialmente esposte sono davvero ampie.”
“Serve che la Regione si attivi, magari creando un collegamento con
l'Iszve (Istituto sperimentale zooprofilattico delle Venezie) per facilitare le
analisi.
Ma anche favorendo buone pratiche con metodi agronomici
utili a ridurre l'assorbimento dei Pfas, come accade nel Baden Württemberg, o
nello stato del Maine, o a Victoria in Australia: tutti sono alle prese con
esposizioni di Pfas.
Ma là agli agricoltori sono state consigliate tipologie
di vegetali da coltivare o l'uso determinati concimi perché più resistenti
all'assorbimento di Pfas.
Qui solo
silenzi».
Infine Guarda dà la sua stoccata sulla sicurezza alimentare alla luce dei restrittivi valori limiti di Efsa del 2020:
“La Regione continua a considerare come sicuri il 95%
dei prodotti analizzati, nonostante contengano Pfas a 100-500 ng (kg di peso
del prodotto). Per esempio, un bimbo di 18 chili può assimilare al massimo 18
ng al giorno di 4 tipi di Pfas, ma già mangiando un solo pomodoro contaminato
ne arriva ad assumere 14 ng.
Serve maggiore consapevolezza per prevenire.”
SUL VERSANTE DELLA SALUTE
Appoggiamo con forza l’azione di Cristina Guarda che
mira alla protezione dell’agroalimentare del Veneto.
Da parte nostra, dal sorgere della questione PFAS NEL
LOTANO 2013, ci battiamo in difesa della salute dei cittadini.
Le norme europee non sono sufficienti a garantire la
salute ma almeno aprono un capitolo importante che riguarda la PREVENZIONE.
In realtà i PFAS vanno banditi per sempre su tutto il
pianeta.
Tuttavia fino a quando saranno prodotti e immessi nell’ambiente
resta forte il bisogno di sicurezza alimentare. Lo diciamo da un pezzo. Abbiamo
bisogno di trasparenza. Il cittadino ha il diritto di sapere se i cibi
che acquista contengono o no pfas , ma anche pesticidi, conservanti, antimuffa ,diserbanti
e così via.
Gli interferenti endocrini minacciano sempre più il
nostro genoma e la nostra specie.
Ci battiamo per rendere obbligatoria una etichetta
in cui siano indicati il nome del produttore, la filiera e tutte le sostanze
chimiche introdotte.
Ci battiamo per difendere le gravide che vanno al
parto al buio, senza conoscere se nel proprio sangue ci siano o meno PFAS, così
pericolosi e potenzialmente letali per la mamma e per il nascituro.
Presidente Zaia: si rende conto che così non si può
andare avanti?
Le responsabilità della Giunta sono grandissime.
Lo gridiamo a voce alta!
Chiediamo, trasparenza e possibilità di
effettuare una vera prevenzione che non è possibile finché non avremo accesso
agli esami del sangue e alla sicurezza alimentare.
Renderete conto ai cittadini del Veneto di questo comportamento.
Dice Cristina che state adottando la “strategia
dello struzzo”.
Noi cittadini invece teniamo gli occhi bene aperti e
già da un pezzo vi stiamo osservando.
Giovanni Fazio
Nessun commento:
Posta un commento