Pubblichiamo una cronistoria dell’inquinamento
da PFAS nel comune di Arzignano scritta dal consigliere della lista civica Altra
Arzignano Piero Magnabosco.
Dal 2014 il consigliere di minoranza ha
presentato decine di interrogazioni e petizioni al sindaco Gentilin, che ha negato
fino a oggi l’inquinamento da PFOA dell’acquedotto di Arzignano.
Purtroppo sono poche le persone che partecipano
alle riunioni del Consiglio Comunale e il Giornale di Vicenza non si perde a
pubblicare cosa dice un membro di minoranza, soprattutto se fa domande scomode.
Così gli Arzignanesi credono ancora di bere acqua oligominerale, dando
fiducia alle parole del sindaco ma nel contempo non sanno che ingoiano quotidianamente quelle molecole chiamate PFOA,
uno dei PFAS più pericolosi.
Il sindaco, finge di ignorare che queste sostanze, anche se bevute entro
i limiti decretati dalla Regione Veneto, si accumulano giorno dopo giorno nel
nostro organismo per decenni e non
vengono eliminate.
Pertanto dire che “siamo dentro i limiti”
non significa un bel niente se non che il sindaco è autorizzato per legge a
farci bere quest’acqua inquinata ma non che ciò sia privo di rischi.
Come dice Magnabosco, da tempo CiLLSA, mamme e cittadini continuiamo a chiedere che sia data ai
bambini dell’asilo e nelle mense scolastiche acqua non inquinata ma la risposta del sindaco è sempre la stessa: “Siamo dentro i limiti”.
Una risposta così la può dare una persona
che non ha studiato medicina ma non un medico!
Non ha alzato un dito quando si è deciso
di chiudere il nostro ospedale, anzi
ha sostenuto chi ne chiedeva la fine parlando di una fantomatica “Cittadella della salute” di cui,
peraltro, non ha mai precisato la natura.
Non è intervenuto quando si è deciso
di distruggere il parco del GUA’. Ma
ha accettato un bonifico per costruire una rotonda dalla ditta che aveva l'appalto dei lavori sul bacino del GUA' .
(Come mai tanta generosità?)
(Come mai tanta generosità?)
E i lavori della Pedemontana sotto o rasente il Poscola, a pochi metri dai pozzi di
Canove? Ha visto gli studi e le perizie idrogeologiche? Siamo certi che questi
lavori non danneggino ancor di più le falde idriche? Non ne sa niente! O,
almeno, se sa qualcosa se la tiene per sé. A Magnabosco in merito non ha
risposto.
Ha cercato per anni di far costruire un inceneritore ad Arzignano.
Per fortuna non c’è riuscito, anche
grazie al nostro lavoro.
Per quanto riguarda il risanamento del Fratta Gorzone, dieci anni di assoluto
nullismo lo hanno visto tra i responsabili di uno dei più grandi flop della
bonifica delle acque venete.
Non ha protestato per l’esclusione degli arzignanesi dai monitoraggi, esami del sangue e visite che invece saranno estesi ai cittadini dei comuni vicini.
Sta spendendo tre milioni e mezzo per dare acqua pulita a Brendola e Montorso ma
un filtro per Arzignano, che in un mese si potrebbe montare, quello NO.
Potremmo andare avanti per ore
illustrando l’innegabile comportamento di un sindaco che non ha mai protestato per l’esclusione di Arzignano dalla mappa dell’inquinamento
e tuttora china il capo davanti al fatto che non tutto il territorio di
Arzignano viene incluso ma solo la parte a EST del Guà, cioè Canove e basta.
Questo sindaco è piaciuto e quindi ce
lo teniamo, per fortuna ancora per poco.
Ma è ora che ci si dia una mossa per ottenere quello che lui non ha saputo né ha voluto fare per i cittadini che amministra: acqua pulita, senza PFAS, senza veleni per bere, cuocere la pasta e fare tutte quelle cose che fanno, spensieratamente, le persone normali.
Ma è ora che ci si dia una mossa per ottenere quello che lui non ha saputo né ha voluto fare per i cittadini che amministra: acqua pulita, senza PFAS, senza veleni per bere, cuocere la pasta e fare tutte quelle cose che fanno, spensieratamente, le persone normali.
E adesso ecco la cronistoria del consigliere PIERO MAGNABOSCO
1)
Nel 2013 è stato rilevato l’inquinamento da PFAS, provocato dalla Miteni, dell’acqua della falda a sud di
Trissino grazie ad un’indagine richiesta
dalla UE attraverso il ministero
dell’ambiente (che la falda fosse inquinata è comunque noto dagli anni 70 e
nessuno aveva mai fatto nulla – notizia contenuta nei rapporti ufficiali).
L’acqua della falda viene utilizzata dagli acquedotti che riforniscono
parte delle province di Vicenza, Verona, Padova, Rovigo per un totale di quasi
500.000 persone, è uno dei più gravi
disastri ambientali mai avvenuti in Europa .
2)
L’80% della acqua potabile di Arzignano proviene dalle prese di Canove a circa 500
metri dalla zona rossa più inquinata da PFAS
3) Dal 2014 è stato richiesto più volte ufficialmente senza nessuna risposta positiva da comune e da Acque del Chiampo con interrogazioni e mozioni che fossero messe in sicurezza le prese dell’acquedotto di Canove vista la vicinanza alla Miteni e alla zona rossa
4) Solo nel 2016, dopo che era
stato affermato per due anni che nell’acque
di Canove non c’era traccia di Pfas, Acque del Chiampo, a seguito di una mozione (da me presentata) votata dal
consiglio comunale a maggioranza, ha cominciato a rendere note le analisi dei
Pfas sull’acqua dell’acquedotto civile di Arzignano
5) Nel 2017 alcune analisi
indipendenti su prelievi singoli nelle
scuole di Arzignano (fatte da Greenpeace) hanno riscontrato presenze di Pfas
oltre i limiti
6) Di recente l’area di Canove, come tutto il
territorio comunale a est del fiume Guà, è stata inserita nella zona arancione perché entro i 500 metri da pozzi privati in cui si sono riscontrati valori di
Pfas sopra i limiti.
7) Le medie trimestrali (non
vengono pubblicati dati giornalieri) rilevano una presenza di PFAS nell’acqua di Canove appena sotto i livelli massimi
consentiti (è altamente probabile che in più giorni ci sia uno sforamento
dei limiti)
8) Non c’è nessun progetto per
approvvigionamenti di acqua alternativi a CANOVE
9) Forse per il 2020 (7 anni
dopo la scoperta dell’inquinamento) sarà funzionante a Canove una unità di
filtraggio.
10) È stata negata qualsiasi
fornitura di acqua priva di PFAS a scuole e ospedali.
11) Arzignano è stata esclusa da
qualsiasi attività di biomonitoraggio
(analisi del sangue degli abitanti), Montecchio con dati similari (più bassi) è
inserita nella zona arancione e i suoi abitanti saranno controllati
12) E’ dal 2014 che richiedo notizie
certe sull’impatto della costruenda pedemontana sulla falda inquinata da Pfas.
Ad oggi, nonostante una decina di interrogazioni ufficiali non ho ancora
ricevuto nessuna risposta
13) Il costo dell’acqua per le
utenze private è aumentato del 15% in due anni. Fra i motivi dell’aumento i
costi dei filtri per i Pfas messi nella zona rossa ma non ad Arzignano e,
comunque, il costo della depurazione per le aziende è fra i più bassi in
Italia
14) Acque del Chiampo realizza un
utile annuo di 4 milioni di euro pagando circa 2 milioni di imposte.
15) Arzignano ha i valori più alti
di Pfas nell’acqua potabile riscontrati al di fuori della zona rossa dove
però sono stati posizionati filtri adeguati per eliminarli.
16) Alcuni cittadini di Arzignano che si sono sottoposti privatamente alle
analisi hanno scoperto di avere nel loro sangue quantità di Pfas simili agli
abitanti della zona rossa.
Dal 2013 l'unica associazione che si è impegnata con estrema dedizione ad
affrontare il problema è stata Cillsa
e quest'anno, 2018, si sono costituiti il Comitato
ZeroPfas Agno-Chiampo e il gruppo Mamme
Zero Pfas Arzignano.
Forse, finalmente le cose cominciano a cambiare
non so se Ve lo ho gia' chiesto , siete disponibili a parlare dell'argomento online? grazie .(n videoconferenza)
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