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sabato 27 aprile 2019

SON MORTO CH’ERO BAMBINO



«La Lega con il leader nero, deriva estremista» 
Questo è il sottotitolo con cui il Giornale di Vicenza commenta l’ingresso di Daniele Beschin, coordinatore provinciale di Forza Nuova, nella lista di Alessia Bevilacqua, candidata leghista alle comunali di Arzignano. 


Così commenta la candidata sindaca:
«La mia candidatura è stata un momento di inclusione non solo verso la destra di Beschin ma anche verso le civiche di centro come la lista Gentilin».

  Quindi l’ingresso di Beschin non riguarda la persona, cosa che era opinabile ma non così strettamente caratterizzante. La candidata ha inteso proprio includere Forza Nuova con tutto ciò che questo comporta. 





Ci auguriamo quindi che la ex vice sindaca della Giunta uscente non si renda conto fino in fondo di quello che dice.

 Un momento di inclusione dell’ideologia nazi fascista è un insulto nei confronti di quanti hanno sofferto nel mondo a causa di regimi che avevano posto al primo posto la supremazia della razza e il dominio e lo sterminio di coloro che non ne facevano parte. 
Nostalgia dei lager, che i neonazisti di oggi non rinnegano ma rimpiangono, dei milioni di persone inviate ai forni crematori per la colpa di non essere di “razza ariana”. Migliaia di bambini uccisi con i gas e poi bruciati. Questa è l’ideologia che la nostalgica dell’occupazione tedesca ritiene di includere nella propria lista.





  



Ma l’insulto più grande è nei confronti della storia della nostra città.
Forse la candidata sindaca non sa che c’è una strada importante ad  Arzignano che si intitola ai quattro martiri.
Chi erano costoro? Erano quattro operai della Pellizzari che la mattina del 31 marzo del 1944 furono fucilati per rappresaglia dai tedeschi per avere scioperato insieme a tutti gli altri operai della Pellizzari.

Si chiamavano: Umberto Carlotto, operaio aggiustatore meccanico grossi motori, Luigi Cocco, operaio meccanico motori a scoppio, Cesare Erminelli e Aldo Marzotto.
  


 NAZI CHE PIACCIONO AD ALESSIA BEVILACQUA ( INCLUSIONE)

Forse non sa che la nostra storia cittadina annovera altri martiri:
 Petronio Veronese, giovane studente universitario. Abitava a Villaggio Giardino e fu tra i primi, con altri ardimentosi giovani arzignanesi, a scegliere la lotta contro la dittatura fascista e a organizzare la resistenza sulle montagne attorno ad Arzignano. 
 Ha perduto per sempre la sua giovinezza e la vita a diciotto anni, caduto in uno scontro armato contro i nazifascisti.


 Parliamo di Antonio Giuriolo, nostro eroe nazionale, grandissimo intellettuale e patriota morto in combattimento per permettere ai compagni di mettersi in salvo.







Potremmo parlare per ore delle ragazze coraggiosissime che rischiavano la vita e la tortura per portare i messaggi a chi combatteva per le libertà sulle montagne, dei giovanissimi Sergio Caneva, Vinicio Mettifogo e di tanti altri giovani arzignanesi in costante, quotidiano pericolo di morte. Molti di loro arrestati e torturati. 


Funerali di Antonio Giuriolo
  Tutti costoro si scontrarono duramente contro quell’ideologia orripilante, causa di tante stragi e tanto dolore, che adesso la nostra candidata sindaco “include” nella propria lista elettorale; parliamo dell’ideologia dichiarata dal rappresentante di Forza Nuova. 
RAZZA INFERIORE




Furono proprio da coloro che allora professavano le idee che adesso vengono gridate, nelle piazze e negli stadi, dai seguaci di Forza Nuova che il parroco di S. Pietro Mussolino fu massacrato con una mitragliatrice alzo zero e bombe a mano nella sua chiesa, dove si era rifugiato con tante donne e bambini, uccisi insieme a lui per rappresaglia. Quegli assassini portavano sulle loro divise gli stessi simboli che adesso esibiscono, senza vergogna, i seguaci di Forza Nuova.
EBREO
 Noi tutti abbiamo un debito di riconoscenza nei confronti di quei nostri concittadini, caduti per restituirci la libertà e il diritto, tra l’altro, di andare a votare, cosa che durante il ventennio fascista non si poteva fare. 

La lotta di liberazione fu dolorosissima ma necessaria. Ricordarlo adesso non è retorico ma, al contrario è obbligatorio di fronte ad una scelta come quella della signora Bevilacqua, una scelta politica che ignora il significato di quei simboli e delle idee di quegli uomini che  si resero responsabili di tanti morti e di tanto dolore per milioni di esseri umani.
  
L'inclusione di un dirigente nazifascista nella propria lista è un segnale ben preciso che non può essere ignorato da chi crede nei valori della democrazia, nei diritti civili e sociali, nel rispetto di tutti gli esseri umani, come per altro sottolinea la nostra Costituzione.

   Per questo motivo invitiamo tutti i cittadini arzignanesi a dissociarsi pubblicammente da questa scelta, e a confermare la propria adesione ai valori della civile e pacifica convivenza. 

Non vogliamo che si crei, in occasione delle elezioni, un clima da curva da stadio, sia perchè rifuggiamo dalla violenza implicita nell'ideologia di Forza Nuova, sia per il rispetto che dobbiamo alla storia della nostra città e al sacrificio di quanti perdettero la vita per liberarci dalla dittatura.

RAZZA INFERIORE
Non so con che spirito, dopo questa dichiarazione, la signora Bevilacqua potrebbe partecipare, qualora fosse eletta sindaco, alla cerimonia in ricordo dei quattro martiri e alla festa della Liberazione del 25 aprile: ci vorrebbe una vera faccia tosta nel vederla con accanto Daniele Beschin, portare una corona di commemorazione ai martiri.



GAY


La nostra identità è strettamente legata alla storia del nostro paese.L'onore di ognuno di noi dipende dal rispetto per quella memoria

Pensiamo che il momento elettorale sia un momento importante per la vita di una nazione perché ci costringe a confrontare non solo programmi amministrativi ma anche idee, sentimenti e coerenza con l’eredità morale lasciataci dai nostri padri.
I nostri valori sono, da sempre, la libertà, la democrazia, la solidarietà e la giustizia sociale; molto diversi da quelli che, adesso, nella nostra città, caratterizzano la lista della Lega, con l’ingresso del neofascista e le parole della candidata.

Aushwitz

Giovanni Fazio

sabato 20 aprile 2019

ATTENZIONE! TROVATI I NUOVI PFAS, NON SOLO NEL PO, MA ANCHE NEGLI AUGURI DI BUONA PASQUA.





Ci assicurano dalla Regione “Nessun rischio, i Pfas riscontrati dentro gli auguri di Buoma Pasqua  sono tutti entro i limiti fissati da Zaia).  

Fino ad ora i cittadini sono stati imboniti con la questione dei cosiddetti "LIMITI ACCETTABILI" di sostanze tossiche negli alimenti e nell’acqua, come se fosse veramente accettabile che nei cibi fossero presenti delle sostanze tossiche. 
 
Gentilin dopo sei ani in cui ha pervicacemente sostenuto gli effetti benefici dell'acqua di Arzignano, in occasione delle elezioni ha cambiato idea ed è passato a ZERO PFAS.
Per avere inventato dei limiti che parlano in dialetto veneto Zaia si autoincensa, avendo fissato il cosiddetto livello di performance dell’acqua potabile a 390 ng/litro.

Parlando con le persone di buon senso, riteniamo che il limite massimo di 390 nanogrammi di PFAS/litro presenti nell’acqua che beviamo non ci garantisce da nessuna delle patologie correlate all’ingestione di queste sostanze; lo capirebbe anche un bambino, anche se i nostri governanti ancora non ci sono arrivati.

Lo ripetiamo da quando tali limiti moderni e rassicuranti sono stati fissati dal presidente che li ha definiti “I più bassi del mondo”, cosa assolutamente non vera.

I gestori si auto premiano BOLLINO BLU
E’ di facile comprensione, anche per i non addetti agli acquedotti e ai depuratori, che tali cosiddetti limiti non servono a garantire la salute dei cittadini ma sono di grande aiuto ai gestori degli acquedotti e agli inquinatori che sono, grazie ad essi, autorizzati a fare un po’ di cacca davanti alla porta di casa nostra, purché entro i limiti fissati dalla Regione Veneto, quindi “cacca legalizzata”, e, detto tra di noi, sarebbe preferibile un po’ di cacca davanti alla porta di casa che i PFAS nell’acqua che beviamo e facciamo bere ai nostri bambini.   
Mi scuso per l’esempio scatologico che ci deve far riflettere non solo su cosa beviamo e mangiamo ma anche su cosa rilasciamo nei fiumi, nei terreni e nei mari.

  L’umanità, nella grande spensieratezza dei più, si sta avviando verso l’estinzione. 



Le sorti del pianeta sono segnate. È sempre più difficile trovare sorgenti d’acqua incontaminate e alimenti che non contengano sostanze tossiche o OGM. 
I mari sono saturi di veleni, metalli pesanti, mercurio PFAS e microplastiche e delle stesse sostanze sono saturi i pesci che vengono quotidianamente serviti a tavola.

  La morte del capodoglio spiaggiato con 36 chili di plastiche nello stomaco è la metafora di una specie, la nostra, che sta marciando sempre più velocemente verso la propria fine.



 Se le plastiche, il mercurio, i PFAS, tutte le sostanze velenose prodotte dalla nostra civiltà incivile, riempiono il mare e contaminano massicciamente e inesorabilmente tutti gli esseri viventi che vi abitano è evidente che il problema non si risolve fissando dei limiti agli sversamenti ma eliminando totalmente ogni sversamento.

  Dobbiamo renderci conto che il primo problema è proprio questo. Come eliminare i reflui industriali. 

  Poiché nessuna bonifica è possibile se prima non si smette di inquinare, questo è il primo problema che poniamo all’ordine del giorno ad Acque del Chiampo e al consorzio A.Ri.C.A. sapendo che non si tratta più di consacrare sull’altare della politica farlocca la teoria dei limiti (in entrata e in uscita). I limiti non salvano i mari né i fiumi né i campi che vengono irrorati con i veleni (entro i limiti) né noi che beviamo l’acqua (nei limiti) e mangiamo uova, carne, radicchi ecc. intossicati (nei limiti).


  In altre parti d’Italia e del mondo si stanno costruendo depuratori per acque industriali a ciclo chiuso.

È bene che anche da noi si cominci a provvedere a un modo totalmente diverso di produrre pellami incassando i profitti e delegando alla comunità reflui tossici e spese enormi per cercare di neutralizzarli. Il budget della produzione non deve essere truccato, addossando le spese al pubblico. Produrre onestamente significa farsi carico fino in fondo dello stato in cui versano i fiumi, il territorio e il mare.

Siamo stanchi della corsa all’infinito contro PFOS, PFOA ecc., che dura anni, con ricorsi al Parlamento Europeo, ai tribunali (che non ci ascoltano) e ai politici (che ci ascoltano ancora meno) quando alla fine l’industria dei veleni ci sforna in un solo colpo altre dieci o cento nuove molecole che sostituiscono quelle che siamo riusciti (forse) a eliminare con tanta fatica e tanti sforzi.

ZERO PFAS E ZERO WASTE OVVERO RIFIUTI ZERO

  Per questi motivi contesteremo fino in fondo la filosofia connessa al cosiddetto pensiero unico neo liberista che si esprime con concetti come “Limiti accettabili” o “Dose giornaliera accettabile” di tossici e cancerogeni che servono esclusivamente a chi li usa e li produce.

  Da ora in poi non accetteremo più nessuna molecola inquinante (PRESENTE ALL’INTERNO DI ALCUN LIMITE), non solo nell’acqua e nei cibi ma anche e soprattutto negli scarichi dei nostri depuratori (che non depurano).

BUONA PASQUA SENZA PFAS.

Giovanni Fazio

    

mercoledì 3 aprile 2019

LA COSTITUZIONE SECONDO MATTARELLA













“Occorre considerare la natura privata degli enti interessati la cui attività costituisce esercizio della libertà di iniziativa economica riconosciuta e garantita dall’articolo 41 della Costituzione”. Così il presidente della Repubblica, Sergio Mattarella, nella lettera ai presidenti delle Camere sulla legge “Istituzione di una Commissione parlamentare d’inchiesta sul sistema bancario e finanziario”. Detto in parole più brutali: fate pure tutte le inchieste che volete, ma non vi azzardate poi a prendere qualunque decisione che riguardi le banche o altri enti finanziari: quelle spettano esclusivamente alla Banca d’Italia e alle altre authority indipendenti, e “occorre evitare il rischio che il ruolo della Commissione finisca con il sovrapporsi – quasi che si trattasse di un organismo ad esse sopra ordinato – all’esercizio dei compiti propri” di queste authority.
Apprendiamo così che il Parlamento, ossia l’organo dello Stato che dovrebbe esercitare la “sovranità” che “spetta al popolo”, come stabilisce il primo articolo della Costituzione, non è “sopra ordinato” agli organismi tecnici istituiti (con leggi del Parlamento stesso) per controllare e regolare i vari attori del mercato (della Banca d’Italia, caso particolare, diremo più avanti). Qui c’è materia per i costituzionalisti: è corretta questa interpretazione del presidente della Repubblica?
Singolare anche il richiamo all’articolo 41: sembra che Mattarella voglia fermarsi alla prima riga. Perché l’articolo così recita:
L’iniziativa economica privata è libera.
Non può svolgersi in contrasto con l’utilità sociale o in modo da recare danno alla sicurezza, alla libertà, alla dignità umana.
La legge determina i programmi e i controlli opportuni perché l’attività economica pubblica e privata possa essere indirizzata e coordinata a fini sociali.

E chi, se non il Parlamento, dovrebbe valutare se venga rispettato il secondo comma? Per, eventualmente, procedere ad attuare quanto espressamente previsto dal terzo comma?
E c’è anche da ricordare quello che si dice nel successivo articolo 43:
A fini di utilità generale la legge può riservare originariamente o trasferire, mediante espropriazione e salvo indennizzo, allo Stato, ad enti pubblici o a comunità di lavoratori o di utenti determinate imprese o categorie di imprese, che si riferiscano a servizi pubblici essenziali o a fonti di energia o a situazioni di monopolio ed abbiano carattere di preminente interesse generale.
Se – per assurdo – il Parlamento decidesse di nazionalizzare il sistema bancario, che indubbiamente svolge un compito “di preminente interesse generale”, non andrebbe oltre quanto previsto dalla Costituzione.
Ma anche su questo Mattarella non sembra pensarla allo stesso modo, a giudicare da quest’altro passaggio della sua lettera: “L’eventualità che soggetti, partecipi dell’alta funzione parlamentare ma pur sempre portatori di interessi politici, possano, anche involontariamente, condizionare, direttamente o indirettamente, le banche nell’esercizio del credito, nell’erogazione di finanziamenti o di mutui e le società per quanto riguarda le scelte di investimento si colloca decisamente al di fuori dei criteri che ispirano le norme della Costituzione”.
Da questa frase si evince che secondo il Mattarella-pensiero l’essere “portatori di interessi politici” sia un difetto, anche se inevitabile. Ma il fatto è che chi siede in Parlamento è lì proprio perché è “portatore di interessi politici”. Il presidente intende certamente marcare una differenza tra interessi di parte e interessi generali, che sono quelli che ogni parlamentare dovrebbe perseguire indipendentemente dalla sua appartenenza politica, e su questo si deve ovviamente concordare. Ma lo esprime in modo piuttosto infelice, e di certo la condizione di “portatore di interessi politici” non può essere limitativa rispetto alle prerogative che la Costituzione attribuisce al Parlamento.
Che Mattarella non si fidi affatto di questa maggioranza parlamentare è evidente non da ora, e non mancano i motivi per dargli ragione su questo atteggiamento. Questo però non significa che si possano brandire interpretazioni discutibili della Costituzione per limitare preventivamente ciò che il Parlamento può o non può fare.
Fra tutte le authority citate dal presidente, la Banca d’Italia ha certamente una sua specificità. Non è più un organismo soltanto italiano, perché fa parte del Sistema europeo delle banche centrali al cui vertice c’è la Bce, a cui i trattati attribuiscono una completa indipendenza dal potere politico, come nella lettera non si manca di sottolineare: “Ricordo, tra l’altro, che né le banche centrali né, tantomeno, la Banca centrale europea possono sollecitare o accettare istruzioni dai governi o da qualsiasi altro organismo degli Stati membri”. Detto che quanto è scritto nei trattati europei non è indiscutibile al pari delle tavole della legge date a Mosè sul monte Sinai, e che quella norma è figlia di una determinata teoria economica sulla sensatezza della quale non tutti concordano, nei fatti c’è però poco da dire: finché le norme sono quelle bisogna rispettarle. Se Mattarella si fosse limitato a ricordare questo principio non si sarebbe potuto obiettare nulla. Ma il presidente si è spinto molto oltre. Qualcuno potrebbe pensare troppo oltre.
Carlo Clericetti